Allergia - Calamita o calamita'?

Scritto da , il 2020-11-28, genere etero

Passo davanti alla portineria del palazzo, piuttosto trafelata (e maledicendo la fretta che mi impedisce di allungarmi verso la farmacia). Il portiere mi saluta e mi osserva passare … Poco fa, mentre scendevo i gradini delle scale, sentivo l’aria salirmi su per le gambe: mi sentivo libera, nuda, quasi orgogliosa della mia intima nudità. Ora che mi affaccio appena sulla soglia del portone del palazzo, invece, avverto subito la sensazione di freddo, ovviamente accentuata anche dall’umidità, presente lì sotto: una ventata che mi arriva inattesa, mi mette i brividi, e mi fa stringere le gambe (stimolando contemporaneamente l’ennesima contrazione dentro); la gonna del vestitino si solleva di poco (ne sono sicura, lo sento che non va più oltre) … istintivamente mi volto, timorosa, ma il gesto che fa Pino, sporgendosi dal suo posto di lavoro e guardandomi con quegli occhi, roteando la mano aperta, vale più di mille parole dette: il suo è assoluto compiacimento per lo spettacolo che gli ho appena offerto mio malgrado! Non riesco a fare altro che sorridergli, nonostante mi senta salire il rossore alle guance … anche il vento ci voleva! Già, il vento … per un momento mi fermo su quella soglia, come se mi sentissi in una bolla, in una pausa meditativa, pensando per un po’ agli eventi succedutisi da stamattina, dovuti alla mia disattenzione nel prendere lo spray che ho nella mia borsa: all’effetto che quell’errore ha avuto su di me e ai brividi che ha risvegliato nei miei sensi, nel mio corpo; alle sensazioni che si sono accumulate … alle crescenti emozioni che ha smosso nei miei pensieri, a quanto tutto ciò abbia scatenato e acceso la mia sensibilità, a quanto mi sia sentita presa in un vortice, sempre più veloce, un turbinio sensoriale dal quale, via via, sembrava davvero sempre più difficile venir fuori, a quanto mi sia sentita “persa” in tutti quei miei pensieri osceni, a quanto … (= … a quanto sei troia, cara! = MA CHE STRONZA! Urlo alla mia vocina) … un altro alito di vento, più debole del precedente, mi scuote e il brivido che sento mi ricorda stavolta che sotto sono nuda, così lascio quella momentanea oasi di pace, e mi avvio camminando verso la mia auto, sentendo ticchettare i miei tacchi sul marciapiedi.
“Devo arrivare a casa”, è il mio pensiero, da quando mia figlia mi ha “caldamente esortata” a raggiungerla: “Ma oggi quella sua amica invidiosa, non poteva farsi gli affari suoi?” penso mentre cammino affrettatamente … poi, invece, all’improvviso, cambia il punto di vista: per fortuna è andata così! Perché, avvicinandomi man mano alla mia macchina, noto che un vigile ci sta girando intorno, osservandola, con il suo blocchetto in mano. Mi affretto, allungando il passo, esortandolo ad aspettare, quasi strillando sopraggiungendo! Mentre sto arrivando, lui inizia: “Signora, le strisce pedonali! – … mi scusi, sia gentile, ma stamattina l’auto parcheggiata di dietro era troppo avanti eeee … io non avevo spazio!” … mi osserva: lo vedo esaminare la richiesta supplicante dei miei occhi prima, e poi mi pare tentennare nel proseguire … allora continuo: “guardi, sto andando via … “ e prendo la mia borsa per cercare le chiavi; lui fissa per un attimo, il blocchetto, poi torna a guardare me, mettendolo via e facendo una smorfia di benevolenza (“Vittoria!!!!”) … io faccio per prendere la chiave: la afferro senza guardare, e tirandola fuori dalla borsa, viene su inaspettatamente anche il portachiavi di Winnie the pooh (regalato da mia figlia), con attaccate le chiavi di casa … che si portano dietro il mio striminzito e mal ridotto perizoma nero, che cade in terra, adagiandosi leggero … Non ci posso credere! … solo un secondo, per realizzare la situazione imbarazzante, guardandolo miseramente steso lì sull’asfalto, e vedendo che anche lui lo fissa per un attimo, salvo poi distogliere lo sguardo incuriosito su di me … poi il panico! (= CAZZO FAI FEDE?! =) Chiaramente arrossisco e, sul momento, sto quasi per chinarmi, piegando le gambe per raccoglierlo … si vede bene in quale stato si trovi e, se lo vedo io, l’ha notato chiaramente anche lui! provo a immaginare, a intercettare i suoi pensieri, le considerazioni riguardo la donna che si trova davanti, quel che racconterà oggi ai suoi colleghi, e magari anche alle sue colleghe – per “vantarsi” con loro – una volta tornato al comando! “Sapete che oggi, una tizia, mentre cercava le chiavi della sua auto per andare via – dopo che le ho evitato una contravvenzione per come era messa male la macchina – ha fatto cadere per terra le mutande? Vi rendete conto?… un perizoma nero di pizzo? Non vi dico in che stato era ridotto quel perizoma! Ahahah”, e giù risate collettive (= che figura di m … !!! =) … Elegantemente, gira altrove lo sguardo e, lentamente si allontana, lasciandomi lì, preda dei dubbi sul da farsi, ma poi mi arrendo all’evidenza, e “abbandono” il mio indumento intimo al suo triste destino (“si vede che doveva andare così: che oggi dovevo rimanere senza mutande, senza neppure il pensiero – seppure sottilmente perverso e morboso – di poterle indossare pure se ridotte in quel miserabile stato, qualora ne avessi sentito il bisogno, la necessità … ok, mi arrendo: questa sera nessuna neppure minima “protezione” lì); eppure queste idee, questa mia definitiva consapevolezza mi provoca, rimbalzandomi nella testa, una sequenza di pulsazioni, mentre sto semplicemente guardando quel triangolo di stoffa umida, prima di entrare in auto: è atroce sta cosa che mi scava dentro da stamattina! “Un forte afrodisiaco”, lo ha definito la farmacista al telefono: è mai possibile? Io non ho mai pensato che un cosiddetto “afrodisiaco” potesse avere effetti simili, tanto meno su di me, ma non perché sia frigida o cose del genere, anzi tutt’altro … mi sono sempre ritenuta normale nelle mie voglie, nei miei bisogni relativi alla sessualità, e a tutto quanto ha a che fare con la sfera sessuale in sé. Anche quando sono stata sposata, esprimevo le mie voglie apertamente con il mio ex marito: desideri, voglie, fantasie … oddio, fantasie: veramente queste un po’ meno, ma è normale no? Mica dici o confessi ogni cosa: certe cose – magari – è bene che rimangano “segrete”, per evitare di sembrare “perversa”, per evitare i giudizi, per evitare etichette … sì, forse poi ti sbilanci un po' di più con le tue amiche o con le colleghe, ma anche lì non più di tanto, eh? Sennò poi sai che sorrisini imbarazzati! … e invece, da stamattina, sto spray “alternativo”, ma ci pensate? … Seduta in macchina, mi sento fradicia e ho caldo: una sensazione di calore che mi parte da lì e che si diffonde prima nel ventre e poi in tutto il corpo: abbasso il finestrino e parto …
Lungo la strada però, i miei pensieri, i miei ragionamenti, finiscono bene o male tutti lì: sembra quasi che quella “boccetta magica”, attiri – come una calamita (o forse dovrei cambiare l’accento in … calamità?) ogni mia attenzione, ogni considerazione, accidenti! E continuano a rincorrersi anche le immagini oscene che mi sono passate davanti durante tutta la giornata, e le sensazioni che associo a quelle poi, stuzzicano e colpiscono direttamente i miei punti sensibili, fino a farmi ritrovare quasi in difficoltà nella guida della macchina, per il desiderio di stringere forte le gambe, aiutoooo!
All’improvviso, squilla il cellulare, e il bluetooth dell’auto mi segnala un numero sconosciuto: rispondo e, dopo un attimo di iniziale smarrimento, riconosco quella voce … “Buonasera, come sta? … le volevo comunicare ufficialmente che, anche grazie alla sua collaborazione e al suo prezioso intervento, abbiamo poc’anzi firmato l’accordo che la sua ditta ci ha presentato; spero che questo le renda la giusta soddisfazione per il lavoro che ha svolto davvero egregiamente! – (resto come ammutolita e passano alcuni secondi di silenzio) la ringrazio, maaaa … ho fatto solo il mio dovere – certo, ci mancherebbe! Il mio era solo un complimento e un riconoscimento per una donna in gamba e capace come lei … cosa ne direbbe se stasera festeggiassimo insieme l’accordo raggiunto? … come lei, conosco anche io alcuni locali, molto graziosi, in cui è possibile consumare piatti eccellenti, in un ambiente discreto e tranquillo, di fronte a un panorama con un tocco romantico che, in alcune circostanze, non guasta mai …” non so come spiegarvelo ma, a questo punto, sto stringendo davvero le gambe, mentre guido nel traffico, con la sensazione del più completo imbarazzo! Anche perché, ad ognuno dei termini eleganti e cordiali che lui ha usato nel suo discorso, l’ho sentita contrarsi, come se avesse una vita propria, indipendente, libera dalla mia volontà! Ho paura di bagnare il sedile della macchina, per quanto mi sento liquida, per quanto la sento presente e viva! Stento a rispondere, e la voce tremante che esce dalla mia bocca, sorprende anche me: “… ascoltiiii … io la ringrazio molto per l’invito maaaa stasera ho già un altro impegno … mi dispiace – si figuri, non fa niente: sarà per la prossima volta … le rinnovo ancora i complimenti per il minuzioso lavoro che ha svolto, buona serata”
Pensiero numero uno: (= Fedeeee ma che cazzo gli hai detto? =)
Pensiero numero due: “Per fortuna il semaforo è rosso!”, e mi fermo con la macchina perché, ognuna delle sue parole è stata una stimolazione senza sosta – avendoci associato il lungometraggio completo di oggi a pranzo – e sento che non posso più guidare cosìììì! Sento chiaramente il desiderio di toccarmi, e mi vengono in mente le parole “ambiente discreto e tranquillo” … per appartarsi, certo sì! Lo vedo mentre, seduti al tavolo apparecchiato con gran classe, tra una portata e l’altra, si avvicina verso di me, mi guarda, mi fissa, e si avvicina ancora, fino a sfiorarmi le labbra con le sue: silenziosamente mi bacia, e io non posso fare a meno di chiudere gli occhi, lasciandomi andare dove lui vuole portarmi; apro la bocca timidamente, e sento entrare la sua lingua, che cerca, che mi fruga, che si avvolge, che esplora, che mi fa girare la testa … e, poco dopo, sento la sua mano toccarmi una tetta, sì … da sopra il vestito, mi palpa, mi prende, mi afferra il capezzolo, duro, vivo, acceso … lo stuzzica, lo stringe, lo pizzica, lo tormenta, sì “prendilo sì: svitamelo se vuoi, facci quello che ti pare … è tuo ormai: non mi importa se lo stringi, come lo stringi e soprattutto quanto lo stringi! Purché continui a mandarmi fiondate di piacere alla fica, come lampi che mi fanno inarcare, che mi fanno abbandonare, che mi fanno aprire sempre di più sotto le tue mani, che mi fanno aprire a te, che mi fanno cedere, che mi fanno bagnare e allagare tutta sotto!” Ad occhi chiusi, sento la sua mano risalire sotto il tavolo, lungo la mia gamba: la sento percorre il tessuto della calza fino a oltrepassare la balza, e andare ancora oltre, proseguendo verso l’interno … continuare, senza sorprendersi di trovarmi nuda … e bollente … e aperta. Poi, con le dita, percorre il solco che divide le morbide estremità sporgenti della fica e, dopo averlo ripassato più volte, sfiorandomi quelle labbra intrise di secrezioni, e tastando fino al bottoncino, affonda con il dito … prima uno solo, strappandomi un sospiro, poi aggiungendone un altro, provocandomi un urletto represso in gola … entra dentro di me, e io avverto netta la contrazione attorno a quei corpi estranei che mi penetrano lentamente, sempre più in fondo, rubandomi sospiri e spasmi violenti, finché, subito dopo, le estrae con una lentezza esasperante e impossibile da sopportare, facendomi desiderare, nuove penetrazioni, nuove contrazioni, nuove sensazioni di riempimento, di profanazione, di occupazione: “continua, ti pregoooo!” gli sibilo disperatamente nell’orecchio … e lui me le presenta davanti, perché io veda bene, ammirando, in che modo ho ridotto quelle dita e … apro gli occhi, e vedo le mie dita unite e bagnate davanti a me: madide dei miei umori intimi, con un sottile filamento che compare e che si stacca poco dopo, quando le separo; e mi ritrovo con l’altra mia mano che, con le dita, tormenta il capezzolo rigido e acceso e sensibile, da far quasi male … e avvampo di vergogna quando girandomi noto due ragazzi su uno scooterone fermo al semaforo, accanto alla mia auto: lui, con un sorriso pieno di ilarità, che si gira verso di lei, seria, con il suo sguardo incredulo, fisso, rapito e incantato su di me … da quanto tempo mi osservano dal finestrino aperto?

CONTINUA

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