Al motel in tre

Scritto da , il 2020-10-07, genere trio

Questo è il nostro secondo racconto e anche questo fa parte di una realtà vissuta, cioè vero. Mia moglie, Serena, 48 anni, io, Francesco, 52. Una coppia con prole ormai di una certa età e perciò a volte difficile fare convivere desideri e giochi particolari senza destare sospetti. Perciò noi, a volte, si sceglie di prendere una camera in un motel per fare l’amore senza patemi e in tutta sicurezza. Con Serena si era già giocato con guardoni che l’ammiravano mentre apriva le gambe di fronte a loro, sempre comunque una persona d non gruppi per sicurezza nostra. Uno, in una serata particolarmente calda, era riuscito addirittura a leccarle la figa mentre io la abbracciavo da dietro. Lei ha sbottato due volte in cinque minuti sulla sua bocca. Purtroppo l’emozione gli gioco un brutto scherzo e gli rinasce il membro floscio. Lui disse, scusandosi, che era emozionato. Ma veniamo a noi. La storia inizio’ un pomeriggio di ottobre, un giovedì, quando insieme, avendo del tempo a disposizione, decidemmo di andare al solito motel che usavamo. Un noto motel di Cusago. Mentre Serena sbrigava le ultime cose con la prole inventando scuse su dove noi si stesse andando io ne approfittai per fare una telefonata. Dovete sapere che in precedenza avevo contattato un singolo che a mio parere poteva essere gradito a mia moglie in un eventuale gioco a tre. Un gioco che noi non avevamo mai praticato ma in privato fantasticato molto. Finalmente partiamo con la scusa di andare sll’Ikea di Corsico ma appena prima deviamo e ci dirigiamo al motel. Fatto il check andiamo in camera. Serena va al bagno per una rinfrescata pregandomi di scusarla. Mentre e’ in bagno ne approfitto per inviare un messaggio al singolo dove gli comunicavo il numero di camera e lo pregavo di attendere almeno 15 minuti per darmi il tempo di abituare mia moglie all’idea. Serena torna e ci abbracciamo. Ci baciamo e ci coccoliamo in attesa di ciò che sappiamo bene sarebbe accaduto in seguito e che desideravamo. Fare l’amore. Mentre bacio Serena d le accarezzò le gambe comincio a ventilarle l’ipotesi di un terzo tra noi. Lei mi guarda e mi dice “non se ne parla, non oggi e non ora”. Resto deluso e un po’ preoccupato perché pur avendo avvertito Paolo, il singolo, che poteva essere anche un viaggio a vuoto, speravo in qualcosa di meglio. A togliere le castagne dal fuoco per noi sentiamo bussare alla porta. Mia moglie mi guarda e mi chiede chi può essere. Al che gli dico che ho preso contatto con un singolo e che ora costui sta bussando alla porta. “Sei pazzo” mi dice Serena “e cosa dovremmo fare con lui?”. “Non so, vediamo come evolve la situazione. Tu comincia a guardarlo e a parlarci e se non ti va stringimi la mano tre volte e io gli dirò che non si gioca e lo farò uscire. Altrimenti vedremo con calma cosa accadrà!”. Detto ciò mi alzo ed apro la porta. Lui, Paolo, entra ed è come in foto. Si presenta a me ed a Serena che era rimasta sul letto e gli porge la mano da sdraiata. Dimenticavo, doveva essere una cosa tra noi e tu non ti eri particolarmente preparata e quindi indossavi una semplice camicetta bianca su una gonna nera e scarpe con tacco. Come intimo, scoprirò dopo, un reggiseno e uno string in microfibra color carne. Mentre parlavamo ho notato come lo guardavi e ho capito che stavi valutando il da farsi. La cosa, proprio perché inaspettata, stava cominciando ad eccitarti. Ti alzi, vieni da me e mi abbracci. Mi spingi contro la parete e mi baci. Sento i tuoi fianchi ruotare sul mio ventre. “Vuoi farmelo venire duro?” Ti sussurro all’orecchio. “Si!! Voglio che mi desideri come mai mi hai desiderato”. Intanto Paolo era dietro mia moglie e la teneva per i fianchi non senza avere appoggiato il suo ventre contro le natiche di Serena. Lei era in mezzo a noi. La sentivo respirare, io la respiravo, la baciavo. Sentivo che si spingeva contro me forse anche spinta dal singolo. Ad un certo punto Serena si stacca da me e mi chiede di uscire dalla camera. “Come?” dico io. “Esci e lasciaci soli” mi disse perentoria Serena. Non potei fare altro che uscire non prima di averla guardata negli occhi. “Volevi che giocassi con un altro? Ebbene lo farò ma tu non guarderai. Immagina se credi e non toccarti!”. Mi disse queste parole sulla soglia della porta appena prima di chiuderla dietro di se e di sorridermi beffarda. Fortunatamente il motel era dotato di parcheggio fronte ogni camera e che la privacy era assicurata da una tenda che chiudeva su tre lati l’auto. Io era seduto fuori, sul gradino d’accesso alla camera. I minuti passavano, decine di minuti. Cercavo di sentire qualcosa origliando alla porta ma nulla trapelava. La tapparella era stata abbassata e quindi anche da quella parte mi era stata interdetta ogni possibilità di visione. Quand’ecco che la porta si apre. Sei tu. Non indossi la camicetta. “Va tutto bene” mi chiedi.. “Si, amore, tutto a posto e tu?”. “Bene, allora aspetta qui” mi rispondesti. La porta si richiuse. Ed io ero ancora lì a contare i minuti che non passavano mai. Chissà cosa stavi facendo e cosa lui ti stava facendo. Ero quasi rassegnato quando la porta nuovamente si apre. Ora non hai più il reggiseno. Hai ancora la gonna e le scarpe ma sei nuda dalla cintola in su. “Dio come sei bella” ti dico. Mi prendi la mano e mi fai entrare. Paolo è in piedi ed è vestito con solo lo slip e la maglietta. Mi abbracci e ci baciamo come solo noi sappiamo fare, quasi divorandoci le lingue. Lui è dietro di te e le sue mani stringono il tuo seno. Mi stacco un po’ e lo vedo torturarti i capezzoli. Ti giro verso di lui ed ora sono io che torturo il tuo seno. Lui ti bacia sul collo. Ti sento sospirare. “Ti piace, amore mio? Vuoi che continuo?”. Per tutta risposta ti prendo la mano e la porto sul cazzo di Paolo che era duro e che usciva dallo slip. Vedo la tua mano prenderlo e stringerlo e scoprirgli il glande. Ti giri ma non lo lasci e mi dici “dai, esci!”. Non mi resta altro da fare che uscire con te che chiudi la porta fissandomi. Il tempo mi tortura l’anima, non passa mai! Dopo una attesa che mi era parsa infinita la porta si riapre. Ti guardo. Ora sei nuda! Indossi solo lo string. Mi chiedo di entrare e vedo lui nudo disteso sul letto con il cazzo duro in bella vista. “Amore” ti chiedo “glielo hai preso in bocca?” “Certo!!!” ni rispondi “guarda!”. Ti inginocchi sul letto alla sua sinistra e dopo averglielo preso in mano glielo prendi in bocca. Tutto!!! Io ti vengo alle spalle e ti sfilo lo string per poi raggiungere con la bocca la figa ed il buco del culo che comincio a leccare gustandomi il loro sapore, il tuo sapore. Ma ancora una volta tu mi fermi e senza alzarti e senza lasciare il cazzo duro di Paolo mi inviti nuovamente ad uscire. Mi sento male ma non reagisco. Mi alzo ed esco. Sono io a chiudere la porta dietro di me. Ancora una volta cerco di rubare rumori dalla porta. Nulla. E ancora una volta sono a contare il tempo che sembra una eternità. La porta di apre. Appari tu sulla soglia. Nuda, stupenda, i capezzoli duri, i piedi nudi indicano che avete giocato sul letto. Impazzisco all’idea che lui ora ti possa guardare da dietro mentre sei nuda, completamente nuda! Chissà se è conscio del regalo che oggi ha avuto. Mentre penso ciò sento te che mi dici “Ora mi faccio chiavare! È quello che vuoi, no? Poi ti racconto”. Nuovamente la porta mi separa dalla donna che amo è ancora una volta sono in compagnia del tempo che sembra fermarsi. Ora l’attesa sembra più lunga quando la porta improvvisamente si apre e ne esce Paolo perfettamente vestito che mi saluta frettolosamente e se ne va. Forse temeva qualcosa? Non so. Entro e ti vedo nuda, sul letto. Le gambe divaricate mi permettono di ammirare la tua figa. Noto le labbra leggermente aperte. I miei occhi cercano tracce del sesso che avete consumato e vedo un preservativo usato sul comodino e un piccolo asciugamano. Il preservativo era vuoto e dunque non aveva goduto dentro di te ma forse tra le tue mani o forse nella tua bocca. Ti chiedo “ti ha chiavata?”. “Si, ha voluto che mi mettessi a pecora e me lo ha messo dentro da dietro. Ma non mi ha chiavata bene. Ha detto che era troppo eccitato e che non riusciva a trattenersi così l’ho fatto godere diversamente. “Come, amore, come lo hai fatto godere?”. “Vieni qui” mi hai detto “non te lo dirò ma ora baciami”. Ti ho baciata e sono sceso a leccarti la figa per cogliere il sapore del preservativo e poi ti ho baciato le mani che tu hai prontamente retratto forse perché erano state sporcate dalla sua sborra. “Ora godimi dentro tu, amore, sborrami nella figa tutto quello che hai nei coglioni e fammi godere. Ti amo!”. Non seppi mai cosa realmente accadde quel pomeriggio ma ancora oggi se ripenso ad allora mi eccito.

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