King da oggi il mio padrone

Scritto da , il 2021-03-30, genere zoofilia


Ho sempre pensato che gli animali fossero come le persone.
I cani di sicuro, e ritengo che provino gli stessi sentimenti degli umani, simpatia, indifferenza, amore, e a noi succede lo stesso nei loro confronti.
Nella mia famiglia avevamo sempre avuto animali, soprattutto cani, mio padre, appassionato cacciatore prediligeva i pointer, per cui, quella da sempre era la razza cui ero più abituata.
Anche io avevo provato sentimenti diversi per i vari cani che avevamo avuto, certi mi erano più simpatici, ad altri ero più affezionata, ad uno soprattutto, che era quello che avevo avuto al fianco da quando ero una ragazzina.
Ma si era sempre trattato di un affetto fraterno o in alcuni casi, materno, come quando alcuni di loro erano arrivati cuccioli e batuffolosi.
Ma attrazione o amore veramente appassionato, quello che ti sconvolge la mente e i sensi, non li avevo mai provati per nessun cane, ne ci avevo mai lontanamente pensato.
Giustamente direte voi.
Ci mancherebbe altro, direte sempre voi.
Questo fino a quando i nostri vicini di casa se ne andarono, e la villetta adiacente alla nostra fu occupata dai nuovi proprietari,
Una coppia abbastanza in là con gli anni, ormai in pensione e il loro cane, un grosso molosso, un cane pastore di una razza turca o armena, o una roba simile.
Era veramente un bestione enorme, avrà avuto quattro o cinque anni, pelo corto di color cammello, grosse zampe, la schiena possente, e una testa enorme, un po’ bavosa come tutti i molossoidi.
Come mi sembrava bello e prestante in confronto a Tom, il pointer bianco e nero che da qualche anno faceva parte della nostra famiglia.
Per fortuna non era per niente aggressivo, anzi era molto simpatico e socievole, esattamente come i suoi padroni, che si rivelarono dei vicini assai affabili e gentili.
Mi faceva sempre un sacco di feste quando tornavo a casa da scuola, seguendomi scodinzolando e abbaiando di gioia, col suo vocione roco e potente. Mi correva di fianco al di là della cinta, nel tratto che percorrevo dalla fermata del bus fino al cancello di casa.
Ogni tanto infilavo la mano tra le sbarre senza nessun timore e gli facevo un sacco di coccole, a volte avvicinavo anche la faccia e mi facevo dare qualche umida leccata, strizzando gli occhi e sigillando ben bene la bocca per non venire a contatto con la sua bava collosa.
Ma potevo farlo solo quando ero sicura che il nostro cane non fosse in vista.
Povero Tom, le volte che mi aveva beccato a fare le feste al cane dei vicini, era letteralmente impazzito di gelosia.
Sembrava veramente che quei due si odiassero, ogni giorno si facevano delle tremende sfuriate attraverso la recinzione che separava le nostre villette, latrando come fossero posseduti dal demone dei cani, poi dopo essersi sfogati tornavamo scodinzolando alle loro cucce tutti soddisfatti.
Da quando erano arrivati i nuovi vicini, ogni tanto il mio Tom aveva cominciato a cercare di montarmi una gamba.
In genere lo allontanavo ridendo, ma a volte quando era particolarmente insistente lo scacciavo proprio in malo modo.
Come dicevo, possiamo essere attratti o meno dai cani come dagli esseri umani, e Tom non mi aveva mia attratto particolarmente.
‘Sto stupido non lo aveva mai fatto prima del loro arrivo e mi accorsi che lo faceva solo quando era sicuro di essere osservato dall’altro cane.
Mi misi a osservare le reazioni di King, così si chiamava il grosso molosso dei vicini, e mi resi conto che sembrava sempre molto interessato ai tentativi di monta del mio pointer.
Ci fissava attento, sbavando, facendo rizzare i peli della schiena e brontolando sommessamente.
Non so cosa scattò in me, ma mi sentii desiderata come non mi era mai successo prima e cominciai a guardare quel cane con altri occhi.
Un giorno che Tom era particolarmente insistente non lo scacciai subito e provai a lasciarlo fare.
King era poco distante e non si perdeva la scena, brontolando e raspando nervosamente il terreno con le forti zampe anteriori.
Probabilmente vedere Il rivale tentare di montarmi lo ingelosiva e lo eccitava nello stesso tempo, perché la punta del suo pene era fuoriuscita dalla guaina di pelo e faceva capolino rosa e lucida sotto la bella pancia.
Scacciai il povero Tom lontano da me e mi precipitai di corsa alla recinzione gettando entrambe le braccia al collo del grosso cane, dicendogli che non avrei più permesso a quell’altro di farlo, mai più.
Lui mi leccava la faccia tutto eccitato e contento e quel pomeriggio io gli promisi che sarei stata sua e solo sua.
Poi mi staccai da lui e corsi in casa, mi rinchiusi in bagno tutta accaldata e sudata.
Ero eccitatissima e non potei fare a meno di infilarmi una mano nelle mutandine per sentire quanto mi ero bagnata.
Non resistetti alla voglia e iniziai ad accarezzarmi, passavo le dita sulle piccole labbra, sotto la stoffa fradicia degli slip, immaginando di essere con lui.
Quelle che mi stimolavano là in basso non erano i miei polpastrelli, ma il suo grosso naso umido, le sue fauci bavose, la sua lingua bollente.
Seduta sul water arrivai velocemente all’orgasmo, mugolando di piacere.
Ma non mi bastò, appena ripresi un minimo di lucidità e il battito cardiaco rallentò un poco, uscii dal bagno e corsi alla staccionata, lui era ancora lì, immobile, con lo sguardo attento e le narici frementi.
Mi avvicinai e passai le mani oltre le sbarre.
Sentire sulle dita l’odore dei miei umori lo fece letteralmente impazzire.
Si mise a leccarmele come un forsennato, guaendo e uggiolando come un cucciolo.
Scodinzolando e ondeggiando con il sedere come se fosse posseduto.
Lo volevo, volevo essere sua, ma non potei far altro che Introdurre la faccia tra due sbarre della cancellata in modo che mi potesse leccare.
Mi feci baciare tutta, aprendo anche la bocca e permettendo alla sua lingua di arrivare alla mia.
La sua saliva mi colava giù per il collo inzuppandomi la maglietta e il reggiseno.
Nessuno mi aveva mai baciato così, sembrava volesse mangiarmi, la mia e la sua eccitazione arrivarono alle stelle ma purtroppo sentii la macchina dei mei risalire per il vialetto di ghiaia che portava al cancello, e scappai a nascondermi in casa per paura che si facessero troppe domande.
Mi spigliai di corsa e mi infilai sotto la doccia, sentendo ancora il suo odore tra i capelli e il suo sapore sulle labbra e mi masturbai nuovamente, questa volta con il getto di acqua calda, pensando che quel bollore non fosse altro che la sua ruvida lingua.
Mi asciugai con un morbido accappatoio di spugna, sapendo che presto sarei stata sua.
Continua... forse

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