Quindici anni

Scritto da , il 2011-05-03, genere poesie

Quindic'anni già compivo
tra le gambe già sentivo,
un tiraggio,un pizzicore
il piacere dell'amore.
Lo ricordo come ora
una sera a tarda ora,
con amiche passeggiavo
e con noi c'era Gustavo.
Quel ragazzo mi piaceva
anche lui poi lo sapeva,
ed essendo a me vicino
mormorò cosi pianino
"vieni bella mia,
quando vuoi a casa mia.
Ci trovammo il giorno appresso
ma però ve lo confesso,
ero andata a casa sua
ma avevo un po' paura.
Lui mi disse "vieni amore
non aver alcun timore
e ci avviammo pian pianino
nel suo lindo camerino.
Tutto ad un tratto
lui mi abbraccia,
io allento la sua stretta
e mi tolgo la camicetta,
la sottana e il reggipetto
lui mi mette sopra il letto.
Tutta nuda mi trovai
certo un po' mi vergognai,
poi mi venne tutto addosso
io sentivo un coso grosso,
tra le gambe che spingeva
un bastone mi pareva.
Poi mi lascia dalla stretta
per svestirsi in tutta fretta,
mi batteva in petto il cuore
nel vedere il suo amoe,
col suo cazzo prepotente
bello,grosso,lungo e ardente.
Poi di nuovo mi fu addosso
mi mordeva a più non posso
sotto il collo,sulla pancia
poi sul seno e sulla guancia.
Poi lui smise di smozzare
e cominciò il tutto a leccare,
verso il basso sempre andava
io le gambe le stringevo.
Infine le allargai
e gli dissi"forza dai",
ed in men che non si dica
cominciò a leccar la fica,
che bellezza che piacere
restar sempre così a godere.
Poi lui s'alza all'improvviso
ed io comprendo dal suo viso
che non era soddisfatto
qualcos'altro avrebbe fatto.
Ed in ver non mi sbagliai
fece quel che immaginai
con impeto e fatica
cacciò il cazzo nella fica.
Cacciai un urlo di dolore
ero tutta in un bruciore,
ma ben presto mi passò
ed ebbi un piacer che dir non sò.
Che piacere che sollazzo
sentire su e giu quel cazzo
quando poi lo ritirò
sulla pancia mi sborrò.
Io cercavo di strisciare
sulla pancia il suo affare
lui mi disse"lascia stare"
io gli chiesi"che vuoi fare".
"Voglio fare una cosetta
ne scopata ne pugnetta"
io gli dissi"ora comprendo
aspetta un po'che mi distendo"
lui mi disse"fai pianino
voglio fare per benino".
E con garbo si dispose
sul mio seno a cavalcioni,
la sua faccia non vedevo
ma sentii sulla mammella
strisciar ben la sua cappella.
Gran bel cazzo gia infuocato
volentieri avrei baciato,
con le mani lo cercai
ed infine lo portai.
Appoggiato alla mia bocca
lo baciavo,lo succhiavo
mentre lui com'era bravo
lasciate pur che ve lo dica,
a leccare la mia fica.
Lui leccava con ardore
io succhiavo con furore,
la mia fica si bagnava
lui in bocca mi sborrava.
A dire il vero le sue sborrate
non so dire non le ho contate
quando abbiamo terminato
lui di certo era spossato.
Io non ero soddisfatta
volevo ancora una chiavata
ma quel povero ragazzo
mi mostrò il suo cazzo
e mi disse"amore bello
è sfinito il mio uccello".
Non potendo più chiavare
lui mi volle accontentare,
non gia con una chiavata
ma bensi con una gran leccata.
Che bellissima giornata
così bene terminata
soddisfatta me ne andai
altre volte ritornai.
Ora dico alle fanciulle
di"non fare mai le grulle"
ma trovarsi un bel ragazzo
ben fornito di gran cazzo.
Per potersi divertire
ci potremo insieme dire
"che l'amore è tanto bello
se si trova un bell'uccello".
Or tralascio di parlare
perchè ho voglia di scopare
vado quì dal mio vicino
che ha un cazzo asinino.


P.S. Questa poesiola/filastrocca circolava su un
foglio sgualcito ingiallito e manoscritto quando ero
un giovanotto,una cinquantina di anni fa.
Come si capisce,non è farina del mio sacco il mio
solo scopo è poterla condividere con i lettori.


sergio1945a


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