La schiava di Katia

di
genere
dominazione

Io sono Marta.
Vi racconterò la mia discesa negli inferi, come da regina sono diventata una schiava.
Sono una donna di 35 anni, indubbiamente avvenente. Alta, con un bel fisico, modellato da anni di pallavolo a ottimo livello, ma anche decisamente femminile. Ho sposato un ometto, Paolo, di professione commercialista, più grande di me di età, ma piccolo, esile e gracile, e, ovviamente, non alla mia altezza a livello estetico. Quindi, data la mia superiorità, l'ho sempre dominato in lungo e in largo, sia fisicamente, dove i miei anni di sport mi hanno consentito di spadroneggiare nei suoi confronti, e sia a livello mentale, dove la consapevolezza della mia bellezza ha sempre sbilanciato il nostro rapporto. Nel corso degli anni ha perfino accettato che potessi avere delle storie con altri uomini, alle quali si è dovuto adeguare remissivamente. Sono arrivata anche a farmi scopare davanti a lui, come il più classico dei cuckold, obbligandolo a guardare. E credo che gli sia pure piaciuto. O comunque lo ha preso con curiosità, senza osare protestare. E quando ha provato a tradirmi lui, con la sua segretaria, che scontato clichè, li ho presi a schiaffi sia lui, che lei. Gliene ho dati tanti che quella donnetta si è pure messa a piangere, mentre lui è rimasto lì con la faccia rossa e gonfia, e lo sguardo perso a terra. Non ha più pensato, nemmeno lontanamente, di fare una cosa del genere. Mi sentivo letteralmente una dea, una padrona.
Ma ad un certo punto è cambiato tutto. E ora vi dirò come.
Una sera siamo stati invitati a cena, a casa di un cliente che lo studio di Paolo aveva appena acquisito. Un cliente importante, col quale era necessario fare bella figura. Non avevo dubbi che mio marito, col suo eloquio forbito, avrebbe dialetticamente ben sorretto la conversazione. Era questa una indubbia caratteristica del suo fascino. Era così che mi aveva convinto a diventare sua moglie. Da parte mia, invece, decisi di far pesare la mia presenza estetica, indossando uno stupendo vestito da sera, che fasciasse perfettamente il mio corpo, e che avesse un'ampia scollatura, a evidenziare le mie abbondanti tettone.
Arrivammo a casa loro, una magione sontuosa, con almeno due grandi saloni, e sfarzosi lampadari e pavimenti. Ci aprì Katia, la moglie del cliente, accogliendoci nel loro vasto ingresso. Katia era una donna minuta, magra, con i capelli corti e biondi. Una donna completamente insignificante, nè brutta nè bella, direi. Lui, il cliente, Massimo, era viceversa un elegante brizzolato, uomo di un certo charme, di quelli che normalmente vedi accompagnati da qualche giovane donna, anche se talvolta più per il portafoglio che altro. Mi chiesi come potesse stare con quella donna così scialba. In effetti, dagli sguardi che lui mi lanciava, capii subito che cercava anche qualche diversivo al suo stabile legame sentimentale. E, del resto, mi ero vestita così apposta, per farmi guardare e ammirare. Sapevo che stimolare l'attrazione fisica, spesso rende il cliente più malleabile e ben disposto. Quindi era un modo, indiretto, di aiutare mio marito.
Anche Katia mi osservava. Pensai alla banale gelosia, ed era normale che fosse così, vedendo lei e vedendo me. La stronzetta bionda, però, durante la cena, iniziò a farmi battutine acide. Il mio seno era più grosso del suo, è vero, ma il mio era morbido e naturale, il suo piccolo e rifatto. Il mio corpo era slanciato e modellato dallo sport, non certo dalla chirurgia estetica, il suo no, era secco e piuttosto androgino. Cominciava comunque a innervosirmi. Anche Massimo, il cliente brizzolato, lo notò, e vidi che la cosa lo divertiva parecchio. Viceversa Paolo, mio marito, non dava alcun peso ai miei battibecchi con quella stronza, continuando a ragionare per conto suo, e a parlare ormai di cose che interessavano solo lui, pontificando di economie e massimi sistemi. Massimo invece era molto più concentrato su me, non mi levava gli occhi di dosso. L'unica ad ascoltare mio marito con attenzione era rimasta Katia, ma secondo me lo faceva solo per restituirmi il dispetto dei continui sguardi che suo marito mi dedicava.
Durante la cena bevemmo qualche bicchierino, e mangiammo davvero bene, il cibo preparato dal loro cuoco era di ottima qualità. Ma per tutto il tempo, quella biondina insopportabile, continuò a rivolgermi occhiate di odio e disprezzo. La trovavo fastidiosamente insopportabile. Così, quando finimmo, approfittai del fatto che Paolo e Massimo fossero usciti in terrazza per godersi la serata, e gustarsi un amaro, e mi avvicinai a lei.
"Non ti sto molto simpatica, vero?" le dissi.
Sorrise ineffabile.
"Perchè cammini come se fossi la dea della bellezza, e la natura è stata generosa con te, in effetti, bel viso, bellissimo corpo...ma credo che, in realtà, tu sia solo una puttana. - mi rispose – Una bella puttana, devo ammettere."
Rimasi spiazzata da quelle parole sprezzanti e provocatorie. Come osava?
"Sei fortunata. - le bisbigliai all'orecchio – Non ti prendo a calci nel culo, solo perchè ci sono questioni di affari in mezzo..."
"Davvero?" mi rispose con un sorrisetto quasi di scherno.
Avevo notato che i due uomini stessero rientrando nell'ampia sala. Ci sedemmo nei divani, per completare la serata con qualche liquore, e quattro chiacchiere informali. Mi sentivo strana, sarà stata qualcosa che avevo bevuto, come fossi un po' disorientata. Mentre ero distratta, persa nei miei pensieri, mentre loro chiacchieravano, mi resi conto che Katia era in piedi dietro il divano su cui ero seduta io. Senza dire nulla iniziò a massaggiarmi le spalle. Cosa le era venuto in mente? Era brava, devo ammettere, il suo tocco era deciso e profondo. Le sue frizioni entravano nel mio muscolo trapezio, percorrendo il tratto dalla spalla al collo, regalandomi sensazioni piacevoli. Per quanto fosse gradevole, ricevere quel tipo di massaggio in quel contesto, però, mi imbarazzava enormemente, e faceva crescere la mia voglia di prendere a schiaffi la minuta biondina, che con le sue mani sapienti stava lavorando superbamente. Paolo sorrise, e vedendo che Katia continuava quella manipolazione pensò bene di dirle
"Oh, mia moglie impazzisce per quei massaggi alle spalle, Katia."
"Ma probabilmente preferirebbe che le fosse fatto da un uomo." rispose quella, sempre acida.
Mi stava ancora implicitamente insultando e provocando.
"Vorresti...essere più...chiara...?" le dissi, stufa delle sue allusioni.
"Mia moglie spesso è insopportabile, Marta, - intervenne il cliente brizzolato sorridendo – probabilmente perchè non ha mai trovato qualcuna che l'abbia messa a posto..."
In quelle parole lessi l'esortazione di Massimo a "educare" sua moglie. E, sarà stato l'alcol, sarà stato che mi sentivo stranissima, con i pensieri un po' offuscati, risposi a tono.
"Già. E avrei proprio voglia di farlo io."
Un secondo dopo averlo detto, me ne pentii. Mi era sfuggito. Pensai di avere compromesso l'affare di mio marito, indisponendo il cliente. Ma, a grande sorpresa, Massimo reagì in modo del tutto diverso.
"Sarebbe stupendo se tu lo facessi!" mi disse sorridendo.
Ci pensai un attimo.
"Al massimo questa può leccare il pavimento dove passo." gli rispose Katia, parlando indirettamente di me.
Era davvero troppo. Le sue mani sulle mie spalle, e sul collo, ora mi davano semplicemente fastidio. Così decisi. Le avrei dato una sonora lezione. Feci per alzarmi. Ma risultai essere lentissima, come poteva essere? Le sue dita penetrarono tra spalla e collo, in un punto nevralgico. Sentii un dolore lancinante, che mi bloccò, la parte superiore. Quella odiosa stronzetta mi abbassò maliziosamente la spallina del vestito, e infilò una mano nel reggiseno, artigliandomi un seno, e strizzandolo con forza. Urlai. Urlai forte. Allora da dietro me li prese tutti e due, stritolandomeli. Mi faceva male, troppo. Caddi in avanti, a carponi. Cosa avevo? non riuscivo a fare nulla. Mi sentivo lenta, e inadeguata. Katia, mi sollevò il vestito da dietro, scoprendomi il culo.
"Ma che cazzo fai, idiota?" imprecai.
Ma, ridendo, mi diede diversi sculaccioni, che arrossarono i miei glutei, morbidi ma sodi. I due uomini ridevano di gusto, vedendomi, sorprendentemente, così in difficoltà. Massimo, in particolare, incitava sua moglie, e, contemporaneamente mi derideva.
"Avanti Marta, devi darle una lezione, mica farti prendere a sculaccioni come una scolaretta!"
Ero sempre più confusa. Sentivo il dolore sulle mie rotonde chiappe, ma quella strega sembrava dappertutto. Le sue manine ingioiellate picchiavano sodo, e facevano dannatamente male. All'improvviso avvertii che il vestito si stava allargando, quella stronza mi stava spogliando! Mi aveva pure sganciato il reggiseno.
"Huh-uh, - fece Katia rivolta a mio marito – tua moglie ha proprio un corpo che sembra fatto per farsi scopare, Paolo, non trovi?"
Quell'idiota non trovò di meglio da fare che ridere. Non ero certo una santa, ma essere spogliata così, e fare quella orribile figura, mi stava veramente facendo vergognare tanto. Eppure Katia sembrava sempre essermi un passo avanti. Smetteva di affibbiarmi sculaccioni, e mi aggrediva i capezzoli, tirandoli in tutte le direzioni. Potevo solo strillare come una troietta. Cercavo di proteggermi, ma lei scopriva sempre nuovi bersagli sensibili. Improvvisamente sentivo le sue gambe magre, ma toniche intorno al collo. Mi stava strozzando., faticavo a respirare. Si buttò a terra schienandomi. Avevo gli occhi socchiusi, ma vedevo quei due sul divano, ridere eccitati, guardando le mie tette ballare libere all'aria. Santo cielo, che umiliazione...Dovevo scuotermi, ma quelle maledette gambette chiuse sul mio collo, mi rendevano difficile tutto. Mi sentivo annaspare confusa.
"Fai qualcosa, troia, mi stai annoiando." mi disse irridendomi ancora.
Ma riuscii solo a emettere un rantolo, e a sbuffare, ansimando.
Allora quella odiosa puttanella mi scostò il filo del perizoma, infilandomi il dito medio direttamente nella passera.
"AGGGKKKK..che cazzo faiiiiiiii?!??!" urlai, rossa in viso, con la poca voce che mi rimaneva.
"Ma se sei bagnata, troiona, che protesti?" mi zittì. E cominciò a muoverlo su e giù, stantuffandomi con forza e velocità. Diamine, aveva ragione, ero bagnata, mi stava piacendo.
Quindi, per fortuna, mi levò le gambe da intorno al collo. Finalmente potevo respirare decentemente, pensai. Ma mi afferrò un braccio, spingendomi un piedino nervoso dentro un seno, con forza verso l'alto. Che male! Vidi le stelle. Urlai di nuovo, scuotendo la testa. Mi uscivano le lacrime dal dolore. Ma quella stronza spingeva ancora di più. Quasi mi ritrovavo una mia stessa tetta in bocca. La stronzetta mi stava distruggendo.
Sentendo gli schiamazzi e gli incitamenti dei due uomini, cercai di scuotermi, diedi uno strattone, e mi liberai rotolando di lato. Non sentivo più nè il piede torturarmi il seno, nè il dito infilato nella passera. Incredibilmente una parte di me imprecò sentendo il dito uscire, perchè, pensai, che fosse davvero gradevole. Ma che cazzo sto dicendo, pensai. Ma non c'era tempo di ragionare. Quel diavolo infatti mi salì sopra mentre ero a pancia in giù, sedendosi sul retro delle mie coscie, e mi conficcò le unghie nei glutei.
"Hmmmm, belle chiappe sode per essere una fallita! - mi disse – Peccato per questa carnagione chiara, ti lascerò qualche segno..."
Sentivo le strisciate rosse sulla pelle, quella maledetta mi stava martoriando il culo. La sentii allargarmi le chiappe, e riprendere a sculacciarmi e a esplorarmi con le dita. Ormai ero in balìa della mia avversaria, mi sentivo inerme. Lo capiva benissimo anche lei, dai miei gridolini di disperazione, e dal modo in cui sbattevo i piedi a terra. Stavo andando incontro alla peggiore figura della mia vita. E la cosa più terribile era che anche quegli sculaccioni stessero cominciando a regalarmi sensazioni di piacere. Riuscivo solo a gemere e a scuotere la testa, mentre i suoi schiaffi mi infiammavano il fondoschiena.
"Perchè le belle puttane come te, vanno trattate da tali, vero Marta?" mi sibilava a ogni schiaffo nel mio bel culo. Ma le sue parole incredibilmente mi eccitavano ancora di più. Ansimavo come una cagna, con gridolini sommessi,a ogni suo colpo.
"Volevi fare la stupida con mio marito, vero, troia?" mi disse a denti stretti.
"..oh no...io...ohhhhh....nnnooo..." riuscii solo a mugolare pateticamente.
Non era possibile. Mi stava piacendo essere picchiata e umiliata da quella odiosa donnetta. Dovevano avermi drogato, non c'era altra soluzione. Non avevo più nessuna forza di reazione. Katia lo aveva abbondantemente capito. Sapeva di avere vinto, ma voleva distruggermi, dominarmi. Mi voltò a pancia in su, ruotandomi come se fossi una bambola. Mi bloccò i polsi sopra la testa senza grande sforzo. Non riuscivo a crederci. Le mie forti braccia sportive, vinte da una solo delle sue magre braccine. Eppure non riuscivo a muoverle. O forse non volevo. Avendomi neutralizzata cominciò a succhiarmi avidamente i capezzoli. Questo mi mandava in visibilio, mi faceva impazzire. Non resistevo davvero in nessun modo. Sentivo come se li avessi di seta, ipersensibili. Mi lasciai andare a un mugolìo di piacere, vergognoso. Non avevo più ritegno. Col ginocchio quella piccola odiosa biondina, cominciò a darmi leggeri colpetti sulla passera, inquadrandomi perfettamente il clitoride. Istintivamente anzichè stringere le coscie, gliele allargai. Ormai le mie difese erano completamente crollate.
"OOHHHHH...fermati Katia....mi stai facendo venire...n-non strofinare...il ginocchioooouuuu..." supplicai indegnamente.
"Ora non devi godere, schifosa puttana, non è ancora il momento." disse con cattiveria.
Guardava verso i nostri mariti, come a voler evidenziare la sua schiacciante vittoria, e le mia disfatta.
Io ero completamente sudata. Sarà stato il caldo, il cibo, il bere, o sarà stato che quella assatanata mi stava devastando in ogni modo possibile, ma ero pressochè nuda, e madida di sudore.
La vipera odiosa mi risollevò da terra, tirandomi per i capelli. E mi fece molto male, tirandomeli. I miei collant, strisciando sul tappeto si erano smagliati e strappati un po' ovunque. Mi rimaneva solo un micro perizomino, ero in condizioni disastrose.
Katia mi trascinava come un animale domestico, ed io, in ginocchio non potevo fare altro che seguirla. Era veramente degradante, come il realizzarsi di un incubo a occhi aperti. Mi condusse di fronte a Paolo e Massimo. Quei due maledetti sghignazzavano appagati dalla dura lezione che stavo ricevendo. O magari erano solo terribilmente eccitati dal vedermi così. Il fascinoso cliente brizzolato, continuava a fissarmi le tette, mentre il mio caro marito, aveva l'espressione soddisfatta di chi osservava colei che gli aveva sempre fatto subire ogni angheria, ora distrutta e umiliata. Ma ciò che era peggio fu che ero talmente sconvolta e frastornata che non mi ero resa conto che quei due avessero tirato fuori dai pantaloni il loro cazzo. E ciò che avevano visto doveva essergli piaciuto, visto che erano entrambi in erezione.
"Forza puttana, fai il tuo lavoro!" mi intimò la mia avversaria, conducendomi il viso sul membro di suo marito.
Il brizzolato me lo sbatteva in faccia, senza alcun rispetto. Tentai flebilmente di protestare, ma non c'era nessuna speranza. Lei prese con cattiveria il cazzo di Massimo e me lo infilò in bocca, mentre mi scendevano copiose lacrime. Non avevo mai subito nulla del genere. Ma ancora più mortificante fu sentire, qualche istante dopo, il cazzo di mio marito, penetrarmi da dietro mentre succhiavo quello del suo cliente. Avrei voluto maledirlo, insultarlo, dirgli che quando saremmo tornati a casa me l'avrebbe pagata, che gli avrei spaccato la faccia, ma in quel momento tutte le mie certezze si stavano sgretolando. E in più dovevo ammettere che subire in quel modo, essere trattata come una lurida cagna da tutti, mi eccitava da morire. Il mio Paolino sfogava tutta la sua rabbia repressa da anni nei miei confronti, fottendomi senza pietà, mentre il bel brizzolato stava ormai per venirmi in bocca. Katia, tenendomi per i capelli, non mi dava alcuna possibilità di sottrarmi. Ma ormai non volevo più sottrarmi. Mugolavo come una schifosa puttanella in calore. Mi sentivo lurida, sporca dentro, ma insieme appagata, eccitata e felice. Il cazzo di Paolino mi portò rapidamente all'orgasmo, il più intenso che avessi mai provato. Dopo qualche secondo venne anche lui. E Massimo non resistette molto più a lungo, finendo di scoparmi la bocca e venendomi completamente in faccia.
Crollai esausta e umiliata a terra, piena di umori ovunque. Ma sapevo che il supplizio non era ancora finito, Katia non aveva ancora avuto la sua parte. La strega mi afferrò per i capezzoli risollevandomi da terra. Me li sentivo ipersensibili, e quando me li tirava mi facevano tantissimo male. Si sedette sul divano, trascinandomi fra le sue gambe. Si era sistemata proprio in mezzo ai due uomini, abbracciandoli entrambi. Con le lacrime agli occhi, potevo solo ammirarla mentre li baciava tutti e due sulla bocca, alternativamente. Ma non era certo soddisfatta. Mi prese i capelli, costringendomi la faccia sulla sua passera. Era tutta schifosamente bagnata.
"Muoviti, puttana." disse.
Non c'era nemmeno bisogno che specificasse cosa dovessi fare. Cominciai a leccargliela, ero del tutto sconfitta e sottomessa. La feci venire molto in fretta, così eccitata com'era dall'umiliarmi in questa maniera davanti ai nostri mariti. E quando si fu assicurata che con la lingua avessi ben ripulito tutti i suoi umori, mi lasciò cadere di nuovo a terra, stremata.
Ero ai piedi del divano, mentre lei ocheggiava con tutti e due, ridacchiando e sbaciucchiandoli continuamente. A terra potevo solo ansimare e piagnucolare. Mi mise tutti e due i piedi in faccia. Li sentivo ancora, i piedini di quella stronza, sulla mia faccia, come a ricordarmi chi comandasse fra noi, e che fossi diventata il suo oggetto sessuale, da usare a suo piacimento.
"Lecca i piedi alla tua padrona, troia. - mi disse – Da oggi sei la mia schiava."
E io eseguii, completamente sottomessa. Tirai fuori la lingua, leccandole ogni centimetro, perfino tra le dita. Potevo solo immaginare il ghigno beffardo che doveva avere dipinto sul volto. Fra noi era stato subito odio, e ridurmi così doveva averle dato un grande piacere.
Io piangevo, ma non sapevo se fosse per quello che mi avevano fatto quei tre, o se perchè essere scopata così, in questo modo brutale e irrispettoso, da più uomini contemporaneamente, era stata l'esperienza più incredibile della mia vita. Non mi era mai successo, se non nelle mie fantasie. Avevo goduto in modo esplosivo, sentivo pulsarmi ancora la zona genitale. Avevo ancora voglia di sentirmi così.
Mille domande si affacciavano nella mia mente, le più sconvolgenti. Ma non trovavo nessuna risposta.
Era difficile crederlo, ma ero entrata in quella casa come una regina piena di sè stessa e di convinzioni, e ne uscivo come una cagna, umiliata, dominata, e ridotta come un oggetto sessuale. E adesso cosa dovevo fare con mio marito? Dal giorno dopo riprendere a maltrattarlo come se nulla fosse successo? E se avesse richiamato Katia? Cosa voleva intendere dicendomi che da oggi ero diventata la sua schiava? Cosa aveva in serbo per me?
Troppe domande, tutto era cambiato.
Non restava che aspettare e vedere...
scritto il
2022-01-29
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