Lisa

Scritto da , il 2021-07-14, genere saffico

Mentre arrivo a lavoro lo capisco subito che sei tu. È strano: provo la sensazione di quando osservi da lontano la vita di qualcuno scorrendo la home di un social qualsiasi, e poi te lo ritrovi inaspettatamente davanti, nella realtà. "Ma cosa ci fa lei qui?", ho appena il tempo di chiedermi. Non ci penso molto, ignoro tutto il gruppo con cui sei, i miei ex colleghi, e mi rivolgo a te. Io so perché ci conosciamo, tu mostri di non ricordarlo, non importa, forse ci siamo parlate qualche volta, nulla di più. Sei cambiata, la tua voce è meno roca, il tuo fisico più pieno.
Parliamo, sei interessata a cosa faccio, "Ma il locale è tuo?", arrossisci. Forse anche io, magari è il caldo.
Entri con me, ti invito dietro al bancone, so che anche tu fai questo lavoro, la chiacchierata non mi sembra più solo amichevole, ma reprimo la sensazione: lo vedo che sei quasi ubriaca. Il sentore che potessero piacerti le donne l'ho sempre avuto, ma non riesco a capacitarmi del fatto che potrei piacerti io. In un angolo dei miei pensieri c'è lui, che tra poco passerà a fare un saluto. So che ti diranno che stiamo insieme, abbiamo attirato l'attenzione, i tuoi amici ti prendono in giro: "c'è chimica vedo!", ti dicono. È sempre una sofferenza quando mi accorgo che la mia attenzione è catturata da una donna, anche solo per scherzo. Non è per lui, no. È perché il profumo e i lineamenti di una ragazza mi danno sollievo, per un attimo posso sfuggire dalle sensazioni striscianti che a volte, da più di un anno, ancora provo se sono in intimità, con lui. Lo chiamiamo "Il mio trauma", per esorcizzare il panico che, in qualche situazione, mi prende e mi fa mancare il fiato, annebbiare i pensieri.
Tu non lo sai, ma sei questo per me: una boccata d'aria fresca. Mi chiedi quando stacco, ti offri di pagarmi da bere. So che se non accetto non lo farai mai più, ma rifiuto. Forse ti porterò nelle fantasticherie che mi concedo, se non riesco ad addormentarmi. È una bugia, sicuramente sarà così. È impossibile ignorare la tua scollatura, i tuoi fianchi, gli occhi che, un po' annebbiati, cercano i miei. Sono consapevole che stai giocando, che sei solo un po' maliziosa, so bene che per te sarebbe solo un esperimento, qualcosa da raccontare, dopo. Qualche mia vecchia conoscenza ti chiamerebbe "etero curiosa", ma sto al gioco. Sei divertente mentre balli al centro del locale, da sola, e dici che la canzone ti piace.
Arriva lui, e te ne vai tu. Non mi saluti neanche mentre esci, magari mi cercherai in qualche modo, quando la curiosità prenderà di nuovo il sopravvento.
Io, nel frattempo, ti guardo ancora da lontano, e, qualche volta, ad occhi chiusi, mi avvicino a te.

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