Angelo o diavolo racconto di una trasformazione

Scritto da , il 2019-03-29, genere dominazione

Finalmente gli avevo detto tutto, mi ero liberata da un peso insostenibile che durava da troppo tempo, io e Luca stavamo insieme da tanto e stavamo formando una famiglia, avevamo appena comprato casa e questa sarebbe stata il nostro nido d'amore.
Il sesso tra noi e nella nostra relazione aveva subito dei violenti alti e bassi dovuti un po' dai miei sbalzi ormonali e d'umore e un po' dalla modalità di approccio di lui, che era sempre stata piuttosto rituale e poco fantasiosa.
Lui mi guardava, con un espressione che non capivo se era scioccata o eccitata o entrambe le cose, seduto sullo sgabello in cucina, si mordeva il labbro inferiore nervosamente, io adoravo le sue labbra, le ho sempre adorate, erano carnose e morbide quasi femminili e le completava un piccolo sensualissimo neo sopra il labbro superiore, a destra, ogni volta che lo osservavo mi provocava pensieri indescrivibili.
Lui era veramente bello, c'era poco da dire ed io spesso mi sentivo inadeguata , mi chiedevo come facesse ad amarmi così tanto e a sopportare il mio caratteraccio, dispotico e lunatico.
Ora gli avevo confessato la mia natura, mi ero lasciata andare nella speranza di poter finalmente raggiungere quella che ormai era diventata una necessità, non era una semplice perversione sessuale passeggera, era un desiderio ponderato, valutato e assolutamente consapevole.
Io ho sempre avuto un carattere molto forte e nella vita tendevo sempre ad avere la situazione sotto controllo, alcune persone mi chiamavano “roccia” .Nella vita sociale, ero la cosiddetta donna con le palle, mi avevano sempre irritato le donne piagnucolone e con poco carattere, non riuscivo a capirle e mi davano i nervi, nella vita di coppia tendevo a predominare, comandare e avere la situazione in mano, anni prima mi capitò di avere una storia alquanto traumatizzante con il mio ex marito nonché padre di mia figlia e in quell'occasione imparai a tirare fuori gli artigli.
Il mio ex marito aveva senz'altro un carattere dominante e questo suo modo di fare mi mise nella condizione di difendermi e di fargli capire che non poteva sopraffarmi, infatti le liti e le discussioni con lui spesso finivano a urla e insulti ma soprattutto a sceneggiate isteriche da parte mia, per allontanarlo da me.
Ricordo che provavo un senso di ribrezzo nei confronti di quella persona e dei suoi modi da macho navigato, lo trovavo ridicolo e goffo, dopo il divorzio e dopo molto tempo passato da sola a crescere mia figlia, divenni sempre più dura e aspra e per molti anni non permisi a nessuno di avvicinarsi in maniera affettiva a me, ero diventata cinica e indipendente e avrei giurato che nessuno sarebbe mai riuscito a sfondare il muro di protezione che mi ero creata.
Con Luca fu tutto diverso, per lui riuscire ad entrarmi nel cuore non fu impresa facile, io lo respingevo e cercavo di allontanarlo da me, facendo venire a galla il mio lato peggiore.
Ci siamo conosciuti in un locale e quando lo vidi la prima volta ero totalmente ubriaca e molto vogliosa
Fu un vero e proprio colpo di fulmine, quando lo vidi appoggiato al bancone del locale dove ci trovavamo, rimasi subito colpita, dal suo viso da ragazzino, infatti dimostrava molti meno anni di quelli che aveva, era fresco e giovane e aveva uno sguardo così puro.
Dopo poco mi ritrovai nel parcheggio del locale, unica scena che ricordo: gli voltavo la schiena incurvata, con le natiche lasciate scoperte in bella vista, con la gonna arrotolata sulla schiena appoggiata ad un auto che gli chiedevo di scoparmi, lui lo infilò dentro e io lo accolsi senza molto raccontarci o comunque quelle poche parole che ci scambiammo le avevo già dimenticate.
Dopo qualche giorno, mi richiamò e io non mi ricordavo nemmeno chi fosse e cosa fosse accaduto.
Iniziammo ad uscire e lui subì tutti i miei cambi di direzione con pazienza e convinzione, per fortuna e dico per fortuna lui è un osso duro e quando vuole qualcosa la ottiene, non finirò mai di ringraziarlo per avere insistito, perchè mi ha cambiato la vita in tutti i sensi in cui si può cambiare la vita ad una persona.
La storia proseguì tra alti e bassi, nonostante lo amassi tantissimo, spesso facevo i capricci e lui con la sua pazienza e il suo amore, cercava di assecondarmi in tutto, cercava di capirmi e di accontentarmi, con una tale dolcezza che spesso me lo immaginavo con un aoreola sulla testa, era un angelo anzi, era il mio angelo.
Ma in realtà, in fondo, non poteva sapere che i miei capricci erano una richiesta di punizione, mi fidavo talmente tanto di lui, avevo un ammirazione e una tranquillità tale che cominciavo a desidera con tutta me stessa, di appartenergli, in maniera totale e assoluta, sentivo il bisogno di farmi condurre da lui, lui che era così determinato, così sicuro e buono, che cresceva ogni giorno il desiderio, di essere dominata, sottomessa alla sua totale volontà.
Desideravo quello, ormai da tempo, volevo che il dolce ragazzo sempre pronto ad assecondarmi, cominciasse a diventare un uomo...cominciasse a “raddrizzarmi” a punire i miei capricci e ad imporsi su di me, come nessuno era riuscito a fare nella vita, lo desideravo da lui perchè solo per lui avrei voluto diventare mansueta, solo nelle sue mani avrei potuto lasciarmi andare.
Non lo avevo mai desiderato così realmente, si, era sempre stata una fantasia,fin da ragazzina sognavo di uomini che mi prendessero e mi dominassero, ero sempre stata attratta dal mondo bdsm questa è la definizione che si da a quella realtà, avevo letto molti racconti ma i miei desideri si limitavano ai cinque minuti di fugace autoerotismo, che praticavo spesso e volentieri.
Il solo pensiero di farmi dominare o di farmi umiliare e ancora peggio di farmi fisicamente maltrattare mi dava i brividi, al di fuori di quei momenti di masturbazione, non avrei mai e poi mai accettato che una qualsiasi persona si potesse permette certe libertà su di me.
Ma con lui era diverso, inizialmente solo nella sfera sessuale, sognavo di essere presa da lui con vigore, poi man mano era diventata un' esigenza reale, sentivo di appartenergli e mi fidavo ciecamente di lui, così ogni giorno mi assaliva sempre più intenso il desiderio di affidarmi alle sue sapienti mani, di lasciargli totalmente il comando, di affidargli la mia vita.
Non so' come mai questo cambiamento così radicale, non lo so', so' che lui riesce ad arrivarmi dentro come mai nessuno è riuscito, lui mi conosce meglio di chiunque altro, forse di me stessa e solo a lui voglio donare totalmente la mia vita.
Non lo volevo fare per lui, lo volevo fare per me perchè desideravo intraprendere questo cammino, perchè in fondo bramavo far cadere le difese e sentirmi inerme tra sue braccia, è un senso di abbandono totale che volevo sentire e che credo che lui si meritasse.
E poi lui è più bravo di me in tutto, e ero sicura che avrebbe custodito me, molto meglio di quanto mi sia custodita io in questi 35 anni, mi sentivo di darmi a lui e a lui solo, non volevo più appartenermi, volevo essere il suo giocattolo erotico, la sua dolce bambina da coccolare e la sua bambolina da vestir,e insomma volevo donarmi a lui...
Sapevo che non sarebbe stato un percorso facile, non sono molto facile da ammaestrare, ho cmq nonostante tutto una forte componente di orgoglio e la cosa più difficile sarebbe stato piegarlo.
So' che ci sarebbero stati moti di ribellione, contro me stessa prima di tutto, ma non mi importava desideravo riuscirci, ma avevo bisogno della sua determinazione più totale nel farlo e quando seduti al tavolo della cucina glielo spiegavo, lui pensieroso e titubante, mi guardava smarrito, forse nemmeno lui sapeva se ne era in grado o forse nemmeno lo voleva.
Il periodo subito dopo la mia confessione, fu terribile, il mio inguaribile difetto di voler avere la situazione sotto controllo, mi obbligava ad incalzare e a forzare le cose, volevo una risposta o si o no e pretendevo che per lui fosse una trasformazione automatica.
Il problema è che il fatto di essermi confidata ed aperta con lui, mi aveva posto in una condizione di eccitazione continua, non riuscivo a pensare ad altro e speravo in un repentino cambiamento da parte sua, che a parole non disdegnò l'idea e che mi diede come sempre la sua più completa disponibilità nell'accontentarmi.
Forse ancora una volta ero io a comandare in realtà, forse ancora avevo la situazione in pugno, era una contraddizione in termini, praticamente gli comandavo di comandarmi, ecco la mia natura maledetta che esce inesorabile, ecco che non riesco a farmi dominare nemmeno da colui a cui ho chiesto senza mezzi termini di farlo.
Attendevo fremente mail con istruzioni e fantasticavo durante il lavoro su cosa poteva succedere al mio ritorno a casa, ma al mio rientro dal lavoro, non succedeva niente, lui mi accoglieva, con il suo solito dolce tono di voce, baciandomi dolcemente e preparandomi la cena, eppure non capivo, lui ha detto che l'idea gli piace, perchè fa così? perchè continua ad avere questo atteggiamento dolce? perchè non mi inchioda alla parete?
Era frustrante, io attendevo che qualcosa succedesse, non capita tutti i giorni ad un uomo che la propria donna gli chieda di sottometterla, per come sono fatta io l'avrei fatto senza farmi pregare due volte, ma a parte qualche battutina imbarazzata e qualche colpetto sul sedere, nulla era cambiato in lui, intendiamoci il suo sguardo era sempre dolce e innamorato e mai avrei voluto rinunciarvi, ma speravo in una sua presa di coscienza, che non arrivava.
Seguirono giorni altalenanti dove cominciai anche a pentirmi di avergli detto quel segreto, forse non avrei dovuto, mi dicevo in continuazione e quando lo sentivo gentile e dolce al telefono mi veniva addosso una rabbia ingiustificata, avrei voluto che mi trattasse da troia e invece continuava a trattarmi da principessa, perchè non me lo diceva, perchè non ammetteva di non riuscirci, diceva di volerlo fare, ma poi diventava un agnellino in preda al suo carnefice, ci furono parecchie discussioni ed io cominciavo a non sopportare più quella situazione, quel limbo massacrante, che mi portava a toccarmi e a masturbarmi fino allo sfinimento, fantasticando su ogni tipo di tortura.
Arrivavo persino ad autoimpormi le punizioni e a superare i limiti di sopportazione al dolore da sola, stavo diventando patetica.
Cominciavo ad essere frustrata, cercavo di palesargli esplicitamente quello di cui avevo bisogno e cominciavo a pensare che non ce l'avrebbe mai fatta, che era fuori dalla sua natura.
Passai una settimana infernale, al lavoro non riuscivo a concentrarmi e oltre a masturbarmi e a molestarmi il clitoride, avevo in media tre orgasmi al giorno, non riuscivo a pensare ad altro, avevo sempre le mani dentro le mutandine a cercare di alleviare la sofferenza incredibile che questa attesa mi provocava.
Era una specie di inferno, dal quale non riuscivo ad uscire, non si poteva tornare indietro e non potevo andare avanti ero li, con il mio desiderio di sottomissione a soffrire.
Se fosse stata studiata, questa situazione, poteva essere una tortura degna del più malefico De Sade.
Il fatto è che la sua distanza non era studiata, ma era dovuta da probabilmente una non convinzione o non capacità di essere quello che io gli avevo chiesto di diventare, speravo solo che me lo confessasse il prima possibile, per rassegnarmi e metterci una pietra sopra.
Finalmente dopo una settimana lavorativa molto difficile, arrivò il week end, avevo bisogno di staccare da quell'ufficio di pensare ad altro di uscire e vedere gente, sapevo che la sera saremmo andati a cena io e Luca e sapevo che avremmo passato una bella serata, da coppia alla pari, emancipata e civile e questo mi frustrava ancora di più.
Tornai a casa un po' nervosa, me lo immaginavo già sul divano armeggiare con le sue diavolerie elettroniche di cui io non capivo mai niente, con la nostra cagnolina vicina a lui a dormicchiare, immaginavo il sorriso dolce e sincero che mi dava il solito benvenuto, mi avrebbe dato un dolce bacio e avrebbe cominciato a parlami di pesanti e noiosi argomenti di quotidianità, come i lavori di casa, il nuovo dispositivo home teatre che aveva acquistato e magari di come era andata scuola mia figlia, ormai sapevo che non sarebbe successo nulla,
Arrivai a casa alle 20.00 come al solito, parcheggiai la macchi e stranamente non sentii l'abbaiato della nostra cagnolina che mi dava il benvenuto, mia figlia come tutti i Sabati era di nonni a farsi viziare un po', percorsi il vialetto buio di casa, in un silenzio strano irreale percasa nostra.
Cercai la chiave e dopo aver frugato nel caos inesorabile della mia borsa finalmente la trvai e la infilai nel buco...stranamente quando entrai in casa non ebbi il solito benvenuto, con il dolce bacio e l'espressione tenera del mio amore, lui era seduto sul divano, si era vestito stranamente abbastanza elegante, stranamente perchè era solito a vestirsi in modo abbastanza casual, era bellissimo, indossava un paio di jeans e una camicia bianca con le maniche rimboccate, era pettinato con un leggero effetto bagnato che gli dava il gel e i capelli erano di uno spettinato studiato, aveva la barba di qualche giorno e uno sguardo tenebroso e serio, un angolo della sua bocca era piegato in un sorriso strano, quasi sarcastico, era lui in tutto il suo splendore ma con una luce negli occhi totalmente nuova, che mi diede un brivido che mi percorse tutta la schiena.
In casa notai che c'era semibuio le tapparelle erano tutte abbassate e c'era solo la luce della lampada color beige sul tavolino accanto al divano, illuminava solo parte del volto di Luca e tutto era in semiombra...lui era seduto li in una posizione sicura e rilassata, non stava facendo niente, lui che in genere era sempre indaffarato in qualche attività, aveva un braccio abbandonato sul divano e con l'altro si accarezzava distrattamente la barba sotto il mento, mi osservava in silenzio e non accennò ad alzarsi, quando lo salutai, con un sorriso dolce e cercando di capire se fosse successa qualche tragedia o calamità, lui non ricambiò il mio saluto affettuoso, fece solo un cenno con la mano che un secondo prima sembrava collassata sul divano...il gesto che fece era sicuro e sciolto.
Mi avvicinai a lui anche un po' preoccupata e lo guardai intensamente, quella situazione mi stava provocando un fremito e il cuore batteva veloce, feci per accomodarmi vicino a lui, ma la sua voce con tono perentorio mi disse di “ no.”..mi fece restare per un attimo in piedi davanti a lui, e mentre lo guardavo dall'alto, prese la mia gonna tra le mani e la sollevò all'altezza della vita, la sua mano comincia ad indugiare sicura sulle cosce, il suo tocco è deciso e non traspare sentimento, un po' quando tocchi una merce che vuoi acquistare, la tocchi per sentire com'è e decidere se fa per te, quello era il modo in cui palpava le mie cosce, senza guardarmi in volto, ossevava la mercanzia e saliva fino alle natiche per strizzarle pesantemente, mi usci un piccolo genito che subito tentai di soffocare.
Ci fu un attimo di silenzio,interminabile, mi sentivo una stupida li in piedi impalata a farmi toccare, poi finalmente mi disse
“Tu non puoi sederti sul divano, le cagne si siedono per terra...”
indicando il pavimento dinnanzi a lui...
Ebbi un sussulto, le budella mi si rivoltarono e il cuore prese a battere con un ritmo alquanto movimentato, immediatamente al solo sentire quella frase, non ebbi nessun tipo di resistenza, mi accasciai sul pavimento con le natiche poggiate sulle scarpe in ginocchio davanti a lui.
fui felice di obbedire, finalmente stava succedendo qualcosa e il tono della sua voce non sembrava affatto scherzare...
Ero in ginocchio davanti a lui, lo guardavo negli occhi con espressione visibilmente eccitata, ma in quel momento come un fulmine a ciel sereno mi arrivò uno schiaffo sul viso, forte, netto e bruciante...”Non devi permetterti di guardarmi se non te lo ordino è chiaro?”
Rimasi impietrita, sentivo la guancia pulsare e bruciare e mi sentivo umiliata, da una parte avrei voluto alzarmi e chiedergli come le mie abitudini imponevano, come si fosse permesso, avrei voluto mandarlo al diavolo o restiturgli il trattamento...poi soffocai dentro questo desiderio e abbassai lo sguardo, fu per me difficilissimo, come io Marcella, la donna che ha la sua dignità e la sua emancipazione, io battuta e schiaffeggiata, si ero proprio io e stavo gocciolando abbondantemente... Rimasi li davanti a lui in silenzio, in ginocchio con lo sguardo a terra e la guancia dolorante, comprimevo il sesso dul tallone della mia scarpa, sentivo la cucitura della pelle scivolare sulle mutandine che erano già copiosamente bagnate.
Nello stesso momento con voce decisa mi disse di non masturbarbi che sembravo una vacca...
Altro sussulto, non potevo crederlo, era proprio lui? Oppure qualche demone si era impossessato del mio dolce e premuroso compagno?
Dopo qualche minuto di silenzio cominciò a parlare, con voce calda, decisa ma molto calma.
“Sul letto in camera c'è un vestito che DEVI indossare, dopo che ti sarai fatta una bella doccia e profumata per bene, non indosserai biancheria intima, non la indosserai mai più, ho già provveduto a farla sparire da tuo cassetto, ti sarà concessa solo durante i periodi di ciclo e quando avrai delle visite, mediche se ti comporti bene”
Sentivo il cuore in gola, stava forse scherzando, probabilmente alla fine di quella serata me le avrebbe ridate, sorridendomi dolcemente, sentivo un misto di emozioni, tra l'eccitazione e l'incredulità, Luca che mi costringeva a non mettere le mutandine, si ci stava, sarebbe stato un bel giochetto di una sera, mi piaceva, ma non me le avrebbe tolte definitivamente, solo l'idea di essere costretta da lui a uscire sempre senza biancheria, mi faceva rabbrividire di piacere, lui che decideva per me, lui che decideva di me.
Mi fece tutto un elenco di regole che avrei dovuto osservare, se avessi voluto avere l'onore di essere la sua serva, usò proprio quel termine, SERVA, quella parola era così umiliante e bruciante che stavo quasi per ribattere, se non che quando alzai lo sguardo per fulminarlo, un altro schiaffo ancora più forte arrivo sulla stessa guancia e mi costrinse al silenzio.
Il grado di eccitazione che stavo raggiungendo in quel momento era incredibile, era una sensazione strana mista a rabbia e voglia di arrendermi, avevo il sesso appoggiato al tallone del piede e fregava contro la pelle delle scarpe, cominciai a muovermi impercettibilmente per stimolare il clitoride, sentivo il rumore delicato dei miei umori copiosi.
“Ora mi darai il tuo bancomat, e sarò io a darti i soldi necessari quotidianamente per la benzina dell'auto e per il pranzo, non ti saranno concessi soldi per sigarette o altro, qualsiasi cosa di cui avrai bisogno devi chiederla a me.Devi capire cosa vuol dire dipendere da me, devi perdere la possibilità di decidere da sola, e poi sono proprio stufo di sentirti puzzare come una battona da strada.
No a quel punto ebbi proprio un moto di ribellione, cosa? Il bancomat? Io lavoravo e guadagnavo erano anche soldi miei e senza sigarette? Una fumatrice come me? Impossibile, no proprio impossibile, mi venne il panico cominciai già a dare segni di nervosismo torcendo in una smorfia le labbra, come a dire, si si per gioco ok, poi si fa sul serio.
Lui capì perfettamente la mia espressione sarcastica e mi prese il viso stringendolo nella sua mano, forte fino a farmi trasformare in una smorfia del tutto diversa le fattezze del volto e avvicinandosi con il suo viso a me in maniera minacciosa.
Non credevo che fosse così forte, sentivo il viso in fiamme e totalmente deformato e il suo sguardo fece il resto facendomi sentire piccola come una formica.
Con tono basso e sussurrato mi disse :Non fare l'ironica, me l'hai chiesto tu o sbaglio sgualdrina?
Questa frase mi lasciò senza la possibilità di ribattere, mi sentivo una stupida, si è vero l'avevo torturato per settimane dicendogli che volevo essere nelle sue mani e ora dovevo lasciarmi andare e lasciarlo entrare...abbassai lo sguardo vergognandomi della mia stupidità, mi aprì la camicetta facendo saltare tutti i bottoni e mi fece scivolare il seno gonfio fuori dal reggiseno, stringendomi i capezzoli tra l'indice e il pollice, sempre più forte, sembrava che volesse staccarmeli, io ansimavo quasi mi uscivano le lacrime dagli occhi, ma non mi permisi di ribellarmi accettai quel dolore, e sentii di meritarlo.
“Bene, allora facciamo così!” disse lui con tono ironico e prendendomi in giro..”vediamo se è più importante fumare o godere per la mia cagnetta...” sorrise eccitato..” ti concederò di fumare al massimo 10 sigarette al giorno, ma sappi che avrai il permesso di godere solo man mano che fumerai di meno, ogni sigaretta in meno sarà per te un orgasmo in più e vedrai che te lo farò bramare, infatti tu da oggi non puoi più godere senza il mio permesso è chiaro?
Risposi un semplice e poco convinto “SI” ma lui riprese a tirarmi i capezzoli e a torcerli minacciandomi sempre con tono caldo e deciso che avrei dovuto rispondere “SI Signore”.
Continuò ad elencarmi le regole che sarebbero diventate quotidiane, ed erano le seguenti, oltre a quelle che già mi aveva imposto:
Non puoi accavallare le gambe quando ti siedi ovunque tu sia, devono sempre essere aperte almeno di 20cm.
Non puoi portare jeans o pantaloni a meno che non te lo chieda esplicitamente io.
Devi frequentare una palestra almeno tre volte a settimana, ti voglio tonica e forte!
Devi portare solo scarpe con il tacco quando sei con me.
Devi chiamarmi Signore o Padrone quando siamo soli.
Non voglio che tu mi guardi negli occhi a meno che non te ne dia il permesso.
Devi chiedermi il permesso per godere e anche solo per toccarti, il tuo corpo non ti appartiene più.
Devi trovare un lavoro che ti occupi poco tempo per occuparti di me e della casa.
La Domenica mattina dovrai dopo aver soddisfatto il tuo uomo, alzarti e fare le pulizie di casa, rigorosamente nuda o vestita da cameriera, passerò a controllare il tuo lavoro se non ben fatto sarai severamente punita.
Ad ogni punizione che ti sarà inflitta come e quando lo decido io, dovrai ringraziarmi.
Mentre parlava sentivo il sesso che copiosamente colava dall'eccitazione, non mi sembrava vero, che stesse succedendo, avevo paura, tremavo ma allo stesso tempo mi sentivo felice e serena, finalmente avrei provato la sottomissione e sarei stata sua totalmente e lo desideravo più di ogni altra cosa.
Mi ordinò di alzarmi e con una pacca sul culo mi disse prepararmi con l'abito che mi aveva acquistato che saremmo usciti a cena.
Andai a farmi un bagno profumato e mi preparai con cura, volevo e desideravo essere più bella che mai per lui quella sera, mi oliai il corpo con cura e il pube già rigonfio, per renderlo più morbido e profumato, ero totalmente depilata e il candore della pelle in quella zona spiccava in contrasto con la pelle abbronzata del mio corpo..cercai di ubbidire, non toccandomi anche se la voglia era tanta, ma Luca mi impose di fare il bagno con la porta aperta in modo da controllarmi e non darmi la possibilità di sentirmi libera di toccarmi, lui mi conosceva bene e sapeva che l'avrei fatto.
Andai in camera con la pelle ancora fresca e leggermente umida, aprii il cassetto della biancheria, e vidi che era vuoto, avevo già dimenticato la prima regola, che sciocca pensai, in quel momento un brivido fresco lungo tutta la schiena mi salì e approfittai per sfiorarmi appena il sesso, era fradicio e turgido.
Mi girai verso il letto e vidi il vestito che dovevo indossare, rimasi un attimo impietrita ad osservarlo, era molto carino, ma era molto corto e attillato, io non mi sentivo molto a mio agio con vestiti troppo attillati, c'erano parti del mio corpo che non amavo sottolineare e poi senza biancheria sarebbe stato molto imbarazzante, cercare di non mostrare il sesso che bianco avrebbe spiccato certamente sul colore del vestito, che era nero.

Senti la voce di Luca, che mi esorto dal salotto dicendomi di sbrigarmi e raccomandandomi un trucco molto vistoso..non ci fù bisogno di minacce, senti subito il dovere di obbedire, il tono della sua voce e talmente deciso che capii subito che non era il caso di disobbedire...avevo appena infilato l'abito e finito di truccarmi, avevo applicato abbondante ombretto scuro sulle palpebre e il rimmel mi creava delle ciglia molto folte, misi anche un bel rossetto color rosso vivo, cosa che in genere non facevo, perchè è sempre stata una cosa che mi involgarisce, infilai delle scarpe nere con un tacco molto alto e mi rimirai allo specchio, nonostante mi mettesse a disagio perchè sottolineava i difetti del mio corpo, almeno a me così sembrava mi piaceva, aveva una profonda scollatura a V che lasciava intravedere le pieghe del mio seno, che era lasciato morbidamente libero senza reggiseno, dal tessuto leggero si notavano chiaramente i capezzoli che turgidi svettavano ancora doloranti, i capelli scuri sciolti sul collo, sembravo una vera puttana, l'immagine riflessa nello specchio mi piaceva, mi ci riconoscevo, ero diventata la sua puttana ed era quello che volevo, più di ogni altra cosa.
Arrivò nella stanza e alle mie spalle sentii la sua voce, adesso calda e gentile che mi disse
“sei bella...” non aggiunse altro avvicinandosi a me e guardandomi dallo specchio alle mie spalle, io sorrido e abbasso lo sguardo,mi accorgo che tiene qualcosa di viola in mano ma non riesco a capire cosa, mi cinge le spalle da dietro con un braccio tenendomi saldamente e con l'altra mano sento che fruga nel mio di dietro, prima massaggiandomi il sesso che è fradicio e facendo un espressione fintamente stupita, prendendomi in giro, poi torna al sedere cercando di spalmare i miei umori sul buchino stretto e teso , sento che mi penetra con qualcosa di duro e freddo, faccio per scostarmi ma la sua stretta mi tiene forte, un forte dolore e sento qualcosa che si fa strada lentamente nel mio deretano, che piano piano si lascia penetrare.
Una volta totalmente inserito lo lascia dentro, ho intuito che sia un dildo anale, mi volta verso di lui e mi guarda dolcemente negli occhi, la voce adesso vellutata mi dice che posso guardalo, alzo lo sguardo e i miei occhi incrociano i suoi, mi rendo conto di quanto mi sia mancato il poterlo guardare e sono incantata dalla sua bellezza, mi è sempre piaciuto molto, ma ora è ancora più bello, il mio sguardo è dolce, forse come non lo è mai stato e anche il suo lo è ora, non riesco quasi a riconoscermi, sono proprio io, mi sento orgogliosa e piena del dildo che allarga.
Ci baciamo, le sue labbra sono morbide e umide e io non ho mai desiderato tanto poterlo baciare come in questo momento, sento il suo odore dolciastro che mi inebria e il calore del suo respiro,poi staccandosi dalle mie labbra che rimangono infiammate e vogliose, mi rigira verso lo specchio e mi chiede di guardarmi, vedo dietro di me che mette una mano in tasca e ne estrae qualcosa...ho un po' paura a dire il vero e sento molto forte il dildo che intanto è costretto dietro, mi sento piena e questo mi provoca un insieme di dolore e piacere.
Estrae un collarino, molto fine, in pelle nera, con attaccato un anellino d'argento, fa per mettermelo scostando i miei capelli su un lato, com molta dolcezza, poi alza lo sguardo e mi osserva on aria soddisfatta guardando la figura riflessa nello specchio.
“Ora sei ufficialemente la mia cagna...” pronuncia con tono soddisfatto e al tempo stesso eccitato...
Con una pacca sul culo, forte ma soprattutto umiliante, mi esorta ad andare con l'appellativo di troia”
Ho capito che sarà una serata molto difficile e che quel dildo dovrà rimanere dov'è per tutta la cena e questo mi spaventa, ma al tempo stesso mi sta facendo eccitare da morire, lo seguo senza batter ciglio, ora lui è il mio padrone ed io non devo più decidere...questo è solo l'inizio...




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