Me, Myself & I (...e Valentina...)

di
genere
masturbazione

Torno a casa, dopo lavoro, in piena estate.
I muscoli indolenziti, il caldo della cucina che ormai mi è entrato dentro, penetrato fino alle ossa, sudore, vapore, fumi e odori.
Appena entrato in casa appoggio lo zaino in terra, finalmente mi levo le scarpe e poso i miei piedi sul pavimento freddo.
Sensazioni di sollievo mi pervadono il corpo, che dalle piante raggiungono la nuca.
Mi spoglio, davanti allo specchio... guardo la mia pancetta...
Beh non sono grasso.
Non sono perfetto.
Sono l'uomo della porta accanto.
Ma in fondo mi dico, le persone troppo perfette mancano di fascino, sono le nostre bellissime imperfezioni a renderci unici.
Perfettamente imperfetto.
E poi mi piace mangiare.
E bere.
E scopare.
Apro il rubinetto della doccia, regolando la temperatura, e mi immergo in una mezz'ora di relax, nella quale il getto d'acqua lava, cancella, elimina completamente il sudore,lo stress e la tensione, concedendo ai miei muscoli di stendersi completamente.
Spalanco la finestra di camera, consentendo alla fresca aria notturna di entrare e accarezzarmi.
Mi sdraio sul letto, la giornata sembrava infinita, ma finalmente è arrivata alla conclusione.
Disteso sul letto, completamente nudo, mi appoggio al cuscino, con le mani dietro alla testa.
Chiudo gli occhi e immediatamente mi investe l'immagine della nuova cameriera, Valentina, greca, 32 anni, un volto dai tratti molto particolari, occhi neri, naso leggermente sproporzionato rispetto agli altri tratti, ma allo stesso tempo armonioso, labbra carnose e un fondoschiena a cui manca solo la parola.
Oggi la osservavo mentre prendeva i flute dallo scaffale.
Non è molto alta, e per ogni coppia di bicchieri che doveva agguantare, era costretta ad alzarsi sulle punte dei piedi, contraendo i glutei fasciati dai leggings neri, ogni irrigidimento e distensione era una pompata di sangue nelle mie vene.
Al solo pensiero sento i corpi cavernosi del mio pene cominciare a riempirsi di sangue.
Il lenzuolo di lino strofina sul frenulo, regalandomi piacevoli sensazioni che accellerano il processo di tumescenza.
In poco tempo sono in completo turgore.
Il mio cazzo preme sul lenzuolo, sollevandolo dal mio inguine, istintivamente le mani si spostano sul mio petto, accarezzando l'addome.
Divarico leggermente le gambe, sentendo il fresco tessuto accarezzarmi i testicoli.
L'eccitazione sale sempre più, immagino tutti i modi in cui vorrei fottermi quella cameriera, sentire come geme una ragazza greca.
Come ansima mentre il mio cazzo entra forzando ogni suo orifizio.
Con le mani ormai arrivate all'interno coscia, mi ritrovo a spingere il bacino verso l'alto, il lenzuolo preme sul mio glande pulsante, le vene gonfie, il frenulo ipersensibile.
Fa troppo caldo.
Con un colpo secco sposto la biancheria da letto, e con le mani sul mio inguine, ricomincio a spingere il bacino in sù, mantenendo il cazzo ben scappellato, esposto, libero.
Lo tengo così, senza toccarlo, gonfio, duro, palpitante, gustandomi le pulsazioni del mio sangue, e il liquido pre-eiaculatorio che bagna il glande, mentre la mia mente torna a quel culo invitante che parla greco.
Lo stringo alla base, e con l'altra mano comincio a sfiorare l'asta, lentamente, salendo verso l'alto.
Percorro ogni centimetro di quel pezzo di carne irrorato di sangue caldo, fino ad arrivare al frenulo.
Si irrigidisce ancora di più.
Raccolgo con il dito quel liquido trasparente che gocciola dalla punta del mio cazzo, e con movimenti rotatori lo spando sulla cappella, finendo poi per tornare su quel filino, quel lembo di pelle delicata, che inumidita dai miei liquidi si rende ancora più sensibile.
Mi fa quasi male da quanto sangue il mio corpo sta pompando in esso.
Il mio respiro si fa più pesante.
Lo afferro saldamente con la mano, e lentamente comincio a muoverla su e giù.
Ogni volta che il mio glande eccitato esce dal prepuzio, un brivido formicolante attraversa piacevolmente il mio corpo.
Aumento leggermente il ritmo, e infilando due cuscini sotto la nuca, alzo la testa, in modo da poter vedere il mio riflesso sullo specchio davanti al letto.
Ho un bel cazzo.
Fisso i movimenti danzanti della mia mano, che serra saldamente il mio uccello.
Con l'aumentare del mio battito cardiaco, accellerano anche i movimenti del mio arto, e cresce la mia eccitazione.
Mi guardo e immagino la bellissima ragazza mediterranea, che seduta su di me mi cavalca dandomi le spalle, stringendolo con i muscoli pelvici, muovendo il bacino come Calamity Jane.
Alzo il busto quanto basta per poter lasciar colare la saliva sul mio pene eretto.
Mi riappoggio ai cuscini, stringo le mie palle con una mano, e con l'altra comincio a stimolare la mia cappella, comprimendola e frizionandola con movimenti rotatori.
È molto gonfia.
Movimenti sempre più veloci, sempre più violenti, la saliva vischiosa mi lascia immaginare la fica stretta e fradicia di umori di Valentina, che mi cinge e fagocita, venendo sul mio cazzo
Ansimo.
Sento la sua voce nella mia testa, con quel suo strano ed esotico accento, che ansimante mi dice:
-"Sborra...sborra dentro di me..."
Con un gemito sento quel formicolio salirmi dai piedi fino al cervello.
Abbondanti fiotti di sborra partono dal mio cazzo, riversandosi sul mio addome, bollenti, accompagnati dai miei gemiti di piacere.
Adesso sì.
Adesso ho scaricato tutta la tensione.
Una sigaretta, una doccia, e poi a nanna.
Chissà come sarà vestita domani Valentina...



scritto il
2022-04-16
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