La topina della sua Padrona

Scritto da , il 2019-07-15, genere dominazione

Siamo già a giovedì e non la sento da troppo tempo, l'ultima volta che ci siamo viste, domenica, se n'è andata via con la ragazza di turno, ma di solito chiama presto, non resiste senza di me. Così io ho immobilizzato la mia vita per lei; da due giorni ormai sono in attesa che lei mi cerchi, non vuole che io le telefoni quindi mi resta solo da aspettare. Mentre aspetto fumo un po' e leggo un nuovo libro che mi ha regalato, sono le cinque passate e ancora nessuna chiamata, so già che anche oggi resterà in me questo vuoto. Ceno velocemente al bar sotto casa e poi vado a letto, è inutile stare sveglia con quest'angoscia che mi divora lo stomaco, ho bisogno di lei, lo sa, ma non le interessa. Sono le tre e mezza di notte e sento il telefono squillare, corro, è lei.
Non si dilunga molto "Domani vieni alle quattro davanti alla stazione che sono a piedi" dice molto frettolosamente, aspetta a stento la mia risposta e riaggancia.
Passo il resto della notte a girarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno, verso le sei poi crollo. Quando mi risveglio passo un paio d'ore a sistemarmi per essere perfetta per lei, mangio un'insalata leggera e alle 3 e mezza esco di casa.
Sono davanti alla stazione che aspetto, cerco di leggere un nuovo capitolo ma non ho la giusta concentrazione, la mia testa è altrove: pensa a quando finalmente la potrò toccare.
Eccola! Sta scendendo i gradini dell'uscita, si guarda in giro mi vede e viene da me con un sorriso caloroso.
"Ciao bellissima, come stai?" mi da un bacetto sulla guancia e indica le sue valige.
la saluto e inizio a caricare i bagagli mentre lei sale in macchina, la raggiungo e le chiedo dove è stata, risponde che era a Mantova per un viaggio di lavoro.
Ovviamente a me non aveva nemmeno accennato di questo viaggio, ci frequentiamo da quattro anni ma lei non tiene minimamente conto di come possa sentirmi io. In tanti mi hanno detto di lasciar perdere di cercare qualcun'altro ma nessuno può darmi quello che mi da lei, così mi adeguo e lascio stare.
"Andiamo a casa tua" mi dice.
A questo punto capisco che non voleva un semplice passaggio ma aspira ad altro, quando arriviamo mi prende per mano e mi porta su in casa. Ci mettiamo sedute, beviamo una birra e mi racconta di cosa ha fatto a Mantova. Mentre parliamo sono impaziente, lei lo sa, ma m'ignora e continua a parlare. Poi all'improvviso si alza in piedi mi si avvicina e mi accarezza la testa, con un movimento deciso mi afferra per i capelli, mi fa mettere la faccia sul pavimento.
"Dammi questo culo!" dice mentre con l'altra mano affonda le unghie nelle mie mele, io subito lo alzo bene come piace a lei, che alza il vestito e lo lascia coperto solo dal misero perizoma che mi ha regalato per natale.
"Mh... così va bene" intanto si diverte a farmi fremere accarezzandomi qua e là, passando per il buchetto. Poi sento la mano che accarezza una mela, si ferma, si alza e BAM.. questa era forte, subito dopo sull'altra.. mi accarezza di nuovo e altre due BaM-BAM.
cerco in tutti i modi di stare ferma ma non ci riesco, mi allungo sul pavimento e lei lo sento si immobilizza.
"vai in camera!" e mi da una pedata nel mezzo, proprio sulla patata, il dolore non è poco e io velocemente inizio a gattonare verso la camera.
mi fa stendere supina sul letto mi lega strette le caviglie e i ginocchi con del nastro adesivo, poi le ferma alla rete del letto, mi dice " Conta" ed inizia a sculacciarmi per bene, le pacche erano meno forti di quelle che mi aveva dato nel salotto, ma erano a raffica, così all'undicesima persi il conto. Lei iniziò da capo e stavolta riuscii a contarle tutte e venti. Il culetto mi bruciava tantissimo, e mi usciva anche qualche lacrima ma a lei non importava.
Mi slegò da letto e fece alzare in piedi sempre con caviglie e ginocchia legate, prese due pinze di ferro che aveva nella borsa e le attaccò ai miei capezzoli, poi mi fece inginocchiare si spogliò e mi fece leccare il suo fiore, rovistavo dentro di lei con la lingua e la sentivo gemere sopra di me, quando ne ebbe abbastanza si alzò, con me sempre in ginocchio, prese le pinze sui miei capezzoli, tirò in alto e poi lasciò cadere le mie tette un paio di volte, poi tirò di scatto e io urlai. Dopo si allontanò, frugò di nuovo nella borsa senza tirare fuori niente e mi posizionò sul letto con il culetto alzato e la testa bassa, come piaceva a lei, la mia patata era esposta, era in bella mostra per lei, ma lei si rifugiò nel bagno dove non potevo vederla, sentii aprire la porta, era tornata. Mi si avvicinò e mi sfiorò la fica, l'aprì bene con entrambe le mani, poi sentii qualcosa entrare dentro di me e i suoi fianchi sulle mie gambe e prese a fare avanti e indietro con spinte decise. All'inizio il dolore era tanto, tutto bruciava, ma piano piano ci presi gusto ed iniziai a muovermi, lei per un po mi lasciò fare, poi si buttò sopra di me quasi per schiacciarmi e mi morse la schiena mentre con il pene di gomma spingeva sempre di più. La mia fica gocciolava come non mai ma lei decise di smettere, mi slegò le gambe e mi fece rimettere nella solita posizione, si infilò un paio di guanti e infilò un dito nel mio buchetto subito saltai e allungai la mano per toccarmi, come sempre alla fine mi lasciava fare, ma stavolta mi disse " NO! Non siamo ancora alla fine".
Prese del lubrificante e piano piano mise il secondo ed il terzo dito, io fremevo la sensazione era strana ma piacevole, quando inserì il quarto iniziai a sentir tirare ovunque ma lei continuava, girava, spingeva, allargava le dita, e così in un momento in cui mi ero rilassata infilò anche il pollice e spinse. Era tutta dentro di me, sentii una fitta lancinante mi strinsi le caviglie con le mani per cercare di stare ferma. lei continuò un'altro po'. Poi si girò e mi disse prego, così iniziai con un dito nel culetto e lei subito con la mano cominciò a toccarsi.. il suo buchino s'allargo quasi subito così andai con il secondo e dopo poco misi anche il terzo in quel momento la mia padrona si afflosciò, la sentii stringersi intorno a me, e capii di aver fatto il mio lavoro.
Lei si diede una lavata si rivestì e mi chiese di riportarla a casa.
l'accompagnai, mi fermai a comprare la cena al ristorante cinese, tornai a casa e mi addormentai pensando a quando mi avrebbe richiamata.

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