Alessandra e il pompino in servizio

Scritto da , il 2019-12-07, genere etero

Una leggera pioggia stava rovinando i piani di Alessandra per quel pomeriggio. Aveva appena finito di mangiare quando le squillò il telefono. Marianna non poteva uscire in servizio con lei quel pomeriggio, a causa della pioggia, non voleva ammalarsi. Le aveva mandato un messaggio whatsapp pieno di baci, scuse ed emoticons.
Era a casa da sola, suo padre era al lavoro, sua madre era andata a fare delle commissioni e non sarebbe tornata prima delle quattro.
Si era fatta la doccia. L'acqua le scendeva dai capelli alle spalle e andava a sfiorarle con delicatezza i peli della figa. Chiuse gli occhi e poggiando la schiena al muro cercò la fessura tra i peli e cominciò a masturbarsi, delicatamente, così come sanno fare le donne. Penetrava la sua passerina con forza, aggiungendo poi un secondo dito, per dare ancora più energia alla Pene trazione, come se ci fosse stato un lungo e grosso cazzo e a scoparla. Si masturbava con forza ora, penetrando la figa pelosa con grande volontà, dal piacere si morde a le labbra, finché arrivò la punta dell'orgasmo in testa.

Lei si era presa l'intera giornata libera, doveva uscire in predicazione, aveva fatto poche ore durante il mese e pensava di recuperare un po'.
Fece qualche tentativo via whatsapp, cercando una sorella a cui unirsi per il pomeriggio ma non trovò nessuna disponibile.
Sarebbe uscita da sola, non era un grosso problema, doveva finire un paio di case in una viuzza del centro, avrebbe fatto quello, contando pure il tragitto a piedi da casa a quel quartiere si potevano tranquillamente segnare due ore di servizio.
Si incamminò verso il centro del paese, non era troppo distante dalla sua abitazione. Quella leggera pioggia dava un po' fastidio ma si era coperta bene e si era portata appresso pure l'ombrello, non voleva né bagnarsi né rovinarsi i capelli. Sentiva solo un po' di fresco alle gambe, dovendo portare obbligatoriamente la gonna. Il venticello fresco le risaliva la gonna e andava a toccarle le mutandine, procurandle degli spasmi di godimento, ma era lì per altro e non doveva soffermarsi su certi pensieri.
Arrivò in centro in meno di venti minuti, era primo pomeriggio, il paese sonnecchiava ancora, non c'era un'anima viva in giro neanche a pagarla. Un paio di isolati e sarebbe arrivata in via Garibaldi, dove le mancavano giusto un paio di piccoli condomini da citofonare.
Si fermò a guardare sul telefono le note che si era scritta l'ultima volta che era stata a predicare su quel territorio.
Scorse velocemente i numeri civici che si era segnata, i primi palazzi della Via erano stati completati, aveva citofonato a tutte le famiglie, quasi nessuno aveva accettato riviste o volantini. Cancellò alcuni dei cognomi che si era memorizzata sull'applicazione del telefonino che aiutava i testimoni di geova a ricordarsi cosa facevano in servizio. Ci avrebbe pensato qualche altro fratello della sala a contattarli di nuovo.
Andò al numero 20 di via Garibaldi, il citofono era piccolo, ci vivevano solo tre famiglie.
Sembrava una palazzina benestante, poteva darsi che fossero tutti un'unica famiglia, sul citofono infatti, i cognomi riportati erano gli stessi.
Ai primi 2 non rispose nessuno, forse erano a lavoro, d'altronde erano le due e mezza del pomeriggio. Riparata da un piccolo tettuccio posto sopra il citofono, tirò fuori il telefono e segnò i cognomi e a fianco la dicitura ASSENTI. Provó a suonare l'ultimo pulsante, convinta che non avrebbe trovato nessuno pure lì.
Aspetto qualche secondo, poi una voce metallica uscì dal piccolo altoparlante del citofono.

- Chi è?
- Salve, scusi se l'ho disturbata. Mi chiamo Alessandra e sono una volontaria cristiana e...
- Alt, alt la fermo subito signorina. Non mi interessa.
- Come non le interessa? Non le ho neanche detto perché son qui...
- Vi conosco già. Testimoni di Geova?
- Si, sono una testimone di geova e volevo solo lasciarle un volantino nella cassetta della posta se me lo permette...
- Guardi, non mi interessano queste cose di religione. La ringrazio ma non mi serve. Salve.

La conversazione al citofono era ormai conclusa quando dall'altra parte, si aprì nuovamente la comunicazione e la voce metallica tornò a parlare.

- È ancora lì signorina?

Alessandra si era mossa solo di qualche centimetro per recuperare l'ombrello poggiato al muro, quindi poté rispondere.

- Si sono qui... Ma non si preoccupi stavo andando via...
- Ma no, ma no, non volevo cacciarti, tranquilla. Senti un attimo, tanto fuori piove e mi spiace che siete lì a prendervi la pioggia. Salite a bere un caffè, mi lasciate il volantino e poi tornate a fare quello che fate.
Alessandra era titubante, la voce era quella di un uomo, e poi era sola, in questi casi consigliano di essere prudenti e di non dare eccessiva confidenza. In effetti però fuori pioveva e l'acqua non accennava a fermarsi. Una piccola sosta al caldo e all'asciutto non le avrebbe fatto male.
Decise di accettare e di affetto3a rispondere.

- OK signor...
-... Francesco. Mi chiamo Francesco.
- bene signor Francesco, sono da sola, non sono in due come facciamo di solito in servizio. Se a lei va bene salgo.
- Assolutamente. Sali pure. Ti riposi un attimo almeno. Ti apro la porta. Terzo piano.

Alessandra si affrettò a chiudere la borsetta ed entrò. Sslì le scale velocemente, la porta dell'abitazione drl signor Francesco era già aperta e lui la stava aspettando all'ingresso.
Le fece gesto di entrare, accompagnato da un rassicurante sorriso.

- Entra pure, non ti mangio, tranquilla.
Alessandra ringraziò. L'appartamento era molto ben arredato, signorile e moderno allo stesso tempo. Il signor Francesco non era così vecchio da come se lo immaginava per citofono.
La accompagnò nel grande soggiorno e la invitò a mettersi comoda sul divano. Era un bel ragazzo sui 40anni, barba lunga e incolta. Doveva essere una persona sportiva, aveva un corpo atletico, lo si notava dai muscoli appena accennati che facevano fatica a contendersi nella camicia. Alessandra lo squadró da capo a piedi. Era un bel ragazzo davvero, e soffermano gli occhi a metà del corpo notò un grosso rigonfiamento all'altezza del cazzo. Si, questo tipo doveva aver davvero un grosso e lungo cazzo. E lei aveva sempre in testa quel pensiero fisso. Il cazzo.
Alessandra si levò il giubbettino, era tutto bagnato, Francesco lo appoggiò allo schienale di una sedia, poi presa un'altra sedia si mise davanti ad Alessandra.
Era veramente una bella ragazza, notò. Il viso era gentile e semplice, non troppo truccato, il corpo perfettamente sensuale seppur nascosto da un vestito casto e dignitoso, la camicia lasciava immaginare le punte dei seni e la gonna sotto il ginocchio faceva desiderare di toccare quelle belle gambe snelle.

- generalmente non faccio entrare voi testimoni di geova in casa. Sono ateo, non mi occupo di religione. Mi dispiaceva lasciarti fuori a prendere acqua però. Hai detto che ti chiami?
- Alessandra... Ti ringrazio per avermi fatta salire....
- figurati. Non sono religioso ma non mi va di passare per cafone. Ecco, non mi va di parlare di bibbia ma se vuoi possiamo fare due chiacchiere.

Alessandra non sapeva come comportarsi. Era leggermente imbarazzata. Non riusciva a capire se lui ci stesse provando o se fosse solo una persona gentile.
Cercò di conoscere un po' meglio quel premuroso padrone di casa.

- Posso darti del tu Francesco?
- ma certo Alessandra.
- ma se posso chiedertelo... Che lavoro fai?

Francesco sorrise un po' imbarazzato, si grattò i capelli e la barba, non sapeva come rispondere... Poi prese la parola.
- Il lavoro che faccio mi sa che va contro a tutte le cose in cui credi Alessandra... Mi occupo di pornografia, tranquilla però non ti ho fatta salire per questo .

Alessandra era diventata rossa, ma improvvisamente le era passato l'imbarazzo, forse avrebbe potuto essere sin da subito più naturale avendo Francesco spezzato il ghiaccio con questa rivelazione.

- tranquillo Francesco, non mi scandalizzo. Ho 20 anni. So che certe cose ci sono.
- beh, non è un mestiere molto comune.
- esattamente cosa fai?
- come sei curiosa.
- non ho mai conosciuto nessuno... Nel tuo settore!

Scoppiarono a ridere divertiti entrambi.

- Io faccio il regista. Ma non lavoro qui in Italia. Dirigo i film all'estero. Ogni tanto tra un lavoro e l'altro torno qui a casa. È un caso che mi hai trovato.
- sarà stato il destino, chissà.. O forse gli angeli mi han guidata da te... È curioso come incontro.
- beh Alessandra, non so se altro della tua comunità sarebbero rimasti sapendo il mio lavoro. Tu sembri diversa. Hai lo sguardo sveglio. A proposito, che lavoro fai tu?

Alessandra era arrossita per il complimento.
- Lavoricchio, in nero, giusto per mantenermi qualche spesa. Vivo ancora con i miei.
- capisco... Sei ancora giovane, riuscirai a trovare il tuo spazio nel mondo prima o poi...
- Però avrei voluto fare un lavoro a contatto con la moda o in TV.
- sei una bella ragazza, se posso permettermi... Potresti ancora farcela.
- ho un profilo instagram. Se vuoi ti faccio vedere le foto.

Francesco annuì. Alessandra aprì la sua pagina instagram e fece vedere le foto a Francesco che gli fece il segno dell'Ok col pollice, aveva gradito le foto e la guardava con interesse. Anche Alessandra era interessata a Francesco, notava un certo feeling. I loro occhi si incontravano. Forse da parte di entrambi avrebbero potuto unirsi pure i loro corpi. Lui aveva voglia di spogliarla e far l'amore ma non poteva essere così esplicito, lei già nei suoi pensieri sentiva quel bel cazzone entrare nella figa, nella bocca, magari nel culo. Aveva voglia di farsi sfondare e sborrare per bene anche quel giorno.
Fu Alessandra a interrompere il piccolo momento di imbarazzo che si era creato.

- quindi fai cinema porno Francesco?
- eh si...
- ma sei famoso?
-... Beh, nel mio ambiente si.
- si guadagna bene? Dico, facendo i porno?
- come vedi non me la passo male.

Alessandra stava riflettendo. Da ormai un bel po' di tempo aveva una doppia vita. Alla vita da integerrima sorella aveva affiancato quella di puttanella.
Succhiava cazzi a suo padre e ad altri uomini, non poteva fingere a vita di essere una santarellina. Anzi, la vita da santarellina si era rivelata proprio una noia.
- come mai ti interessa sapere se si guadagna bene?
- così... Curiosità...
- saresti interessata?

Alessandra si morse un labbro. Non sapeva se rivelarsi come esperta bocchinara o fingere santità. Francesco prese di nuovo la parola.

- te lo chiedo perché sei carina e avresti modo di lavorare nel campo. Però serve esperienza o comunque, serve non aver paura del sesso... So che fra voi testimoni di geova il sesso è vietato prima del matrimonio...
- interessata no... Ma incuriosita si...
- posso farti una domanda Alessandra?
- dimmi...
- hai mai baciato un ragazzo?
- si...
- hai mai fatto altro?

Ci fu un attimo di esitazione da parte di Alessandra, ma il gioco iniziava a piacerle.

- cosa intendi per altro?
- sesso orale, penetrazione, masturbazione.

Alessandra guardò negli occhi Francesco, si alzò dal divano e si mise proprio davanti a lui. Si legò i capelli con un elastico e si inginocchiò. Francesco rimase seduto sulla sedia, non poteva credere ai propri occhi ma era ben felice di quel che stava per accadere. Già mentalmente si stava preparando e lei era decisa a fargli vedere quanto era porca, non solo la finta santarellina che aveva suonato al citofono per parlare di bibbia.
- ora ti do risposta alle tue domande...

Mise la mano sulla patta dei pantaloni di lui. Al contatto gli era già diventato duro. Alessandra slacció la cintura dai pantaloni di lui e tirò giù la zip. Si avvicinò alle mutande e respiró profondamente l'odore di cazzo che il piselli enorme di Francesco emanava. Puzzava proprio di cazzo, ma a lei piaceva troppo l'odore forte del cazzo, anche l'odore di sporco la e citava, come quando si era fatta lisciare in bocca da suo padre. Più c'erano forti odori più lei si è citava Baciò le mutande, proprio dove la punta del cazzo iniziava a diventare sempre più grande. Lo tirò poi fuori con le mani e iniziò a masturbarlo. Francesco era in estasi. Non si aspettava quella Sega, quella situazione, ma lo stava eccitando un botto. Lei continuava a segnarlo mentre lui a stento tratteneva un violento orgasmo.
Si alzò in piedi e anche per Alessandra la posizione ora era molto più comoda. Sempre da inginocchiata abbassò i pantaloni di Francesco e gli prese il cazzo in bocca, fino alla gola.

Lui la lasciava fare, era davvero un pompino delizioso. Più lei Succhiava e più lui godeva. La bocca andava avanti e indietro con maestria, il cazzo era bello duro e la saliva di Alessandra lo aveva inumidito per bene. Lui allora le prese la testa e la spinse sempre più sul suo cazzo, voleva farla affogare di sborra.
Alessandra riusciva a far stare tutto il cazzo eretto bella sua bocca, era una regina della gola profonda. Rimaneva in apnea qualche secondo poi tornava a respirare e succhiare con più foga e voglia di prima, resistendo all'istinto naturale di vomitare, contrastando pure la tosse per la saliva che mista ai liquidi del cazzo le andavano di traverso.
Lui le riempì la bocca, era uscita una sborrata pazzesca. Lo sperma biancastro le usciva pure dal naso e le colava ai lati della bocca.

- ti basta come risposta? Disse Alessandra maliziosa raccogliendo con le dita la sborra rimasta ai lati della bocca.

Francesco si rimise i pantaloni. Era eccitato e felice di aver trovato in Alessandra una nuova promettente attrice porno, se lei avesse accettato.

Alessandra si era messa in ordine, aveva preso la borsetta e il giubbotto ed era pronta a tornare in servizio.
Lui la guardava ammirato. Era bellissima. Si avvicinò e le accarezzò i capelli. E baciò la fronte e lei arrossì.

- mi è piaciuto come hai spompinato Alessandra...
- anche a me Francesco...
- ci rivedremo?
- se tu vuoi... Torno a farti visita...
- ho voglia Alessandra...
- anche io Francesco...
- la prossima volta prima della sborra ti faccio bere un caffè, che te l ho promesso ma poi abbiamo fatto tutto tranne che il caffè...
- tranquillo Francesco... Preferisco bere la sborra... Mi piace più del caffè... Ora vado... Ti lascio il mio numero e ci sentiamo...

Alessandra salutò Francesco e tornò in predicazione. Guardò il cielo, aveva smesso di piovere. Prese l'ombrello e si allontanò, sorridendo. Aveva ancora il sapore dello sperma salato in bocca.
Quella sarebbe stata la sua vita d'ora in poi. Il suo desiderio era farsi sfondare di cazzi non passare i pomeriggi a suonare i citofoni...

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