La storia di Anna (cap. VI)

Scritto da , il 2018-09-25, genere pissing

LA STORIA DI ANNA (CAP. VI)

Ci ritrovammo dopo quasi una settimana al solito bar; in tutti quei giorni sperai di non aver rovinato il nostro rapporto e di non poter rivedere più Anna, che già una volta era uscita dalla mia vita, ma che ora avevo ritrovato e non volevo assolutamente perdere; quando mi telefonò per fissare il nuovo appuntamento feci un grosso sospiro di sollievo. Ci sedemmo ed facemmo finta che nulla fosse accaduto ed Anna cominciò subito il suo racconto:” Della promessa di un regalo me ne dimenticai quasi subito, mentre non mi passò di mente il rumore che avevo sentito durante la nostra ultima performance di fronte allo specchio. Una mattina che ero sola in casa cominciai ad esplorarla, cosa che non avevo mai fatto, un poco per rispetto nei confronti di Giovi ed un poco perchè non ero molto curiosa. Ma quel sospiro mi risuonava ancora nelle orecchie: era come se qualcuno avesse raggiunto l'apice del piacere e si lasciasse andare. Quindi debbo dire che non rimasi molto sorpresa quando lungo il corridoio che partiva dalla nostra camera, ben dissimulata dalla carta da parati e dalle cornicette trovai una porticina che permetteva il passaggio di una sola persona ed introduceva in stanzetta di pochi metri quadrati, priva di finestre e con odore misto di chiuso e di sesso. Una parete era completamente occupata da uno specchio che con la luce accesa rispecchiava chi gli stava di fronte ma spegnendola faceva vedere la nostra stanza da letto; come quello della polizia dove si vede l'indiziato ma lui non vede voi. Lì davanti era posizionata una comoda poltrona che alla sua destra aveva un grosso televisore ed video registratore con un contenitore pieno di DVD. Trovai il telecomando in una tasca della poltrona e, spinta dalla curiosità, anche se immaginavo quello che avrei visto, spinsi il tasto play e comparvero due figure avvinghiate nel nostro letto: io e Giovi. La cosa mi eccitò mi accodai sulla poltrona allargai le gambe ed inizia ad accarezzarmi la figa; dopo aver inumidito il medio e l'indice con abbondante saliva cominciai a penetrarmi alternativamente la figa ed il culo e poco dopo venni scossa da un orgasmo mentre anche i due soggetti del film erano giunti al termine. Adesso non rimaneva che scoprire che fosse il guardone che si segava guardandoci, e presi la decisione di raccontare tutto a mio marito perchè fra noi non dovevano esserci segreti, come ci eravamo promessi all'atto del matrimonio. La sera in camera, per il piacere di Giovi, improvvisai uno strip molto languido, strusciandomi come in una torbida lap dance sui montanti del letto; ciò facendo notai che Giovi cercava qualcosa nella testata del letto, gli presi la mano e vidi un piccolo bottone che aveva schiacciato: quindi era lui che avvertiva quando c'era qualcosa da vedere: non lo assalii, come avrei fatto tempo prima, perchè anche a me non dispiaceva che qualcuno assistesse alle nostre performances; “ E' tuo padre, vero?” Abbassò lo sguardo che valse più di qualsiasi risposta, “potrebbe assistere anche dal vero, perché a me non dispiace affatto”. “No, lui per la sua privacy, preferisce così, ma tu mi hai favorevolmente sorpreso e ritengo che sei pronta per il prossimo step. Ricordi il regalo che ti avevo promesso? Domani sera l'avrai.” Seguitammo nei nostri giochetti con una nuova inondazione di sperma: chissà se il babbo ci guardava? La sera successiva all'ora di cena Giovi si presentò accompagnato da una bellissima ragazza più alta di me, con una minigonna che poco nascondeva delle sue lunghe e tornite gambe ed una camicetta che conteneva a stento due seni quinta misura (chirurgo?). Giovi percepì subito la mia muta domanda e mi disse che era una sua allieva molto disinibita che si prestava al nostro gioco in cambio di un occhio di riguardo al prossimo esame di statistica. Il babbo di Giovi non le toglieva gli occhi da dosso e poco prima della fine della cena, con una scusa, ci lasciò, immaginai per prendere posto nel suo punto di osservazione. Passammo in salotto dove dopo le solite banalità come ad un cenno di un invisibile direttore di orchestra Sandra, questo era il nome della ragazza, si legò i capelli dietro la nuca liberando un lungo collo bianco. Ma come potrai immaginare non era quello il luogo dove avremmo dovuto esibirci e quindi Giovi la prese per mano e la condusse nella nostra camera mentre io li seguivo e rimasi favorevolmente impressionata dal suo ancheggiare. Giunti in camera Sandra si sedette sul bordo del letto e dopo essersi guardata intorno mi invitò a prendere posto accanto lei. Capii che il primo passo era il nostro, Giovi si accomodò su una seggiola attento a non coprire la visuale dello specchio ed io mi avvicinai. Non ero mai stata con una donna, ma delle mie amiche mi avevano detto che era un'esperienza da provare. Mi sedetti vicino a lei che, intanto, dalla sua capiente borsa aveva estratto un enorme fallo di gomma: anche di quello non avevo mai fatto uso. Incominciò con lo sfilarmi la maglietta, mentre con la lingua cercava la mia bocca: profumava di buono e mi abbandonai volentieri alla esplorazione della mia bocca; mi fece alzare e mi sfilò la gonna lasciandomi in reggiseno e slip; a quel punto presi anch'io l'iniziativa: le sbottonai la camicetta e le liberai i due magnifici seni da quello strumento di tortura che era il reggiseno (erano del tutto naturali, non vi erano segni di interventi chirurgici); le feci cadere in terra la mini e con la mano andai a cercare in mezzo alle gambe la sua virtù (?) che risultò impregnata dei suoi umori. Scostai il triangolino di stoffa e le introdussi nella figa il medio e l'indice che ritrassi bagnati e che leccai subito avidamente per assaporare il suo sapore e se quella ragazza mi era subito piaciuta adesso mi piaceva anche di più. Fu lei a riprendermi la mano e a condurla verso la figa: si tolse le mutandine e mi sussurrò all'orecchio: “per favore tutta la mano dentro” si posizionò a favorire questa operazione (fisting) ed io un dito alla volta mi trovai alla fine a possederla con tutta la mano che cominciai ad agitare sempre più velocemente fino a quando non sentii che stava raggiungendo l'orgasmo, e quindi la sfilai e mi posizionai davanti alla sua figa con la bocca aperta che ricevette un getto di liquido che mi fece mancare il respiro. Intanto mio marito comodamente seduto si era slacciato i pantaloni e si smanettava il pene attento, però, a non venire. Ora fu Sandra a prendere l'iniziativa, mi spogliò completamente, prese il dildo (quaranta centimetri di lunghezza per dieci o forse più di larghezza) e dopo averlo ben umettandolo di saliva me lo inserì un capo nella figa e un capo nel culo. Il cazzo di Giovi non era piccolo, ma niente a che vedere con quelle misure: lanciai un urlo di dolore che presto però si trasformò in un mugolio di piacere e mi ritrovai a pregarla di spingere più a fondo ed a muoversi velocemente. Alla fine mi sentii attraversata da una scossa elettrica che mi trapassò la figa, il culo e squirtai (neologismo) bagnando ed inondando tutto quello che mi circondava. Mentre Sandra ripuliva con la lingua l'arnese ci abbandonammo sudate ed ansanti sul letto, a quel punto vidi mio marito che si avvicinava con il pene eretto in mano e, dopo averci fatto avvicinare i visi, ci sborrò in faccia ed in bocca, ma non aveva finito e si liberò anche la vescica; non mi aspettavo questo gesto e rimasi a bocca chiusa, mentre Sandra ingoiava quello che sembrava essere per lei migliore del nettare degli dei (forza dell'esame!). Visto il mio rifiuto Giovi mi colpì con un manrovescio in pieno viso : “Devi bere puttana!” mi ringhiò, ma conoscendomi capì che doveva cambiare sistema “ Dai che come tutte le cose che sperimenti per la prima volta poi piacerà anche a te”. Certo non posso dire che Giovi non mi conoscesse, feci la faccio finta offesa ma mi apprestai a seguire i suoi ordini: mi fece sdraiare al centro della stanza e Sandra mi si accovacciò sopra allineando la sua figa con la la mia bocca; quando aprii gli occhi vidi le sue rosee labbra della figa gonfie di piacere a pochi centimetri dal mio viso: subito cercai la mia di figa con la mano e con la punta della lingua cominciai ad allargarle le grandi labbra: cominciò a dimenarsi sfregando la figa sulla mia faccia, chiusi gli occhi e mi feci trasportare in quello che mi sembrava un paradiso in terra e mentre avevo l'ennesimo orgasmo della serata lei venne sul mio viso: questa volta aprii la bocca e ricevetti prima il suo orgasmo e poi il flotto della sua urina calda e salina che ingoiai per quanto mi fu possibile. Ma le sorprese non erano finite: dalla porta vidi entrare il padre di Giovi con la patta sbottonata da cui usciva un arnese non grandissimo ma gonfio, già sapevo di cosa. Si avvicinò, il figlio amorevolmente lo aiutò ad inginocchiarsi accanto a me che ero ancora distesa e tutta bagnata degli umori di Sandra. “Fallo contento; è tanto che ci guarda e vuole partecipare a modo suo”. Mi sentii offesa ma vedendo lo sguardo di Giovi ed il fiatone che aveva preso mio suocero feci cenno di sì con il capo: prese a schiaffeggiarmi con il cazzo, me lo infilò in bocca e si liberò di un liquido giallastro che non sapevo individuare; urina e sperma? Il sapore era diverso , ma oramai era fatta ingoiai e per premio ricevetti un bacio profondo da Sandra ed un sorriso del vecchio padre. Così terminò la serata.
Questo è stato un racconto un poco lungo ma volevo spiegarti con dovizia di particolari quella che ritengo la mia svolta nel mondo del sesso. Certo che da quel giorno la mia stima verso Giovi andò scemando e penso che quello fu anche l'inizio del fallimento del nostro matrimonio.”
Mi alzai andai in bagno mi sciacquai la faccia, oddio avrei avuto bisogno di una doccia fredda.. poi salutai frettolosamente Anna e me ne andai senza nemmeno la promessa di rivederci.

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