Carmela è la moglie di Salvatore cap 3

Scritto da , il 2011-10-24, genere dominazione

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Usciti dal mio ufficio io e Carmela ci trovammo davanti alla porta dell'ingresso in officina. Da qui se giravi a destra entravi nella saletta con le scale che scendevano nel seminterrato dove c’erano i bagni, il locale mensa e il magazzino. Scendemmo le scale rapidamente, io la precedevo e lei, in bilico sui tacchi, avanzava tenendosi al corrimano più lentamente.

L'attesi e mi raggiunse davanti alla porta dei cessi:

"Carmela, guarda che soddisfazione ti dà tuo marito...devi essere proprio fortunata...guarda una merda che pulisce i cessi...ridicolo, roba da uscire in televisione" e risi.

Carmela si sporse con la testa e vide il marito carponi che strofinava con la retina un gabinetto, poi rise e mi guardò, nel frattempo le allungai discretamente una mano in mezzo alle cosce e trovai una figa piena di umori; sempre più mi convincevo che Carmela provava un certo piacere nell'umiliare il marito e che forse solo la preoccupazione di accontentarmi per non perdere il lavoro non le faceva prendere iniziativa. Sta di fatto che per tutto il tempo che passammo davanti alla porta dei cessi la mia mano le esplorò entrambi i fori e il suo mordersi le labbra era la conferma di quanto pensavo.



"Salvatore alzati che devi fare una cosa"

ordinai e lui si alzò; notai che aveva ancora il cazzetto di fuori con il nastrino e la fede, non l'aveva riposto nei pantaloni e la cosa mi fece piacere. Pensai che anche a lui, cornuto e frocio, il mio trattamento doveva piacere.

"Ascoltami che ho da fare e non posso perdere tempo a spiegarti le cose, chiaro? Se capisci e bene, altrimenti lì sta la porta e ciao, intesi? Allora: Carmela ha bisogno di una rinfrescata. Guarda qua, la vedi la sborra che cola sulle gambe? La vedi? Cola dalla figa" e le alzai quei pochi centimetri di gonna, mostrandogli la farcitura che le avevo depositato poco prima, inevitabilmente vide anche le mie 2 dita che esploravano il buco della moglie estremamente dilatato. L’ afferrai per le orecchie e lo spinsi contro la figa fermandomi quando sentii il suo naso toccarmi la mano esploratrice; poi continuai: "guarda, la vedi? Sta pure sul collo e sulle tette, visto?" e mostrai le tette di Carmela completamente glassate dal servizio di Sandro scostandole la camicetta con le l’altra mano. "Allora ascoltami: pulisci tutto, lecca tutto prima con la lingua per bene e poi la lavi sotto alla doccia, chiaro?", annuì. Poi mi rivolsi a Carmela: "fatti lavare tutta che ti voglio fresca per la pausa pranzo e vedi di farti portare dei ricambi stesso stamattina, chi ci sta a casa a quest'ora? Chi può portarli?"

"ci sta mia mamma e forse...no, sta solo mia mamma"

"fatti portare qualcosa, tipo una vestaglia o un babydoll. Tua madre viene, ti consegna la roba e come e' venuta se ne va. Intesi? Ci vediamo alle 13" e li lasciai.



Alle 13 esatte iniziava la pausa mensa, io ero nel mio ufficio davanti all'armadio dell'archivio dei modelli, sistemavo dei disegni e non mi accorsi dell'ora.

Puntuale Carmela si fece annunciare da Pina ed entrò. Aveva indossato una minigonna inguinale rossa, grosso modo come una fascia elastica di neanche 15 centimetri che avvolgeva, in parte, solo il culo; sembrava una sorta di scalda collo usato come gonna, aderente e fasciante. Sopra aveva messo un top con le bretelline sottili e dei bottoncini piccoli piccoli che nulla potevano sulla grossa scollatura. Calzava gli stivali della mattina e aveva tolto il tesserino dal capezzolo per metterlo sull’orlo del top.

"don Anto', scusatemi, e' l'ora della mensa e io sto qua"

"entra, entra, che hai combinato?"

dissi tranquillo alludendo al nuovo abbigliamento e al tesserino.

"don Anto' mi dovete scusare ma mia madre non ha.."

"stop, stop, stop" interruppi le sue spiegazioni e continuai: "come ti sei permessa di toglierti il tesserino, troia ti ho autorizzato a spostarlo?"

lei capì subito e venne verso di me abbassandosi in ginocchio, spalancò la bocca e attese. Mi avvicinai e staccato il tesserino mi abbassai anch’io, rovistai in mezzo ai peli della figa e lo appuntai sul clitoride. Lei urlò di dolore, dolore e forse piacere perché restai con la mano intorno alla figa qualche momento e quando la ritrassi la trovai umida. Lei continuava a mugugnare per il dolore, mi alzai e la lascia fare. Tirò fuori il cazzo e si imboccò, attese che i mugugni diventassero silenzi di rassegnazione e poi con la bocca piena iniziò a parlare: "scusatemi don Antonio…non accadrà più…il tesserino resterà…dove voi volete…che resti. Mia madre...non ha trovato niente...nell'armadio....non sapeva dove… mettere le mani...tra le mie cose...così mi sono fatta portare...questa roba pulita...Ho fatto bene?"



Annuì e chiesi: "ti ha pulito Salvatore?" lei senza interrompere il pompino, intervallando un affondo e una frase disse: "si...mi ha pulita...come avete detto...voi. Prima...ha leccato tutto...dalle cosce...e io gliel'ho messa...in faccia...per farmi pulire...dentro, poi...e' passato alle zizze...che la sborra era più fresca...e ha leccato tutto...Don Anto'...gli ho detto di ingoiare...e quando ha finito…gli ho detto di…tornare sotto…perché mi sentivo…ancora sporca…e gli..ho pisciato…in faccia…ho fatto bene?"

era divina mentre succhiava e parlava e l'alternanza mi stava facendo un grandioso effetto alle palle e al cazzo.

"hai fatto benissimo". Lei proseguì con la stessa tecnica: una frase e una leccata, come a parlare con un gelato in mano.

"don Anto'...sapete una cosa?...forse e' come dite voi...Salvatore e' ricchione...pensate...mi puliva e si arrapava...mamma mia...come e' buono sto' cazzo vostro...e poi non so se...avete notato...ma lo tenete più grosso...di quello di mio marito...come mi piace...il cazzo vostro"

Carmela ci sapeva fare, tirava fuori il meglio di se con il cazzo in bocca: sapeva muovere la lingua, sapeva morderlo, sapeva pomparlo e sulla scelta dei tempi era perfetta. Sentirla parlare mentre sbocchinava era un’esperienza assurda.

La fermai e sfilato il cazzo dalla bocca lo appoggiai sulla sua testa con le palle a stare davanti agli occhi. Carmela si sentì disorientata e resto immobile.

“afferralo” le ordinai e lei portò le mani sulla testa bloccando il mio cazzo; io cominciai a strusciarmi e lei a muovere il capo, ne venne fuori una sorta di spagnola col cazzo in testa. Dissi: “stai sotto, vedi? Lo vedi che stai sotto?” lei annuì, aveva capito il messaggio; poi continuai “Carme’ non permetterti mai più di contraddirmi che non te la caverai sempre così. Sarai punita. Stasera a casa ti farai sculacciare da tua madre, come una troia che non è capace di fare neanche la troia. 10 colpi col cucchiaio di legno e voglio vedere i segni domani mattina, chiaro? Naturalmente le spiegherai tutto e le dirai che hai sposato un verme che ti ha messo in questi casini. Intesi?” Annuì e io mi staccai e andai a sedermi “vieni a finire il lavoro, puttana”. Da seduto la feci inginocchiare in mezzo alle mie gambe e sollevatole il top la feci riprendere a sbocchinare. Carmela iniziò subito a strusciarlo tra le tette, la cappella la sbatteva sui capezzoli e la muoveva tra il seni. Divina.

Quando capì che stavo per venire infilò tutto in gola e senza aiutarsi con le mani si fece eruttare il carico di sborra direttamente sulle tonsille. Poi fece la solita pulita alla mazza e ingoiò tutto.

Mi guardò, forse contenta della punizione perché scherzosa disse in dialetto: "comme e' bravo o' padrone mio, me fa fare pure l'aperitivo e me fa imparà l’educazione da mammà"

Ci alzammo e uscimmo dall'ufficio dirigendoci verso la stanza della mensa.



In fondo al corridoio, oltre i cessi dove Salvatore stava mangiando un panino, c'era la stanza della mensa. Cinque tavoli e una trentina di sedie, microonde e un fornello elettrico, beverino con l'acqua e televisore.

Passando davanti ai cessi mi fermai e chiamai Salvatore, ora era il suo momento.

"Salvatore vieni con me"

lasciò il panino sulla tavoletta di un water e mi seguì, più dietro c'era Carmela.

"tirati sto' cazzetto dentro e aggiustati il cartellino che ti devo presentare ai tuoi colleghi"

Salvatore eseguì sotto lo sguardo mio e della moglie: scostò le mutande e infilò il cazzo dentro con tutto il nastro e la fede, poi sistemò il cartellino dal lato della foto umiliante.

Entrai nella mensa e feci segno a loro due di aspettare fuori.

I dipendenti mi accolsero con un saluto in coro, qualcuno mi offrì il suo pranzo, altri si chiesero che ci facessi a quell'ora lì.

"state, state ragazzi, vi rubo poco tempo. Qualcuno di voi già se ne sarà accorto, qualcuno altro forse no, sicuramente chi ha usato i bagni in officina non ha visto niente. Ebbene oggi c'è un nuovo collega, nuovo per modo di dire perché già e stato da noi e non ha lasciato un buon ricordo, tutti lo conoscete. Questa persona e' il nuovo addetto alla pulizia dei cessi, il posto migliore per tenere una merda di persona di quella portata. Quindi, senza perdere tempo, vi chiederei di chiamarlo, tutti insieme, facciamo un bel coro...CORNUTONE...CORNUTONE...CORNUTONE. " man mano si unirono tutti al coro capendoci poco; servirono un altro paio di CORNUTONE, alla maniera coro da stadio e Salvatore comparve sull'uscio.

Applauso e giubilo generale. "ma e' Salvatore" "Salvato' quanto tempo, ma che fine hai fatto? Ancora non ti sei ucciso" "ue' Salvatore, la buon anima, come fai schifo. Schifo facevi e schifo fai" "olè e' tornato Salvatore, Salvatore o' cornutone. Monnezza!" e risa collettive, pacche sulle spalle e schiaffi dietro alla nuca. Salvatore percorreva la stanza assecondando l'ilarità dei colleghi con qualche sorriso e cercando le strette di mano; ricevette sberleffi e offese e gesti di corna con le dita.

"ragazzi, ragazzi, calmatevi che c'è dell'altro." attesi l'attenzione e proseguì: "insieme a Salvatore, diciamo per...per tirare un pò su il morale e non solo quello, ho deciso di assumere anche la signora di Salvatore. Quindi, comportandovi come sapete di certo fare perché vi presento la signora Carmela"

Carmela entrò subito, senza farsi acclamare e percorse grosso modo lo stesso tragitto del marito nella stanza. Per lei ci furono applausi e da subito parole di apprezzamento: "azz Carmela comme si bona" “mamma mia che puttana” “Salvatò tu non tieni una moglie, tu tieni una ditta di succhia cazzi per mogliera” "dotto' con Carmela in fabbrica ci pagate a bocchini?" "Carmela, io avanzo 50 euro, vedi quello che devi fare" Carmela si trovò in poco tempo accerchiata dai 20 suoi nuovi colleghi; partirono le prime mani, soprattutto in mezzo alle cosce dove la microgonna lasciava parecchia libertà. Il tesserino cadde e Carmela gridò per il dolore, poi fu raccolto e me lo feci consegnare. Molti colsero l'occasione di strusciarsi il pacco sul suo culo e qualcuno passò in rivista le tettone, stringendole a piene mani e dicendole "quanto sei bona".

Salvatore fu praticamente esiliato dal gruppo che, chiuso a cerchio intorno alla moglie, lo escludeva tenendolo da parte; così fu che lo raggiunsi e mettendogli un braccio intorno al collo lo trascinai verso la moglie.

"aspettate aspettate, che ci pensa Salvatore a mostrarvi la signora", poi mi rivolsi a Carmela: "sali su quel tavolo e fatti ammirare tutta; Salvato', aiutala a salire"

Salvatore ingenuo le porse la mano e si fece largo tra i colleghi raggiungendo il tavolo. Qui Carmela si fermò:"tengo la gonna, aiutami" e Salvatore provò a prenderla in braccio.

"idiota, vedi che non ci riesci, devi metterti a quattro zampe e lei ti sale sulla schiena" urlai. Salvatore con lo sguardo basso si chinò e presa posizione consenti a Carmela di usarlo come pedana. Vidi chiaramente i tacchi appuntiti entrargli nelle costole e la sua faccia assumere un'espressione di sofferenza.

Pietro, uno dei ragazzi più vivaci aiutò Carmela tenendola per le chiappe e quando questa fu al sicuro sul tavolo diede un calcio nel culo al marito che intanto si rialzava. Salvatore perse l'equilibrio e andò a sbattere con la faccia a terra.

Intanto erano partiti i coro: "ollellè ollallà faccela vede', faccela tocca'" e Carmela come su un cubo da discoteca iniziò ad ancheggiare e ballare, applaudendo e facendo più casino dei colleghi. Alla fine Salvatore riuscì a salire sul tavolo e si mise di fronte alla platea. Scese il silenzio.

"vai Salvatore, facci vedere la puttana, facci vedere come è fatta quella zoccola di tua moglie"

Salvatore sudava freddo e iniziò a balbettare qualcosa: "carissimi" fu l'esordio e seguirono risa e una sonoro pernacchia. Uno, non capii chi, gli sputò addosso. Salvatore aggiustò il tiro: "colleghi, questa e' mia moglie Carmela" e la prese per mano facendola girare di un giro completo. "44 anni, moglie e madre"

"facci vedere, che cazzo me ne frega di quanti anni tiene"

"un attimo, un attimo...queste sono le tette di mia moglie" e l'aiutò a sfilarsi il top. Le tette balzarono fuori e fecero un paio di rimbalzi per poi fermarsi. La platea era eccitatissima. "questo e' il culo di mia moglie" e girandola di spalle le sollevò quei pochi centimetri di gonna.

"salvato' e quelle 5 dita sono la mano mia" urlò un ragazzo riferendosi ai segni rossi sulle chiappe della moglie. Le risate seguirono forti. Poi Salvatore voltò ancora Carmela e alzandole la gonna dal davanti spostò il perizoma mostrandole la figa" e questa e' la sua passera". "Salvato' e quel buco largo e' opera di don Antonio, di' la verità". Salvatore imbarazzato richiuse il sipario.

Carmela lo guardo e a denti stretti gli disse: "Toto' quanto sei stronzo, fai schifo pure a mostrare tua moglie" e da sola si sfilò gonna e slip rimanendo a ballare sul tavolo solo con gli stivali.

A quel punto intervenni: "ragazzi vi piace Carmela?" "siiii" in coro e cavalcai l'onda di consenso "che dite, facciamo vedere a Carmela quanto vi piace? Forza, fuori i cazzi e fate vedere il vostro gradimento" i ragazzi restarono attoniti, poi capirono che facevo sul serio e uno ad uno tirarono fuori i loro cazzi iniziando a smanettarsi lentamente.

Ci fu qualche secondo di silenzio e ripresi il controllo della situazione, ora iniziavo il gioco che più mi piaceva: schiacciare, annullare Salvatore.

Feci segno a Carmela di scendere: "vieni, vieni a conoscerli tutti" Carmela scese con l'aiuto del marito e quando fu a terra si trovò i colleghi messi a semicerchio con i cazzi fuori dalle mutande a smanettarsi.

"avanti Salvatore, fai tu le presentazioni che li conosci tutti e voi ragazzi, quando vi presentate, dite pure la cifra dei soldi che avete prestato a sto’ coglione, così Carmela si organizza" dissi e gli indicai un lato da dove partire.

Salvatore si spostò verso il primo e Carmela lo seguì.

"Lui è Giacomo, fa il confezionamento"

"piacere Carmela" e istintivamente, cercando la mano da stringere per il saluto, lo afferrò per il cazzo e lo scappellò un paio di volte. Giacomo trasalì e disse: "e nu' bacetto non me lo dai? Io devo avere 20 euro" Carmela spostò una ciocca di capelli si chinò prendendo la cappella in bocca; seguì una bella limonata con tanto di smack finale e lasciato il cazzo si spostò oltre. Giacomo tirò fuori una penna dalle tasche e bloccata Carmela le scrisse sul culo “GIACOMO 20 EURO”

Arrivarono al secondo e Salvatore fece la presentazione: "lui e' Filippo, sta in produzione" Carmela stavolta non si fece chiedere nessun bacio e subito china limonò il secondo cazzo. Anche Filippo disse che doveva avere dei soldi dal marito e le scrisse sul culo “FILIPPO 35 EURO”. Di seguito Carmela assaggiò tutte le cappelle mentre i suoi colleghi continuavano a segarsi e a scriverle le cifre dei debiti sulle chiappe.

Notai Vittorio che era tra quelli col debito più alto: scrisse “VITTORIO 110 EURO” facendo capitare lo zero di 110 giusto nel buco del culo dove spinse forte la penna. Carmela urlò forte e lui le rispose: “così te lo ricordi meglio chi sono e quanto devo avere, che sono 4 anni che aspetto, puttana”. Carmela si rimise il cazzo di Vittorioin bocca e gli disse “sto qua apposta…dammi tempo…che ti ripago”



Quando i primi diedero segno di essere vicini all'orgasmo mi venne un'idea: "Salvatore prendi quella scodella, Carmela inginocchiati."

poi mi rivolsi ai ragazzi: "oggi e' una giornata particolare, e non sarà sempre così, intesi? Ora, man mano che state venendo, andate da Carmela, ci pensa lei, chiaro?" poi di nuovo verso di lei: "tu non ingoiare, sputa tutto nella ciotola"

il primo a farsi avanti fu Mario che appoggiando una mano sulle spalle di Salvatore e fissandolo negli occhi riversò il succo delle palle nella bocca di Carmela. Ricordai che tra i due c'erano stati degli screzi piuttosto violenti e quel fissare Salvatore mentre sborrava nella gola della moglie dava tanto l'impressione di una vendetta.

Carmela sputò e invitò un altro: "prego, chi è il prossimo, ho sete.." si fece avanti Filippo, il secondo ad essere presentato; pretese un paio di stantuffate in bocca e venne senza neanche toccarselo più dicendole “bevi, bevi puttana che è fresca di giornata”.

Salvatore, quando la moglie si girò verso di lui, le porse la ciotola e lei, guardandolo fisso con le guance gonfie di sborra, sputò il contenuto. Poi si passò la lingua sulle labbra e disse: "alla faccia tua. Ricchione puliscimi la bocca con la tua maglietta e pulisci pure a loro, che sborra saporita che tengono, è un peccato a buttarla così". Fu così che Salvatore fu costretto dalla stessa moglie ad asciugargli i rivoli di sborra che le colavano dalla bocca e a nettare i cazzi dei suoi colleghi quando avevano finito di godere.

Il tutto durò fino alle 2 meno dieci, quando tutti ebbero sborrato.

I ragazzi presero a rassettare le loro cose commentando e complimentandosi a vicenda, da lì a pochi minuti sarebbero tornati a lavorare.

Salvatore lo misi con carta e penna in mano a trascrivere gli importi leggendoli dal culo della moglie che stava a pecora per lo scopo. Ebbi modo di abbassarmi e fissarle il tesserino sulle labbra della figa; stavolta non si lamentò.

Poi dissi: "Salvatore e tu non sborri?" tutti si voltarono e lo fissarono.

"io non posso" disse sommesso.

"e perché?"

"perché tengo...tengo..."

"che hai che non puoi sborrare? Facci vedere"

Salvatore si calò i pantaloni e le mutande. Uscì un cazzo dritto e duro con il fiocco e la fede.

Ci fu una risata generale. Gli feci segno di riprendersi la ciotola e dissi: "stai bello arrapato, vero porco? Bravo, che bravo maritino che sei, la tua signora succhia 20 cazzi e tu col fiocchetto rosa ti ecciti. Bravo, sei proprio un bravo maritino frocetto, non e' vero ragazzi?" consenso generale. "hai visto quanta sborra fa produrre Carmela? Hai visto? E hai visto pure quanti debiti tieni? Si? stammi a sentire frocetto: è meglio che ti ammazzi che la vedo dura per te" lui annuì e, mentre lo fece, con un colpo improvviso sotto alla ciotola gli versai il contenuto sulla maglia. Subito fu imbrattato e bagnato del seme raccolto.

La colatura di sborra partiva dal petto e arrivava sui pantaloni e sulle scarpe. Salvatore in silenzio si sedette a terra rannicchiandosi con le gambe al petto. L'avevo vinto, l'avevo dominato, ma era solo l'inizio.

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