A ripetizioni di latino dal nuovo prof

Scritto da , il 2018-04-03, genere gay

Non andavo affatto bene in latino e i miei genitori mi obbligavano a prendere ripetizioni da un noiosissimo professore in pensione.
Era luglio inoltrato e per fortuna il vecchio se ne era andato in vacanza con sua moglie per due settimane, così mamma si era subito preoccupata di trovarmi un rimpiazzo.
Arrivato sotto casa sua, citofonai al mio nuovo insegnante e mi arrampicai su per il vecchio vano scala.
Mi venne ad aprire la porta e rimasi a bocca aperta, mi aspettavo un altro vegliardo e invece mi trovai davanti ad un manzo di circa quarantacinque anni incredibilmente prestante.
Era alto quasi due metri, la sua testa toccava praticamente l'architrave e le sue possenti spalle occupavano quasi completamente il vano della porta.
Indossava dei jeans scoloriti ed attillati che gli mettevano in risalto un pacco di notevole dimensioni.
Il torace era a stento contenuto da una camicia bianca, sbottonata quel tanto affinchè si intravedesse il petto villoso.
Persino i piedi nudi che calzavano un paio di scarne infradito erano estremamente sexy.
Si fece da parte per farmi entrare, gli passai di fianco sfiorandolo e un brivido mi percorse la schiena.
Mi fece accomodare nello studio e cominciammo una lezione che presto si rivelò assai meno noiosa del previsto.
Infatti dopo appena dieci minuti passati a declinare verbi, sollevò un piede da cui aveva sfilato l'infradito e cominciò ad accarezzarmi un polpaccio, poi visto che l'approccio non sembrava dispiacermi per niente, proseguì con la stessa sfrontatezza e arrivò fino a posarmelo in mezzo alle gambe.
Nel giro di due secondi, il tocco del suo piede mi procurò una imbarazzante erezione, la cosa lo gratificò assai e così mentre col piede continuava ad eccitarmi attraverso i leggeri calzoncini estivi, si abbassò fino a prendermi una gamba, mi sfilò la scarpa e lasciandomi il calzettone si posò il mio piede in grembo.
Mi infilò una mano sotto la calza e si mise ad accarezzarmi la gamba, partendo dal polpaccio, scendendo fino alle dita, e risalendo, sempre seguendo languidamente le sporgenze ossee, le linee dei tendini e delle vene.
Attraverso i jeans sentivo chiaramente che anche il suo pene si stava rizzando, e quando la sua erezione diventò troppo potente per essere contenuta dai pantaloni, se li sfilò insieme agli slip.
Si risedette e riportò il mio piede sul suo inguine, il pene che ormai si era drizzato completamente si ergeva teso e duro come il marmo davanti ai miei occhi affascinati, aveva un paio di testicoli e un membro degni del toro che era, vene grosse come sigari lo percorrevano su e giù per tutta la notevole lunghezza, una fitta peluria lo incorniciava e risaliva sotto la camicia attraverso l'addome fino al petto muscoloso.
Mi sfilò il calzettone e utilizzò il mio piede per accarezzarsi il membro sempre più turgido.
Anch'io mi sfilai calzoncini e slip e andammo avanti per un po' a godere dei rispettivi piedi mentre ci guardavamo negli occhi senza proferire verbo.
Ad un certo punto mi fece un cenno e mi fece inginocchiare di fronte a lui in modo da poterglielo agevolmente prendere in bocca.
Così feci, avvicinai il viso al suo inguine, sentii l'odore del suo sesso che sprigionava forte da lui, mi eccitai e subito dischiusi le labbra per prendere dentro di me quello stupendo e aromatico fallo.
Naturalmente non riuscii a introdurlo tutto in bocca e mi limitai a giocare con l'enorme cappella.
Era un cazzo non circonciso e la cappella era abbondantemente ricoperta di pelle.
Per scappellarla ne tirai indietro molto lentamente la pelle con la mano mentre contemporaneamente la spingevo verso il basso con le labbra e la lingua.
La grossa cappella uscì lentamente, era lucida, umida e odorosa di sesso; ne uscì qualche prematura goccia di sperma lubrificante, densa e saporita.
Lo titillai con la punta della lingua, infilandola nell'orifizio, passandola e ripassandola sul prepuzio, lungo il frenulo o seguendone il bordo rigido della cappella e le pieghe della pelle.
Dopo averlo deliziato per un po' con la lingua dischiusi nuovamente le labbra e lo ripresi in bocca, iniziai ad andare ritmicamente su e giù lungo la punta del suo membro mentre contemporaneamente con una mano lo masturbavo dolcemente e con l'altra gli tiravo delicatamenteverso il basso i grossi testicoli.
Lui completamente rilassato e abbandonato nella sua poltrona mugulava dal piacere e mi teneva la testa con entrambe le mani, assecondando o indirizzando il ritmo del mio pompino.
Ad un certo punto, temendo di non resistere oltre, mi staccò da lui e prendendomi per mano mi condusse fuori dallo studio. Pensavo mi volesse portare a letto e invece ci dirigemmo alla stanza da bagno, dove finimmo di spogliarci reciprocamente ed entrammo in una doccia particolarmente spaziosa.
Aprì l'acqua ci abbracciammo e ci baciammo sotto il getto caldo, con i due membri turgidi che cozzavano uno contro l'altro, il suo enorme, come ho già avuto modo di dire e il mio decisamente più piccolo, da giovane diciottenne e circonciso.
Presi una morbida spugna e del bagnoschiuma e cominciai a insaponarlo e lavarlo languidamente, passando e ripassando sui suoi muscoli possenti, posata la spugna continuai ad accarezzarlo con le dita che si impigliavano nella folta peluria scura.
Tuffai il viso nella sua ascella e ne leccai e succhiai i lunghi peli odorosi, gli mordicchiai i turgidi capezzoli rosa intenso, gli sollevai la coda e affondai il viso in mezzo alle sue natiche, respirando il suo forte odore animale e leccandogli l'ano, particolarmente scuro e rugoso.
Anche lui volle lavarmi, ma lo fece standomi dietro, in modo che il suo cazzo eretto mi sfregasse tra le natiche e contro la schiena.
Mi baciò lungamente accarezzandomi la gola e mi infilò la sua lunga lingua bollente nelle orecchie facendomi venire la pelle d'oca per tutto il corpo.
Ero così teso ed eccitato che, nonostante l'acqua quasi bollente tremavo leggermente, per non parlare delle farfalle che mi straziavano lo stomaco.
Stava arrivando il momento, non avevo avuto il coraggio di dirgli che era la prima volta ma ormai era troppo tardi.
Mi fece appoggiare alla parete di piastrelle, si fece colare una abbondante dose di bagnoschiuma sull'uccello e dopo avermi allargato le natiche ne versò una dose copiosa anche sul mio sedere, con due dita si mise a spalmarmelo in modo da lubrificarmi ben bene l’ano.
Il suo dito medio mi penetrò delicatamente lui dovette capire che ero vergine perché si arrestò per un breve istante.
Poi visto che io non accennavo a muovermi capì che ero d’accordo e cominciò a mettermelo dentro.
Trattenevo il fiato, non osando lasciare uscire l'aria dai miei polmoni per paura di far uscire anche dei lamenti.
Ma dopo un po' anche se era entrato solo in parte non ce la feci più e cominciai a gemere.
Il tipo eccitato dai miei lamenti aumentò la profondità della penetrazione e la forza delle spinte, mentre mi mordeva il collo con una certa violenza.
Una volta che fu dentro completamente cominciò ad aumentare anche il ritmo, andando sempre più veloce, sempre più a fondo, sempre più violentemente.
Io gemevo sempre più forte e lui sempre più eccitato continuava ad aumentare l'intensità dei colpi, e si mise ad ansimare e muggire così forte da coprire completamente i miei lamenti.
Dopo una serie di spinte brutali, che mi sembrarono non finire mai si avvicinava al culmine del piacere e le spinte divennero così potenti che ogni volta mi sollevava letteralmente verso l'alto, allora per impedire che mi sottraessi alla profondità dei sui colpi indemoniati mi bloccò passandomi le braccia poderose sopra le spalle, spingendomi verso il basso, verso il suo cazzo mostruosamente duro.
Urlammo entrambi mentre con gli ultimi due colpi lui arrivò finalmente all'orgasmo.
Mi riempí lo sfintere di sperma bollente e continuò a muoversi dentro di me senza sosta almeno per altri due minuti, ne sentivo il cazzo vibrare ogni volta che un altro getto di sperma ne schizzava fuori.
Ero letteralmente distrutto, per fortuna anche lui mi sembrò appagato.
Si lasciò scivolare sedendo nel piatto doccia e mi tirò sopra di lui a cavalcioni.
Ci baciammo ancora sotto il getto d'acqua poi mi fece alzare di fronte a lui, mi prese il pene in bocca e stringendomi i glutei con le grosse mani mi fece un bellissimo pompino.
Io ancora terribilmente eccitato dalla scopata appena terminata venni in pochissimi secondi e lui avidamente ingoiò tutto il mio sperma.
Quando mi fui ripreso uscimmo dalla doccia, lui abbandonato ogni atteggiamento violento mi asciugò dolcemente con un soffice telo di spugna, mi accarezzò e spalmò con un olio profumato, alternando questi deliziosi trattamenti a dei lunghi e languidi baci.
Alla fine uscimmo dalla stanza da bagno completamente appagati e rigenerati.
Non restava più tempo per riprendere la lezione, ma non mi sembrò un gran problema...
Uscii dall'appartamento del professore e incrociai lo studente dell'ora succesiva.
E questi, mentre mi passava di fianco entrando mi lanciò un'occhiata che mi parve contenere un misto di gelosia e complicità!

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