Scarface

Scritto da , il 2021-04-26, genere trans

Questo è il mio secondo racconto, la storia abbraccia un arco temporale piuttosto ampio, circa un paio di anni, con precisione il ‘95 e il ‘96.
Fu un susseguirsi di venti casuali, a distanza di anni è difficile rimetterli in ordine.
Voglio trasmettere a chi legge, seppur in piccola parte, le sensazioni che provai a quei tempi.
Fin dalla adolescenza avevo capito che in me ci fosse qualcosa di diverso, già dalla seconda media c’erano stati avvenimenti fuori dall’ordinario, avvenimenti che non posso raccontare per ovvie ragioni. Fu in quel periodo che ci fu la “rottura” e le prime fantasie omosessuali.
Avevo ricevuto un’educazione molto forte sui “sani principi morali”, i miei, posso dire con tutta onestà, nonostante le umili origini, si sono sforzati molto per essere dei genitori moderni. Per questa stessa educazione credevo essere sbagliato, pensavo; “non sono normale”, non ho un bel ricordo di quel periodo. Prima dell’adolescenza ingrassai moltissimo, ero bersaglio di bulli e il carattere permaloso non aiutava. Il comportamento remissivo e accondiscendente generava, negli altri, sentimenti di tenerezza o di dominio e crudeltà. Queste esperienze negative provocarono alla bassa stima di me stesso, so che è brutto da dire ma la vita spesso è dura. L’insicurezza nel tempo l’avevo mascherata con una falsa modestia, adesso col senno di poi, posso affermare che sono stato stupido, perdendo tantissime occasioni. Ho capito avere molte qualità, sono stimato ben voluto, la gente ha un bel ricordo di me anche a distanza di anni e ne resto sempre molto sorpreso. Il mio aspetto non è così male, ripensando alle “conquiste” e alle avance ricevute quando facevo nuoto. Anche li sotto non posso lamentarmi, all’epoca però non avevo ancora maturato questa consapevolezza.
Ero poco più che maggiorenne, con la comitiva stavamo sempre in piazza a dire cazzate senza aspettative, alle prime esperienze lavorative eravamo tutti senza soldi. Una sera un amico annunciò che aveva ricevuto la convocazione per la leva obbligatoria, voleva festeggiare andando a palpare le prostitute. Partimmo in due auto a pieno carico, ci dirigemmo in un posto noto per l’alta densità di prostitute, era un ampia area adiacente un complesso industriale tagliato a metà dalla strada principale, c’ero stato qualche anno prima con mio fratello più grande di me e i suoi amici, dissero che mi portavano a vedere un po di “figa”, o qualcosa del genere, visto che non avevo ancora una ragazza. Quella volta le due aree dell’ampio piazzale era occupato solo da prostitute donne, erano passato del tempo, la situazione era cambiata, anche se non lo sapevo. Ci fermavamo vicino ad una “lucciola” chiedevamo quanto volesse e se ci faceva “saggiare la merce”. Alcune divertite dalla situazione si avvicinavano e noi dai finestrini tutti tirati giù ci ammassavamo l’uno sull’altro per strappare qualche “tastata”, altre infastidite si voltavano di spalle e noi ne approfittavamo tastandogli il sedere, le reazioni erano le più disparate, dalle parolacce ai calci alle auto già malandate di loro. Passammo nella zona dei transessuali, ci fermammo vicino la prima, non ricordo bene come fosse ma di sicuro doveva essere molto bella, all’epoca lavoravano tutte in strada e la scelta era sempre ampia e di qualità. Immaginatevi la perplessità che ebbi quando, dopo aver fatto la solita domanda; “quanto?!”, quella ci rispose con voce baritonale. Immediatamente chiesi; “ma che è un uomo?”. Tutti gli occupanti dell’auto scoppiarono in una fragorosa risata, divertiti dalla domanda, quello al volante disse che erano meglio delle ragazze. Quella fu la prima volta che vidi una transessuale in carne ed ossa, non riuscivo a credere che un uomo potesse trasformarsi in una creatura tanto affascinante e sensuale. La serata continuò con vari giri dei due piazzali, quando ormai le prostitute riconoscendoci ci evitavano ancora prima di fermarci decidemmo di tornarcene a casa. La nottata la passai masturbandomi immaginando i più svariati amplessi sessuali che potessero venirmi in mente. Una sera un amico, oggi posso affermare tranquillamente, me lo sarei fatto volentieri, nonostante il viso pesantemente butterato dalla varicella, snello e per niente atletico, disse che voleva andarsi a fare un giro a trans. Senza dire nulla al resto del gruppo ci allontanammo con una scusa e partimmo con la mia auto, il viaggio non fu lunghissimo, una volta arrivati ci incanalammo nel carosello di auto che si creava soventemente, complice anche le forze dell’ordine che sembravano disinteressate da quello che accadeva li.
Fu la solita prassi ma ad un tratto, questo amico, chiese se ne volevamo caricare una in macchina, accettai subito e tra quella moltitudine di copri avvenenti, contrattò lui, fece salire la meno desiderabile di tutte, un po per pudore di vedere il mio amico nudo, un po il transessuale poco attraente fu un’esperienza penosa e con difficoltà riuscì a venire.
Venne anche per me il tempo del servizio di leva obbligatorio, e i “raid” o “puttantour” alle prostitute si fecero meno frequenti. Passato quell’anno “sabatico”, al ritorno alla comitiva, la prassi ad andare a prostitute senza consumare, era già passata di moda, sennonché, una sera, il solito amico, propose una nuova fuga a due, eravamo sempre con la mia auto. Questa volta ci fermammo vicino una coppia di bellissime transessuali che aprirono gli sportelli, a cui non avevamo inserito le sicure, con loro sedute sulle gambe cominciammo a tastarci l’un l’altro in ogni parte del corpo, il mio amico lo vidi veramente a suo agio, quel modo di fare mi tranquillizzò, allarmato come ero da quella situazione inaspettata. Inutile dire che non avevamo soldi per permetterci qualcosa di più di qualche palpata, le due transessuali capendo che non avrebbero cavato un ragno dal buco ci salutarono educatamente stampandoci due baci rosso acceso sulle guance. Solo adesso ripensando a quell’evento capisco di aver corso un grosso rischio, potevano aggredirci e derubarci. L’avvenimento aveva riacceso quel fuoco ardente dell’indicibile desiderio che si era sopito durante quell’anno passato nell’ambiente rigido delle forze armate. La cosa degenerò in poco tempo perché se già avevo avuto qualche primo timido approccio con il mio buco, alzai l’asticella e cominciai a inserire oggetti immaginando di essere scopato da quelle dee dai cazzi durissimi. Non passò molto tempo e tornai ancora in quel piazzale a guardare quelle stupende creature, infine tornavo a casa segandomi direttamente in auto sulla strada del ritorno. Andò avanti così per un po di tempo successivamente mossi i miei primi passi, cominciando a caricare le transessuali per farmi fare dei pompini, di volta in volta mi facevo più intraprendente cominciando a toccare sempre più in basso. Date le mie magre disponibilità finanziarie le fughe non erano frequenti.
Finalmente venne la notte che cambiò per sempre la mia vita. Quello che sto per raccontare, da qui in avanti, lo ricordo nitidamente, come in un film ed è un ricordo che non dimenticherò mai.
Ero li che giravo con l’auto, dalla macchina di fronte scese una transessuale della quale non ricordo bene l’aspetto, ne fui molto colpito, ne ero attratto, feci un altro giro, sentivo crescere l’emozionato più del solito, mi batteva sempre tantissimo il cuore quando caricavo a bordo una transessuale. Fermai l’auto abbassai il finestrino dal lato passeggero, possedevo una piccola utilitaria bastava allungarsi di poco per arrivare alla manovella, credo fosse primavera inoltrata, non faceva freddo si stava tranquillamente a maniche corte. Si abbassò, notai subito la lunga cicatrice che le solcava la guancia sinistra che tentava di nascondere, senza successo, aggiustandosi i lunghi capelli castani ed ondulati. Ciò nonostante aveva un bel aspetto femminile ed attraente, chiesi il prezzo come di rito, tolsi la sicura e la feci salire. Nel salire le si alzò la minigonna di un tessuto molto leggero, gli vidi il cazzo, già con mezza erezione, non era enorme ma sicuramente più grande del mio, a quella vista persi la ragione. Ci appartammo in un posto, indicato da lei, nelle immediate vicinanze e pagai il prezzo pattuito, immediatamente mi fiondai letteralmente tra le sue gambe, alzai la gonna e ficcai il suo cazzo in bocca. Lo presi a spompinare con tutto l’impegno possibile, volevo sentirlo godere volevo sentire la sua voce gemere di piacere. Fin dalle prime pompate aveva già raggiunto la piena erezione, che meravigliosa sensazione avere quel cazzo in bocca di quella consistenza dura ma morbida. Nonostante la forte emozione che stavo provando la mia bocca abbondava di saliva, infatti, in precedenza, era capitato sovente che avessi la bocca secca ed impastata. Non so cosa mi aspettassi, incitamenti o che magari mi provocasse dandomi della maiala, non disse nulla ma sentivo solo la sua mano poggiata sul capo, andai avanti spompinando per un po, poi mi chiese; “Cosa vuoi fare?”, gli risposi semplicemente; “Inculami”. Mi fece spogliare e adagiare su di un fianco dandogli le spalle, ero in estasi, un misto di eccitazione e paura, temevo che essere penetrato potesse provocare molto dolore. Armeggiò con la borsetta, ero già in posizione portando il sedere più indietro possibile. Sentì che toccando l’ano stava applicando una sostanza fredda e gelatinosa, colava molto lentamente sulla natica. Era il momento decisivo, avevo la testa pesante come un macigno, poggiò la cappella, con una certa delicatezza fece pressione lenta ma costante fino a sentire il suo addome caldo contro il mio sedere. Era entrato davvero!? Ero alle stelle, lo aveva messo tutto dentro, non avevo quasi per nulla sentito dolore, sembrava incredibile. Dopo una breve pausa cominciò a muoversi con un movimento lento e sinuoso, era piuttosto a suo agio, nonostante fosse stata più alta di me, lo avevo notato quando eravamo seduti e vidi i suoi ginocchi puntare piuttosto in alto, io sono 176 cm. Avvicinò il suo corpo abbracciandomi da dietro la sentivo aderire alla schiena, aumentò il ritmo, contemporaneamente aveva cominciato a segare il mio cazzo durissimo. Li disse in un sospiro lungo e profondo; “Finalmente!”, quell’unica parola mi mandò in paradiso. Con passione baciava il collo e leccava l’orecchio a volte mordicchiandolo, dava l’impressione che stesse provando un immenso piacere, non so perché, questa considerazione mi fece sentire speciale. Stavo godendo come nemmeno nelle più ardite perversioni, più spingeva lei, più stringevo io, solo dopo mi accorsi che stavo rantolando e gemendo sotto quei colpi sempre più forti. Si sentivano soltanto; i miei gemiti, i suoi profondi sospiri e il rumore del suo cazzo che usciva ed entrava, era una melodia che non faceva altro che aumentare l’eccitazione già al massimo. Il corpo si spostava di peso sotto i suoi affondi, uscì un suono indefinibile dalla mia bocca, una cosa incontrollabile e venni contro lo sportello dell’auto. Lei continuava a martellarmi, anche se ero venuto, stava continuando a scoparmi per il proprio piacere, ricordo ancora quella sensazione di orgoglio mista all’auto compiacenza di avere un culo così bello da essere apprezzato da chi di culi ne aveva scopati a centinaia. Sentivo di essere appagato, ed attraente. Cominciai ad avere un leggero fastidio, evidentemente stava finendo l’effetto della vasellina anestetica, o qualcosa del genere, cosa che scoprì in seguito, spiegando il perché, quella volta, era andato tutto liscio come l’olio. Non dovetti resistere molto, dopo poco diminuì il ritmo, aumentando però il movimento del bacino finché non lo spinse tutto dentro contraendo tutto il suo corpo, d’un tratto mi strinse fortissimo, rilassandosi immediatamente dopo. Mi diede un altro bacio da dietro, carico di gratitudine per quel buchetto che lei non sapeva di aver appena sverginato. È così che persi la mia verginità prima dietro che davanti.

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