Mia sorella 10 - Sesso e amore a go go!

Scritto da , il 2022-04-17, genere incesti

Osservavo come ipnotizzato il corpo bianco, liscio, sinuoso e dalle forme rotonde e sode di mia sorella tra le cui gambe lievemente divaricate, colava a terra e tra le cosce un rivolo di sperma.

Due natiche tornite dalle quali si estendevano verso il basso due gambe lunghissime e dritte che parevano studiate per la danza o per stimolare pensieri gioiosi e peccaminosi al tempo stesso.

Dalla mia posizione leggermente obliqua, potevo vedere il suo busto chino dal quale, come frutti maturi, pendevano i seni adornati dai capezzoli simili a boccioli pronti a dischiudersi.

I capelli gettati i aventi vibravano al tremore del suo corpo ed ai soffi della brezza marina.

Era tale il mio rapimento per quella incredibile scena che stentavo persino capire che, davvero ero stato io a produrre quella incredibile quantità di sperma capace di riempire il sesso di quella paradisiaca creatura.

Era mia sorella!

Immersi come eravamo in quella natura così selvaggia e travolto completamente dal delirio dei miei sensi, stentavo davvero a riconoscere in mia sorella quella che a tutti gli effetti mi appariva come una dea "La dea del bosco e dell'amore!"

A destarmi da quella specie di ipnosi, era stata proprio lei la quale, si era tirata su e girandosi, mi aveva baciato in bocca intrecciando la sua lingua con la mia prima di inginocchiarsi per "ringraziare con la bocca" (così aveva detto) quello scettro che così tanto l'aveva fatta godere.

Tenendo con una mano il gambo umido e molle, aveva cominciato a leccarmi i testicoli spingendo la lingua oltre il perineo dove poteva trovare ancora tracce del bagno di umori provocato dalla monta.

Poi con la lingua era tornata su a leccarmi lo scroto mentre con la mano mi segava il gambo che pareva risvegliarsi a quel massaggio.

La lingua poi, era risalita sino ad indugiare con rapidi guizzi della punta sul frenulo prima di leccare e poi ingoiare il glande scappellato e ancora umido.

A quell'incredibile e sapiente trattamento, tutto il mio corpo era pervaso da tremori di piacere mentre la verga, tornata ormai turgida, si contraeva come una serpe tra le sue labbra.

Con gli occhi chiusi e le dita immerse nei suoi capelli, mi sentivo precipitare ancora in quel paradiso in cui tutti i sensi venivano liberati al suono dei miei gemiti e dagli schiocchi di saliva tra le sue labbra.

Diavolo di una donna!

Dio solo sa come abbia fatto!

Come sia potuto accadere che a distanza di così pochi minuti ero riuscito a ricaricarmi al punto da riempirle ancora il cavo orale con quella sequela di fiotti di sperma, rimane per me, ancora oggi un mistero.

Quando lei si era alzata per aprire le labbra e mostrarmi il frutto del mio piacere, avevo avuto la conferma che davvero il miracolo si era compiuto.

Quando poi, mi aveva messo una mano dietro la nuca per spingere le mie labbra sulle sue e condividere con lei, in un bacio liquido ed osceno il seme che aveva in bocca, ogni possibile dubbio si scioglieva insieme al mio stesso sperma che ingoiavo con libidine insieme alla sua saliva.

Da quel momento tra me e mia sorella era stato un crescendo di sesso sempre più intenso e trasgressivo.

Lavorando per la stessa azienda, eravamo riusciti in alcuni momenti ad appartarci in magazzino per una sveltina o un succoso pompino con ingoio di sperma di cui mia sorella era divenute golosa.

Il fatto poi di avere finalmente a disposizione un'automobile, aumentava le nostre possibilità di appartarci in assoluta libertà.

Giunta di nuovo l'estate, mio padre aveva trovato un lavoro stagionale che l'impegnava dal mattino presto sino a tardi la sera.

Mia madre aveva preso a lavorare come aiuto cuoca in un ristorante rimanendo impegnata dunque, proprio nelle ore d'intervallo dal lavoro mio e di mia sorella.

Credo sia inutile descrivere cosa succedeva in casa in quelle 2/3 ore d'intervallo.

Mia sorella cucinava qualcosa di veloce e poi sesso, sesso e ancora sesso prima di andare, quando ne avevamo voglia, in spiaggia per il gettone di presenza coi nostri amici.

Avevamo passato tre mesi davvero meravigliosi in cui entrambi eravamo convinti che niente e nessuno avrebbe mai potuto scalfire la nostra felicità.

Invece, purtroppo o per fortuna, anche il gioco più bello ha la sua fine.

Un giorno nel nostro stabilimento balneare era arrivato un gruppo di giovani del nord.

Ragazzi per bene, belli, educati e dall'apparenza, alquanto benestanti (Bei costumi, bei vestiti e bellissime automobili).

Il gruppo era formati da due coppie ed un singolo che nascondeva senza saperlo, la trappola che avrebbe cambiato ogni cosa nella mia vita ed in quella di mia sorella.

segue





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