Tuo padre russa cap.1

Scritto da , il 2019-06-17, genere incesti

Mi chiamo Guido, ho trent'anni e vivo in una città del nord.
Mi sono da poco laureato in medicina, e sto facendo la gavetta, guardie mediche e pronto soccorso e,da ultimo arrivato, mi toccano sempre turni di notte: non rientro mai prima delle tre di mattina.

E' proprio una di queste volte che rientrando a casa ho una sorpresa.
Da un paio di anni vivo da solo, si fa per dire, perché in realtà i miei hanno comprato il piccolo bilocale sopra
il loro appartamento facendo un foro nel soffitto e collegandoli con una scala a chiocciola. Ci vivo da solo, anche perchè mia sorella Serena, più vecchia di me di 9 anni, è sposata da tempo.
Quindi ho il mio appartamentino, ma è un po' come se fossi ancora in casa. Mio padre non sale mai:
ha problemi ad una gamba e gira col bastone, mentre mia madre va e viene come se fossero altre stanze di casa sua.

Insomma entro, bevo qualcosa, mi faccio la doccia ed entro in camera da letto con addosso solo un paio di boxer.
E lì nella semioscurità vedo che nel mio letto ad una piazza e mezzo, c'è mia madre.

Mi fermo, stupito ed indeciso sul da farsi, quando lei che mi ha sentito entrare, si gira verso di me e dice:
"Scusa Guido, sono salita qui perchè non riuscivo proprio a dormire, tuo padre russa talmente forte... e non c'è
modo di farlo smettere...ora me ne vado e ti lascio dormire".

Si alza scostando le coperte, indossa una normalissima camicia da notte di colore chiaro, senza nessuna pretesa,
ma non posso fare a meno di notare che è carina, con quell'aria assonnata e quell'espressione come di chi è stato preso con le mani nella marmellata.

Intendiamoci, mia madre è una donna normalissima, non una bomba sexy:
ha una sessantina d'anni, piccola, minuta, capelli corti scuri, una pelle chiarissima, occhi scuri.
Il tipo di donna che non si fa notare troppo, anche se il viso è bello, ed il seno è piuttosto pronunciato per
il suo corpo minuto.
Si veste senza troppe stranezze, molto spesso con una gonna sotto le ginocchia ed una camicetta. Ho sempre guardato con piacere le sue mani, magre, con dita lunghe, il sottile rilievo delle vene, e le unghie laccate di rosso.

Senza pensarci troppo le rispondo: "Ma no resta pure mamma, se ci rannicchiamo un po' ci stiamo tutti e due".

Lei sorride e si gira dall'altra parte, cercando di farmi posto.
Io entro nel letto e già dopo qualche secondo sono pentito: lei sarà anche una donnina, penso, ma io sono decisamente di un'altra taglia e lo spazio è poco.
Cerco di sistemarmi come posso ed è inevitabile che mi avvicini a lei.

"Come sei freddo Guido, vieni, scaldati un po'", mi dice, e dicendo così inarca la schiena spingendo il sedere verso di me.

Il contatto non mi dispiace, in effetti ho un po' freddo e ci sto volentieri. Libero la testa, come faccio sempre quando voglio dormire, lasciando scorrere i pensieri. Cerco di dimenticare le miserie della vita ospedaliera e non posso fare a meno di ripensare a quell'infermiera bionda con cui ho lavorato tutta la sera, così attraente anche con gli abiti da ospedale: si capiva che sotto non aveva niente e le tette le ballonzolavano sotto la giacca, per non parlare del culo, che con i pantaloni bianchi lasciava intendere perfettamente il tanga che indossava e...

Cazzo! Ho un'erezione! e praticamente contro il culo di mia mamma!! Ce l'ho duro come il marmo, e mi sento nei guai.
Cerco di spostarmi, allontanandomi un poco, ma lei spinge i fianchi di nuovo contro di me, rendendo vano il mio tentativo.

Ci provo di nuovo, ma il letto, dietro le mie spalle è praticamente finito, non c'è modo di allontanarmi di più.

E' una sensazione strana, da un lato mi vergogno a morte, mi sento in colpa, temo di fare una figuraccia, dall'altro
la consapevolezza di quello che sta succedendo mi eccita ancora di più. La mia erezione, se possibile, aumenta ancora e il cazzo sussulta con movimenti che sono involontari ma che ho il terrore che lei percepisca.
Sto impazzendo di eccitazione.

Ma lei non si muove di un millimetro, il suo respiro quasi non si sente, che stia dormendo?

All'improvviso mi aggrappo a questa possibilità: si, sicuramente dorme, non se ne è accorta, sono salvo!

Ma il cazzo non mi da tregua, pulsa, sussulta e nella testa ormai è entrata la libidine di avere il cazzo appoggiato al culo di mia mamma.

Questo pensiero diventa predominante e assieme alla convinzione che lei sia addormentata mi fa perdere il controllo:
con delicatezza lo spingo in avanti, lo faccio aderire alle sue natiche, lo appoggio e lo premo e poi mi scosto per poi tornare lì con una pressione maggiore. Ho perso completamente la testa ora! Sto ormai premendole il cazzo contro il culo masturbandomi.
Ora non sono più altre donne che mi ispirano: è lei, le sue gambe snelle e naturalmente prive di
peli, che ho guardato distrattamente l'estate scorsa, il culetto sodo che era davanti ai miei occhi quella volta che aveva i jeans, i tentativi che facevo da adolescente di guardarle sotto la gonna senza che lei se ne rendesse conto, le sue tette, quando eravamo al mare, un po' strizzate dentro al bikini ...

Non posso più fermarmi adesso, anche senza premere contro di lei, sto venendo ed è una strana sensazione: liberazione, senso di colpa, desiderio. Un'eiaculazione improvvisa, copiosa ed inarrestabile, tanti movimenti spasmodici, ognuno come una esplosione. Il cazzo che pulsa anche dopo, non riesce a fermarsi, è come una scossa inarrestabile.

Sono venuto dentro ai boxer allagandoli; all'improvviso mi viene il pensiero di avere bagnato anche lei, che sembra non aver fatto una piega, non si muove, immobile. Sarà addormentata? prego che sia così, cercando per quanto mi sia possibile di non fare aderire più i miei boxer bagnati al suo sedere.

A poco a poco mi calmo, anche la mia erezione termina, nessuno dei due fa il minimo movimento e lentamente sprofondo nel sonno. Dormo, profondamente, senza più nessuna consapevolezza.

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Mi sveglia la luce, in tarda mattinata, e giusto il tempo di ragionare ed il ricordo di quanto accaduto mi sconvolge.
Provo vergogna, non so come farò a guardarla in faccia, ma nello stesso tempo mi sento eccitato ripensando al suo culo, così piccolo ma accogliente, l'odore dei suoi capelli, della sua pelle.

Mi alzo, e come faccio ogni mattina, scendo di sotto per prendere un caffè: la casa è silenziosa e vuota; meno male, almeno non devo affrontare lo sguardo di mia madre.

Il resto della giornata passa velocemente tra un po' di studio, il pranzo, ed un salto in Università dove sto facendo la specialità. In ospedale poi il lavoro mi assorbe completamente con il suo ritmo frenetico, non ho tempo di pensare
ad altro.

Rientro a casa verso le tre, e metodicamente faccio le solite cose: uno spuntino, la doccia; entro in camera senza particolari pensieri ed il letto è ancora occupato, lei è lì, questa volta deve essere addormentata, perchè non accenna nè movimenti
nè parole.

Mi è impossibile non pensare a quello che è successo ieri notte, mi sento improvvisamente eccitato, non fisicamente no, mamentalmente, sto pensando al suo corpo caldo lì, nel mio letto.

Scosto piano le coperte per entrare nel letto e vedo che non indossa la stessa camicia da notte di ieri sera: questa è più corta, e nel sonno è anche risalita lungo le gambe. E' di un pallido giallo, un po' trasparente, si vedono le mutande bianche.
Lei è girata dall'altra parte, come ieri notte, il suo sedere è verso di me.

Mi sistemo, per forza di cose vicino a lei, e questa volta è diverso, non è casuale, mi sento si imbarazzato ma anche consapevole di quello che voglio. Indosso solo i boxer.
Non posso fare a meno di pensare al suo sedere contro cui sono appoggiato, la mia erezione è immediata e svergognata.
Premo contro di lei, dapprima leggermente, poi sempre più forte, aderisco alle sue natiche, trovo posto nella fessura che le divide.

Non mi controllo più, premo con forza so che sto per venire: e all'improvviso senza il minimo segnale che lei fosse sveglia,
sento il suo braccio sinistro muoversi.
Mi blocco immediatamente, mi sento morire dalla vergogna ma anche dall'eccitazione, con il cazzo che pulsa come di vita sua, indipendente dalla mia volontà.

E' un attimo, la sua mano arriva contro la mia pancia, si infila quanto basta sotto l'elastico dei miei boxer e si appoggia al cazzo, o meglio aderisce, assumendo una forma a conchiglia. Non stringe, ma preme delicatamente, e comincia a fare giù e su, e ogni volta che va giù sento le sue dita sfiorarmi lo scroto, quasi timidamente. Quando torna sù è il palmo che massaggia gli
ultimi centimetri della mia erezione.

Penso in un lampo alle sue mani, splendide, laccate di rosso e vengo, proprio mentre la sua mano è in basso; più che venire esplodo in una serie di convulsioni che la sua mano, risalita accoglie con il palmo, con l'incavo della mano a raccogliere il mio sperma che, getto dopo getto esce; la sua mano non riesce però a contenerlo tutto, almeno un paio di getti sono usciti
dai boxer semiaperti dal suo braccio e sono finiti contro il suo sedere, certamente bagnando.

Il mio respiro lentamente torna normale; lei non si è mossa e la sua mano è ancora una piccola coppa piena del mio seme;
non so che fare: zitto e immobile, senza alcun coraggio, aspetto che succeda qualcosa.

Lentamente, ma senza incertezze estrae la mano, ruota il braccio e torna alla posizione di prima, deve avere la mano non troppo lontana dal viso mi sembra.

Lei non sembra fare nulla il suo respiro è regolare e anche il mio si è ormai calmato. Piano piano riesco a rilassarmi, l'appagamento fisico mi lascia senza pensieri e lentamente mi addormento.


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Mi sveglio a mattino avanzato, e un pensiero mi tormenta da subito: è realmente successo? sono stato masturbato da mia mamma? le ho riempito la mano di sperma? le ho bagnato il sedere?
Mi sollevo e mi guardo in giro: il lenzuolo dalla parte dove era lei è macchiato, si vede chiaramente. Anche il mio boxer mostra chiari segni della mia imponente eiaculazione. Faccio una doccia sperando di schiarirmi un po' le idee.

Scendo, e la trovo in cucina. Mi saluta a malapena e mi dice in tono assente che se voglio c'è il caffè. Me lo verso e mi siedo
a berlo. Siamo entrambi imbarazzati, non sappiamo che dire; però quando posso, cercando di non farmi vedere, la guardo:
è quella di sempre, una gonna senza pretese, un grembiule perchè sta cucinando, è in ciabatte: il mio sguardo è diverso,
la guardo con desiderio adesso, guardo le sue mani e ripenso alla loro dolcezza su di me.
Guardo il suo sedere e cerco di immaginarlo nudo contro il mio cazzo; guardo le sue gambe e penso a come devono essere più su, sotto la gonna.

Sento che mi sto eccitando e distolgo lo sguardo, fisso qualcosa fuori dalla finestra: ora però, lo avverto chiaramente,
è lei che mi guarda, sento il suo sguardo su di me, anche se poi girando di nuovo la testa verso di lei lo distoglie,
non vuole farmi vedere che mi guarda.

All'improvviso, con la voce un po' strozzata, mi ricorda che devo trasferire dal box alla cantina i cartoni di vino che mio padre si è fatto consegnare. La tensione si allenta un poco, io annuisco e me ne vado.

Anche questa giornata passa velocemente tra i soliti impegni, ma il pensiero di lei non mi abbandona, non so cosa fare ma allo stesso tempo voglio fare qualcosa, di nuovo.

Rientrato in casa, faccio quasi con furia la doccia e nudo questa volta e già in erezione mi infilo delicatamente nel letto.
Lei è lì, immobile e come sempre girata dall'altra parte, non dà segno di essersi accorta del mio arrivo.
Scostando le coperte nella semioscurità vedo la sua camicia da notte, bianca, corta, trasparente: si capisce subito che sotto non ha niente.
E' un attimo, perdo completamente la testa e sto per accarezzarle il sedere quando invece è lei che solleva il braccio sinistro.

Appoggia la mano sui miei fianchi e la mano ha come un fremito, si è accorta che sono nudo. E' lei allora che mi accarezza i fianchi ed il sedere, come ad esplorarmi, poi viene davanti con la mano, mi accarezza la pancia, scende verso la coscia poi, con infinita dolcezza mi sfiora i testicoli, sembra giocare con i miei peli.
Questa volta non mi preme la mano a conchiglia contro il cazzo, ma lo impugna, lo stringe con la sua mano che è così piccola sul mio cazzo durissimo.

Lo impugna con forza, lo stringe e lo molla, ripetutamente, a lungo. Sento il suo respiro che ha accelerato, come del resto il mio.

Lo tiene stretto adesso e fa su e giù, con movimenti lenti e lunghi, che ogni tanto accelerano per poi rallentare. Va avanti così e io mi sento morire di piacere.
Non ragiono, con il braccio sinistro riesco a districarmi, lo sollevo e lo porto sulle sue cosce che sono nude, perchè la camicia da notte si è arrotolata. Che pelle splendida, liscia, morbidissima, la immagino bianchissima, perchè mia mamma non piglia quasi mai il sole. La sua mano adesso è letteralmente la padrona del mio cazzo: lo impugna con forza e lo massaggia sue giù con vigore, quando scende lo fa fino in fondo, fino a quando la mia pelle lo permette.

Non riesco più a trattenermi, la mia mano risale l'interno delle sue cosce e si posa con possesso sulla sua pancia, leggermente prominente, morbidissima come di gomma: le mie carezze scendono a vellicare i primi peli: la sento fare come un sospiro, un inspirazione profonda e lunga. Gioco adesso con il suo pelo, é folto e mi faccio strada delicatamente con i polpastrelli,
a volte con movimenti circolari a volte picchiettando un poco. Le piace.

Me ne accorgo dal respiro, ora più grosso, dal fremito del suo culetto, dalla mano che me lo impugna come uno scettro. Piano
piano il mio dito medio ha raggiunto il clitoride, lo sfiora, causandole un brivido improvviso, che la scuote e le fa perdere attenzione nella sua azione sul mio cazzo: è eccitata e segue solo quello che fa il mio dito, si è come dimenticata di quello che la sua mano mi stava facendo.
Accarezzo delicatamente con il dito il grilletto, è una carezza leggerissima che le faccio solo con il polpastrello, ma sento che sta impazzendo, muove un poco il bacino, come a venirmi incontro, ma io ogni volta che lei spinge in avanti, allento la pressione, voglio farla impazzire.

Ora scendo con il dito, raggiungo le labbra e le sfioro appena, le esploro: un suono leggero le esce, "mmm" ma è come se lo facesse nel sonno, inconsapevolmente.
Il dito si muove sulle sue labbra e attorno, ne delinea i contorni, per poi tornare poco più in basso e al centro: all'improvviso il dito si bagna! Mia mamma si sta bagnando! Il solo pensiero mi fa fremere il cazzo nella sua mano.

Il mio dito è bagnato, scivoloso, quasi di olio e torna alle labbra bagnandosi ancora di più: risale portando il liquido sul clitoride, accarezzandolo e bagnandolo; inizio così un giù e su, vado giù, prelevo col dito un po'
del suo liquido, e torno sul clitoride, bagnandolo e rendendolo sempre più scivoloso. Giù e su, giù e su: il clitoride, da principio solo un bottoncino seminascosto, è uscito, sporge un poco, ben delineato.

Il suo respiro, e forse anche il mio, è ora affannoso e il suo "mmm" è continuo, interrotto solo per inspirare, sento che sta per venire e torno ad accarezzarle la vagina che ora è aperta, turgida e bagnata: questa volta il mio dito la penetra e proprio mentre la penetro più in profondità lei lascia andare il mio cazzo e preme la mano contro la mia, come a chiederle di non lasciarla proprio ora e viene: viene spingendo la mano contro la mia ed il sedere contro di me, con il mio cazzo che si appoggia tra le sue natiche, trovandone subito il centro; viene, con un verso che inizia con "mmm" per poi terminare in un
"oooohhhhhhh" lungo, rauco fortunatamente poco rumoroso ma intensissimo, un suono che viene da dentro.

Nel sentirlo vengo anche io, con il cazzo annidato tra le sue natiche, schizzando getto dopo getto sul suo coccige e oltre,
pensando alle sue labbra così aperte e così scivolose sotto il mio dito.

Quando ci ritorna il fiato, lei si solleva, mi scavalca scendendo dal letto, si abbassa la camicia da notte, mi fa una carezza tra i capelli e senza una parola se ne va.

Spossato, quasi subito mi addormento.


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Al mattino, il mio atteggiamento è diverso dai giorni precedenti, non scendo per vedere se ce l'ha con me, scendo per vederla.
La trovo, come sempre, indaffarata nelle faccende di casa; però mi saluta normalmente, quasi con un mezzo sorriso.
Mentre bevo il caffè la guardo: non ha il soliti abiti da casa, è vestita con una gonna blu, larga, un po' stile anni '60 ed una
camicetta azzurrina; non posso non guardarle le gambe, sottili e bianchissime, un paio di sandali blu. E' veramente carina,
si è anche truccata gli occhi e ha un tenue rossetto sulle labbra. Si è fatta bella, penso, forse perchè è contenta.
Tuttavia il suo comportamento nei miei confronti è sempre il solito, la mamma di sempre.
Solo un leggero imbarazzo, una specie di "trattenersi" che di solito non ha, lascia intuire, che qualcosa è successo, altrimenti sarebbe tutto come al solito;
anche a pranzo, con mio padre che è rientrato, la situazione è quella di sempre, lui che parla, parla e lei che interviene
ogni tanto.

Inutile che vi dica a cosa ho pensato tutto quel giorno e quella sera, attendendo impaziente di rientrare in casa e trovarla
nel mio letto, questa volta consapevole e complice di ciò che avremmo poi fatto.

Che delusione trovare il letto vuoto e come appena rifatto; ci metto un bel po' a metabolizzare le cosa, prima giro per la casa
in cerca di lei, poi silenziosamente scendo, non so bene per fare cosa, e non trovandola da nessuna parte, mi soffermo davanti alla porta della loro camera da cui proviene il russare intenso di mio padre.

Me ne torno a letto, e dopo essermi masturbato furiosamente mi addormento incazzato.

I successivi sette giorni sono la ripetizione di quest'ultimo, niente! E quando la vedo, non posso dire che sia furiosa con me ma certo è molto sfuggente, soprattutto nei momenti in cui siamo soli. Tuttavia noto cose nuove nel suo comportamento o nel suo modo di vestire: veste meglio, anche quando è in casa, abbandonando certe tenute improbabili che usava prima facendo le faccende.
Ha sempre una gonna, ma indossa le calze, velate ed in tinta, non porta più le orrende ciabatte da casa di prima, ma delle ballerine leggere; e mi sembra anche che cammini diversamente, con un certo portamento.

Poi una notte, dopo l'ennesima e ormai scontata delusione di trovare il letto vuoto, sono lì, completamente nudo ed eccitato che ripenso all'ultima volta, avverto un leggero scricchiolio sulla scala a chiocciola e dei passi leggeri, senza scarpe.

Resto immobile, in attesa di non so ben cosa, e la vedo entrare: la debole luce che filtra dalla tapparella semiabbassata me la mostra; ha la stessa camicia da notte corta e semitrasparente di quella sera e si muove lentamente, furtiva, incerta sul da farsi.
Mi guarda e vede che la guardo: in modo lentissimo si avvicina e mi scosta lentamente la coperta, abbassa lo sguardo
verso il mio sesso eretto e senza una parola si accovaccia su di me.

Ha le cosce a lato dei miei fianchi e la camicia da notte si solleva naturalmente scoprendole del tutto.
E' appoggiata con il pube sul mio cazzo, sento il suo pelo e sento che è bagnata. Io ho le braccia all'indietro e le mani sotto la testa, immobile.
Non riesco a credere a quello che sta succedendo. Appoggia le mani sul mio petto, dapprima accarezzandolo, poi usandolo come
appoggio; piano piano il peso del suo sesso sul mio aumenta, ma sempre di poco, ancora percepisco il pelo, lo sento vellicare
il mio sesso, scorre su e giù, mi sta accarezzando con il suo pelo.

Poi si appoggia più decisamente, e le sue labbra aderiscono al mio tubo di carne, si separano, ne prendono la forma aderendo, lo bagnano: non riesco a trattenere un gemito leggero, ma lei subito sposta una mano sulla mia bocca, come a chiedermi di non fare rumore, gioca non le dita sulle mie labbra, le apre, le bagna della mia saliva poi con il dito bagnato gioca con un mio
capezzolo; e intanto il suo sesso, che ormai aderisce perfettamente contro il mio, fa su e giù su di me, cominciando a fare il rumore che una vagina bagnata può fare, come uno sciacquettio leggero.

Il suo respiro comincia a farsi più pesante e i suoi movimenti più lunghi, sia in basso, dove le sue labbra arrivano a baciare il miei testicoli, sia più in alto dove arrivano a ungere il mio glande. Mi sento pazzo di desiderio e con lo sguardo fisso sui suoi seni, penduli ma pieni, allungati si ma rotondi, muovo le braccia per afferrarle i fianchi; lei senza alcun complimento riporta ogni braccio sul cuscino, premendo con le mani come per farmi capire che non mi devo muovere. Mi arrendo, e lei lo capisce immediatamente e con un sorrisetto inizia a succhiarmi un capezzolo facendomi venire un brivido.

I suoi movimenti pelvici sono ora sempre più verso l'alto, la pressione del suo ventre diminuisce, penso oddio non resisto se torna ad accarezzarmi col pelo non mi basta più, il mio cazzo ha degli spasimi automatici che lo fanno andare verso l'alto, verso la sua fica.

Ma ecco che con la bocca aperta, e con la lingua fuori, di lato, come se facesse una cosa complessa, si solleva, viene più su verso di me e con una mano impugna il mio sesso durissimo, lo solleva, dandogli il giusto angolo, poi si abbassa leggermente e le sue labbra lo baciano, scivolose e bagnate come da un sottile olio;
fa così per un po', usando ora il mio cazzo come un pennello la cui punta si intinge nei suoi umori, bagnandosi sempre di più.

Finchè, sempre con quella lingua di lato, con espressione intenta, si abbassa tenendo il cazzo con la mano, e quando capisce che è ormai entrato, letteralmente si siede su di me. Un altro gemito mi sfugge, ma questa volta lei non fa nulla, intenta com'è ad assaporare la sensazione, ha la bocca aperta, ma non emette suono e non si muove, solo il respiro la fa sembrare meno immobile, con il seno che dondola leggermente. Ha lo sguardo fisso, non su di me, davanti, nel vuoto; apre di più la bocca, ed emettendo un gemito leggero ma rauco, un suono profondo che non dimenticherò mai, getta indietro la testa e spinge il
bacino in avanti, facendo andare il mio sesso ancora più in avanti dentro di lei.

Sarà perchè sto subendo i suoi movimenti, sarà perchè ha mostrato di non volere che io mi muova, ma nonostante l'enorme emozione che provo, riesco a fare pensieri strani, all'improvviso ricordo che le mie dimensioni laggiù "non sono disprezzabili" come mi ha detto una volta una ragazza; questo mi ripaga, almeno un poco, della frustrazione di non poterla scopare, ma di dover sottostare alle sue regole; mi fa pensare con orgoglio che forse non ne ha mai avuto uno così, dentro; che forse mio padre non è così; immagino che sia tutta piccola e minuta, anche lì, nella pancia e che non si sia mai sentita riempita così.

Mi sento fiero e potente come non mi sono sentito con nessun altra. Lei ora si muove con decisione, ma non fa su e giù come altre donne hanno fatto con me, no; fa avanti e indietro, come se non volesse farmi uscire nemmeno quel poco che servirebbe, e quando è giù, spinge forte, sempre con la testa un po' all'indietro; ecco forse questo me lo lascia fare, quando è giù e
spinge provo a spingere anch'io verso l'alto, penetrandola fino all'ultimo millimetro che la posizione permetta: si le piace,
mi guarda, sorride e si muove più velocemente, con ritmo.
Ringalluzzito, tento di prenderle i seni, di stringerle i capezzoli,
di portarmeli alla bocca, ma inesorabili le sue mani scostano le mie, che scivolano sui fianchi dove lei le lascia.

Ecco, il suo movimento, il mio e le mie mani sui suoi fianchi, contribuiscono ad accentuare la penetrazione, e questo sembra tutto quello che vuole; si muove veloce adesso, non fa niente per rallentare la cosa, non vuole durare di più come vorrei io, è una furia e questo suo modo di fare da un lato mi arrapa paurosamente, portandomi prossimo all'orgasmo, dall'altro mi
disturba, ferisce il mio ego di maschio possessivo, mi fa sentire scopato, come se fossi il suo dildo vivente.

Ma questi pensieri matti, vengono scacciati dalla potenza del suo e del mio orgasmo, che arrivano vicini, quasi assieme, con lei che si porta una mia mano sulla bocca, a tapparla e il suo muoversi che è diventato frenetico, una macchina a vapore.
Sento sul palmo della mano la vibrazione che il suo profondo mugolio genera, è lungo, interrotto a tratti dalla necessità di inalare aria dalle narici, per poi riprendere, mentre io vengo, quasi silenzioso, con una serie di getti tremendi, non so quanti ma molti più del solito, quasi un fremito inarrestabile che non cessa nemmeno quando sento che non mi esce più nulla.

Ti ho riempita mamma, questo penso ora, ti ho riempita come nessuno mai, sia per le mie dimensioni, che mi hanno fatto arrivare più in su di mio padre, che per il mio sperma che ho sentito eruttare senza freni, con il cazzo avvolto come in un guanto morbido e oleoso.

Sono lì perso in questi pensieri un po' tra il maschilistico e l'edipico lo so, ma che mi arrivano liberi, senza freni, che lei, ancora con il fiatone si solleva, appoggia una gamba a terra, lascia che il mio cazzo si sfili da lei, e senza degnarmi di uno sguardo si gira e se ne va, scendendo le scale in modo frettoloso e rumoroso.

Mi alzo anch'io, incredulo, per quello che è successo, mi sembra impossibile per come è stato, e per come si è concluso, ma che non sia stato un sogno è evidente dalla mia pancia completamente bagnata di lei, e dal mio cazzo, fradicio dei nostri umori e felice come solo è quando riesce ad eiaculare nella pancia di una donna.

Ma qualcosa mi disturba, anche se non riesco bene a metterlo a fuoco: è il modo in cui se ne è andata, senza dire o fare nulla,
che so un gesto tenero una carezza, una parola. Poi, mi dà fastidio, anche se mi è ovviamente piaciuto, il modo in cui mi ha preso, non dico lasciando a me l'iniziativa, ma nemmeno lasciandomi partecipare in qualche modo: di fatto si è masturbata usando me.

Ma ora è tardi per confrontarmi con lei, domani, domani non potrà ignorarmi come gli altri giorni, non potrà far finta di niente.
E con questi pensieri mi addormento.

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