Psicoterapia di coppia (II parte)

Scritto da , il 2019-03-18, genere etero

SEDUTA CON ROBERTO


“Eravamo rimasti a quando andaste a vivere insieme. Continui da lì”.
“Si, certo. Un mio zio fu spedito dalla sua ditta in Iran (c’era ancora lo scià, era il gennaio del 78) per sei mesi. Ci lasciò il suo miniappartamento a disposizione, sapeva che volevamo convivere. E così me ne andai di casa mentre Veronika mollava la famiglia in cui lavorava, con un preavviso di una settimana, non la presero bene…
Ancora meno bene la novità fu recepita dai miei genitori, ma, cavolo, avevo 27 anni, ero laureato in Medicina e stavo per essere assunto in ospedale. Avevo diritto alla mia vita. Ma francamente ciò che a mio padre in particolare non andava giù era che la mia compagna fosse straniera e di religione protestante. Lui era per “mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Ma insomma, la vita andò avanti.
Io fui assunto in un ospedale della provincia e Veronika si iscrisse alla facoltà di Veterinaria di Perugia. Fu un periodo un po’ bohemienne, ma bello. Eravamo affiatati sessualmente e io non ero preoccupato che lei fosse fuori per 4 giorni la settimana. Fra l’altro aveva trovato alloggio in un appartamento con 4 ragazzi. Dovevo per forza avere fiducia in lei. Io lavoravo 40 ore la settimana più le reperibilità notturne e festive, quindi anche io ero poco a casa.
Come dicevo le cose fra di noi filavano lisce, sesso almeno due volte alla settimana con tutte le variazioni del caso possibili…. A livello di Kamasutra, intendo…
C’è una cosa importante da dire: avevo cominciato a fotografare Veronika nuda. Lei non aveva problemi a mostrarsi senza vestiti e a me la cosa eccitava molto, era una specie di foreplay. Il meglio venne quando fu accettata la mia domanda di essere impiegato per un mese come medico in un villaggio turistico in Grecia, a settembre. Usai tutte le mie ferie ma ne valse la pena: oltre al divertimento facemmo una gran quantità di foto in nudo integrale su spiagge semideserte ma non del tutto, quindi con la doppia eccitazione dei guardoni locali. Fu allora che mi resi conto di essere un po’ voyeur a mia volta ma anche di provare piacere a vedere ammirata la mia compagna. Fra l’altro lei era spesso in topless e perfino il capovillaggio ci provò con lei, senza successo. In quel periodo era solo mia. Fu l’unica volta che facemmo sesso in un luogo pubblico, rischiando moltissimo anche perché
eravamo all’estero. Ma eravamo giovani e un po’ incoscienti.
La convivenza durò un anno e mezzo, poi ci sposammo. Fu quasi normale, senza una richiesta specifica, quasi una routine. Dopo tanti anni, quando vennero fuori i problemi e i tradimenti ci siamo chiesti entrambi se quell’anno e mezzo fosse stato utile a capirsi o meno.
Comunque, matrimonio in chiesa, con invitati eccetera. Anche se fra mio padre e Veronika non corse mai buon sangue. Anzi, lei mi accusava spesso, e lo fa tuttora in riferimento a quel periodo, di non averla difesa adeguatamente. Io facevo infatti da paciere, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, in modo ipocrita, lo riconosco.
Quasi la cosa fosse programmata subito dopo il matrimonio lei rimase incinta, nonostante non avessimo smesso con le precauzioni. Ciò la costrinse a smettere l’università. Dopo un anno, si iscrisse a Biologia a Roma per non fare più la pendolare. Nostra figlia nacque nel 1980 e ci impegnò parecchio per i tre anni successivi, era molto vivace.
Poi quando aveva 4 anni facemmo la prima vacanza: una settimana bianca in Trentino lasciando la bambina con i miei.
E lì si aperse la seconda fase del nostro rapporto, quella che ancora oggi lo segna profondamente. Il primo tradimento da parte di mia moglie (o almeno credo sia stato il primo…)”
“Fermiamoci, qui. Mercoledì vedrò la signora”.


SEDUTA CON VERONIKA


“Allora, Veronika, ripartiamo dall’inizio della vostra convivenza”.
“Fu un periodo bello e brutto al tempo stesso. Bello perché eravamo finalmente solo noi due, in una casa nostra, con un letto dove dormire e fare l’amore. Ma purtroppo vennero fuori alcuni difetti caratteriali di Roberto che avrei dovuto recepire e leggere meglio.
Il suo modo di fare l’amore era sempre lo stesso. Anzi, diciamo, lui mi scopava. I tempi glieli posso descrivere al minuto: un po’ di baci, petting spinto poi cominciava a leccarmi la vagina finché gli facevo capire di essere pronta. Poi me lo infilava e di solito durava abbastanza, almeno quello. Ma di orgasmi in contemporanea ne abbiamo avuti pochi. Doveva quasi sempre tornare a stimolarmi il clitoride con la lingua perché venissi anche io. Poi era sesso muto, a parte i suoi urli e mugolii all’eiaculazione. A me sarebbe piaciuto che mi parlasse, anche usando parolacce nel caso, ma niente.
Le accenno a un episodio che, se fossi stata più coraggiosa, mi avrebbe fatto fare scelte diverse: lui era dentro di me dopo i soliti ripetitivi preliminari. Gli dissi:” Dimmi qualcosa!” E lui: “Che c’è per pranzo?”. Forse voleva solo essere spiritoso, ma io ne fui ferita veramente.
Per variare un po’ sul tema gli concedevo spesso di penetrarmi analmente, cosa che ovviamente gli piaceva molto. Quanto al sesso orale so che a lui piacevano molto i pompini, ma non amavo avere il suo sperma in bocca, era veramente amaro (almeno a confronto con quello di altri uomini con cui avevo avuto praticato l’atto); quindi glielo prendevo in bocca ma poi lo toglievo quando stava per venire. A lui andava comunque bene.
La vedo perplessa, dottore. Immagino si domandi perché non ho raccolto i segnali di pericolo?”
“Beh, sì. In effetti la domanda sorge spontanea…”
“Io vengo da una famiglia semplice, non povera ma proletaria. Mio padre era impiegato alla Siemens e mia madre lavorava in un supermercato. Per me frequentare un medico, che era ciò che io stessa avrei voluto diventare, era molto bello. Sposarlo poi… In più era di famiglia benestante anche se con un padre stronzo che non mi ha mai sopportato. E Roberto non mi difendeva quasi mai, anche questo ha pesato nel nostro rapporto”.
“Suo marito mi ha parlato di certe foto…”.
“Ah beh, ci avrei scommesso. È un voyeur, e lo ho lasciato fare. A me non crea problemi posare nuda, anche al ragazzo di Napoli avevo concesso di fotografarmi il seno. Roberto me ne ha fatte veramente tante, di foto, e tutto sommato a me faceva piacere e lui si eccitava e poi scopava meglio. Ma so quanto gli piacesse mostrarmi: incoraggiava topless e minigonne, che d’altro canto potevo permettermi e vedevo la sua aria soddisfatta quando gli uomini mi guardavano ammirati sulla spiaggia o in piscina con i seni al vento o seduta con le gambe accavallate e le cosce in bella mostra...
Comunque andiamo avanti. Matrimonio e subito gravidanza non voluta. Ho valutato se interromperla per non smettere con l’Università ma ho pensato che era un segno del destino e sono andata avanti. È nata una bimba bellissima che oggi è anche lei laureata in medicina.
Quando abbiamo potuto andare in vacanza per la prima volta dopo il parto, lasciandola ai nonni paterni, è cominciata la fase più complicata della nostra vita, come immagino Roberto già le abbia detto”.
“Non si preoccupi di quanto può avermi raccontato suo marito. Vada pure avanti”.
“Beh durante la settimana bianca in Trentino ho conosciuto quello che avrebbe potuto essere il nuovo uomo della mia vita”.
...continua

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