La segretaria

Scritto da , il 2011-06-09, genere etero

Avevo lasciato un lavoro nel campo dell'informatica perché erano davvero degli sfruttatori, ma il lavoro successivo non era poi così migliore. Dovevo fare qualcosa. E così decisi di aprire un ufficio per conto mio di assistenza informatica.
In quel periodo mi vedevo con una rumena sposata con un italiano e che si era trasferita di recente in Italia. E la fortuna ha voluto che fosse a 20 km dalla mia città.
Lei non lavorava, suo marito era in Romania dal lunedì al venerdì, e così mi sembrò normale chiederle se volesse lavorare per me.
Lei accettò tutta contenta e anch'io lo fui, visto che così avevo modo di vederla praticamente tutto il giorno.
Ci eravamo dati una regola: niente sesso in ufficio. Al limite qualche bacio, ma niente di più. Se non altro per evitare figuracce se qualcuno avesse suonato alla porta e, dato che i muri erano tutti in cartongesso, i rumori si sentivano anche fuori.
I primi giorni tutto normale. Bacio appassionato al suo arrivo, poi le preparavo il caffè, due chiacchiere durante la colazione e poi via, tutti al lavoro.
Durante la mattinata lei faceva un secondo caffè, pausa pranzo nella pizzeria sottostante e poi ritorno in ufficio. Ultimo caffè e la sera lei tornava a casa.
Un giorno arrivò con uno strano sguardo. Era euforica, allegra. Non so cosa fosse successo, ma dopo il bacio di rito, lei si inginocchiò, mi aprì la patta e mi fece un pompino meraviglioso. Non era il primo che mi faceva ma era il primo nel luogo di lavoro e, cosa strana, lo fece venire in bocca. Quando sentì che non usciva più nulla si alzò e andò in bagno a sputare il mio seme.
Uscì dal bagno che io ero ancora lì in piedi, inebetito e sconvolto dal suo gesto. Lei mi sorrise, lo pulì con una salvietta, lo rimise nelle mutande e mi richiuse i pantaloni. "E adesso a lavorare!!! - mi disse.
"Come mai hai voluto che ti venissi in bocca?" - le chiesi a metà mattinata durante la consueta pausa caffè. E lei mi rispose: "Volevo sentirne il sapore. Ieri ero al telefono con Dana" - una sua amica rumena - "e mi stava raccontando che ha conosciuto un tipo che le chiede solo pompini. Sapevo che lei ingoiava, e così le ho detto che a me non piace farlo e le ho chiesto un consiglio. Lei mi ha detto di cominciare a farlo venire in bocca, senza ingoiare. Senti il gusto, ma mentalmente non mandandolo giù, ti dà meno fastidio. E oggi ho deciso di provare".
"E brava la Dana" - le risposi.
Le due mattine successive è successa la stessa cosa: bacio, pompino, caffè, chiacchierata, lavoro.
Non male direi.
La terza mattina mi chiama: "Sono bloccata per un incidente, arriverò con una mezz'ora di ritardo, spero".
"Non preoccuparti. Quando arrivi, arrivi. A dopo. Ciao"
Mi sono bevuto il mio caffè e mi misi a lavorare.
Ad un certo punto guardo l'orologio e vedo che sono le dieci passate. Più di un'ora di ritardo. Mi alzo e vado alla finestra a fumarmi una sigaretta. Sto finendo la sigaretta che la vedo arrivare in parcheggio. Spengo la cicca e mi avvio verso la macchina del caffè. Ne avrà sicuramente voglia. Ed ecco che entra proprio quando il secondo caffè è appena finito.
"Scusa per il ritardo, ma ho dovuto aspettare che il carro attrezzi portasse via le due auto. Avevano bloccato la statale e non avevo modo di muovermi"
"Non ti preoccupare" - le dissi - "sono cose che succedono. Ecco il tuo caffè."
Prese la tazzina e fece per berlo. "E' bollente" mi disse.
Lo appoggiò sulla scrivania. Poi si girò verso di me, mi guardò con aria furbetta e disse: "Mi è venuta un'idea. Vieni qui."
Mi avvicinai a lei, mi baciò mentre con le mani mi aprì i pantaloni e lo tirò fuori. Cominciò con il consueto pompino ma, quando sentì che stavo per venire, si alzò e continuò a masturbarlo.
Nel momento dell'orgasmo premette forte con il pollice la base del prepuzio. Lo tenne stretto in modo che non uscisse nulla, mentre io continuavo ad avere gli spasmi dell'eiaculazione. Quando questi furono finiti, allentò la presa mirando bene la tazzina e fece scendere tutto lo sperma dentro il caffè.
Mi guardò dritto negli occhi, sorseggiò il caffè e mi disse: "Da domani, solo caffè macchiato caldo".

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