I racconti di nonna Chica -Federica – Promettimi di farlo tu Cap 12 – il ritorno alla “normale monotonia” - Seconda e terza parte-

Scritto da , il 2021-08-13, genere dominazione


SECONDA PARTE

Sembrerà assurdo, ma un po’ di delusione mi stava assalendo; forse la volta scorsa, quando si è soddisfatto del mio corpo, in una situazione pericolosamente strana, tra la folla, in un contesto in cui formalmente la castità regna sovrana, mentre in me in me tutto questo, pur non volendo, aveva decisamente aumentato l’eccitazione, a lui, invece, non era piaciuto? O forse non gli sono piaciuta io? Devo ammettere che un po’ di sconforto è arrivato, ma subito il ritorno a un pensiero ragionevole: Federica? Ma che caspita stai pensando? Che ragionamenti assurdi fai? Era il pensiero che fortunatamente la mia mente ha prodotto facendomi tornare in me, donna per bene, casta e fedele.
L’ho fatto entrare in bagno. Si è tolto i pantaloni e me li ha consegnati riparando la nudità stando dietro la porta. Ho cercato di ridurre il danno il più possibile, cosa abbastanza riuscita. Ho bussato per riconsegnargli l’indumento, come ha aperto mi ha letteralmente afferrata per la vita, stringendomi a sé, la porta del bagno si è aperta, a fianco del bagno c’è la camera da letto mia e di mio marito, dando un’occhiata l’ha individuata e mi ci ha portata buttandomi sul letto. In un attimo lo avevo sopra. Mi bloccava i polsi sopra la testa, un suo ginocchio tra le mie cosce sollevava parzialmente la gonna. Lui:- non gridare, tuo marito sente e tu non vuoi che succeda- . come una stupida gli davo retta. La mano sua che ha finito di sollevarmi la gonna fino in vita, lui già in mutande ovviamente. Ha spostato l’elastico delle mi mutande , mi ha infilato un dito in vagina. Io: -no, porco che fai? Non voglio, lasciami. Lui: - Dai che non abbiamo molto tempo, per ora facciamo una cosa svelta, poi … ci rifaremo, te lo assicuro, ma io non gli avevo chiesto assolutamente nessuna assicurazione in tal senso... o almeno non a parole. Possibile riuscisse a leggermi il pensiero così in profondità?

Mi sono sentita separare le labbra dalla cappella, un grugnito, lo avevo dentro, io: - ahiii

Lui: -Siiii dentro. Cosiiiiiiiiii. Ha cominciato a pompare di brutto, se ne fregava di me, voleva svuotarsi i coglioni e dopo pochi vai e vieni anch’io volevo sentirlo, i suoi grugniti nelle mie orecchie, la sua bocca sul mio collo, i miei gemiti. Avevo un ferro dentro la fica.

Ha iniziato a svuotarsi, a schizzare il suo seme in fondo alla mia vagina, quegli schizzi, hanno accelerato il mio orgasmo, sono venuta anch’io mente lui si svuotava dentro le mie carni, in fondo, mi colpiva l’ utero. Seppur non come da giovane, mentre venivo gli stringevo il pene, lo mungevo, l’ho prosciugato fino all’ultima goccia. Con una mano gli stritolavo il braccio, con l’altra sbattevo il pugno sul materasso. I miei talloni sulle sue natiche. Le mie cosce lo accoglievano. Ci siamo ricomposti e siamo tornati giù in cantina.

Mi hai violentata, maiale schifoso.

Ti è piaciuto, ne avevi una voglia matta ammettilo, in città ti ho solo accesa, eccitata preparata, l’ho sentito eccome. Sta tranquilla che lo rifacciamo, Rimarrai attaccata al mio cazzo. Altro che tuo marito!
Le guance mi stavano prendendo fuoco, mi sentivo bagnata ancora come mai prima tra le cosce, però sentivo anche che la voglia di farlo ancora in quel modo, violento, inaspettato, senza preavviso e contro la mia volontà, c'era ancora, cresceva, questo mi spaventava, cominciavo a non riconoscermi più. Devo essere arrossita in modo pauroso. Non abbiamo più spiccicato parola fino all’incontro con mio marito e l’altro operaio che intanto era arrivato.

Mio marito: - Beh...? Allora...? Operazione riuscita? Pantaloni salvi? e lui, il porco ha risposto: - si, si grazie. Pienamente soddisfatto, per ora -. Intanto il vino gli era stato già caricato in auto, stretta di mano a mio marito e a me con occhiolino che ovviamente nessun altro ha notato. E’ andato via.
TERZA PARTE

L’indomani mio marito, all’improvviso, mentre sistemavamo le bottiglie del vino in cantina, visto che per quel giorno i due aiutanti ci avevano chiesto entrambi un giorno di permesso; ricordandosi di quella domenica, per lui giorno di piacevole gita fuori porta mentre per me era stato l’inizio di un percorso che non sapevo assolutamente dove mi avrebbe portato, visto che non ero io a condurre ma colui che prepotentemente si era preso il diritto di decidere su di me, a cui però io non ero riuscita e forse non riuscivo (o non volevo?) sottrarmi dopo una vita passata a decidere per me e per gli altri, mi ha chiesto: - Senti, ma non è domani mattina che devi andare dalle tue amiche?- Prima di lasciarci, infatti, quel fatidico giorno, avevamo stabilito una data in cui incontrarci nella casa al mare di una di loro, per passare un po’ di giorni insieme noi amiche, senza mariti e/o figli.
La data era arrivata.

Gli ho risposto che mi sentivo stanca e che non avrei sicuramente potuto affrontare una levataccia l’indomani mattina per farmi accompagnare da lui alla stazione del paese vicino per prendere il treno delle 6,55.

Lui: - ma daiiiiiii, vedrai che lì con loro ti riposi e ti diverti e poi, amore un po’ di distrazione ti serve.

Io, ho detto, per scherzo; - mi mandi via?

Lui: - smettila di dire fesserie, lo sai che dopo un’ora mi mancherai già. Quelle parole mi hanno sciolta. Mi sono avvicinata per baciarmelo tutto. Con mia sorpresa, prendendomi per mano mi ha portato in un angolino dietro le botti, ha cominciato ad accarezzarmi tutta. Tra un ti amo e un bacio mi ha fatto uscire le tette dal reggiseno e dalla scollatura della maglietta, mi succhiava i capezzoli, una mano sotto la gonna a massaggiarmi cosce e figa, come ci ha infilato il dito, all’improvviso mi è tornata in mente la faccia dell’uomo che pochi giorni prima mi aveva posseduta nel letto dove con la mia dolce metà ho fatto tre figli. La cosa mi ha eccitato non poco. Sono tornata alla realtà con la voce di mio marito che diceva: -Sei caldissima!

Mi ha voltata facendomi poggiare le mani al muro, La gonna su, in vita. Le mie gambe un po’ divaricate gli hanno dato modo di sistemare il glande all’ingresso della figa e tenendomi per i fianchi mi ha penetrata decisamente. Dava colpi più forti rispetto a quello che faceva di solito, la mia mente è tornata all’uomo altro dal mio lui e il mio corpo cominciava a reagire in modo potente, con tremori e sussulti, la fica mi si contraeva come reazione allo sfregamento del cazzo dentro il canale vaginale, sentivo che mi preparavo all’orgasmo-
La voce di mio marito mi ha riportato alla realtà; li, in cantina, mentre mi diceva: - Ti amo amore mio.- Quelle parole hanno smorzato in modo deciso l’intensità dell’orgasmo che mi preparavo ad avere. Forse anche la sua voce e non quella dell'altro, ha contribuito; ma se anche dalla bocca del mio uomo fossero uscite parole tipo: - Fammi venire, fammi godere troia! Goditi tutto il cazzo che ti piace sentirti la figa piena, o frasi simili, avrei goduto di più e meglio.
Oddio! Cosa mi stava capitando? Mai pensate cose simili prima. Possibile che quel porco avesse avuto così tanto potere su me? Che mi avesse cambiata così in fretta?
Comunque quel –ti amo amore mio- ha smorzato il mio entusiasmo, il mio piacere, lasciandomi abbastanza insoddisfatta. Chiaro che con il mio amore ero stata pronta a fargli intendere che come al solito, mi era piaciuto tantissimo e che come sempre avevo goduto.
La cosa è finita lì o almeno sembrava, uscendo infatti ho incontrato uno degli aiutanti cha aveva chiesto il permesso per quel giorno e che essendogli saltato l’impegno era venuto a chiedere se ci serviva che lui restasse. Mi ha anche detto che prime è entrato in cantina ha chiamato, ma nessuno gli ha risposto e che gli era parso di aver sentito voci e rumori ma poi era uscito di nuovo. Ci mancava solo che l’operaio mi avesse visto farmi scopare. L’ho mandato da mio marito e sono salita a casa.

Circa due ore dopo, mio marito, entrato a casa mi ha detto: - ti ho risolto il problema dell’alzarti presto per andare dalle tue amiche. Ti ho trovato un passaggio. Ho chiesto spiegazioni e lui ha proseguito: - quel signore che ieri è venuto a comprare il vino, l’ho chiamato, gli ho chiesto se fosse ancora in zona e mi ha detto che va via per tornare a casa sua domani mezza mattina. Gli ho chiesto se per lui fosse stato di impaccio passare a prenderti e mi ha dato piena disponibilità. Ha aggiunto che ne è felice, così non viaggia da solo.

Meno male che ero poggiata con le mani sul tavolo, perché da come, alla notizia, mi hanno ceduto le ginocchia, stavo cadendo per terra; mio marito che inconsapevolmente mi metteva nelle mani di colui che avrebbe ancora abusato di me, mi avrebbe ancora posseduta ed ero sicura che stavolta avrebbe avuto ancora maggior facilità perché non sarei stata minimamente capace di opporgli nessuna resistenza. Non che la prima volta fossi riuscita a farlo faticare molto per prendermi, ma stavolta mi spaventava il fatto che nella mia testa cominciasse a farsi largo un certo senso di piacere, un qualcosa che mi permetteva di sentirmi in fondo, meno colpevole perché era mio marito che mi spingeva verso quell’essere che mi infastidiva, con cui non avrei voluto aver niente a che fare, ma nello stesso tempo volevo perché capace di procurarmi piacere mai provato prima, per di più senza che io potessi fare nulla per impedirlo. Avrei potuto dirgli e stavo per farlo: - mi stai mandando dal porco che si è scopato tua moglie e che ancora vuole godere del mio corpo, mi stai mandando a piantarti in testa le corna. Non l’ho fatto.. quando ha detto: - passerà verso le 10,30 – 11,00; ha detto di tenerti pronta ho risposto va bene, aggiungendo anche un grazie. Per me sarcastico, per lui ovviamente gentile. Lui, mio marito, deve comunque aver colto un’espressione strana nel mio viso, tanto da chiedermi: -cosa c’è? Cos’hai? Io: - nulla, sono un po’ stanca, te l’ho detto. Lui ancora: - Senti, ma non è che è successo qualcosa? Io ho subito rivolto lo sguardo verso la sua faccia. Lui ha proseguito: - si, quando siete venuti a casa perché dovevi pulirgli i pantaloni? Io, facendo l’offesa: - ma per chi mi prendi? Dopo 40 anni di matrimonio mi fai il geloso? Non è successo proprio un bel niente! Lui: - daiiiiiiiiiii scherzavo! Vado giù a finire. Con un sorriso è andato via. Ero livida di rabbia, ma allo stesso tempo da quando avevo saputo come mio marito aveva organizzato le cose, aspettavo che arrivasse il momento e ogni ora istintivamente buttavo l’occhio all’orologio.

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