Il ragazzo e il pecoraio - 1

Scritto da , il 2022-06-05, genere gay

Questa è una storia di sesso, passione ed amore. E lunga ma ricca di sentimento.
Era l’estate del 2010 ed avevo 21 anni. Abitavo in quel periodo con in miei in un piccolo paese di montagna e in quei giorni ero chiuso in casa per preparare gli esami che avrei dato a settembre. Avevo poche esperienze gay nella mia vita a causa del mio carattere introverso. Anche se mi impegnavo per conoscere ragazzi gay (solo su chat a causa dell’isolamento geografico) ma alla fine ne incontravo pochi e per paura, oltre qualche bacio, non riuscivo ad andare. Ero spaventato in primis dalle malattie ed in secondo luogo dall’incontrare qualcuno di poco affidabile che si approfittasse di me. E così, con difficoltà conoscevo gente.
Inoltre non potevo definirmi un adone, anzi, tutto l’opposto… sono alto 1,69 (non arrivo neanche ad 1,70) magrolino ma tonico, pelle chiara, occhi e capelli castani, bocca piccola con labbra un po’ carnose. Anche per questo, avendo una statura piccola, avevo paura di non essere in grado di difendermi. Inoltre io avevo (ed ho ancora oggi) un forte debole, ed è quello per gli uomini maturi che in quel tempo avrei voluto tanto conoscere.
Comunque, quell’estate oltre a studiare, mi ero deciso a fare un po’ di trekking dato che ho questa passione. Comprai tutto il vestiario necessario e iniziai a fare passeggiate semplici, per poi aumentare sempre di più la difficoltà.
Appena mi sentii abbastanza allenato, iniziai a fare scalate più impegnative e fu proprio verso metà agosto che avvenne uno degli incontri più belli della mia vita.
Avevo iniziato a salire un un monte non troppo lontano da casa mia, che arriva a 2150 metri d’altezza e siccome mi piaceva quella passeggiata, lo iniziai a fare frequentemente.
Lungo il panorama, a varie distanze, mi capitava di vedere piccoli casali che erano dei vari pecorai che potavano le bestie al pascolo.
Anche quel giorno, arrivato in cima iniziai a scendere velocemente ed arrivato poco dopo la metà del percorso, molto affaticato, vidi un po’ distante da me un gruppo di pecore, non ci feci caso e continuai, ma improvvisamente senti anche dei pastori maremmani che iniziarono ad abbaiare. Mi agiati un poco, ma ero sicuro che non mi avrebbero fatto nulla e cercai di continuare indifferente. Ma purtroppo per me, i due cani iniziarono ad avvicinarsi a me e io rimasi pietrificato. Non appena erano a pochi metri da me che abbaiavano furiosi, senti una vocione che da lontano inizio a chiamarli.
Appena sentita la voce del padrone i cani si fermano. Si avvicinò il pecoraio per assicurarsi che stessi bene e tranquillizzarmi. Quando lo vidi, rimasi affascinato da lui. Sui 50 anni, alto sul 1,90, pelle mora abbronzata dal sole di montagna, fisico possente, braccia muscolose da uomo dei campi, mani enormi, collo taurino, busto enorme, un po’ di pancia ma soda, occhi blu, sguardo profondo, viso quadrato, labbra sottili, capelli brizzolati. Insomma, un bestione di quelli che piacciono a me. Ovviamente il suo aspetto si riversava nel suo modo di parlare, parlava infatti dialetto, io scriverò tutto in italiano:

“Tutto bene giovanotto?”
“Si, si, grazie! Mi sono un po’ agitato, ma poi ho visto lei…”
“Questi cani fanno solo il loro dovere, però sono buoni.”
“Si lo so, anche io sono di queste parti, so come funziona, però fanno sempre un po’ paura”
“Prova ad accarezzarli vedrai che non ti fanno nulla…”

Accarezzai i due cagnoloni che grazie al padrone erano calmi e tranquilli.

“Sono un po’ di volte che ti vedo passeggiare su per queste montagne, come mai?”
“Mi piace fare queste passeggiate e mi piace tanto questo percorso e questi paesaggi”
“Comunque io mi chiamo Pio”
“Piacere io sono Emilio”
“Sei molto affaticato vedo, ti va qualcosa da bere, qui ho il mio piccolo rifugio, ho qualcosa da bere se ti fa piacere”
“Si grazie, molto volentieri”

Ovviamente accettai perché così avrei potuto ammirare quel bestione d’uomo ancora per un po’.
Il pecoraio tornò indietro a prendere le pecore per rimetterle nel recinto e ci dirigemmo nel piccolo rifugio. Era un po’ tardi, le 18:30 ma comunque con la mi macchina ci avrei messo pochi minuti per tornare a casa.
Entrammo nel rifugio e ovviamente non cera nulla se non un tavolo con qualche sedia ed una dispensa. Mi chiese se preferivo il vino o l’acqua. Accettai per l’acqua, lui invece si bevve un bel bicchierozzo di vino rosso. Mi offri anche un pezzo di formaggio prodotto da lui (davvero molto buono).
Parlammo un po’ del più e del meno, chiesi alcune informazioni sul quello che faceva lui, e mi spiegò che era un agricoltore e che l’estate saliva le pecore in alta montagna, il pomeriggio arrivava da casa e le faceva pascolare e poi ad una certa ora tornava a casa, poi finita l’estate riportava le bestie in basso.
Dopo un po’ mi disse che mi avrebbe riportato con il suo fuoristrada vicino la mia macchina ed accettai il passaggio. Ci salutammo e io tornai a casa.
La sera e la notte pensai a lui, era troppo bello, mi eccitava da impazzire, tanto che mi sparai un paio di seghe pensando a lui.
Qualche pomeriggio dopo, tornai a fare quel percorso in montagna, con la speranza di incontrarlo, ed infatti vidi da lontano lui con le sue pecore.
Mi avvicinai per andarlo a salutare e lui accorsosi di me, mi fece cenno di andare.

“Sei tornato a farti un passeggiata” mi disse.
“Eh si, questo percorso mi piace troppo”
“Perché non mi fai compagnia? Così ti faccio vedere quello che faccio con le mie pecore”

Ad una richiesta del genere acconsentì subito e rimasi con lui tutto il pomeriggio. Mi parlò di tante cose, soprattutto del suo lavoro, ed io ero curioso e feci molte domande.
Mi disse anche che era sposato anni fa, ma con la moglie divorziarono in quanto non andavano più d’accordo. Non chiesi il perché ovviamente, ma mi dispiaceva perché, in apparenza, sembrava un uomo davvero buono.
Non solo quel giorno, ma anche altri pomeriggio andai da lui. Fu proprio lui a dirmi che ero un ragazzo simpatico e che gli avrebbe fatto piacere se lo fossi andato a trovare, dato che era sempre solo. E col tempo si strinse una bella amicizia, anche se io ero eccitato da morire da lui.
Ogni tanto, mentre eravamo fermi a parlare, capitava che nel fare un ragionamento, magari mi dava qualche pacca sulla spalla, oppure, poggiava la sua mano sulla mia spalla, soprattutto quando, facendo dei ragionamenti, cercava di darmi dei consigli.
La sensazione di avere la sua mano sul mio corpo un po’ mi imbarazzava ma dall’altro lato mi eccitava da morire, e trattenere l’erezione fu davvero pesante.
Un pomeriggio, mentre mi confidavo su alcune situazioni a casa (nulla di grave fortunatamente) io gli dissi:

“Purtroppo queste cose mi innervosiscono e mi fanno stare in agitazione”
“Ma no, sono sciocchezze, devi stare tranquillo…”
“Eh, caro Pio…” dissi “Sa come si dice? Che Tranquillo ha fatto una brutta fine… ” (Il famoso detto tranquillo è morto inculato)
e lui rispose “Sei proprio sicuro che fece una brutta fine?”

Mentre me lo disse, mi guardò negli occhi in modo particolare, uno sguardo malizioso e di sfida. Rimasi così scosso dalla sua battuta che non seppi cosa rispondere, io riuscì a dire (giusto per smorzare la situazione)

“Se lo dici tu…”

Ma davvero non sapevo più cosa rispondere. Allora lui, per sfida, sempre con uno sguardo malizioso:

“Si si, lo dico lo dico…”
ed io “Boh, io non ti sto capendo… Scusami..” risposi cercando di fare una mezza risata.
“Oppure fai finta di non capirmi”
“Oddio mi stai confondendo Pio… Io ti dico che certe situazioni a casa mi agitano, ora che ci posso fare”
E lui “Come ti piace cambiare discorso, che furbetto che sei”

In quel momento senti un forte imbarazzo e non sapevo davvero più cosa rispondere. Lui continuava a guardarmi con fare un po’ malizioso, dopodiché mi disse:

“Appena torniamo al rifugio, voglio farti vedere una cosa per avere in tuo consiglio”
“Ok, va bene” risposi

Il pomeriggio passo come al solito, parlando del più e del meno, con lui che guardava le pecore, ed io che ripensavo a quello che mi aveva detto. Forse voleva fare la battuta sul fatto che “tranquillo è morto inculato, e quindi essere inculati è una cosa bella” pensai tra ma e me… Ma no, mi dicevo, impossibile che possa essere così.
Tornammo al rifugio, lui riportò le pecore nella recinzione e poi mi disse di seguirlo.
Entrammo nel rifugio e portatomi vicino ad una finestra mi disse di guardare il panorama fuori. Mi chiese se mi piaceva quello che vedevo, e nel mentre eravamo tutti e due attaccati l’un l’altro.
Io risposi che il panorama che si vedeva era molto bello, e nel frattempo lui aveva messa una sua mano sulla mia spalla sinistra, e con il pollice mi carezzava la nuca. Io lo guardai, lui ricambiò lo sguardo. Ero eccitato ed imbarazzato, ma Pio, che sapeva ciò che voleva e che volevo io, avvicinò la sua enorme e ruvida mano sul mio viso e dolcemente mi accarezzo la guancia con il suo pollice. In modo naturale egli si abbassò e avvicino la sua bocca alla mia, ed io mi avvicinai a lui. Iniziammo un dolce e lungo bacio che mi fece completamente inebriare i sensi. Sentivo le sue grandi e forti braccia che iniziarono ad avvolgere il mio corpo, ed io che cercai di avvolgere il suo corpo con le mie. In uno scatto mi alzò da terra come una piuma e mi continuò a baciare mentre io ero abbracciato a lui. Mi sentivo come volare, sia per le foti emozioni del bacio, sia perché mi teneva alzato da terra come se fossi un fuscello.
Dopo qualche minuto mi poggio sul tavolo e lui si mise sulla sedia…
Mi guardo e mi disse:

“Lo sapevo che tu eri come me, ma volevo esserne certo”
ed io ”Come hai fatto a capirlo?”
“Ho vissuto una vita e tante esperienze, certe cose le riconosco, il modo come mi ha iguardato la prima volta, e come mi guardavi tutte le volte”
“Io non avrei mai sospettato di te, sei così uomo, così maschio…”
“Ti piaccio tanto vero?”
Ed io con voce emozionata e sommessa “Si, molto!”
“Cosa ti piace di me” mi chiese.
“Il fatto che sei un uomo grande e grosso, la tua pelle, le tue mani. Il tuo essere rozzo ma buono. E di me cosa ti piace? Io so di non essere un bellone” gli dissi
“Tu sei proprio come piacciono a me, più giovani di me, bassini, che posso dominare con tutte le mie forze”

Ritornammo a baciarci perché era troppa la tensione tra noi due. Non potevamo resistere a quel fuoco. Tornò a prendermi tra le sue braccia e ci distendemmo per terra. Continuammo a baciarci, io disteso sul suo enorme corpo, il quale mi stringeva facendomi sentire la sua potenza. Scesi dolcemente la mia mano sul suo pacco, ed ebbi modo di sentire tutto il suo vigore. Dai jeans sentivo un bastone grosso e duro che sporgeva. Non avevo mai toccato un cazzo di un altro uomo, e lo trovavo bellissimo. Lui nel frattempo con le sue enormi mani mi palpava il culo.
Mi stringeva con forza sul suo enorme ventre e piano piano iniziò ad abbassarmi i pantaloni, io iniziai a sbottonare i suoi jeans e a slacciare la cintura, potendo toccare finalmente dal vivo il suo cazzo. Era grosso, non tanto di lunghezza, saranno stati 20 cm, quanto in larghezza, scuro come scura era la sua pelle, dritto e venoso. Iniziai a smanettarlo, perché essendo inesperto non sapevo cosa altro fare, nel mentre lui si avvicinò alla mia bocca con la sua mano sinistra, e mi fece leccare il suo indice. Sentivo quel enorme dito ruvido che riempiva la mia boccuccia, e poco dopo lo tolse avvicinandolo al mio sfintere. Inizio prima massaggiando dolcemente lo sfintere da fuori e poi piano piano cercò di farsi spazio. Il mio piacere cresceva, ma al sentire quell’enorme dito dentro di me feci un gemito di dolore. Pio mi sussurro all’orecchio:

“Sei vergine vero?”
“Si… Scusami…”
“Non preoccuparti, oggi userò solo le mie dita… Non ti farò del male…”

Dolcemente infilò piano piano la prima falange, massaggiava e poi con un po’ di saliva cercava di entrare sempre in più in profondità.. Più entrava, e più il dolore si faceva sentire. Allora mi disse:

“Toccati mentre di allargo la fighetta, vedrai che farà meno male”

Io fini di smanettare il suo bestione e iniziai a smanettare il mio. Sentivi il suo ditone dentro il mio culetto vergine farsi sempre più spazio, e più entrava più io godevo. Le emozioni erano così forti che improvvisamente un fuoco intenso e mai provato prima attraversò i miei lombi, si propagò per tutto l’addome e venni improvvisamente e senza controllo, schizzando di sperma sia me che il petto di Pio.
Appena venuto, Pio tolse dolcemente il suo dito dal mio culetto e iniziò a smanettarsi il suo cazzo e mi inizio a baciare. Venne anche lui, e i suoi schizzi arrivarono ad inondare il mio corpo ed il mio viso.
Appena venuti entrambi ci rilassiamo qualche istante l’uno accanto all’altro. Io ero incredulo, un uomo cosi aveva fatto sesso come m,
Lui si girò e mi disse:

“Come stai?”
“Bene, è stato bellissimo”
“Questo non è nulla, se mi sono trattenuto è solo perché ti conosco e ho visto che sei un ragazzo dolcissimo e non volevo approfittare di un verginello. Ma io sono un animale e spero di poterti far sentire come scopano i veri uomini”
“Piacerebbe anche a me provare… E poi con un uomo come te sarebbe il massimo” Risposi.
Poi lui proseguì ”Come mai un ragazzo carino come te è ancora vergine?”
“Purtroppo sono poco fiducioso, e non sono mai riuscito a conoscere persone di cui fidarmi. Poi avevo paura che potessero approfittarsi di me…” dissi.
E lui “Hai fatto bene, però io sono convinto che a te piace farti dominare… Solo che devi trovare la persona giusta che ti faccia sentire una vera femminella da dominare” rispose

Quando mi disse così rimasi stupito. Aveva detto una cosa vera, io sognavo sempre di essere dominato con dolcezza da un uomo, ma avevo paura di questa cosa. Dopo qualche minuto ci rivestimmo e ci rialzammo. Mi diede il suo numero di cellulare per poterci tenere meglio a contatto e mi disse che il giorno successivo mi avrebbe fatto toccare il paradiso. Tornai a casa al tramonto, mi preparai, cenai ed andai a letto. Fortunatamente in quel momento la mia famiglia non sospettava nulla. La sera pensai a lui, e Pio evidentemente pensò a me, mandandomi alcuni messaggio sul cellulare anche piccantini “Domani ti farò mio, vedrai… Non hai nemmeno idei di quello che ti farò. Da domani non vorrai altri uomini che me”
E così eccitato, mi feci ovviamente un’altra sega.
Il giorno successivo, il pomeriggio tornai di nuovo da Pio (prima di tornare da lui preparai iil mio culetto a quell’importante evento) Andammo come al solito con le pecore e continuammo a parlare. Mi raccontò bene la sua storia, mi disse che quando si sposò lo fece per amore, perché certe sensazioni dentro di lui ancora erano poco chiare, e a quella ragazza voleva bene. Ma con il passare degli anni si facevano sempre più forti e alla fine il rapporto con la moglie andò in malora e quando gli raccontò tutto divorziarono. La ex moglie non disse mai la verità sul perché si lasciarono perché voleva comunque proteggerlo. E poi iniziò a trovare il modo di sfogare la sua sessualità. Non fu facile e soprattutto non riuscì mai ad innamorarsi. Io invece gli raccontai che ero molto spaventato prima di tutto dalle malattie e poi da persone che magari potevano approfittarsi. Nel mentre stavamo nei prati, isolati dal mondo civile, con solo le pecore ed i cani ad ascoltarci, ci abbracciamo e baciavamo. In piedi, distesi per terra, ogni posto era una scusa per sfogare la nostra passione. arrivò l’ora di rientrare le pecore, e soprattutto il momento di fare l’amore, quello vero.
Rientrammo in baita e non ci fu attesa, inoltre Pio aveva portato con se delle coperte, poggiate per terra, per stare comodi. Iniziamo a baciarci con passione e nel mentre che ci baciavamo ci svestivamo. Finalmente fummo nudi, l’uno davanti a l’altra. Io: magrolino, bassino, chiaro di pelle, glabro, con un fisico bello ma efebico e davanti a me un maschio, alto, grosso, rozzo, con l’incarnato abbronzato dal sole, con il petto villoso che si presentava dinnanzi a me come un maciste.
Mi fece mettere a pecorina, dicendomi di stare tranquillo che non mi avrebbe sfondato subito, ma che mi avrebbe dolcemente preparato. Iniziò ad allargarmi le chiappette, e diceva:

“Che culetto da fata, così liscio, cosi morbido, oggi sarà mio…”

Inizio a la sua bocca ad accarezzare e leccare il mio sfintere, che rigido per l’ansia iniziò sempre di più ad ammorbidirsi. Io ansimavo per il piacere provato, e lui, dopo aver bagnato per bene dentro e fuori il mio sfintere, si decise con il suo enorme pollice ad aprire l’ano. Cercò di fare piano ma per quanto piano potesse fare, sentire un pollice così grosso dentro di me faceva male. Per resistere, iniziai a toccarmi il cazzo, ma Pio, mi levò subito la mano:

“Se ti tocchi adesso, vieni… resisti”
Con tutta la forza cercai di resistere, era difficile ma cercai di farlo. Ma piano piano il dolore divenne piacere, e il pollice di Pio entrò tutto. Fece un po’ di movimento e cercò di abituare il mio ano a quello che sarebbe venuto dopo. Il forte eccitamento misto al caldo della baita, iniziava a inumidire i nostri corpi.
Dopo qualche secondo, mi disse che ero pronto, mi fece girare in posizione supina, mi alzo le gambe e le poggiò alle sue spalle e avvicinò la sua cappella al mio ano dilatato. Iniziò la penetrazione, era grosso, duro… Troppo grosso per me…

“ahi… Ah… aaaah… Fa male”
“Zitto, che ora che entra ti passa…”
“Pio, per favore… Fa male, e troppo grosso”
“Ho detto zitto!”

Spostarlo via da me era troppo… Un uomo così enorme e con una forza bruta come la sua. Ero paralizzato, e per non sentire in mei gemiti, mi mise la sua enorme mano sulla mia bocca tappandomela. Con un colpo decisivo finemente, entrò con la sua enorme bestia entro di me. Appena entrato io smisi di ansimare dal dolore. Aveva ragione, un volta entrato, non avrei sentito tanto dolore.
Sentivo il suo enorme cazzo dilatare tutto il mio culo e le mie viscere, e in quella posizione sentivo toccare punti del mio corpo mai sentiti prima. Tutto era bello, tutto era eccitante. Io misi le mie braccia intono al suo corpo possente e lui, mentre fissava i miei occhi, mi apriva sempre di più. Sentivo il suo cazzo che che mi sfondava, mi apriva. Io ansimavo ma di piacere, e lui guardandomi:

“Che puttanella che sei. La mia puttanella speciale, solo mia. Ora tu sei mio, per sempre. Di chi sei tu?
“Tuo…”
“Ripeti, di chi sei tu?”
“La tua… Io sono, ah, la tua puttanella… Ah…”

Sentire un uomo così rude, parlarmi in dialetto e dirmi quelle cose mi faceva impazzire. E mentre continuava da inculcarmi mi bacava. I nostri corpi caldi ed eccitati di avvolgevano. Dopo un po’ però, io non resistevo più, era tutto troppo forte.

“Sto venendo… Pio… Io… non… Resisto…”
“Vieni, vieni quando vuoi…Io verrò con te.”

E appena iniziai a venire, senti dentro di me di essere inondato. Pio fece un grido di piacere che fu come un urlo, e riempì le mie viscere con il suo caldo seme. Io sentii un piacere che fu così forte che lo risuonò dentro il mio corpo, tanto da farmi girare la testa. E duro tanto, più di qualsiasi altra volta. Un orgasmi unico, profondo, intenso e lungo… Appena venuto, tirò fuori il suo bestione. Nonostante le attenzioni, un po’ il mio ano ne aveva risentito. Ci pulimmo e poi ritornammo ad abbracciarci. Distesi sulle coperte, io ero completamente in estasi e perso nel piacere, ma anche un po’ spaventato per il dolore che sentivo. Pio mi rassicurò:

“Scusa se mi sono fatto prendere dalla foga, e per quello che ti ho detto e fatto. Ma mi ecciti troppo e non potevo aspettare, e poi dire quelle parole e dominare i ragazzi come te mi manda in estasi”
“Tranquillo, ho solo un po’ di dolore… Però e stato meraviglioso”
“Sapevo che sarebbe potuto succedere, e per questo ti ho preso un pomata per il dolore, mettila quando torni a casa, ti farà stare meglio”
“Grazie sei troppo gentile, non dovevi”
“E poi non preoccuparti se sono venuto dentro di te. Io sono una persona pulita. Puoi stare sereno”
“Va bene… E stato bello sentirti dentro di me”
“Ti piace fari ingravidare eh!?!? Sei proprio una puttanella, la mia puttanella”

Rimanemmo ancora abbracciati e ci baciammo.
Rilassati l’un altro, ci accarezzammo e esplorammo i nostri corpo. Lui accarezzava la mia pelle, la toccava con dolcezza. Io palpavo i suoi muscoli, il suoi tricipiti, i suoi bicipiti, il suo petto. Il suo odore, pungente si, ma di maschio. Poi presi la sua mano, la misi al confronto con la mia. Era grande, enorme, ma bella e gli dissi:

“Io ho un debole per le mani degli uomini, le trovo belle ed eccitanti. Ma non tutte, solo alcune, e le tue sono le più belle ed eccitanti mai viste”

Lui sorrise e mi mise le sue dita nella mia bocca, io le leccai sentendo le sue falangi, le sue unghie. Poi mi fermai, e continuammo a baciarci e ad abbracciarci. Ma come al solito si stava facendo tardi, ed io dovevo tornare a casa. Ci vestimmo e lui con il suo fuoristrada mi riaccompagno in macchina. Ci slutammo, sapendo che ci saremmo rivisti nei giorni successivi

Continua nella parte 2

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