La vendetta di un impiegato, da vittima a carnefice – Capitolo 6

di
genere
dominazione

“Ciao Ilenia!”
“Che…che cazzo ci fai con il telefono di mamma…e lei dov’è?”
“Non ti preoccupare cara, è qui ed è in buona compagnia…te la vorrei passare, ma ha la bocca…occupata e non può parlare!”
“Sei uno stronzo! Che cosa vuoi?”
“Volevo solo invitarti a pranzo, sarà una Réunion di famiglia e poi ci sarà anche un mio caro amico, Esteban detto “il toro”. Ti aspetto alle 13.00 e non me ne frega un cazzo di quello che hai da dire…solo tieni a mente una cosa: se arrivi in ritardo o non ti presenti affatto…sai bene chi ne passerà le conseguenze!”
Simone riattaccò senza dare alla ragazza possibilità di risposta.
Ilenia non aveva dubbi, sentendosi fortemente in colpa per il sacrificio della madre, voleva in qualche modo rimediare e farsi carico delle pene inflittele o quantomeno alleggerirne il peso condividendo le sue pene, sempre che Simone lo avesse consentito.
Non appena ricevette il messaggio contenente l’indirizzo si mise indosso un paio di jeans, una t-shirt e una giacca a vento, quindi prese lo scooter e si avviò.
Intanto, nella casa al mare i giochi procedevano, i tre ragazzi dimostravano di avere energie da vendere perché stavano letteralmente sconquassando Monica, esausta, dolorante e frustrata dal fatto che ormai le si stavano formando le ragnatele nella passera, in cui già si evidenziava un cespuglio di peli, come fosse un giardino abbandonato e incolto.
Comunque, Simone aveva altri programmi e siccome si stava avvicinando l’ora di pranzo invitò i tre ragazzi al rush finale: “Riempitele la faccia di sborra! A breve avremo nuovi ospiti e quello sarà il suo aperitivo”
Uno dopo l’altro i tre giovani si scaricarono sul viso di Monica: la quantità di sperma che riversarono ricoprendole ogni centimetro di pelle era impressionante, uno strato denso bianco le ricopriva il volto da un orecchio all’altro.
Mentre i ragazzi ringraziarono e andarono via, Simone fece scendere la Valli giù dal tavolo e la portò di fronte ad uno specchio presente nella sala:
“Uh, guarda quanta sborra! Dimmi quanto ti senti troia dottoressa Valli?”
“Secondo te? Guardami, mi stai riducendo ad uno straccio, non ti sembra abbastanza?”
Mentre i due si specchiavano, Simone passava un dito sulla guancia di Monica, prelevava qualche grumo di sperma e la infilava tra le labbra di Monica che le dischiudeva raccogliendo il seme.
“No tesoro siamo solo al principio della tua sottomissione: ti umilierò in modi che nemmeno immagini…ma ora non perderei tempo, arrivano ospiti per pranzo e dobbiamo far sparire tutta la sborra che ti hanno regalato…”
Simone trascinò Monica in cucina e da un cassetto prese un cucchiaino:
“Devi mangiare velocemente altrimenti sarà Ilenia a doverlo fare per te!”
Il volto di Monica si rabbuiò.
“Ilenia?... sta arrivando qui? Ma avevi detto che la tenevi fuori da queste perversioni…”
“Beh, sì, ma dipende da te, se ti comporti bene e cioè come una vera zoccola, Ilenia farà solo da spettatrice così come ti avevo prospettato”.
Nonostante fosse già capitato in quel seminterrato, la presenza della figlia le recava un imbarazzo umiliante.
Il fatto di trovarsi in quelle condizioni e di dover incontrare Ilenia da un momento all’altro aveva mandato in confusione Monica, e così cucchiaio dopo cucchiaio e in brevissimo tempo, ingoiò ogni goccia di sperma depositata sul suo viso. Poi, si udì il suono del campanello che annunciava la visita di un ospite: Ilenia?
“Rimani seduta su quella sedia: fica in vista, gambe bene aperte e aspetta che ritorni con l’ospite…”
Simone si avviò verso la porta d’ingresso.
“Ciao Simone!”
“Ciao Esteban! Com’è andato il viaggio?”
“Bene! Un po’ di traffico ma ormai ci sono abituato”
Esteban, era un uomo sulla quarantina, di origine portoricana, dal fisico asciutto e ricoperto di tatuaggi. Capelli ricci corti, di altezza media e dai lineamenti spigolosi. Aveva un abbigliamento sportivo, indossava dei pantaloni neri, una camicia a maniche lunghe bianca e delle scarpe da tennis bianche.
“È un po’ che non ci si vede…!”
“Vero! Ho avuto un po’ di rogne da sistemare a lavoro! …in effetti ho un po’ di stress accumulato, ma sono venuto qui da te anche per scaricarmi…in tutti i sensi!”
Entrambi si fecero una risata.
“Dov’è la troia? Me la voglio sbattere per bene…”
“Vieni, è in sala da pranzo, tra non molto mangiamo qualcosa, ma nel frattempo puoi cominciare ad usarla”.
Simone accompagnò Esteban nella sala dove era rimasta Monica.
“Wow!! Che faccino da zoccola! Quella passera sta chiedendo compagnia…”
Monica Valli era rimasta nella stessa sgradevole posizione, a cosce aperte e a completa disposizione del nuovo ospite.
“Puoi sbattertela in quella stanza, c’è un bel lettone.”
Esteban, si levò la camicia mettendo in luce una corporatura priva di grassi, muscolosa e uniformemente abbronzata.
“Seguilo a quattro zampe troia!”
I due si appartarono nella camera indicata da Simone e ci vollero pochi minuti per poter cominciare ad udire i lamenti di Monica che riempivano la stanza e si diffondevano fino alla sala da pranzo. Intanto, Simone attendeva l’arrivo di Ilenia, già pregustando l’immagine dell’espressione della figlia in presenza delle urla di godimento della mamma che veniva posseduta selvaggiamente. Esteban non era il tipo di “una botta e via”, anzi, era un amante passionale che amava procedere lentamente attraverso lunghi e snervanti preliminari. Infatti, Simone incuriosito dai lamenti di Monica si era affacciato sulla camera la cui porta di ingresso era volutamente spalancata: Esteban leccava con minuzia la passera di Monica e si concentrava sul clitoride già magnificamente gonfio succhiandolo fino allo sfinimento della donna.
Monica era finalmente al settimo cielo dopo settimane di sofferenza e monotone sodomizzazioni. Infatti, si lasciava andare ad esternazioni di godimento:
“Oh siii!!! Ti prego continua…non ti fermare!”
“Certo che non mi fermo troia! Ti renderò sensibilissima e poi te la farò scoppiare a ripetizione…”
Diversi minuti dopo il suono del campanello ruppe quella sensuale atmosfera, tuttavia in preda a quella lingua infuocata, Monica si sforzò quasi di ignorare che quel suono significasse il probabile arrivo della figlia.
Simone andò alla porta di ingresso:
“Buongiorno Ilenia!”
Ilenia si limitò a guardarlo un po’ storto e senza ricambiare il saluto.
“Vieni, accomodati in sala, tra non molto pranziamo!”
Man mano che Ilenia si avvicinava al tavolo del soggiorno udiva sempre più chiari quelli che erano dei sottofondi sonori sessuali. L’intensità dei gemiti femminili era crescente. Uno sguardo ad incrociare gli occhi di Simone, che sorrideva perfidamente, le faceva capire chiaramente che si trattava della madre. Non appena i gemiti si tramutarono in gridolini accompagnati da impatti rumorosi e secchi tra i due corpi, Ilenia, scura in volto guardò Simone con aria di odio e si direzionò verso la camera da dove provenivano i suoni per constatare di persona. La scena che si presentò ai suoi occhi sarebbe stata estremamente eccitante se non si fosse trattato della mamma e se le circostanze fossero state diverse:
Esteban, il cui corpo nudo era completamente lucido dal sudore, era in piedi con le gambe leggermente divaricate e stava scopando Monica che si trovava a quattro zampe sopra il letto. La teneva per i capelli costringendo la donna a tenere la faccia rivolta verso il soffitto. Il ritmo che Esteban sosteneva era costante e continuo mentre Monica si lasciava andare perdendo il controllo della propria razionalità:
“Oh sì!!! Cazzo, sii!!! Più forte! Più forte!!!”
Oltretutto incalzata dalle parole del portoricano:
“Godi TROIA!!!Dillo che sei la mia troia! Urlalo!!!”
“SONO LA TUA TROIA!!! Uhm…sii…sbattimi!!!”
Ilenia era sconvolta, non riusciva a credere ai suoi occhi: la mamma aveva ceduto, era come se avesse perso la propria dignità di donna manager.
“Ti piace Ilenia? Guarda come sta godendo quella zoccola di tua madre…”
“Sei solo un bastardo, Simone! Falli smettere!”
“E perché mai? Mi pare se la stiano spassando…guarda come la troia sta bagnando il letto!”
Ilenia, furibonda ma anche rassegnata all’idea che, in quella situazione, non poteva fare nulla, passeggiava nervosamente allontanandosi dalla camera, come ad ignorare che cosa stesse succedendo.
Dopo una ulteriore ventina di minuti, ci fu solo silenzio, quindi Esteban uscì dalla camera procedendo verso il soggiorno mentre ancora si stava allacciando i pantaloni.
“Ah!! Ci voleva proprio una bella scopata! e ora mi è venuta pure una fame da lupi!”
“Beh, allora andiamo a mangiare, devi riprendere le energie per i round successivi! Ma prima devi conoscere la bella Ilenia, vieni che te la presento…è andata in veranda non appena ha visto che ti stavi sbattendo la mammina”.
“La figlia???”
“Si, è la figlia della dottoressa che ti sei appena scopato!”
“Wow! …non male la fanciulla! …buongiorno bella, io sono Esteban!”
Ilenia evidentemente infastidita da tutta la situazione si limitava a guardare Esteban con aria di indifferenza.
“Se ti va, dopo pranzo potremo farci una bella cavalcata!”
“Vaffanculo!”
Esteban scoppiò in una grassa risata mentre Ilenia, rossa dalla vergogna e dalla rabbia, ritornava all’interno della casa.
Nel frattempo Simone apparecchiava la tavola, Monica si ricomponeva per presentarsi a pranzo ed Esteban si allontanava per darsi una lavata prima di sedersi a tavola. Non appena Ilenia vide la madre uscire dalla camera riordinandosi i capelli, si avvicinò ad essa riportandola in disparte all’interno della stanza:
“Ti prego mamma, stai diventando la loro schiava sessuale, lascia che provi io a sistemare tutto con Simone!”
“No! Assolutamente no! Tu sei solo stato il pretesto per la sua vendetta, è me che vuole, la mia umiliazione la mia sottomissione e la mia sofferenza! Tu restane fuori, prima o poi questo supplizio finirà”
“Ma ci deve essere una alternativa, posso aiutarti a condividere questo supplizio!!!”.
“Ti ho detto di no! Non mi va più di discutere e poi abbassa la voce non vorrei che Simone sentisse queste cazzate”.
Così dicendo, mettendo fine alla discussione, Monica uscì dalla camera.
Il pranzo procedeva in modo abbastanza normale, Simone aveva organizzato una spaghettata e cotto qualche bistecca. Mentre Esteban e Simone chiacchieravano del più e del meno disposti l’uno di fronte all’altro, Ilenia e Monica, un po’ ignorandosi facevano scena muta finché non venne l’ora del dessert: una fetta di torta della nonna a ciascuno ad eccezione di Monica che ricevette un piattino con sopra una banana sbucciata.
L’atmosfera di sorpresa sul volto di Monica, ma anche su quello di Esteban e Ilenia, fu rotta non appena Simone si avvicinò a Monica e si calò pantaloni e mutande:
“Succhia troia!”
Monica, rassegnata all’idea di essere diventata un oggetto sessuale, si girò verso l’uccello di Simone trovandoselo all’altezza del mento, prese la cappella in bocca e iniziò un lento pompino.
Ilenia, stufa dell’ennesima umiliazione della madre, si sollevò dalla sedia nel tentativo di andare via, ma Simone la bloccò con un urlo:
“Dove cazzo credi di andare? Fai un altro passo e ci inculiamo questa zoccola a sangue!”
Ilenia, ancor più rossa dalla collera, riprese il suo posto, mentre il movimento della testa di Monica si faceva sempre più incessante, anche nel tentativo di placare gli animi e portarlo rapidamente all’orgasmo. Intanto, Esteban che aveva finito di mangiare il dolce, ridacchiava esternando il suo stato di eccitazione:
“Porca troia! Mi è diventato duro di nuovo…”
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
di
scritto il
2021-12-25
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