I miei due anni da schiavo - Parte seconda

di
genere
dominazione

+++ Il racconto che segue è totalmente frutto della fantasia dell'autore. Qualsiasi riferimento a fatti, persone, luoghi o eventi realmente accaduti è da intendersi come puramente casuale e certamente non intenzionale. +++

Nonostante fossi andato a letto tardi la sera prima, probabilmente per via di quella fastidiosa sensazione di umido e sporco tra le gambe, mi svegliai a un orario decente. L'istinto mi portò, come prima cosa, a guardarmi proprio lì, dentro i pantaloni della tuta che usavo come pigiama e le mutande. Sapevo benissimo cosa ci sarebbe stato e perché, ma trovarsi davanti al fatto compiuto era comunque umiliante. Peraltro, un po' per la posizione in cui ero - seduto sul letto - e un po' perché sono tutt'altro che ben dotato, non potei che notare come il mio pisello fosse effettivamente piccolo, nonostante l'erezione mattutina.

Mi vergognai ulteriormente e decisi che non meritavo ancora di pulirmi. Almeno non lì, non in camera da letto. Pensai che dal momento che Stefano e Chiara stavano ancora certamente dormendo beati in camera loro, avrei potuto "rischiare" di raggiungere il bagno in quelle condizioni. Posto che con ogni probabilità non li avrei incrociati, i pantaloni che indossavo erano abbastanza scuri e la chiazza di bagnato si notava solo guardando bene in quella direzione. Fu così che decisi di uscire dalla stanza e dirigermi verso il bagno in silenzio per fare pipì, pulirmi e lasciarmi alle spalle quell'episodio.

Camminai lungo il corridoio cercando di non fare rumore e passai davanti alla stanza di Stefano. Tirai dritto, ma allungando l'orecchio per capire se si sentisse qualcosa. Nulla. Mi fermai davanti alla porta del bagno e decisi di tornare indietro in silenzio. Feci piano, mi accucciai davanti alla porta della camera dove dormivano e feci per guardare dal buco della serratura. Prima ancora di riuscire a mettere l'occhio in posizione, la porta si aprì improvvisamente e mi si parò davanti Stefano.

Era a torso nudo, con i pantaloni della tuta che usava per dormire che lasciavano intravedere un pacco che mi rimase impresso nonostante l'abbia incrociato con la vista per una frazione di secondo. I suoi occhi erano quelli tipici di chi si era appena svegliato e nemmeno del tutto. Uno sbadiglio in canna, interrotto bruscamente dallo stupore di trovarmi lì. Io caddi all'indietro, atterrando di sedere sul pavimento e facendomi anche abbastanza male. Soffocai il dolore fisico, ma non potei far nulla per rendere meno palese il mio imbarazzo. Avevo il cuore in gola.

"Cosa stai facendo?" - mi chiese Stefano, sussurrando per non svegliare Chiara che evidentemente dormiva. Non era arrabbiato, sembrava più divertito dalla scena.
"Scusami" - mi uscì, con voce incerta e tremolante, mentre lo guardavo dal basso, probabilmente paonazzo di vergogna.
"Stavi provando a spiarci, per caso?" - disse piano, sempre con fare un po' assonnato, chiudendo la porta dietro di sé e sorridendo.

Abbassai lo sguardo, maledicendomi dentro per la mia natura di sottomesso, che avevo faticosamente nascosto al mondo fino a quel momento, e che mi aveva appena fatto fare la più grande figuraccia della mia vita. In quel secondo, però, recuperai un minimo di lucidità e decisi di fare la cosa giusta, ovvero evitare di accampare scuse ridicole mancando ulteriormente di rispetto a una persona che ormai consideravo amica.

"Sì, scusami... davvero, mi dispiace tantissimo." - dissi.

Feci per rialzarmi e Stefano addirittura mi porse la mano per aiutarmi. Lo ringraziai timidamente, con lo sguardo sempre basso. Fu in quel momento che lui notò la chiazza sui pantaloni. Non disse nulla, ma la indicò e mi rivolse uno sguardo interrogativo. Misi le mani davanti, a coprirmi.

"Scusa." - dissi chiudendo per un istante gli occhi, come se questo potesse proteggermi dall'umiliazione che stavo provando.

Stefano mi guardò e sinceramente non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Era calmissimo, per nulla turbato, al di là della sorpresa iniziale, e aveva uno sguardo disteso. Addirittura felice, avrei detto.

"Vieni con me." - mi disse.
"Dove?" - gli risposi stupito e un po' preoccupato.

Senza aggiungere nulla si diresse in bagno. Rimasi fermo, come interdetto, così si girò e schioccando le dita mi chiamò a sé. Mi sentivo in difetto nei suoi confronti, o forse ero già inconsciamente sottomesso a lui, così andai. Entrammo in bagno, lui socchiuse la porta.

"Ma se Chiara si sveglia?" - gli dissi con un filo di voce, terrorizzato.
"Ci vorrà un secondo. Ora fammi vedere cosa hai combinato." - disse calmo, ma deciso, indicando la mia chiazza.
"Ti prego Stefano, mi vergogno." - risposi, con un modo quasi infantile che stupì anche me.
"Dai, non serve lamentarsi." - disse spazientito, senza riuscire a trattenere uno sbadiglio.

Tirai giù piano i pantaloni davanti, lasciando intravedere l'intimo impregnato dai miei umori. Prese lui l'iniziativa e mi abbassò le mutande davanti. Si vide lo sperma, ancora in gran parte liquido e solo un po' incrostato negli slip, e il mio pisello, che pareva soffrire lo stesso imbarazzo che provavo io in quel momento e che si era come ritratto ai minimi termini in un meccanismo di autoprotezione che in realtà peggiorava solo le cose. Volevo sprofondare, letteralmente. Stefano rimise le mutande a posto e io tirai su i pantaloni, con l'ultimo briciolo di dignità che mi era rimasto.

"Ora vai in camera e restaci finché non torno. Poi parleremo di quel che è successo, ma fino a quel momento non voglio che usi il bagno. Non provare a pulirti in stanza perché me ne accorgo. E ora fuori di qui." - disse Stefano, aprendomi la porta e invitandomi a uscire.
"Non dirlo a Chiara, ti prego." - lo supplicai, sussurando sulla soglia d'ingresso del bagno.


Non rispose, ma la fretta di uscire da quella situazione imbarazzante era tale che mi diressi spedito in camera da letto senza pensare subito a tutto quel che mi aveva detto. Entrai, chiusi la porta e iniziai a elaborare l'accaduto.

Mi veniva quasi da piangere per la rabbia che provavo verso me stesso. Mi sentivo stupido e mi odiavo per la debolezza che mi aveva messo in quella situazione. D'altro canto, però, provavo uno strano senso di eccitazione. Stefano non si era arrabbiato, non aveva urlato, non mi aveva menato. Anzi. Forse però non voleva traumatizzare Chiara e stava aspettando di affrontarmi quando eravamo soli. Mi convinsi che era così e presi a tormentarmi camminando senza sosta avanti e indietro per la stanza, come un pesce rosso in una boccia. Sentii Stefano uscire dal bagno, guardai dalla serratura, lo vidi rientrare in stanza. Poi più nulla per un po'. Rimasi così, sporco nel fisico e nell'anima, umiliato, con quel bagnato fastidioso a ricordami a ogni movimento chi fossi. Lo sapevo già, ma ora lo sapeva anche un'altra persona.
di
scritto il
2021-09-26
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