Il Club - capitolo II - La ragazza di campagna Vol. III

Scritto da , il 2018-09-24, genere dominazione

Isabella era ai remi, sulla barca, oltre a lei, c’era solo Arturo, che si stava tranquillamente fumando un sigaro osservandola con interesse da dietro gli occhiali scuri e sotto un cappellaccio di paglia che almeno lo riparava un po’. Isabella era nuda, il sole greco di mezza mattina all’inizio di agosto era implacabile e lei ruscellava sudore come una fontana. Lo yacht era a cento metri e ne mancavano duecento per arrivare sulla riva dell’isoletta verso cui erano diretti. Isabella non era né forte, né brava. Mezzora prima il padrone le aveva detto: – andiamo su quell’isoletta a cercare un po’ di frutta e d’acqua. –
Saliti sulla barca le aveva messo i remi in mano. Lei non aveva mai remato, ma non pensava fosse così difficile, aveva la corrente contro e si stava spezzando la schiena senza riuscire ad avanzare. Il padrone si prendeva il sole tranquillo, da quando si era messa ai remi non le aveva più rivolto la parola. Erano arrivati in Grecia la mattina prima, poi si erano trasferiti a bordo dello yacht e avevano navigato tutto il giorno, a sera avevano attraccato vicino a quell’isolotto e durante la notte Arturo e Renata si erano goduti la bella Isabella. Isabella era bionda, come già detto, bella e formosa, aveva la pelle lattiginosa, bianca e lucida. Il viso era tondo e dolce, spruzzato di lentiggini, il seno era ampio e cremoso. Non c'erano angoli nel suo corpo, tutto era smussato in un insieme di dolci curve. Aveva i fianchi larghi e soffici, il culo alto sembrava fatto di burro, le cosce apparivano lunghe e formose. A bordo c’erano anche Clara e Silvia. Silvia era una bella diciannovenne schiava dei due padroni che Isabella non conosceva.
Le due schiave erano rimaste con Renata sullo yacht, ma tutte le attenzioni della coppia di padroni erano rivolte verso la bella bionda dalla pelle candida ed immacolata. Per fortuna si era unta ben bene e già aveva preso un po’ di sole in previsione della crociera, ma la sua era comunque una pelle delicata, se non arrivava a riva rischiava di abbrustolirsi.
– Ok – le disse Arturo, - allarga le gambe, così mi mostrerai la micia che mi piace tanto e forse remerai anche meglio. – Era un ordine e Isabella obbedì. Pudicamente, non sapeva neanche lei perché, fino a quel momento aveva tenuto le gambe ben strette. Allargandole si accorse che remava effettivamente meglio. Il padrone aveva fissato lo sguardo sul pelo biondo intorno alla fica e lei arrossì imbarazzata, dovette ripensare a quello che era successo solo poche ore prima per riprendersi. La notte prima lui e sua moglie l’avevano messa nel mezzo e per loro Isabella non aveva più segreti, il padrone in particolare l’aveva penetrata in ogni buco e lei aveva leccato tutti quelli della padrona. Non poteva negare che erano amanti instancabili e strepitosi e che pure lei aveva goduto fino allo sfinimento, il suo corpo al mattino era piacevolmente indolenzito e pieno di succhiotti. Per Isabella era la prima volta che si trovava alla mercé di padroni quasi sconosciuti. Quando Sara le aveva chiesto se era disponibile ci aveva pensato molto, si trattava di salire o di scendere un altro scalino di quella sua seconda vita, torbida e libidinosa che aveva scelto inizialmente per gioco e che era diventata via via sempre più impegnativa. Sapeva che quella era ormai la scelta della sua padrona e sia pure tormentata non se la sentiva di abbandonarla.
Isabella si era posta le stesse domande di Rosa riguardo ai nuovi padroni, ma questi, anche se erano molto esigenti, erano maggiormente prevedibili ed amabili di Amalia, anche se non meno severi e sofisticati. Arturo era un uomo sui cinquanta, ma molto in forma, alto, spalle larghe, con i capelli brizzolati e lunghi, un viso gradevole e due occhi neri e di ghiaccio, decisamente un bell’uomo. La moglie di Arturo, Renata, era una bionda molto più giovane del marito, sui trentacinque. Era una donna sofisticata, il viso era leggermente scavato, ma era affascinante, con un civettuolo neo su una guancia, aveva le gambe magre e nervose, caratteristiche spesso accentuate dagli incredibili tacchi a spillo delle eleganti scarpette che portava, il seno invece era generoso e prominente. Renata aveva una pelle chiara, quasi pallida, una padrona affascinante e raffinata.
Isabella pensando tutto ciò si era distratta, l’isola era sempre molto lontana. – Se non vuoi abbrustolire, allarga nuovamente le gambe e fai andare la schiena su e giù. – Isabella sapeva di non essere molto dignitosa, sapeva anche che il padrone si sarebbe limitato solo a darle consigli e non avrebbe mosso un muscolo per aiutarla. Siccome non voleva bruciarsi ritornò ad allargare le gambe e si piegò sui remi come voleva il padrone. Era indecente e lo sapeva, le sue tette ballonzolavano allegre per la gioia di Arturo, sudava come una maiala ed anche questo eccitava il padrone che ne coglieva l’afrore e si beava di quel corpo lucido e sofferente. Isabella era combattuta, non era una schiava di fatica, ma da letto e di compagnia, si riteneva una schiava da esposizione e di piacere, ma si rassegnò, non poteva scegliere. In effetti, seguendo i suggerimenti del padrone, guadagnava terreno ed Arturo aveva avuto una bella erezione che da sotto il costume faceva capolino. Funzionava ed un quarto d’ora dopo infatti erano a riva.
Arturo aveva voglia di sbatterla subito, lì sulla riva, ma si controllò e la condusse all’ombra dove la spalmò di crema solare. Non voleva che la schiava si bruciasse, aveva promesso alla sua padrona di trattarla bene. Prima sulla schiena. La schiava era sfinita, mugolava stremata, poi, sentendo le forze ritornarle, di piacere. Quando Arturo la fece girare si era già ripresa e si illanguidì tutta quando le sue mani grandi e gentili passarono sulle tette, i capezzoli si rizzarono, ora voleva essere scopata, sfrontatamente allargò le gambe ed inarcò la schiena. – Sei in calore, he? – Isabella ferita arrossì e strinse le cosce chiudendo gli occhi ed inghiottendo amaro. Arturo non aveva fretta, a sua volta si fece ungere ben bene. Mentre lo massaggiava Isabella diventava sempre più isterica, non ne poteva più. Senza che le venisse ordinato prese l’iniziativa e glielo prese in bocca. Arturo, la perdonò e non le rifiutò il pompino, ma non desiderava venirle in bocca. Si sdraiò su di lei e la sbatté nel più classico dei modi. – Sei davvero una puttana magnifica – le comunicò mentre godeva dentro di lei.

Era una ragazzina viziata e viziosa. Isabella non aveva socializzato con Silvia, ed era strano perché lei andava d’accordo con tutti, ma questa proprio non la poteva soffrire. I suoi sentimenti erano ricambiati con gli interessi. Avevano viaggiato per tutto il pomeriggio, poi verso il tramonto si erano ancorati in una secca in mezzo al mare. Padroni e schiave, dopo tanto sole al mattino, avevano riposato all’ombra delle cabine, ora erano ritornate in coperta a cogliere gli ultimi raggi. Renata e Arturo erano adagiati su delle sdraio. Renata era nuda, il marito in pantaloncini. Le due schiave più giovani erano nude e sdraiate ai loro piedi mentre Clara sfacchinava in cucina preparando la cena. – Vammi a prendere un aperitivo – disse Renata a Isabella, - e senti se lo vuole anche il padrone. – Isabella si alzò in piedi domandandosi perché non avesse dato quell’ordine alla smorfiosetta che le stava vicina. Anche il padrone voleva un drink e Isabella sculettando si diresse in cambusa. Quando ritornò servì i drink e stava per sdraiarsi di nuovo quando Renata le disse mettendo la sdraio in orizzontale - aiutami a farmi bella. -
Isabella capì che quella sera non le avrebbe dato un attimo di tregua. Sorridente si avvicinò alla padrona che si era distesa a pancia in giù, si unse le mani di oli profumati ed inizio a prendersi cura del suo corpo. Per Renata fu molto rilassante. Isabella in quel lavoro era molto brava, vedendo con quanto piacere la moglie riceveva quel massaggio il marito chiamò a compito analogo la più giovane. Silvia dimenandosi tutta fu felice di rendersi utile. Aveva un corpo giovane, formoso e sodo. Tette sode e svettanti, natiche lisce ed alte, cosce lunghe e piene. Niente male, il viso era ovale ed i capelli castani scuri, era bella ed adorava i suoi padroni. Stava con loro da un anno, aveva solo diciannove anni ed era già una professionista del piacere, Renata e Arturo su di lei avevano applicato ogni perversa fantasia e lei le aveva accettate tutte con diletto e trasporto. Silvia per Clara non provava niente, la considerava una vecchia puttanona, una schiava di serie B, a cui lei stessa poteva dare ordini che peraltro Clara non metteva in discussione visto che venivano dalla preferita dei padroni; ma in quel ruolo si sentiva insidiata da Isabella ed aveva preso ad odiarla. La notte prima aveva dovuto dormire da sola mentre la bionda faceva festa con i suoi padroni. Per la rabbia aveva imbavagliato Clara perché non gridasse svegliando tutti e l’aveva frustata sul culo e sulle cosce. – Guai a te se dici una parola ai padroni – le aveva detto alla fine levandole le mutande dalla bocca.
- Non dirò niente – rispose frignando l’altra, poi si era inginocchiata di fronte a Silvia e l’aveva leccata fino a farla venire tre volte. Poi la ragazza si era addormentata e pure Clara aveva potuto riposare.

Renata aveva la pelle fresca e lucida, Isabella aveva fatto un buon lavoro e ora la stava pettinando. Mentre la schiava si prendeva cura della sua elaborata acconciatura la padrona si rivolse al marito. – Quale delle due vuoi per la notte? –
Il marito la guardò pensandoci su un istante. – Oggi mi sono già goduto la bionda, è stata adorabile – disse sorridendo mentre la giovane Silvia fremeva di rabbia e gelosia sentendo quelle parole. Arturo continuò. - Te la lascio, stanotte mi porto a letto Silvia. – La giovane schiava riprese colore e buonumore, gli piacevano entrambi i padroni, ma quella notte voleva il suo padrone, voleva dimostrargli che era molto più brava e devota della bionda.
- Bene – gli rispose la moglie. - E della bagascia che ne facciamo? – si riferiva a Clara.
- In questo momento non mi interessa, fanne quello che vuoi. -
- OK. Ci penserò, qualcosa mi verrà in mente. – Poi cambiando discorso.
- Domani sera saremo a Skiatos, mi andrebbe di cenare in un bel ristorante. -
- Come vuoi. Scenderemo a terra. Vuoi che andiamo da soli o vuoi portati dietro qualcuna di queste due? -
- Non lo so – rispose pigramente annoiata Renata, - decideremo domani, magari porteremo quella che in giornata si comporterà meglio. – Poi si rivolse a Isabella. – Prendimi i vestiti ed aiutami ad indossarli. -
Per Renata era inconcepibile andare a cena seminudi o peggio ancora vestire in modo sciatto, anche lì su una barca in mezzo al mare indossò un fresco abito da sera, su biancheria fine e aiutata da Isabella indossò anche le calze ed infine le scarpe. Ora che la padrona era vestita Isabella si sentì maggiormente a disagio. Renata era fresca e rilassata mentre la schiava era sudata e scarmigliata, oltre che nuda. Poi mentre il marito indossava anch’egli un abito da sera Isabella corse alla cabina della padrona a prenderle il beauty-case. La doveva ancora truccare e Renata era molto esigente. Con pazienza si mise a darle il fondotinta, poi le truccò gli occhi belli e profondi, le diede il rossetto sulle labbra ed infine evidenziò il neo sulla guancia. Renata assomigliava ad una dama del settecento. Isabella, anche se era sicura di aver fatto un buon lavoro, mentre le porgeva lo specchio trepidava ed ansava. Renata si ammirò e fu soddisfatta, infatti richiamò l’attenzione dell’altra serva. – Guarda Silvia ed impara. Isabella è molto brava in questo, vorrei che tu sapessi truccarmi con gli stessi risultati. – Poi si rivolse esplicitamente ad Isabella. – Brava. Sei una schiava di classe. Sara ti ha addestrato bene anche in questo. – La schiava si sentì appagata e sollevata, il seno si gonfiò orgoglioso e per il complimento.
Quelle osservazioni alimentarono l’odio della ragazza nei confronti della bionda, quello di truccare la padrona era uno dei pochi compiti che svolgeva di malavoglia. Poi Renata le licenziò entrambe. – Andate a fare una doccia e vestitevi. Tu da cameriera Isabella, stasera tocca a te servire. E tu Silvia indossa qualcosa di elegante, non i tuoi soliti straccetti con cui mostri l’ombelico o le cosce a tutti, stasera ceni con noi, quindi un po’ di stile. – Isabella ne fu contrariata, erano già due ore che non aveva un attimo di respiro e ora scopriva che ne aveva per altre due. Quella sera le toccava sgobbare, la padrona aveva deciso che doveva trottare, per l’appunto, come una schiava, altro che vacanze, ma non fece trasparire alcunché. Non sarebbe servito a nulla se non a ricevere qualche punizione, ed essere punita davanti a quella puttanella non le andava proprio, sarebbe stato oltre che doloroso troppo umiliante. D’altra parte la sera prima aveva servito Silvia e lei aveva cenato con i padroni. Mentre si allontanavano la ragazza la guardò sorridente e sprezzante. – Sei proprio una vipera – pensò Isabella.

Al termine della serata Isabella era sfinita, i padroni l’avevano sfiancata con continue richieste, una volta mancava il ghiaccio, un’altra il pane non era caldo e lei andava e veniva dalla cambusa nel suo vestitino nero e con la sua crestina bianca. Nonostante il caldo aveva dovuto indossare le calze e le scarpe, per fortuna verso la fine della cena era arrivata una brezzolina che l’aveva rinfrancata ed ora che si era denudata si sentiva meglio. Nella cabina di Renata aiutava la padrona a spogliarsi, la serata non era ancora finita. Renata era seduta sulla schiena di Clara, la manza era abbastanza robusta da riuscire a sostenerla senza eccessivo sforzo. Isabella stava spazzolando i capelli della padrona disfacendo il capolavoro che aveva creato nel tardo pomeriggio. Dopo averla pettinata Isabella si inchinò di fronte alla padrona per levarle il trucco. La padrona accarezzando le chiappe di Clara le chiese: - preferivi andare a letto con mio marito? -
Era una domanda insidiosa, ma Isabella era abbastanza esperta per sapersela cavare in quelle situazioni. – No Signora. Suo marito è un amante eccellente, ma in questa settimana non mi mancheranno le occasioni per poterlo soddisfare. – Furbescamente tentò addirittura di ribaltare la situazione. – Spero che anche per Lei io sia di suo gradimento? -
Renata non aveva voglia di schermaglie, in un’altra occasione l’avrebbe messa alle strette fino a farle rimpiangere quell’impertinenza, invece allungò la mano sul seno di Isabella e l’accarezzò. – Hai una pelle magnifica, ho voglia di mordicchiarti tutta, mi va bene che tu questa notte dorma nel mio letto. – Poi smanacciando senza cattiveria sul culo di Clara chiese ad Isabella: - e di questa che ne facciamo? -
Questa volta prudentemente Isabella rimase zitta, guardò Clara, era bovinamente indifferente, le braccia iniziavano a tremarle per lo sforzo, ma ancora reggeva bene. Clara non era per niente bella e neanche giovane, ma era grottescamente affascinante. Le labbra ed i capezzoli erano dipinti di un vivido rosso, il resto del viso e gli occhi erano truccati pesantemente. Aveva tette piccole e natiche grasse, enormi Era magra sul corpo, ma le cosce ed il culo erano enormi e pesanti. La bocca, a cuore, era piccola, la teneva perennemente leggermente aperta.
Renata le passò una mano sulla fica. – E’ sempre bagnata questa bagascia. OK sistemiamola per la notte. - Renata si alzò in piedi e fece mettere in piedi anche Clara, la manza distese le giunture indolenzite gemendo. Poi la padrona la fece piegare in due e le ordinò di allargare le gambe. Era un giochino che già doveva aver praticato diverse volte perché Clara iniziò a rabbrividire e sebbene di solito non protestasse mai questa volta con voce tremante iniziò a piagnucolare. – no padrona, la prego, non mi leghi così, non ce la faccio più. Rischio di soffocare, avete detto che ormai ero troppo vecchia per questo giochino. La prego, mi chieda qualsiasi altra cosa. -
- Non fare la stupida – rispose la padrona, - lo sai che non rischi niente, su passa la testa in mezzo alle cosce e distendi le braccia. Ti stringe un po’ perché hai le cosce grasse, ma questa ginnastica ti fa bene e poi quando avremo finito ti scioglierò e ti farò godere, ma solo se sarai stata brava. -
Clara non aveva scelta e singhiozzando si dispose come le fu ordinato. Non era semplice, Renata con una mano la spinse violentemente sulla schiena e con l’altra la prese per i capelli tirandole il viso tra le cosce. Clara gridò come un’indemoniata. Isabella pensava che non ce l’avrebbe fatta mai, Renata le spiegò. – Una volta ci riusciva da sola e senza neanche grande sforzo. Clara era una brava contorsionista, per lei farsi passare la testa la le gambe e leccarsi la fica era un giochetto da niente, invecchiando ha perso un po’ di elasticità sulla schiena ed ora ha bisogno di aiuto. – Clara rischiò per un attimo di pendere avanti e ribaltarsi, poi con uno sforzo tremando sulle gambe e dimenando le natiche conquistò l’equilibrio. Il culo grasso e tremolante spiccava in alto e servì a mantenere l’equilibrio. Clara soffriva e si lamentava, ma teneva la posizione. La padrona in un attimo le legò le caviglie una all’altra ed i polsi ai polpacci. Tra le cosce grasse della schiava spuntava la testa paonazza. Clara a ragione gemeva, ma accettando la sconfitta lo faceva sommessamente. Rischiava di soffocarsi tra le sue stesse cosce. La padrona la pizzicò proprio tra le cosce. – E’ questo grasso che ti frega. – Poi ordinò alla schiava: - su fai vedere a Isabella come te la lecchi. – La schiava in difficoltà non obbedì, Renata le diede una bella manata sul culo che rimbombò nella cabina e Clara rimase in piedi ed in bilico a fatica dopo aver pencolato pericolosamente sulle gambe. La schiava impaurita di poter cadere si convinse immediatamente ad ubbidire e tirò la lingua in fuori. Sforzandosi si tese verso la vulva che già trasudava umori in abbondanza, e riuscì a leccarla. – Hai visto? – Poi senza attendere risposta aggiunse: - Mio marito impazziva per questo giochino. – Quindi Renata chiese l’aiuto di Isabella, la sollevarono di peso e la buttarono sul letto. – Sei proprio una porca – le disse. La bagascia con la testa incastrata in mezzo alle gambe rimbalzò sul materasso e poi si fermò raggomitolata su se stessa lamentandosi. Di lei si vedeva essenzialmente l’enorme culo. Renata rise. – Quando l’ho conosciuta era magra magra, era già da diversi anni la schiava di mio marito, l’ho acquisita sposando lui. All’inizio era gelosa, in seguito mi è diventata devota come una cagnolina. Poi ha preso ad ingrassare, ma solo sul culo e sulle natiche, però come vedi mi dà ancora grandi soddisfazioni. La posso trasformare in un giocattolo quando voglio. Si lamenta, ma è contenta. – Mentre parlava si stava legando un pene di lattex in vita. Poi prese per mano Isabella ed anche loro si sdraiarono sul letto. Prima di baciare Isabella Renata si rivolse ancora a Clara. – Sai quello che devi fare. – Poi la padrona poggiò le sue labbra su quelle della schiava bionda e l’abbracciò. Renata si adagiò su Isabella e se la scopò con calma, le due donne godevano tranquille senza frenesia, a lungo esplorarono tutte le pieghe dei loro corpi. Clara si era accucciata, strisciando, dietro la padrona e con grande ed eroico sforzo la leccò. La schiava ogni tanto sentiva i crampi ed il sangue alla testa, ma non si rassegnava, leccava la padrona sulle natiche e quando lei inevitabilmente si spostava con caparbietà le andava dietro e riprendeva da dove aveva lasciato, comunque leccava tutto quello che le veniva a tiro, la schiena ed i piedi, le cosce ed il culo. Alla fine Renata si sentì sazia del corpo di Isabella e la lasciò. La padrona rivoltò, mettendola sulla schiena, Clara. – Eccomi bella. Te l’avevo promesso. Ed ogni promessa è debito. – L’infilzò nel buco più piccolo, ma bello aperto. L’infilzò piano piano, ma Clara strepitò ugualmente, poi man mano che lo prendeva si mise a gemere di piacere. – Lo so, lo so che ti piace, ed ora avrai anche il resto. – Iniziò a massaggiarla sulla fica e la troia vibrò vicina all’orgasmo. – Sbattile la fica in faccia – ordinò ad Isabella e la bionda non si fece pregare. Allargò le gambe e poi si calò sul viso di Clara che esultante di poter leccare la fica della bella bionda, era la prima volta, sbrodolò vibrando tutta come un’epilettica. Isabella non credeva che quella baldracca, in quelle tremende condizioni potesse farla godere ancora, dopo tutti gli orgasmi che Renata le aveva regalato, ed invece venne presto pure lei. Quando Renata sciolse la schiava, la vecchia troia la ringraziò umilmente. Si addormentarono mentre nella cabina accanto il letto ancora cigolava. Isabella pensò: - sarà una vacanza bella e dura, i padroni sono fantastici, Clara è innocua, l’unica rompiballe è Silvia. –


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