Il piacere è tutto nostro - Parte 3

Scritto da , il 2019-06-08, genere etero

Era eccitata, sin dal momento in cui lo aveva sentito entrare qualcosa si era smosso nel suo basso ventre e aveva sentito come un prurito invaderla.
Quando aveva percepito il suo odore, quello forte del suo pene, e quando aveva udito i suoi gemiti farsi sempre più forti, si era sentita bagnare completamente le mutande.
Sentendolo ingrossarsi nella sua bocca e tremare, aveva avuto l'istinto di portarsi una mano tra le proprie gambe, ma quando lo sperma di lui aveva iniziato a invaderle la bocca, aveva avuto un'idea migliore.

Dopo avergli fatto sentire il calore della propria vagina e la sua consistenza bagnata e densa, aveva rimosso la mano di lui dalle proprie mutande e l'aveva lasciato lì, appoggiato allo stipite del bagno, coi pantaloni e le mutande abbassati e il pene che iniziava a riammosciarsi, e se n'era andata in camera loro.
Si mise seduta al bordo del loro letto e non dovette aspettare molto prima di vederlo entrare, completamente nudo, nella stanza. Le sue spalle larghe e la linea delle sue braccia le fecero venire voglia di alzarsi per abbracciarlo, ma aveva appena iniziato a giocare con lui, non voleva interrompersi proprio ora.
"Bentornato, amore", gli disse, "ti è piaciuto?"
Aveva ancora il sapore del suo sperma in bocca.
Lui la guardò e ammise: "Tantissimo, mi hai preso di sorpresa."
Lei non fece in tempo a compiacersi che lo vide avvicinarsi e, improvvisamente, lui la baciò con grande foga.
Percepì subito il proprio sapore nella bocca di lui e capì che si era leccato le dita che lei gli aveva bagnato coi propri umori.
Lui, senza staccarsi dalla sua bocca, iniziò a toglierle la canottiera, liberandole i seni che ricaddero, pesanti, verso il basso.
Sentì i propri capezzoli duri e sensibili, e quando lui le prese un seno in mano, scendendo con la bocca a succhiarglielo, non si preoccupò di trattenere un gemito di sorpresa ed eccitazione.
Lei lo guardava giocare con i propri seni, ma lui alzò l'altra mano, delicata ma decisa, sul suo collo, facendole alzare la testa. A quel punto si fiondò a baciarle il collo, dapprima in maniera casta e lenta per poi passare a succhiare e mordere tutta la zona della clavicola, salendo fino all'orecchio.
Adorava essere baciata lì e iniziò a sentire dentro le mutande un calore insopportabile. Capì di non essere più lei a dirigere i giochi e la cosa la fece rilassare ed eccitare ulteriormente.
Sentì le mani di lui che le sfioravano la schiena, provocandole dei brividi che la fecero sciogliere completamente. Poi lui si fece più diretto e, dopo averla abbracciata facendole sentire il calore del proprio corpo sui seni e sulla pancia, cominciò ad accarezzarle i fianchi e scese fino a stringerle forte le cosce calde. Quando sentì la sua mano stuzzicarle la pancia in prossimità dell'elastico delle mutande, ebbe l'istinto di spingersi verso di lui. Aveva voglia di essere toccata, subito.
Lui percepì la sua smania e, dolcemente, le mise una mano sul petto, facendola sdraiare.
"Mettiti comoda, amore mio."
Si sdraiò e sentì lui sfilarle i pantaloncini e scendere a baciarle le cosce. Provò una sensazione di piacere mista a solletico quando la barba di lui sfiorò il suo interno coscia e la sua lingua passò a millimetri dal bordo delle sue mutande.
Poi lui la baciò lì, all'altezza del clitoride, attraverso le mutande, facendole sentire tutto il calore della sua bocca.
Dopodiché si alzò e le sorrise: "Le togliamo?"
Lei non aspettava altro, voleva anche lei rimanere nuda, dare libertà alla propria vagina che sentiva in fiamme. Non ne poteva più di quella costrizione che la separava da lui e da qualunque cosa le avrebbe fatto. Avrebbe voluto dirgli che se lui non ci fosse stato, lei si sarebbe già spogliata completamente e infilata due dita dentro, prendendosi forte e strofinando il clitoride sulle lenzuola fino a venirsi in mano, ma si limitò a guardarlo intensamente e ad annuire senza dire una parola.
Lui le tolse lentamente le mutande e stette lì a guardarla per qualche istante.
"Sei bellissima."
Lei d'istinto si portò entrambe le mani sugli occhi, presa da un moto di timidezza mista a compiacimento per il complimento ricevuto.
Lui allora le prese i polsi e le tolse le mani dal volto. La guardò ancora e poi la baciò. Mentre le loro lingue si cercavano e si toccavano, lui riprese a giocare coi suoi seni, accarezzandola con decisione. Piano piano scese a baciarle di nuovo il collo, per poi passare al petto e ai capezzoli, prima uno e poi l'altro. Iniziò a baciarla all'altezza dello stomaco, scendendo verso la pancia. Faceva tutto con una lentezza disarmante e lei, pur distratta dai suoi baci, poteva già figurarsi nella propria mente il contatto della sua lingua contro il proprio sesso, poteva sentirla dischiuderle le piccole labbra per raccogliere i suoi umori bollenti e risalire fino a stuzzicarle il clitoride, che sentiva già gonfio e pulsante. Ne aveva voglia, ne aveva bisogno, voleva che lui placasse queste sue sensazioni e sentiva letteralmente la sua vagina colare sul lenzuolo, stimolata da questi pensieri e dal lento incedere di lui. Lui che intanto la stava torturando all'altezza del basso ventre, dove i suoi peli cominciavano ad indicargli la strada del piacere. Ma lui la ignorò, portando la propria bocca di nuovo sulle cosce di lei, per poi sollevarle e baciarle il culo. Sentì un dito accarezzarla attorno all'ano, anch'esso bagnato dagli umori che scendevano copiosi. Le piaceva quando lui le dava attenzioni dietro, talvolta le piaceva anche farsi penetrare e sentirlo ancora di più in tutta la sua grandezza, ma in quel momento non era quello che voleva. Lui però ignorò ancora una volta i suoi bisogni e si abbassò, facendole sentire la sua lingua proprio lì, prima lentamente e poi facendola entrare un pochino dentro. Lei non poté non notare il naso di lui che a tratti le sfiorava le grandi labbra e capì che lui lo stava facendo apposta. Per un attimo lo odiò un pochino, ma la sua vagina le dava delle scosse forti e inconfondibili, facendole capire che quel trattamento stava dando esattamente i frutti da lui sperati. Iniziò a gemere piano per le attenzioni che stava ricevendo dietro e lui, sentendola così, si staccò subito e le chiese cosa desiderasse.
Senza parlare, lo afferrò per la nuca e lo tirò verso il proprio sesso, ma lui si divincolò, riprese a baciarle la pancia e lei si sentì penetrare completamente da un suo dito, salvo poi sentirlo uscire immediatamente.
"Vedo che siamo eccitati" disse lui, mettendosi il dito in bocca. "Allora, cosa vorresti?"
Lei, che stava ansimando dalla voglia che quel dito aveva lenito solo per un istante, lo guardò negli occhi e, con voce rotta dal piacere ma decisa, gli rispose: "Leccamela, ti prego!"
Lui la guardò con uno sguardo quasi divertito, sicuramente soddisfatto, e le chiese: "È a questo che pensi al lavoro, quando ti diverti?"
"Be', sì, anche..."
"E a cos'altro ti piace pensare?"
Chiedendoglielo, aveva iniziato a scorrere lentamente un dito tra le sue piccole labbra.
Lei lasciò andare un gemito che le parve un urlo di liberazione.
"Penso al tuo pene che mi riempie, penso a quando ti chiedo di venirmi addosso, prendendoti sempre di sorpresa. Penso che mi piacerebbe che tu venissi al lavoro e che mi trovassi così, in bagno con una mano tra le gambe."
"Ti piacerebbe che ti beccassi?"
Il dito stava iniziando a premerle sul clitoride e lei a contorcersi.
"Mi piacerebbe che chiudessi la porta e che mi scopassi in quel bagno, mezzi vestiti..."
A quel punto lo vide sparire dalla sua pancia e sentì la sua lingua affondarle tra le gambe, penetrandola e raccogliendo gran parte dei suoi umori.
Un gemito forte riempì la stanza.
Si sentì finalmente rilassata, finalmente il suo bisogno di contatto era stato soddisfatto e ora poteva lasciarsi andare e godere. Lo vide fermarsi e deglutire ciò che aveva raccolto, gemendo di gusto. Poi tornò nuovamente tra le sue gambe e iniziò ad indugiare sul clitoride con la punta della lingua.
Non appena lo fece, lei cominciò a tremare come raramente le capitava. Lui a quel punto la penetrò con un dito, spingendone la punta verso l'alto, come piaceva a lei. Smise di tremare e, inarcando la schiena per spingersi più che poteva contro quella bocca e contro quel dito che finalmente la stavano facendo impazzire, lasciò andare un urlo che non riuscì in tempo a coprire con le mani.
Lui si alzò momentaneamente dal suo sesso e le chiese di non trattenersi. Le sembrò un mix tra una richiesta e un ordine, ma non se ne curò, decise solo di lasciarsi trasportare dal momento.
Lui iniziò a leccarla in maniera sempre più decisa e passionale. Nel farlo gemeva, eccitato e soddisfatto, e la cosa la faceva godere ancora di più, le piaceva sentirlo contento, anche in quel momento. Era delicato ma anche determinato, voleva farla godere senza secondi fini, semplicemente per farla stare bene. Questi pensieri, coadiuvati dalla lingua di lui che continuava a muoversi e al dito che ritmicamente la penetrava e le scavava dentro, le fecero alzare la voce e la fecero tornare a tremare. Lo prese per la nuca e lo tirò se possibile ancora più vicino, iniziando a muovere il bacino contro le labbra di lui che, sorpreso, non esitò ad accoglierla nella propria bocca. Abbattuto ogni freno inibitore, si lasciò andare e urlò tutto il suo piacere, riempiendo le labbra, la lingua e la mano di lui del suo orgasmo e dei suoi umori.
Lui continuò a leccarla piano, accompagnandola nel viaggio di ritorno, senza fretta, e continuò a baciarle il clitoride regalandole ultime scosse di piacere misto a fastidio. Poi si staccò e prese a baciarle le cosce, le natiche e poi la pancia, la bocca piena del piacere di lei. Deglutì ancora una volta e si leccò le dita. Lei lo stava guardando, sentiva il proprio corpo alzarsi e abbassarsi in preda al fiatone e si porto una mano sul petto e l'altra sulla fronte, continuando ad ansimare.
Lui si alzò piano su di lei, senza volerle pesare addosso, e lei sentì i loro corpi sudati riunirsi in un abbraccio. La baciò con dolcezza, aspettando che il suo respiro si stabilizzasse, poi lo fece con più passione, facendole sentire il sapore della sua lingua stanca. Lei ricambiò il bacio con trasporto e con un ultimo sospiro si staccò e lo guardò negli occhi.
"Grazie."
"Grazie a te!"

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