Il ricatto (6) -Epilogo-
di
Elena Anele
genere
incesti
Mi voltai verso Giorgia. Ero accaldata e appagata e sperai non mi si leggesse in faccia. Lei mi fissava con i suoi splendidi occhi azzurri e le labbra leggermente socchiuse per lo stupore.
"Mamma che succede? Stai bene? Sentivo dei lamenti."
"Ah, no, nulla tesoro, cercavo un asciugamano per Matilda e ho urtato lo spigolo del mobile". Cercai di dare corpo alla mia bugia massaggiandomi un gomito.
Ero poco credibile e lessi sul suo viso che aveva "mangiato la foglia". Mi vergognai e arrossii. Tuttavia mantenni in piedi la messinscena continuando a tastarmi il gomito e prendendo la via delle scale mentre lei mi fissava immobile e incredula. Non so di preciso a cosa stesse pensando ma la considero una ragazza molto sveglia e poteva anche aver capito esattamente quanto era accaduto, vedendoci uscire dalla stessa toilette.
Preparai il caffè ma il mio sorriso giulivo era stato "eclissato" da un'ombra scura. Paolo scherzava con Lorenzo. Parlavano di tennis. Chi era il favorito degli Australian Open tra Federer, Djokovic e Nadal? Non mi poteva interessare di meno. Giorgia tornò a tavola. Era entrata in quel bagno? L'inequivocabile aroma del sesso femminile non le avrebbe lasciato dubbi. Mi fissava con espressione incredula. Furono minuti lunghissimi. I suoi occhioni erano come due puntatori laser. Non riuscivo a sostenerli e mi ritirai con una scusa. Sentii dall'altra stanza la voce di Paolo che giustificava il mio forfait:
"Ultimamente è stanca e sembra pensierosa. Forse è un po' stressata dal lavoro ma non me ne parla, minimizza".
Mi accovacciai sotto un plaid e iniziai a pensare a tutta questa storia. Avevo ingoiato lo sperma di mio figlio. Avevo avuto il primo rapporto anale della mia vita. Ero stata a letto con due ragazzi contemporaneamente. Avevo goduto guardando di nascosto Lorenzo fare sesso con la sua ragazza. Infine mi ero lasciata addirittura sedurre da lei. Ero diversa da quello che tutti credevano, non c'era dubbio. Tuttavia, anche se ero arrivata a provare un piacere sessuale intenso, al principio avevo accettato una dopo l'altra queste perversioni proprio per tenere Giorgia fuori da questa storia. Avevo fallito e l'avevo trascinata dentro proprio io facendomi sorprendere in intimità con una ragazza più giovane di lei. Tutti questi pensieri vorticavano nella mia testa. Volevo che questa storia finisse in fretta in un modo o nell'altro. Rimasi immersa in riflessioni per buona parte del pomeriggio fino a quando mi addormentai. Mi svegliai avvertendo una leggera pressione sul polpaccio. Era Paolo, mio marito, che veniva a sincerarsi delle mie condizioni. La sua mano era calda. Indossavo ancora le calze e lui ci faceva scivolare sopra la mano.
"Se ne sono andati tutti" mi disse.
"A... andati? Dove?" risposi un po' disorientata ma ormai decisamente sveglia.
"Lorenzo e Matilda fanno un salto a salutare i nonni. Giorgia è andata a Malpensa a prendere Robert".
Robert. Avevo rimosso che sarebbe arrivato quel giorno.
"Perché non l'hai accompagnata tu?" domandai.
"Ha detto che voleva restare sola. Avete litigato per caso?"
Sollevai le spalle. E questa non era una bugia. Era scossa a causa mia ma non avevamo litigato.
Saperli tutti lontani mi rasserenò così come il fatto che la "bomba" non fosse ancora esplosa. Paolo mi domandò se mi andasse un té caldo con la cannella e io accettai l'offerta. Mi alzai dal letto e controllai lo smartphone. C'era un messaggio di Lorenzo tramite il solito numero:
"Stai tranquilla. Giorgia non dirà una parola."
Matilda doveva avergli raccontato tutto. Provai vergogna mista a eccitazione. Immaginavo che in quel che era accaduto a tavola e nel bagno quei due fossero complici. Era sempre quel demonio di mio figlio il "burattinaio". Però m'inquietava il fatto che tornasse a concentrarsi su sua sorella.
Silenziosa e immaginando diversi scenari, raggiunsi Paolo che versava l'acqua calda nella tazza per infondere il té. Adoro il profumo della cannella. Sorseggiai la bevanda calda ed ebbe il potere di rasserenarmi. Mi dedicai a preparare la stanza per Robert. Paolo era contrario al fatto che dormisse insieme a Giorgia anche se stavano insieme da più di un anno, ma io sapevo bene che i ragazzi avrebbero trovato comunque il modo di riunirsi dopo il "coprifuoco". Del resto venivo io stessa da un matrimonio "riparatore", seppur felice. Mi fiondai ai fornelli e accesi il televisore. Volevo pensare ad altro. Per una volta un messaggio di Lorenzo mi aveva dato un senso di protezione ("Giorgia non dirà una parola") ma che significava? Forse aveva già stretto uno dei suoi tentacoli su di lei? Non volevo finisse ricattata. Immaginandomi scenari preoccupanti e preparando un profumatissimo arrosto con patate arrivai a sera. Il suono del campanello annunciò l'arrivo di Giorgia e Robert, un ragazzo altissimo, con due spalle da nuotatore e capelli neri tagliati cortissimi che mettevano in evidenza un collo possente, da maniaco della palestra. Li feci accomodare. Abbracciai il fidanzato di mia figlia che non vedevo da diverse settimane e sorseggiammo Campari e Martini, io sempre sentendomi come scrutata al microscopio da Giorgia. Tornarono anche Lorenzo e Matilda. Non l'avevo vista cambiarsi ma indossava un abitino rosso diverso da quello del pranzo e che trovai molto sexy. Valorizzava il suo corpicino nonostante le poche curve. Di tanto in tanto mi fissava in quel modo tutto suo e (credetemi) l'espressione seria del suo sguardo, quasi altezzosa, era irresistibile. Mai avevo percepito tanto magnetismo in una ragazza così giovane. Lorenzo e Robert si strinsero energicamente la mano e l'atmosfera si normalizzò (anche nel mio petto). Tutti gradirono il "menu" e mentre sistemavo la cucina, conclusero la serata giocando a bridge. Dopo l'ormai solito "traffico" della toilette, con la tensione un po' allentata, m'infilai il pigiama e mi avvolsi nel piumone accanto a Paolo. La casa era silenziosa ma io sentivo (ero certa) che qualcosa stesse per accadere. Paolo si addormentò verso l'una di notte, convinto che dormissi anche io che invece stavo soltanto ferma e zitta al buio aspettando un segnale da Lorenzo, segnale che arrivò più di mezz'ora dopo, mentre iniziavo a stare sulle spine. Sul display apparve la scritta: "Vieni adesso".
Mi alzai senza fare rumore. Il corridoio era buio e mi feci un po' di luce con il display dello smartphone. Ero come al solito spaventata e al tempo stesso curiosa ed eccitata di non sapere quel che aveva in mente Lorenzo. Mi spinsi fin davanti alla sua porta e rapidamente scivolai nella stanza. Mi meravigliai di trovare lì anche Matilda. Lui era seduto alla scrivania davanti al PC e lei stava in piedi alle sue spalle massaggiandogli il collo. Si voltarono entrambi. La ragazza mi rivolse un altro dei suoi sguardi sensuali. Lui mi fece cenno di avanzare. Con grande imbarazzo mi avvicinai a lui. Non avevo dubbi sul fatto che sapesse di me e Matilda ma lei sapeva di quel che c'era fra me e Lorenzo? Ero confusa e disarmata oltre ogni dire. Guardai lo schermo del laptop acceso che illuminava il volto di mio figlio. Erano immagini scure ma nitide. Vidi un uomo e una donna che si baciavano con trasporto su di un letto. Inizialmente pensai che volesse costringermi a guardare un film porno. Poi capii e mi mancò il pavimento sotto ai piedi: erano di Giorgia e Robert i corpi intrecciati nel video. Sbiancai. Temevo di svenire. Sarei stata costretta a sopportare anche questo? Fare la guardona di mia figlia? Matilda si portò accanto a me e mi posò una carezza partendo dalla nuca, scendendo sulle spalle poi lungo la schiena e indugiando sulla natica. Disegnava piccoli cerchi col palmo della mano sulla seta del mio pigiama. Chiusi gli occhi e cercai di rifugiarmi in quella "bolla" che era diventata per me la sessualità. Lorenzo mi sollevò le braccia e mi sfilò la maglietta. Non indossavo reggiseno ma solo una canottina. Matilda s'inginocchiò dietro di me e mi abbassò i pantaloni. Restai in mutandine e canotta. Lei mi posò qualche bacio delicato sui glutei. Provai un fremito d'eccitazione. Ero completamente assuefatta. Percepivo la sua calda lingua fare capolino dalle labbra che si schiudevano. Intanto mio figlio, in piedi di fronte a me, manipolava i miei seni da sopra il sottile strato di tessuto dalla quale erano coperti. Ero ferma, immobile, come la carcassa di un cerbiatto circondata dai lupi, ma la mia lucidità andava affievolendosi, spazzata via dall'ondata di lussuria che mi travolgeva sempre più violentemente ad ogni nuova perversione. Aprii gli occhi per un attimo. Sullo schermo proseguivano le effusioni dei due amanti nella stanza accanto. Lorenzo doveva aver nascosto la telecamera molto vicino al letto ed erano visibili chiaramente molti dettagli. Giorgia indossava un reggiseno nero e un paio di culotte rosse che lasciavano intravedere gran parte del fondoschiena. Vidi la sua chioma bionda abbassarsi verso il cavallo dei pantaloni e serrai nuovamente gli occhi. Lorenzo mi abbassò giù in ginocchio e la sua "bambolina" dagli occhioni ambrati scivolò sotto di me. Mi piegai in modo da sbatterle la fica in faccia e lei cominciò a fottermi con la lingua. Provavo un tale calore tra le cosce che temetti si sarebbe potuta scottare. Vedevo le sue gambette distese davanti a me e feci appena in tempo a scorgere una delle sue manine ossute dirigersi dentro gli slip che Lorenzo mi si parò davanti. Si mise in ginocchio anche lui e mi baciò lungamente. Sentivo le sue morbide labbra su di me e ricambiai il bacio in apnea. Era la prima volta che mi baciava con sentimento e mi emozionai tantissimo. Assaporai la sua saliva, arrossii e mi vergognai di quanto fossi "perversa". Matilda continuò ad assaporare il mio sesso e io a sbrodolarle in bocca. Lorenzo si sollevò e iniziò a sbottonarsi i calzoni. Ora avevo gli occhi aperti e volevo vedere tutto. Un brivido profondo percorse la mia spina dorsale. L'ultimo bottone saltò e il durissimo cazzo di mio figlio stava lì, davanti alla mia bocca, aspettando di essere ingoiato. Feci scivolare le labbra su quel muscolo di granito e con il massimo della solerzia lo leccai e succhiai per tutta la sua lunghezza. La mia fica era in fiamme. Stavo già per venire. Mi strinsi forte i seni comprimendoli sul petto ed ebbi un orgasmo impetuoso. Lorenzo allora estrasse il fallo dalla mia bocca e lo rivolse a Matilda che senza smettere di masturbarsi iniziò a passarci sopra la lingua fino a farlo sparire fra le labbra fino in gola. Ora nessuno mi guidava più. Improvvisavo e sapevo cosa fare. Mi tuffai nella fichetta di Matilda mentre con le dita le stuzzicavo il clitoride. Doveva essersi deodorata la pelle perché sentivo profumo di fica e fragola. Istintivamente portai due dita al mio clitoride e iniziai a massaggiare. Il calore stava diffondendosi in tutto il corpo e, come sempre, mi stava accecando. Lorenzo decise di cambiare ancora donna e posizione e mi spinse a novanta gradi, appoggiata alla scrivania, per penetrarmi. Le labbra mi si irrigidirono dal piacere quando mi sentii perforare da quella clava bollente. Il laptop era ancora sintonizzato sulla camera accanto, a pochi centimetri dai miei occhi, e mentre Lorenzo stantuffava energicamente dentro di me, vidi Giorgia cavalcare Robert, splendida amazzone sul suo stallone. Aveva il pube completamente rasato e le tette (notevoli) ondeggiavano dando una nota di morbidezza e sensualità al suo corpo. Non chiusi gli occhi, eccitata da quelle immagini e anche dalle dita di Matilda che mi stava palpando i seni. Adesso toccava a lei ricevere una "razione" di Lorenzo. Si sdraiò sul pavimento e lui le entrò dentro. Non sapevo bene dove attendere il mio "turno", totalmente inesperta sul triangolo Uomo-Donna-Donna. Sul monitor era nitido il cazzo di Robert che scivolava dentro-fuori da mia figlia. Senza rendermi conto di ciò che stavo facendo conficcai due dita tra le mie gambe e iniziai a martellarmi il sesso. Sentivo i liquidi sgorgare dalla mia fica e le dita andare sempre più in profondità. Con una mano mi pizzicai un capezzolo. Mi piaceva da morire. Ora Lorenzo era sdraiato a terra e la sua ragazza con grande impeto calava sulla sua asta piegando le ginocchia. Mi guardò. Il suo viso era angelico. Si leccò le labbra e capii che voleva che la baciassi. Ubbidii al "richiamo" ma ero magneticamente attratta anche dallo schermo del PC dove imperava il video di Robert immerso in mia figlia. La telecamera nascosta era priva di sonoro ma attraverso la parete si percepivano i gemiti di Giorgia. Matilda mi trascinò a se e mi leccò le labbra e il viso. Io la baciai vicino alle orecchie e scesi sul collo. Con la coda dell'occhio cercavo di guardare quel che stava accadendo di là. Lorenzo ora ci fece mettere entrambe a quattro "zampe". Io e Matilda ci guardammo negli occhi: eravamo le sue puttane. Entrambe non riuscivamo a smettere di toccarci e baciarci. Poi, il nostro uomo si sputò sulle dita della mano e la strofinò sul glande. Mentre sentivo violare la mia entrata posteriore mi vibrò la pelle dal piacere e socchiusi gli occhi. Scavai ancora più a fondo dentro la fica. Sentivo sulle dita la pressione del suo cazzo attraverso il sottile strato di tessuti che separa l'ano dalla vagina. Poi fu il turno del culetto di Matilda. Ero eccitatissima e stavo per raggiungere nuovamente l'orgasmo. Sentivo che se fosse rientrato dietro di me avrei visto tutte le stelle del firmamento. Per l'ennesima volta feci cascare lo sguardo nel PC e vidi mia figlia inginocchiata che succhiava il cazzo al suo fidanzato. A fuoco bene ora c'era il "gioiellino" di Robert, più corto di quello di Lorenzo. Era l'atto finale della loro performance. Lei si raccolse i capelli continuando a ciucciare con passione e lui ripagò tutto quell'amore con una schizzata voluminosa. Lo sperma le inondò il viso, scivolò nel collo, fra i seni. Lei diede ancora un paio di baci ma era chiaro dall'espressione del volto che farsi venire in faccia era stato un atto d'amore. Diversamente da me che non vedevo l'ora di sentire il liquido caldo di mio figlio sulle mie labbra. Uscì dal buchetto della sua francesina e tornò tra le mie chiappe. Le allargai con le mani per accoglierlo e lui accettò l'invito. Qualche colpo secco e strozzai un grido sciogliendomi nell'orgasmo. Presumevo che anche la sua "cagnetta" avesse già appagato gran parte dell'appetito sessuale. Toccava a Lorenzo. Si alzò in piedi e io e Matilda con complicità c'inginocchiammo di fronte a lui. Stavamo lì, con le labbra a pochi centimetri dalla sua cappella, mentre si masturbava accelerando i movimenti del polso. Matilda passò la lingua sullo scroto depilato di mio figlio, poi si avvicinò al mio viso e mi baciò appassionatamente. Totalmente disarmata dal piacere sessuale ricambiai il suo bacio. Le nostre lingue si strofinavano come due caldi serpentelli in un condotto stretto. Poi uno spruzzo di caldo sperma ci colpì sul viso, colò sulle labbra, in bocca e venne catturato dal nostro bacio. Sentivo fiotti di sborra rigarmi il collo, impiastricciarmi i capelli, colare sulla catenina regalatami da mio marito. Era un momento intenso. Sentivo la mia fica dilatarsi, in parte sazia ma ancora eccitata. Sullo schermo si vedeva Giorgia giacere abbracciata al suo ragazzo e anche in camera di Lorenzo, a pochi metri da quei due, il lussurioso "incendio" avvampato dal nostro triangolo stava stemperandosi. Io e Matilda ci staccammo. L'incanto scemò. Mi ripulii dallo sperma con i pantaloni del pigiama e uscii da quell'alcova, in mutande e canottiera, diretta verso il bagno. Mi fiondai dentro la doccia e lavai via tutto quell'odore di sesso dal mio corpo. Ripensavo a quanto mi fosse piaciuto assistere all'amplesso di mia figlia col suo fidanzato e tutto faceva capo a una sola considerazione: ero una troia incestuosa e viziosa. Avevo scoperto il sesso in una forma perversa e capace di procurarmi un piacere estremo e irresistibile. Era come se il vaso di Pandora si fosse stappato e niente potesse più rientrarvi. Non sarei mai tornata quella di prima ma -potevo modificare il mio futuro-.
Tornai sotto le lenzuola. Paolo si rigirò:
"Che ore sono?" domandò assonnato.
"Dormi che è tardissimo". Sussurrai al suo orecchio.
La vigilia di Natale la passammo a fare compere e consegnare strenne a qualche amico oltre a scambiarcele fra noi. Tradizioni belle e barbose al tempo stesso. A sera, quando ci riunimmo, eravamo tutti stremati. Avevamo comperato diversi tipi di sushi e gamberi in tempura (Paolo è religioso e non voleva si mangiasse carne). Io ero seduta di fronte a Giorgia che aveva un'aria distesa, solare. Non sentivo più i suoi occhi, come cani aizzati contro di me. Si era messa la minigonna e notai come suo fratello le fissava il fondoschiena. La cosa m'infastidì e nuovamente mi domandai (come nel caso di Matilda) se si trattasse di gelosia. Non capivo cosa mi stesse accadendo. Dopo la cena passammo allo spumante, poi al caffè e ai liquori. Mi cadde il cucchiaino da caffè e mi chinai sotto la tavola per raccoglierlo. Chinandomi vidi chiaramente la mano di Robert posata sulla coscia di Giorgia. Niente di volgare o inappropriato visto che si parla di fidanzati. Tuttavia qualcosa, un demone inopportuno, iniziò ad agitarsi dentro di me. Non so se quella sensazione fosse dovuta a un pizzico di ebbrezza conseguente ai brindisi oppure, forse, agli eventi degli ultimi mesi, ma arrivò un'ondata di eccitazione. Ormai non riuscivo a contenerla. Mi capitava sempre più spesso e nei luoghi più impensati. Mi venne in mente Lorenzo che mi fotteva su quel tavolo, davanti a tutti, in quello strano sogno di molto tempo prima e divaricai leggermente le gambe. Guardavo Giorgia scambiare occhiate complici con il suo ragazzo e desiderai poter vedere quel che stava accadendo sotto la tovaglia da quella parte del tavolo. Feci cadere un tovagliolo di proposito per potermi abbassare di nuovo e sbirciai. La mano di Robert le stava solleticando il cotone delle mutandine. La stava tastando per bene davanti a me, a noi. Non approvavo ma in contrasto con i miei principi sentivo la fica bagnarsi. Ero nuovamente soggiogata ad un prepotente desiderio sessuale. Mi sentivo depravata e "sporca". Ora anche "guardare" mi accendeva la miccia. Non accadde altro in quella sala da pranzo fino alla "ritirata" per la notte. Me ne stavo nel letto insoddisfatta dalla mancanza di attenzioni del mio Paolo (già addormentato), intenta a immaginarmi (nella camera di Giorgia) le scene di sesso che avevo visto la notte precedente scorrere sul PC di Lorenzo. E mio figlio? Stava trivellando la sua ragazza com'era giusto che fosse? Mi aveva indottrinato alla perversione e al desiderio e ora, come un'anziana zitella, ero costretta a inventarmi qualcosa per godere da sola. Mi venne un'idea ripensando ad alcune mie considerazioni:
-Non sarei mai tornata quella di prima ma potevo modificare il mio futuro-
Era vero e dovevo farlo sul serio. Presa questa nuova risoluzione mi addormentai serenamente mentre il mio smartphone "taceva".
Passai l'intera mattina di Natale a cucinare. Mi piaceva farlo in queste occasioni. Il cappone aveva un bellissimo aspetto e il brodo per i tortellini aveva un sapore delizioso. Fu una gran fatica preparare da mangiare per tanti commensali ma fu anche un grande successo. Giorgia mi domandò perfino di passarle la ricetta del mio creme-caramel agli amaretti. Il ghiaccio tra noi sembrava sciolto definitivamente. Di tanto in tanto, senza farmi troppo notare, rimboccavo il livello del vino nel calice di Paolo. Avevo comprato una cassa di Cabernet Sauvignon irresistibile qualche settimana prima. Nella mia testa una pazzia: farlo ubriacare e sedurlo. No, non da doverlo raccogliere dal pavimento, ma un livello alcolico un po' più elevato avrebbe forse potuto intaccare i suoi rigidi schemi sessuali. Da preda a predatrice, ecco la nuova Elena. Sapevo che dopo pranzo, nel pomeriggio, tutti sarebbero partiti e saremmo rimasti soli lui ed io. Giorgia e Robert ci salutarono verso le tre per andare in aeroporto. Lorenzo e Matilda poco più tardi. Prima di salire in auto lei mi fissò per un'istante regalandomi una piccola increspatura di bocca che equivaleva a un suo sorriso. Le sue labbra carnose incastonate in quel corpicino magro non le dimenticherò mai. Mi sentii al tempo stesso libera e malinconica, come quando finisce una vacanza talmente lunga da stancarti quasi, che però implica il ritorno al lavoro.
Lorenzo fu freddo con me. Sembrava timido o risentito. Non capivo bene perché.
Rientrammo in casa, soli. Paolo si sedette sul divano e accese la televisione. Gli proposi un goccio di scotch (difficilmente rifiutava) e brindammo ai nostri meravigliosi figli (se avesse saputo...) e alla Laurea di Giorgia ormai prossima.
Mi tolsi le scarpe e mi accovacciai al suo fianco sul divano. Sentivo il suo petto gonfiarsi a ogni respiro. Lui mi carezzava i capelli facendomi grattini sul collo. Non meritava niente di ciò che gli avevo fatto alle spalle. Meritava solo il mio amore. Allungai una mano verso il cavallo dei suoi pantaloni e iniziai a carezzarlo nella sua zona più intima. Ero semisdraiata su di lui e mi fu facile aprire la zip ed estrarre il suo arnese. Era piuttosto duro. Socchiusi le labbra e lo feci scivolare in bocca. Lui continuava a carezzarmi i capelli con dolcezza. Quando lo sentii tendere i muscoli rallentai, non volevo che venisse troppo in fretta. Mi alzai in piedi davanti a lui e feci scivolare via la gonna, poi la camicetta e restai in mutandine e reggiseno. Indossavo la biancheria più seducente che avevo. Sperai che il vino mi desse una mano. Ero eccitatissima, vogliosa, calda. Guardandolo mi infilai due dita in bocca e poi le portai sulla fica, dentro le mutandine di pizzo. Iniziai a giocare col clitoride mentre Paolo mi guardava visibilmente confuso ed eccitato. Temevo sarebbe potuta diventare una scena ridicola, invece era estremamente sensuale. La mia fica era spalancata dalla pressione dei polpastrelli. Estrassi la mano e la avvicinai alle sue labbra. Lui non sembrava affatto dispiaciuto. Iniziai a stuzzicarmi i capezzoli dentro il reggiseno. Vedevo l'asta di Paolo irrigidirsi ancora di più. Inaspettatamente lo vidi cingere il suo cazzo con la mano e iniziare a masturbarsi. Lo eccitavo da morire. Avevo le mutande inzuppate di umori. Lentamente me le tolsi e le portai al mio viso, alla bocca. A quella vista non si trattenne e si sborrò sulla pancia come un adolescente. Ma io non mi fermai. Gli afferrai una mano e la portai al mio sesso. Lui si liberò dei calzoni e mi penetrò con un dito, poi tre, quattro. Ero in estasi ma sapevo bene dove volevo arrivare. Mi girai e gli mostrai le natiche. Lui le afferrò con forza, le strinse, palpandole selvaggiamente. Allora indietreggiai fino a sbattergli letteralmente la fica in bocca. Non poteva sottrarsi e non lo fece. Iniziò a leccare con poca arte dapprima, come uno che "deve" farlo, poi sempre più abilmente: gli piaceva. Avevo la lingua di mio marito immersa fra le grandi labbra. Stavo sognando forse. Era tutto stupendo. Mi afferrai i seni con entrambe le mani e iniziai a sprimacciarli con tale impeto che il reggiseno si sganciò spostandosi di sghimbescio e mostrando parte delle mie tette e dell'areola. I pochi frammenti di stoffa che coprivano il mio corpo erano ormai d'intralcio e me ne sbarazzai facendoli scivolare via lungo il braccio. Ero completamente nuda davanti a Paolo e gli stavo dando ancora le spalle ma volevo incrociare il suo sguardo. Mi voltai rapidamente e lo spinsi sdraiato sul divano. Aveva il cazzo duro come raramente lo avevo visto negli ultimi dieci anni. I testicoli erano dentro i pantaloni e dalla patta fuoriusciva solo il suo bel muscolo in tiro. Era di nuovo pronto e molto più rapidamente di quanto sperassi. Non volevo perdere un solo istante. Montai su di lui fissandolo negli occhi e mi calai sopra quell'asta tesa. La sentii dentro di me, nel ventre. Spingevo lentamente ma fino in fondo. Mi venne da stringere le dita dei piedi. Con le mani gli carezzavo il viso che palesava tutto il suo piacere nel vedermi così "bollente" e intraprendente. Interruppi temendo una sua seconda eiaculazione, mi abbassai su di lui e passai la mia lingua su tutta la lunghezza del suo fallo intriso del mio succo. Ora lo volevo nel culo. Salii nuovamente su di lui che mi lasciava condurre inebriato, in pieno potere della mia femminilità. Altro che alcol, è il sesso a sballare più di ogni sostanza. Il suo cazzo sparì nuovamente dentro la mia fica mentre insalivandomi le dita lubrificavo il mio buco più stretto. Poi mi sollevai leggermente e mi piegai in avanti col bacino. Sentii il glande premere contro l'orifizio e scesi giù in picchiata verso la trasgressiva goduria del sesso anale. Ormai la sessualità di mio marito era nelle mie mani. Come io provavo piacere nel sentire il suo palo sfregarmi le strette pareti del "condotto posteriore", lui doveva essere in estasi per la morsa calda e avvolgente attorno al suo cazzo. La mia fica era davanti a lui (mentre lo sentivo tutto dietro di me) e la allargavo per mostrargliela bene, poi m'infilavo le dita dentro e le portavo alla bocca. Mi tremava la mandibola dalla goduria. Paolo cercò il mio clitoride con le dita e iniziò a giocarci mentre ero vicinissima all'orgasmo. Mi cinse i fianchi con le mani tenendomi giù, impalata fino in fondo. Ebbe un brivido e lo sentii contrarre il cazzo e non riuscii più a trattenermi. Venni con un grido. Finalmente non dovevo nascondere il mio piacere. Mi sentivo libera. Simultaneamente, con una smorfia di goduria estrema, Paolo mi venne per la prima volta fra le chiappe. Una delle sensazioni più libidinose, strane, liberatorie e appaganti della mia vita. Mi voltai verso di lui, lo baciai con passione e mi stesi con la guancia sul suo petto. Avevo le lacrime agli occhi. Restammo così, in silenzio, mentre la luce calava e la stanza restava illuminata solo dai led dell'albero. Purtroppo quella sensazione di tepore dovuta all'eccitazione andò svanendo. In fondo ero nuda. Mi alzai, lo guardai negli occhi. Mi sorrise.
"Grazie" gli dissi e gli posai un bacio sulla bocca. Andai in bagno a fare una doccia. Ero estasiata e fiera di me. Già, -il futuro poteva cambiare- e sebbene non potessi cancellare il passato, avrei potuto cicatrizzarne le ferite. Mio figlio mi aveva insegnato a godere di nuove esperienze e io stavo facendo lo stesso con mio marito. Ne andava del nostro bene come coppia e come individui. Uscii ristorata dall'acqua calda, in accappatoio e pantofole. Paolo si era rassettato e armeggiava in camera da letto. Mi asciugai i capelli e li spazzolai a lungo. Ero felice. La mia vita coniugale sembrava diretta verso una direzione nuova, stimolante, appagante. Dovevo solo risolvere definitivamente la questione con Lorenzo. Pensando a lui ebbi un attimo di smarrimento. Non avevo più controllato il cellulare da ore. E se mi fossero arrivati suoi messaggi? Doveva essere in viaggio ed era improbabile. Tuttavia mi affrettai a controllare.
C'era un nuovo SMS. Mio figlio, tramite il suo vero numero, quello che tutti conosciamo in famiglia, mi esortava a controllare la mail. Accesi il PC, ero ancora in déshabillé ma volevo levarmi alla svelta la curiosità e il timore. Controllai la casella di posta e c'era effettivamente un suo messaggio, dal suo solito indirizzo mail. Non si nascondeva. Strano (pensai). Iniziai a leggere (e qui di seguito vado a riportare l'essenza del contenuto, comunque molto dettagliato e personale):
-Mamma ti chiedo perdono. So che sei una donna che ha saputo limitare i propri sbagli. Non sono migliore di te. Ti ho sempre osservata di nascosto da quando avevo 14 anni. Ho rubato la tua biancheria. Invaso segretamente la tua privacy. Sei una donna colta e bellissima e sei sempre stata al centro dei miei desideri sessuali. Quando ti ho vista abbracciata a quel tizio che non era papà ho provato una gran rabbia. Non so se fosse più forte la delusione o il desiderio di punirti per ciò che hai fatto. Mi sono avventato su di te con il cervello in totale apnea, senza ragionare, senza darti la minima attenuante. Ti ho presa con la violenza e mi sono vergognato tanto, in seguito, soprattutto dopo aver capito che a spingermi non era stata né rabbia, né vendetta, ma solo il desiderio che ho sempre avuto di possederti in tutti i modi. Il tuo tradimento mi aveva dato l'occasione di averti in pugno e questo mi ha reso cieco e spietato. In preda al rimorso, dopo i primi episodi non ti ho più chiamata e avevo deciso di non farlo mai. Poi mi hai telefonato tu, arrabbiata, quella mattina e lì ho capito che dovevo rivederti. Mi ero accorto che avevi provato piacere e in quella chiamata ci lessi quasi una tua richiesta (mi piace pensare che lo fosse). Giorgia è solo una mia vecchia fantasia, non temere. L'ho usata come il lombrico dietro il quale il pescatore nasconde la punta dell'amo. Mi piaceva stuzzicarti, ma io e lei abbiamo un rapporto speciale e condividiamo un segreto imbarazzante. Il giorno del suo diciottesimo compleanno eravamo stati a quel ristorantino vicino a Como per un'ottima cena a base di pesce di lago, ricordi? Tornammo a casa ma tutti, a turno ci alzammo per dissetarci per via di quella zuppa di pesce salatissima (ne parlammo per settimane). Mentre mi dirigevo in cucina vidi Giorgia inginocchiata davanti alla vostra porta che spiava te e papà che facevate l'amore. Aveva una mano infilata nelle mutande e stava contorcendosi in silenzio. Non avevo grande esperienza, ero solo un ragazzino, ma sapevo bene quel che stava facendo. Quando si accorse della mia presenza alle sue spalle mi pregò di starmene in silenzio e tacere e di non fare la "spia". La mia sete era sparita e ormai pensavo a una sola cosa. Quando si voltò i suoi capezzoli spingevano prepotentemente sulla t-shirt del pigiama sottile. Desideravo solo tastarle le sue grandi tette sode. Lei lo capì, semplicemente studiando la direzione del mio sguardo, e sollevò un poco la maglietta arrossendo con espressione un po' sofferta e imbarazzata:
"Puoi toccarle se vuoi ma, ti prego, non dire niente mai a nessuno di quel che hai visto".
Non me lo feci ripetere e nel silenzio del corridoio afferrai quelle splendide coppe di morbida carne, strizzandole con una tale foga da far pensare che il mondo sarebbe finito dieci secondi dopo. Non mi bastava. Iniziai a ciucciarle come un lattante e il mio "affare" era duro come (credo) mai prima di allora. Non so se le sia piaciuto (era eccitata anche lei credo), non ne abbiamo più parlato (per vergogna). Per questo so che non racconterà nulla di te e Matilda. Le è bastato il mio sguardo, ne sono certo. Appena mollata la presa sui suoi seni, quella notte, dimenticando il motivo per cui mi ero alzato dal letto in piena notte, corsi in bagno. Afferrai un paio di mutandine (sue o tue non m'importava) dal cesto della biancheria da lavare e ci spruzzai un litro di sperma sopra. Mi bastò stringermi appena l'attrezzo per venire, tanto ero al limite. Non avevo mai toccato un paio di tette prima e quelle di Giorgia, come sai, sono da dieci e lode. Da allora ho iniziato a fantasticare su di lei (su di te già lo facevo) ma è solo da quella sera che ho provato un'irresistibile desiderio di spiarvi. Ho speso tutte le mie "paghette" in nanotecnologia audiovisiva da indagine e ho raccolto ore di materiale piccante e lo custodisco gelosamente. A proposito di gelosia: mi sono pentito di ciò che abbiamo fatto a Ginevra in quella camera d'hotel. Non del sesso fra me e te, quello è stato probabilmente il miglior sesso della mia vita, ma mi ha infastidito vedere quel mio compagno di corso divertirsi con te. Ti volevo per me. Poi, due settimane fa, ho conosciuto Matilda. So che tu credi nei colpi di fulmine. Hai sempre sostenuto che con papà lo fosse stato. Matilda è la ragazza perfetta per me, con una grande voglia di sperimentare situazioni e ruoli nella vita e nel sesso. Ho sentito di poterle raccontare tutto e lei ha capito e ha voluto farne parte. Non so che accadrà fra me e lei ma stiamo davvero bene e credo che anche tu abbia passato una bella mezz'ora con noi dopotutto. In questa mail cerco di spiegarti e di confessare alcune cose e so che forse non sarà facile per te da capire. Sarai sempre tu la donna dei miei desideri ma a volte le nostre strade le scelgono le regole e i paletti morali. Io non intendo smettere di spiarti ma ho deciso di comportarmi da figlio e non da amante, giustiziere, aguzzino o altro. Ti voglio bene e se ti ho scritto queste righe è per lasciarti una confessione che (nelle tue mani) mi faccia desistere dal prolungare il mio ignobile (lo ammetto) ricatto. Sei giovane e bellissima ma ti chiedo di dimenticare questi mesi dal momento che dovendo impormi di rinunciare a tutto questo, vorrei tentare di recuperare quello che siamo stati. Grazie per il più bel Natale della mia vita e per la tenera espressione del tuo volto mentre arriva l'orgasmo.
Perdonami. Con amore.
Lorenzo-
Mi asciugai le lacrime. Quel ragazzo aveva più empatia di qualunque altra persona al mondo. Abbassai lo schermo del laptop e, avvertendo un brivido, ricordai di indossare ancora l'accappatoio umido. Paolo giunse alle mie spalle e mi abbracciò scaldandomi:
"Vestiti o prenderai freddo". Disse con premura, poi aggiunse: "Che ne dici se questa sera ordinassimo una pizza?"
Lo guardai sorridendo, con gli occhi che brillavano ancora.
-Non sarei mai tornata quella di prima ma potevo modificare il mio futuro-
Mi alzai e abbracciai fortissimo l'unico uomo che avessi mai amato. Lorenzo aveva ragione su tutto tranne che per una cosa: niente regole o paletti morali mi avrebbero più imprigionata. La mia strada l'avrei scelta io da sola, lottando con sensi di colpa e momenti di debolezza, per sentirmi realizzata. Il futuro non mi vedrà passiva perché ancora non sta scritto da nessuna parte. Ero di nuovo felice. Ero Elena. Ero me stessa.
"Mamma che succede? Stai bene? Sentivo dei lamenti."
"Ah, no, nulla tesoro, cercavo un asciugamano per Matilda e ho urtato lo spigolo del mobile". Cercai di dare corpo alla mia bugia massaggiandomi un gomito.
Ero poco credibile e lessi sul suo viso che aveva "mangiato la foglia". Mi vergognai e arrossii. Tuttavia mantenni in piedi la messinscena continuando a tastarmi il gomito e prendendo la via delle scale mentre lei mi fissava immobile e incredula. Non so di preciso a cosa stesse pensando ma la considero una ragazza molto sveglia e poteva anche aver capito esattamente quanto era accaduto, vedendoci uscire dalla stessa toilette.
Preparai il caffè ma il mio sorriso giulivo era stato "eclissato" da un'ombra scura. Paolo scherzava con Lorenzo. Parlavano di tennis. Chi era il favorito degli Australian Open tra Federer, Djokovic e Nadal? Non mi poteva interessare di meno. Giorgia tornò a tavola. Era entrata in quel bagno? L'inequivocabile aroma del sesso femminile non le avrebbe lasciato dubbi. Mi fissava con espressione incredula. Furono minuti lunghissimi. I suoi occhioni erano come due puntatori laser. Non riuscivo a sostenerli e mi ritirai con una scusa. Sentii dall'altra stanza la voce di Paolo che giustificava il mio forfait:
"Ultimamente è stanca e sembra pensierosa. Forse è un po' stressata dal lavoro ma non me ne parla, minimizza".
Mi accovacciai sotto un plaid e iniziai a pensare a tutta questa storia. Avevo ingoiato lo sperma di mio figlio. Avevo avuto il primo rapporto anale della mia vita. Ero stata a letto con due ragazzi contemporaneamente. Avevo goduto guardando di nascosto Lorenzo fare sesso con la sua ragazza. Infine mi ero lasciata addirittura sedurre da lei. Ero diversa da quello che tutti credevano, non c'era dubbio. Tuttavia, anche se ero arrivata a provare un piacere sessuale intenso, al principio avevo accettato una dopo l'altra queste perversioni proprio per tenere Giorgia fuori da questa storia. Avevo fallito e l'avevo trascinata dentro proprio io facendomi sorprendere in intimità con una ragazza più giovane di lei. Tutti questi pensieri vorticavano nella mia testa. Volevo che questa storia finisse in fretta in un modo o nell'altro. Rimasi immersa in riflessioni per buona parte del pomeriggio fino a quando mi addormentai. Mi svegliai avvertendo una leggera pressione sul polpaccio. Era Paolo, mio marito, che veniva a sincerarsi delle mie condizioni. La sua mano era calda. Indossavo ancora le calze e lui ci faceva scivolare sopra la mano.
"Se ne sono andati tutti" mi disse.
"A... andati? Dove?" risposi un po' disorientata ma ormai decisamente sveglia.
"Lorenzo e Matilda fanno un salto a salutare i nonni. Giorgia è andata a Malpensa a prendere Robert".
Robert. Avevo rimosso che sarebbe arrivato quel giorno.
"Perché non l'hai accompagnata tu?" domandai.
"Ha detto che voleva restare sola. Avete litigato per caso?"
Sollevai le spalle. E questa non era una bugia. Era scossa a causa mia ma non avevamo litigato.
Saperli tutti lontani mi rasserenò così come il fatto che la "bomba" non fosse ancora esplosa. Paolo mi domandò se mi andasse un té caldo con la cannella e io accettai l'offerta. Mi alzai dal letto e controllai lo smartphone. C'era un messaggio di Lorenzo tramite il solito numero:
"Stai tranquilla. Giorgia non dirà una parola."
Matilda doveva avergli raccontato tutto. Provai vergogna mista a eccitazione. Immaginavo che in quel che era accaduto a tavola e nel bagno quei due fossero complici. Era sempre quel demonio di mio figlio il "burattinaio". Però m'inquietava il fatto che tornasse a concentrarsi su sua sorella.
Silenziosa e immaginando diversi scenari, raggiunsi Paolo che versava l'acqua calda nella tazza per infondere il té. Adoro il profumo della cannella. Sorseggiai la bevanda calda ed ebbe il potere di rasserenarmi. Mi dedicai a preparare la stanza per Robert. Paolo era contrario al fatto che dormisse insieme a Giorgia anche se stavano insieme da più di un anno, ma io sapevo bene che i ragazzi avrebbero trovato comunque il modo di riunirsi dopo il "coprifuoco". Del resto venivo io stessa da un matrimonio "riparatore", seppur felice. Mi fiondai ai fornelli e accesi il televisore. Volevo pensare ad altro. Per una volta un messaggio di Lorenzo mi aveva dato un senso di protezione ("Giorgia non dirà una parola") ma che significava? Forse aveva già stretto uno dei suoi tentacoli su di lei? Non volevo finisse ricattata. Immaginandomi scenari preoccupanti e preparando un profumatissimo arrosto con patate arrivai a sera. Il suono del campanello annunciò l'arrivo di Giorgia e Robert, un ragazzo altissimo, con due spalle da nuotatore e capelli neri tagliati cortissimi che mettevano in evidenza un collo possente, da maniaco della palestra. Li feci accomodare. Abbracciai il fidanzato di mia figlia che non vedevo da diverse settimane e sorseggiammo Campari e Martini, io sempre sentendomi come scrutata al microscopio da Giorgia. Tornarono anche Lorenzo e Matilda. Non l'avevo vista cambiarsi ma indossava un abitino rosso diverso da quello del pranzo e che trovai molto sexy. Valorizzava il suo corpicino nonostante le poche curve. Di tanto in tanto mi fissava in quel modo tutto suo e (credetemi) l'espressione seria del suo sguardo, quasi altezzosa, era irresistibile. Mai avevo percepito tanto magnetismo in una ragazza così giovane. Lorenzo e Robert si strinsero energicamente la mano e l'atmosfera si normalizzò (anche nel mio petto). Tutti gradirono il "menu" e mentre sistemavo la cucina, conclusero la serata giocando a bridge. Dopo l'ormai solito "traffico" della toilette, con la tensione un po' allentata, m'infilai il pigiama e mi avvolsi nel piumone accanto a Paolo. La casa era silenziosa ma io sentivo (ero certa) che qualcosa stesse per accadere. Paolo si addormentò verso l'una di notte, convinto che dormissi anche io che invece stavo soltanto ferma e zitta al buio aspettando un segnale da Lorenzo, segnale che arrivò più di mezz'ora dopo, mentre iniziavo a stare sulle spine. Sul display apparve la scritta: "Vieni adesso".
Mi alzai senza fare rumore. Il corridoio era buio e mi feci un po' di luce con il display dello smartphone. Ero come al solito spaventata e al tempo stesso curiosa ed eccitata di non sapere quel che aveva in mente Lorenzo. Mi spinsi fin davanti alla sua porta e rapidamente scivolai nella stanza. Mi meravigliai di trovare lì anche Matilda. Lui era seduto alla scrivania davanti al PC e lei stava in piedi alle sue spalle massaggiandogli il collo. Si voltarono entrambi. La ragazza mi rivolse un altro dei suoi sguardi sensuali. Lui mi fece cenno di avanzare. Con grande imbarazzo mi avvicinai a lui. Non avevo dubbi sul fatto che sapesse di me e Matilda ma lei sapeva di quel che c'era fra me e Lorenzo? Ero confusa e disarmata oltre ogni dire. Guardai lo schermo del laptop acceso che illuminava il volto di mio figlio. Erano immagini scure ma nitide. Vidi un uomo e una donna che si baciavano con trasporto su di un letto. Inizialmente pensai che volesse costringermi a guardare un film porno. Poi capii e mi mancò il pavimento sotto ai piedi: erano di Giorgia e Robert i corpi intrecciati nel video. Sbiancai. Temevo di svenire. Sarei stata costretta a sopportare anche questo? Fare la guardona di mia figlia? Matilda si portò accanto a me e mi posò una carezza partendo dalla nuca, scendendo sulle spalle poi lungo la schiena e indugiando sulla natica. Disegnava piccoli cerchi col palmo della mano sulla seta del mio pigiama. Chiusi gli occhi e cercai di rifugiarmi in quella "bolla" che era diventata per me la sessualità. Lorenzo mi sollevò le braccia e mi sfilò la maglietta. Non indossavo reggiseno ma solo una canottina. Matilda s'inginocchiò dietro di me e mi abbassò i pantaloni. Restai in mutandine e canotta. Lei mi posò qualche bacio delicato sui glutei. Provai un fremito d'eccitazione. Ero completamente assuefatta. Percepivo la sua calda lingua fare capolino dalle labbra che si schiudevano. Intanto mio figlio, in piedi di fronte a me, manipolava i miei seni da sopra il sottile strato di tessuto dalla quale erano coperti. Ero ferma, immobile, come la carcassa di un cerbiatto circondata dai lupi, ma la mia lucidità andava affievolendosi, spazzata via dall'ondata di lussuria che mi travolgeva sempre più violentemente ad ogni nuova perversione. Aprii gli occhi per un attimo. Sullo schermo proseguivano le effusioni dei due amanti nella stanza accanto. Lorenzo doveva aver nascosto la telecamera molto vicino al letto ed erano visibili chiaramente molti dettagli. Giorgia indossava un reggiseno nero e un paio di culotte rosse che lasciavano intravedere gran parte del fondoschiena. Vidi la sua chioma bionda abbassarsi verso il cavallo dei pantaloni e serrai nuovamente gli occhi. Lorenzo mi abbassò giù in ginocchio e la sua "bambolina" dagli occhioni ambrati scivolò sotto di me. Mi piegai in modo da sbatterle la fica in faccia e lei cominciò a fottermi con la lingua. Provavo un tale calore tra le cosce che temetti si sarebbe potuta scottare. Vedevo le sue gambette distese davanti a me e feci appena in tempo a scorgere una delle sue manine ossute dirigersi dentro gli slip che Lorenzo mi si parò davanti. Si mise in ginocchio anche lui e mi baciò lungamente. Sentivo le sue morbide labbra su di me e ricambiai il bacio in apnea. Era la prima volta che mi baciava con sentimento e mi emozionai tantissimo. Assaporai la sua saliva, arrossii e mi vergognai di quanto fossi "perversa". Matilda continuò ad assaporare il mio sesso e io a sbrodolarle in bocca. Lorenzo si sollevò e iniziò a sbottonarsi i calzoni. Ora avevo gli occhi aperti e volevo vedere tutto. Un brivido profondo percorse la mia spina dorsale. L'ultimo bottone saltò e il durissimo cazzo di mio figlio stava lì, davanti alla mia bocca, aspettando di essere ingoiato. Feci scivolare le labbra su quel muscolo di granito e con il massimo della solerzia lo leccai e succhiai per tutta la sua lunghezza. La mia fica era in fiamme. Stavo già per venire. Mi strinsi forte i seni comprimendoli sul petto ed ebbi un orgasmo impetuoso. Lorenzo allora estrasse il fallo dalla mia bocca e lo rivolse a Matilda che senza smettere di masturbarsi iniziò a passarci sopra la lingua fino a farlo sparire fra le labbra fino in gola. Ora nessuno mi guidava più. Improvvisavo e sapevo cosa fare. Mi tuffai nella fichetta di Matilda mentre con le dita le stuzzicavo il clitoride. Doveva essersi deodorata la pelle perché sentivo profumo di fica e fragola. Istintivamente portai due dita al mio clitoride e iniziai a massaggiare. Il calore stava diffondendosi in tutto il corpo e, come sempre, mi stava accecando. Lorenzo decise di cambiare ancora donna e posizione e mi spinse a novanta gradi, appoggiata alla scrivania, per penetrarmi. Le labbra mi si irrigidirono dal piacere quando mi sentii perforare da quella clava bollente. Il laptop era ancora sintonizzato sulla camera accanto, a pochi centimetri dai miei occhi, e mentre Lorenzo stantuffava energicamente dentro di me, vidi Giorgia cavalcare Robert, splendida amazzone sul suo stallone. Aveva il pube completamente rasato e le tette (notevoli) ondeggiavano dando una nota di morbidezza e sensualità al suo corpo. Non chiusi gli occhi, eccitata da quelle immagini e anche dalle dita di Matilda che mi stava palpando i seni. Adesso toccava a lei ricevere una "razione" di Lorenzo. Si sdraiò sul pavimento e lui le entrò dentro. Non sapevo bene dove attendere il mio "turno", totalmente inesperta sul triangolo Uomo-Donna-Donna. Sul monitor era nitido il cazzo di Robert che scivolava dentro-fuori da mia figlia. Senza rendermi conto di ciò che stavo facendo conficcai due dita tra le mie gambe e iniziai a martellarmi il sesso. Sentivo i liquidi sgorgare dalla mia fica e le dita andare sempre più in profondità. Con una mano mi pizzicai un capezzolo. Mi piaceva da morire. Ora Lorenzo era sdraiato a terra e la sua ragazza con grande impeto calava sulla sua asta piegando le ginocchia. Mi guardò. Il suo viso era angelico. Si leccò le labbra e capii che voleva che la baciassi. Ubbidii al "richiamo" ma ero magneticamente attratta anche dallo schermo del PC dove imperava il video di Robert immerso in mia figlia. La telecamera nascosta era priva di sonoro ma attraverso la parete si percepivano i gemiti di Giorgia. Matilda mi trascinò a se e mi leccò le labbra e il viso. Io la baciai vicino alle orecchie e scesi sul collo. Con la coda dell'occhio cercavo di guardare quel che stava accadendo di là. Lorenzo ora ci fece mettere entrambe a quattro "zampe". Io e Matilda ci guardammo negli occhi: eravamo le sue puttane. Entrambe non riuscivamo a smettere di toccarci e baciarci. Poi, il nostro uomo si sputò sulle dita della mano e la strofinò sul glande. Mentre sentivo violare la mia entrata posteriore mi vibrò la pelle dal piacere e socchiusi gli occhi. Scavai ancora più a fondo dentro la fica. Sentivo sulle dita la pressione del suo cazzo attraverso il sottile strato di tessuti che separa l'ano dalla vagina. Poi fu il turno del culetto di Matilda. Ero eccitatissima e stavo per raggiungere nuovamente l'orgasmo. Sentivo che se fosse rientrato dietro di me avrei visto tutte le stelle del firmamento. Per l'ennesima volta feci cascare lo sguardo nel PC e vidi mia figlia inginocchiata che succhiava il cazzo al suo fidanzato. A fuoco bene ora c'era il "gioiellino" di Robert, più corto di quello di Lorenzo. Era l'atto finale della loro performance. Lei si raccolse i capelli continuando a ciucciare con passione e lui ripagò tutto quell'amore con una schizzata voluminosa. Lo sperma le inondò il viso, scivolò nel collo, fra i seni. Lei diede ancora un paio di baci ma era chiaro dall'espressione del volto che farsi venire in faccia era stato un atto d'amore. Diversamente da me che non vedevo l'ora di sentire il liquido caldo di mio figlio sulle mie labbra. Uscì dal buchetto della sua francesina e tornò tra le mie chiappe. Le allargai con le mani per accoglierlo e lui accettò l'invito. Qualche colpo secco e strozzai un grido sciogliendomi nell'orgasmo. Presumevo che anche la sua "cagnetta" avesse già appagato gran parte dell'appetito sessuale. Toccava a Lorenzo. Si alzò in piedi e io e Matilda con complicità c'inginocchiammo di fronte a lui. Stavamo lì, con le labbra a pochi centimetri dalla sua cappella, mentre si masturbava accelerando i movimenti del polso. Matilda passò la lingua sullo scroto depilato di mio figlio, poi si avvicinò al mio viso e mi baciò appassionatamente. Totalmente disarmata dal piacere sessuale ricambiai il suo bacio. Le nostre lingue si strofinavano come due caldi serpentelli in un condotto stretto. Poi uno spruzzo di caldo sperma ci colpì sul viso, colò sulle labbra, in bocca e venne catturato dal nostro bacio. Sentivo fiotti di sborra rigarmi il collo, impiastricciarmi i capelli, colare sulla catenina regalatami da mio marito. Era un momento intenso. Sentivo la mia fica dilatarsi, in parte sazia ma ancora eccitata. Sullo schermo si vedeva Giorgia giacere abbracciata al suo ragazzo e anche in camera di Lorenzo, a pochi metri da quei due, il lussurioso "incendio" avvampato dal nostro triangolo stava stemperandosi. Io e Matilda ci staccammo. L'incanto scemò. Mi ripulii dallo sperma con i pantaloni del pigiama e uscii da quell'alcova, in mutande e canottiera, diretta verso il bagno. Mi fiondai dentro la doccia e lavai via tutto quell'odore di sesso dal mio corpo. Ripensavo a quanto mi fosse piaciuto assistere all'amplesso di mia figlia col suo fidanzato e tutto faceva capo a una sola considerazione: ero una troia incestuosa e viziosa. Avevo scoperto il sesso in una forma perversa e capace di procurarmi un piacere estremo e irresistibile. Era come se il vaso di Pandora si fosse stappato e niente potesse più rientrarvi. Non sarei mai tornata quella di prima ma -potevo modificare il mio futuro-.
Tornai sotto le lenzuola. Paolo si rigirò:
"Che ore sono?" domandò assonnato.
"Dormi che è tardissimo". Sussurrai al suo orecchio.
La vigilia di Natale la passammo a fare compere e consegnare strenne a qualche amico oltre a scambiarcele fra noi. Tradizioni belle e barbose al tempo stesso. A sera, quando ci riunimmo, eravamo tutti stremati. Avevamo comperato diversi tipi di sushi e gamberi in tempura (Paolo è religioso e non voleva si mangiasse carne). Io ero seduta di fronte a Giorgia che aveva un'aria distesa, solare. Non sentivo più i suoi occhi, come cani aizzati contro di me. Si era messa la minigonna e notai come suo fratello le fissava il fondoschiena. La cosa m'infastidì e nuovamente mi domandai (come nel caso di Matilda) se si trattasse di gelosia. Non capivo cosa mi stesse accadendo. Dopo la cena passammo allo spumante, poi al caffè e ai liquori. Mi cadde il cucchiaino da caffè e mi chinai sotto la tavola per raccoglierlo. Chinandomi vidi chiaramente la mano di Robert posata sulla coscia di Giorgia. Niente di volgare o inappropriato visto che si parla di fidanzati. Tuttavia qualcosa, un demone inopportuno, iniziò ad agitarsi dentro di me. Non so se quella sensazione fosse dovuta a un pizzico di ebbrezza conseguente ai brindisi oppure, forse, agli eventi degli ultimi mesi, ma arrivò un'ondata di eccitazione. Ormai non riuscivo a contenerla. Mi capitava sempre più spesso e nei luoghi più impensati. Mi venne in mente Lorenzo che mi fotteva su quel tavolo, davanti a tutti, in quello strano sogno di molto tempo prima e divaricai leggermente le gambe. Guardavo Giorgia scambiare occhiate complici con il suo ragazzo e desiderai poter vedere quel che stava accadendo sotto la tovaglia da quella parte del tavolo. Feci cadere un tovagliolo di proposito per potermi abbassare di nuovo e sbirciai. La mano di Robert le stava solleticando il cotone delle mutandine. La stava tastando per bene davanti a me, a noi. Non approvavo ma in contrasto con i miei principi sentivo la fica bagnarsi. Ero nuovamente soggiogata ad un prepotente desiderio sessuale. Mi sentivo depravata e "sporca". Ora anche "guardare" mi accendeva la miccia. Non accadde altro in quella sala da pranzo fino alla "ritirata" per la notte. Me ne stavo nel letto insoddisfatta dalla mancanza di attenzioni del mio Paolo (già addormentato), intenta a immaginarmi (nella camera di Giorgia) le scene di sesso che avevo visto la notte precedente scorrere sul PC di Lorenzo. E mio figlio? Stava trivellando la sua ragazza com'era giusto che fosse? Mi aveva indottrinato alla perversione e al desiderio e ora, come un'anziana zitella, ero costretta a inventarmi qualcosa per godere da sola. Mi venne un'idea ripensando ad alcune mie considerazioni:
-Non sarei mai tornata quella di prima ma potevo modificare il mio futuro-
Era vero e dovevo farlo sul serio. Presa questa nuova risoluzione mi addormentai serenamente mentre il mio smartphone "taceva".
Passai l'intera mattina di Natale a cucinare. Mi piaceva farlo in queste occasioni. Il cappone aveva un bellissimo aspetto e il brodo per i tortellini aveva un sapore delizioso. Fu una gran fatica preparare da mangiare per tanti commensali ma fu anche un grande successo. Giorgia mi domandò perfino di passarle la ricetta del mio creme-caramel agli amaretti. Il ghiaccio tra noi sembrava sciolto definitivamente. Di tanto in tanto, senza farmi troppo notare, rimboccavo il livello del vino nel calice di Paolo. Avevo comprato una cassa di Cabernet Sauvignon irresistibile qualche settimana prima. Nella mia testa una pazzia: farlo ubriacare e sedurlo. No, non da doverlo raccogliere dal pavimento, ma un livello alcolico un po' più elevato avrebbe forse potuto intaccare i suoi rigidi schemi sessuali. Da preda a predatrice, ecco la nuova Elena. Sapevo che dopo pranzo, nel pomeriggio, tutti sarebbero partiti e saremmo rimasti soli lui ed io. Giorgia e Robert ci salutarono verso le tre per andare in aeroporto. Lorenzo e Matilda poco più tardi. Prima di salire in auto lei mi fissò per un'istante regalandomi una piccola increspatura di bocca che equivaleva a un suo sorriso. Le sue labbra carnose incastonate in quel corpicino magro non le dimenticherò mai. Mi sentii al tempo stesso libera e malinconica, come quando finisce una vacanza talmente lunga da stancarti quasi, che però implica il ritorno al lavoro.
Lorenzo fu freddo con me. Sembrava timido o risentito. Non capivo bene perché.
Rientrammo in casa, soli. Paolo si sedette sul divano e accese la televisione. Gli proposi un goccio di scotch (difficilmente rifiutava) e brindammo ai nostri meravigliosi figli (se avesse saputo...) e alla Laurea di Giorgia ormai prossima.
Mi tolsi le scarpe e mi accovacciai al suo fianco sul divano. Sentivo il suo petto gonfiarsi a ogni respiro. Lui mi carezzava i capelli facendomi grattini sul collo. Non meritava niente di ciò che gli avevo fatto alle spalle. Meritava solo il mio amore. Allungai una mano verso il cavallo dei suoi pantaloni e iniziai a carezzarlo nella sua zona più intima. Ero semisdraiata su di lui e mi fu facile aprire la zip ed estrarre il suo arnese. Era piuttosto duro. Socchiusi le labbra e lo feci scivolare in bocca. Lui continuava a carezzarmi i capelli con dolcezza. Quando lo sentii tendere i muscoli rallentai, non volevo che venisse troppo in fretta. Mi alzai in piedi davanti a lui e feci scivolare via la gonna, poi la camicetta e restai in mutandine e reggiseno. Indossavo la biancheria più seducente che avevo. Sperai che il vino mi desse una mano. Ero eccitatissima, vogliosa, calda. Guardandolo mi infilai due dita in bocca e poi le portai sulla fica, dentro le mutandine di pizzo. Iniziai a giocare col clitoride mentre Paolo mi guardava visibilmente confuso ed eccitato. Temevo sarebbe potuta diventare una scena ridicola, invece era estremamente sensuale. La mia fica era spalancata dalla pressione dei polpastrelli. Estrassi la mano e la avvicinai alle sue labbra. Lui non sembrava affatto dispiaciuto. Iniziai a stuzzicarmi i capezzoli dentro il reggiseno. Vedevo l'asta di Paolo irrigidirsi ancora di più. Inaspettatamente lo vidi cingere il suo cazzo con la mano e iniziare a masturbarsi. Lo eccitavo da morire. Avevo le mutande inzuppate di umori. Lentamente me le tolsi e le portai al mio viso, alla bocca. A quella vista non si trattenne e si sborrò sulla pancia come un adolescente. Ma io non mi fermai. Gli afferrai una mano e la portai al mio sesso. Lui si liberò dei calzoni e mi penetrò con un dito, poi tre, quattro. Ero in estasi ma sapevo bene dove volevo arrivare. Mi girai e gli mostrai le natiche. Lui le afferrò con forza, le strinse, palpandole selvaggiamente. Allora indietreggiai fino a sbattergli letteralmente la fica in bocca. Non poteva sottrarsi e non lo fece. Iniziò a leccare con poca arte dapprima, come uno che "deve" farlo, poi sempre più abilmente: gli piaceva. Avevo la lingua di mio marito immersa fra le grandi labbra. Stavo sognando forse. Era tutto stupendo. Mi afferrai i seni con entrambe le mani e iniziai a sprimacciarli con tale impeto che il reggiseno si sganciò spostandosi di sghimbescio e mostrando parte delle mie tette e dell'areola. I pochi frammenti di stoffa che coprivano il mio corpo erano ormai d'intralcio e me ne sbarazzai facendoli scivolare via lungo il braccio. Ero completamente nuda davanti a Paolo e gli stavo dando ancora le spalle ma volevo incrociare il suo sguardo. Mi voltai rapidamente e lo spinsi sdraiato sul divano. Aveva il cazzo duro come raramente lo avevo visto negli ultimi dieci anni. I testicoli erano dentro i pantaloni e dalla patta fuoriusciva solo il suo bel muscolo in tiro. Era di nuovo pronto e molto più rapidamente di quanto sperassi. Non volevo perdere un solo istante. Montai su di lui fissandolo negli occhi e mi calai sopra quell'asta tesa. La sentii dentro di me, nel ventre. Spingevo lentamente ma fino in fondo. Mi venne da stringere le dita dei piedi. Con le mani gli carezzavo il viso che palesava tutto il suo piacere nel vedermi così "bollente" e intraprendente. Interruppi temendo una sua seconda eiaculazione, mi abbassai su di lui e passai la mia lingua su tutta la lunghezza del suo fallo intriso del mio succo. Ora lo volevo nel culo. Salii nuovamente su di lui che mi lasciava condurre inebriato, in pieno potere della mia femminilità. Altro che alcol, è il sesso a sballare più di ogni sostanza. Il suo cazzo sparì nuovamente dentro la mia fica mentre insalivandomi le dita lubrificavo il mio buco più stretto. Poi mi sollevai leggermente e mi piegai in avanti col bacino. Sentii il glande premere contro l'orifizio e scesi giù in picchiata verso la trasgressiva goduria del sesso anale. Ormai la sessualità di mio marito era nelle mie mani. Come io provavo piacere nel sentire il suo palo sfregarmi le strette pareti del "condotto posteriore", lui doveva essere in estasi per la morsa calda e avvolgente attorno al suo cazzo. La mia fica era davanti a lui (mentre lo sentivo tutto dietro di me) e la allargavo per mostrargliela bene, poi m'infilavo le dita dentro e le portavo alla bocca. Mi tremava la mandibola dalla goduria. Paolo cercò il mio clitoride con le dita e iniziò a giocarci mentre ero vicinissima all'orgasmo. Mi cinse i fianchi con le mani tenendomi giù, impalata fino in fondo. Ebbe un brivido e lo sentii contrarre il cazzo e non riuscii più a trattenermi. Venni con un grido. Finalmente non dovevo nascondere il mio piacere. Mi sentivo libera. Simultaneamente, con una smorfia di goduria estrema, Paolo mi venne per la prima volta fra le chiappe. Una delle sensazioni più libidinose, strane, liberatorie e appaganti della mia vita. Mi voltai verso di lui, lo baciai con passione e mi stesi con la guancia sul suo petto. Avevo le lacrime agli occhi. Restammo così, in silenzio, mentre la luce calava e la stanza restava illuminata solo dai led dell'albero. Purtroppo quella sensazione di tepore dovuta all'eccitazione andò svanendo. In fondo ero nuda. Mi alzai, lo guardai negli occhi. Mi sorrise.
"Grazie" gli dissi e gli posai un bacio sulla bocca. Andai in bagno a fare una doccia. Ero estasiata e fiera di me. Già, -il futuro poteva cambiare- e sebbene non potessi cancellare il passato, avrei potuto cicatrizzarne le ferite. Mio figlio mi aveva insegnato a godere di nuove esperienze e io stavo facendo lo stesso con mio marito. Ne andava del nostro bene come coppia e come individui. Uscii ristorata dall'acqua calda, in accappatoio e pantofole. Paolo si era rassettato e armeggiava in camera da letto. Mi asciugai i capelli e li spazzolai a lungo. Ero felice. La mia vita coniugale sembrava diretta verso una direzione nuova, stimolante, appagante. Dovevo solo risolvere definitivamente la questione con Lorenzo. Pensando a lui ebbi un attimo di smarrimento. Non avevo più controllato il cellulare da ore. E se mi fossero arrivati suoi messaggi? Doveva essere in viaggio ed era improbabile. Tuttavia mi affrettai a controllare.
C'era un nuovo SMS. Mio figlio, tramite il suo vero numero, quello che tutti conosciamo in famiglia, mi esortava a controllare la mail. Accesi il PC, ero ancora in déshabillé ma volevo levarmi alla svelta la curiosità e il timore. Controllai la casella di posta e c'era effettivamente un suo messaggio, dal suo solito indirizzo mail. Non si nascondeva. Strano (pensai). Iniziai a leggere (e qui di seguito vado a riportare l'essenza del contenuto, comunque molto dettagliato e personale):
-Mamma ti chiedo perdono. So che sei una donna che ha saputo limitare i propri sbagli. Non sono migliore di te. Ti ho sempre osservata di nascosto da quando avevo 14 anni. Ho rubato la tua biancheria. Invaso segretamente la tua privacy. Sei una donna colta e bellissima e sei sempre stata al centro dei miei desideri sessuali. Quando ti ho vista abbracciata a quel tizio che non era papà ho provato una gran rabbia. Non so se fosse più forte la delusione o il desiderio di punirti per ciò che hai fatto. Mi sono avventato su di te con il cervello in totale apnea, senza ragionare, senza darti la minima attenuante. Ti ho presa con la violenza e mi sono vergognato tanto, in seguito, soprattutto dopo aver capito che a spingermi non era stata né rabbia, né vendetta, ma solo il desiderio che ho sempre avuto di possederti in tutti i modi. Il tuo tradimento mi aveva dato l'occasione di averti in pugno e questo mi ha reso cieco e spietato. In preda al rimorso, dopo i primi episodi non ti ho più chiamata e avevo deciso di non farlo mai. Poi mi hai telefonato tu, arrabbiata, quella mattina e lì ho capito che dovevo rivederti. Mi ero accorto che avevi provato piacere e in quella chiamata ci lessi quasi una tua richiesta (mi piace pensare che lo fosse). Giorgia è solo una mia vecchia fantasia, non temere. L'ho usata come il lombrico dietro il quale il pescatore nasconde la punta dell'amo. Mi piaceva stuzzicarti, ma io e lei abbiamo un rapporto speciale e condividiamo un segreto imbarazzante. Il giorno del suo diciottesimo compleanno eravamo stati a quel ristorantino vicino a Como per un'ottima cena a base di pesce di lago, ricordi? Tornammo a casa ma tutti, a turno ci alzammo per dissetarci per via di quella zuppa di pesce salatissima (ne parlammo per settimane). Mentre mi dirigevo in cucina vidi Giorgia inginocchiata davanti alla vostra porta che spiava te e papà che facevate l'amore. Aveva una mano infilata nelle mutande e stava contorcendosi in silenzio. Non avevo grande esperienza, ero solo un ragazzino, ma sapevo bene quel che stava facendo. Quando si accorse della mia presenza alle sue spalle mi pregò di starmene in silenzio e tacere e di non fare la "spia". La mia sete era sparita e ormai pensavo a una sola cosa. Quando si voltò i suoi capezzoli spingevano prepotentemente sulla t-shirt del pigiama sottile. Desideravo solo tastarle le sue grandi tette sode. Lei lo capì, semplicemente studiando la direzione del mio sguardo, e sollevò un poco la maglietta arrossendo con espressione un po' sofferta e imbarazzata:
"Puoi toccarle se vuoi ma, ti prego, non dire niente mai a nessuno di quel che hai visto".
Non me lo feci ripetere e nel silenzio del corridoio afferrai quelle splendide coppe di morbida carne, strizzandole con una tale foga da far pensare che il mondo sarebbe finito dieci secondi dopo. Non mi bastava. Iniziai a ciucciarle come un lattante e il mio "affare" era duro come (credo) mai prima di allora. Non so se le sia piaciuto (era eccitata anche lei credo), non ne abbiamo più parlato (per vergogna). Per questo so che non racconterà nulla di te e Matilda. Le è bastato il mio sguardo, ne sono certo. Appena mollata la presa sui suoi seni, quella notte, dimenticando il motivo per cui mi ero alzato dal letto in piena notte, corsi in bagno. Afferrai un paio di mutandine (sue o tue non m'importava) dal cesto della biancheria da lavare e ci spruzzai un litro di sperma sopra. Mi bastò stringermi appena l'attrezzo per venire, tanto ero al limite. Non avevo mai toccato un paio di tette prima e quelle di Giorgia, come sai, sono da dieci e lode. Da allora ho iniziato a fantasticare su di lei (su di te già lo facevo) ma è solo da quella sera che ho provato un'irresistibile desiderio di spiarvi. Ho speso tutte le mie "paghette" in nanotecnologia audiovisiva da indagine e ho raccolto ore di materiale piccante e lo custodisco gelosamente. A proposito di gelosia: mi sono pentito di ciò che abbiamo fatto a Ginevra in quella camera d'hotel. Non del sesso fra me e te, quello è stato probabilmente il miglior sesso della mia vita, ma mi ha infastidito vedere quel mio compagno di corso divertirsi con te. Ti volevo per me. Poi, due settimane fa, ho conosciuto Matilda. So che tu credi nei colpi di fulmine. Hai sempre sostenuto che con papà lo fosse stato. Matilda è la ragazza perfetta per me, con una grande voglia di sperimentare situazioni e ruoli nella vita e nel sesso. Ho sentito di poterle raccontare tutto e lei ha capito e ha voluto farne parte. Non so che accadrà fra me e lei ma stiamo davvero bene e credo che anche tu abbia passato una bella mezz'ora con noi dopotutto. In questa mail cerco di spiegarti e di confessare alcune cose e so che forse non sarà facile per te da capire. Sarai sempre tu la donna dei miei desideri ma a volte le nostre strade le scelgono le regole e i paletti morali. Io non intendo smettere di spiarti ma ho deciso di comportarmi da figlio e non da amante, giustiziere, aguzzino o altro. Ti voglio bene e se ti ho scritto queste righe è per lasciarti una confessione che (nelle tue mani) mi faccia desistere dal prolungare il mio ignobile (lo ammetto) ricatto. Sei giovane e bellissima ma ti chiedo di dimenticare questi mesi dal momento che dovendo impormi di rinunciare a tutto questo, vorrei tentare di recuperare quello che siamo stati. Grazie per il più bel Natale della mia vita e per la tenera espressione del tuo volto mentre arriva l'orgasmo.
Perdonami. Con amore.
Lorenzo-
Mi asciugai le lacrime. Quel ragazzo aveva più empatia di qualunque altra persona al mondo. Abbassai lo schermo del laptop e, avvertendo un brivido, ricordai di indossare ancora l'accappatoio umido. Paolo giunse alle mie spalle e mi abbracciò scaldandomi:
"Vestiti o prenderai freddo". Disse con premura, poi aggiunse: "Che ne dici se questa sera ordinassimo una pizza?"
Lo guardai sorridendo, con gli occhi che brillavano ancora.
-Non sarei mai tornata quella di prima ma potevo modificare il mio futuro-
Mi alzai e abbracciai fortissimo l'unico uomo che avessi mai amato. Lorenzo aveva ragione su tutto tranne che per una cosa: niente regole o paletti morali mi avrebbero più imprigionata. La mia strada l'avrei scelta io da sola, lottando con sensi di colpa e momenti di debolezza, per sentirmi realizzata. Il futuro non mi vedrà passiva perché ancora non sta scritto da nessuna parte. Ero di nuovo felice. Ero Elena. Ero me stessa.
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