Deja-vu. 3di3. Finisce. Si inizia.

Scritto da , il 2019-01-19, genere pulp

Trovare quella lettera tra la posta in ingresso l'aveva lasciato piacevolmente sorpreso.
Nessuno inviava più lettere, se non le compagnie che gestivano le varie utenze.
La sorpresa, una volta seduto alla sua scrivania, aveva lasciato posto all'incredulità prima, ad un senso di spaesamento poi.
Soltanto quando la mano, tremando, gli aveva iniziato a render difficoltosa la lettura, si era reso conto che non si trattava più di spaesamento, ma di paura.

Maledicendo l'aver finito l'ultimo rimasuglio di cocaina in auto, poco prima d'essere entrato in redazione, si sorprese, espirando rumorosamente.
Aveva trattenuto il fiato, senza neppure rendersene conto, per tutta la durata della lettura.

Certo, poteva essere un mitomane.
L'ennesimo mitomane.
Quelli, negli ultimi mesi, non erano mancati.
Decine di e-mails.
Centinaia di messaggi e persino qualche video.
Ma si erano rivelati essere tutti, fin da una prima occhiata, dei falsi.
Copycat, li avrebbero chiamati in quelle trasmissioni americane.
Dei cazzo di falliti, ecco cosa erano, per lui.

Ma quella lettera, quella grafia ordinata e precisa, ancor più del messaggio vero e proprio, urlava "sono io quello vero" fin dalla prima riga.

Aveva aspettato questo momento per anni, un decennio abbondante ed ora, alla soglia dei quaranta, si trovava con in mano un pezzo di storia.
E non riusciva a muoversi.

Si immaginò come le lepri che, per il terrore, rimangono paralizzate alla vista dei fari dell'auto in arrivo.
Fu con uno sforzo non indifferente che riuscì a rimettersi in piedi e, fatto quel passo, si ritrovò a correre per la redazione deserta, diretto all'ufficio del caporedattore.

Lo trovò al telefono, la cornetta incastrata tra capo e spalla.

-Si. Esatto. La perdita finisce dal prepolimerizzatore, dritta in fogna. No che non ti dico chi è stato a riferircelo. Si, prima di pubblicare aspetto di sentire che avete da dire.

Sorrise, nell'osservare quell'ometto con più pelo sullo stomaco che capelli, trattare a modo suo con i responsabili dello stabilimento chimico.
Smise di sorrider bruscamente all'occhiata dell'uomo e al gesto della mano che gli rivolse.
Sentì i capelli che s'andavano striando di bianco in più punti appiccicarsi alla fronte per il sudore.
Ancora una volta si maledì. Alla faccia di tutte le promesse fatte a se stesso e agli altri, il bisogno di farsi un'altra striscia stava passando dall'esser una scimmietta sulla spalla, al far impallidire king kong sull'empire state building.

Fu quasi un sollievo, per lui, vedere l'espressione di stupore sul volto del caporedattore quando gli posò la lettera davanti.
Per poco non si mise a saltellare quando gli vide aprire la bocca più volte, quasi stesse boccheggiando come un pesce.
Mal comune, mezzo gaudio.

-ti richiamo io. Si. Ciao.

Alle parole di commiato seguì una bestemmia.
L'ometto si guardò bene dal toccare il foglio, ma lesse più e più volte il messaggio.
Quando fu sicuro di aver letto bene, osservò il redattore a lungo.

-Cazzo vuol dire?

A quella domanda, non s'era preparato una risposta.
Si sarebbe aspettato gli chiedesse di scriver un articolo, aveva sognato un botta e risposta sul quotidiano tra Willy Pete e il misterioso redattore (si sarebbe inventato un nickname per la firma. Avrebbe adorato una cosa del genere) già si era immaginato in una ragnatela di intrighi come in un film hard-boiled, ma a quella domanda, alla sua semplicità, non era pronto.


-E io cosa vuoi ne sappia! Son mica psicopatico. Credo sarebbe opportuno avvisare chi di dovere, prima di pubblicarla. Non dico di non pubblicarla, quello sarebbe

Si interruppe bruscamente o, per meglio dire, fu interrotto dal palmo della mano del caporedattore.
Se un palmo era rivolto in sua direzione, ad emulare lo stop dei vigili, l'altra mano era stata portata dall'ometto sul proprio viso. Si stava massaggiando con fare teatrale le palpebre.
Sapeva che quello era il suo modo d'affrontare un grattacapo.
E sapeva anche che, durante quei momenti, era meglio star zitti.

Si fece violenza, sforzandosi di non muover troppo le mani per non tradire il suo esser ricascato nel vizio e cercò, in ogni modo, di tener chiusa la bocca.
Quando si accorse di aver ripreso a parlare, era troppo tardi.

-avvisiamo la polizia. Nel frattempo ne facciamo una copia e la pubblichiamo in ogni caso. In prima pagina ci fa fare il botto 'sta roba qua.

Il caporedattore, a quelle parole, annuì.
Aveva già in mano la cornetta.

Passò più di un'ora, dalla chiamata del caporedattore all'arrivo della polizia.
Quello che lo deluse maggiormente, non fu il tempo di reazione, ma il fatto che arrivò una sola auto, per giunta anonima.
Nessuna sirena, nessun lampeggiante, nulla di nulla.

Osservando le due figure che fecero il loro ingresso, notò con piacere che non doveva esser il solo ad aver avuto una notte di merda.
Vero, i completi indossati erano puliti ed ordinati e i due sembravano a loro agio.
Ma era solo la facciata.
Sui volti dei due erano ben visibili delle occhiaie niente male e la donna aveva quello che lui, ai tempi della facoltà di lettere, aveva ribattezzato "il passo Romero".
Lo aveva coniato guardando un suo amico alle prese con i postumi di una sbornia e quello, più si sforzava d'apparire composto, più sembrava reduce da un incidente ferroviario.


Seduto alla sua scrivania, scoprì di non individiarli, mentre li seguiva con lo sguardo.
La loro giornata era appena peggiorata.
Almeno lui, entro due orette al massimo, avrebbe ricevuto un po' di quello che desiderava.
Di cui aveva bisogno.

E comunque lei aveva un bel culo.
Ad occhio e croce doveva aver qualche anno meno di lui, ma era comunque niente male.
Chissà se usava le manette col collega.
Lui gliele avrebbe fatte usare volentieri su di se.

Scosse il capo, forse troppo vigorosamente, prima di mettersi in piedi e raggiungerli nell'ufficio del caporedattore.


"Questa non è una rivendicazione. Non è una provocazione e non vuole esserlo. Sono onorato del fatto abbiate trovato un nome per questo onesto servitore del sistema, ma non è questo il punto. Vi scrivo per informarvi che i pedoni son tutti caduti ed ora inizierò ad abbattere i cavalli e le torri.
Buona giornata.
Willy Pete."

La donna, che aveva indossato un paio di guanti per leggere la lettera, la passò al collega dopo averla letta.
Si sentì un po' in soggezione quando incrociò lo sguardo col suo.

Miccia corta, ecco cosa pensò, mentre si fissava le mani.
La ascoltò parlare con calma con il suo collega e con il caporedattore.
Era estremamente professionale, calma e assertiva avrebbe detto il tizio che addestrava i cani in tv.
Calma e assertiva e tutto quanto, eppure quando incrociò di nuovo lo sguardo con lei, quella definizione gli tornò prepotente, in mente.

Il giorno dopo lui e il caporedattore sarebbero dovuti andare in centrale per far registrare le loro impronte.
Escludeva ne avrebbero trovate altre e lui si trovò ad esser d'accordo con lei, ma avrebbero cercato comunque, non lasciando nulla d'intentato.

Rimasero d'accordo che avrebbero atteso due giorni per pubblicare la lettera.
In cambio, sarebbero stati i primi ad avere informazioni, qualora ce ne fossero state.


Non appena uscì dalla redazione, andò a prelevare quanto rimasto sul conto. Il mercante che s'apprestava ad incontrare accettava solo contanti.


Comprò una quantità tutto sommato modesta di droga, per i suoi standard.
Si era promesso di smettere, del resto.

Passò la serata chiuso in casa, alternando momenti d'euforia ad altri in cui s'incupiva, quando pensava alla sua condizione.

Non si stupì per nulla quando, con il naso arrossato e le pupille dilatate, si ritrovò a pensare all'agente vista in centrale.
Miccia corta.
Guardava le immagini sullo schermo della tv, ma non le stava realmente vedendo.
Avrebbe dovuto chiederle il numero.
Non aveva neppure la fede.

Magari ce n'era.
Magari avrebbe anche usato le manette, con lui.


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Piccola postilla (scusate la ridondanza): chiedo scusa per l'attesa, ma è stata una settimana particolarmente dimenticabile.
Chiedo anche scusa per la quasi totale assenza di parti anche solo lontanamente erotiche, in queste prime parti, ma servivano ad introdurre i tre punti di vista, i tre personaggi.
Tutti senza nomi? Si.

Grazie per la pazienza.



E scusami, tu.



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