Il bianco oppressivo

Scritto da , il 2017-12-15, genere sentimentali

Veruska era ancora a letto, una gamba sopra la coperta piegata e l'altra gamba sotto.
Poteva sentire la pressione del gonfio piumone proprio a ridosso del suo clitoride, coperto solo dallo slip e dai pantaloni del pigiama.
Era vogliosa anche quella mattina, ma se ne preoccupava, stavolta.
Insomma, non era mica un uomo?
Era mai possibile che una giovane donna dovesse essere così spesso presa da voglie sessuali, anche sottilmente perverse?
E di colpo, l'incubo notturno tornava sotto altre immagini...Il giovane dagli occhi camaleontici era lì, ritto dinanzi ad un tavolino tondo e laccato di vernice bianca che scopava una ragazza dai lunghi capelli scuri e lisci. E Veruska, invisibile in quella scena, osservava muta e sconcertata quella triste visione per lei, triste e amara perché...
A lei quel ragazzo aveva deluso, con la sua mediocre prestazione sessuale, che dopo tanti auto - elogi, suonava come una sonora pernacchia sia per lui che per Veruska.
Invece, stavolta era lì, che penetrava ininterrottamente da dietro quella troia da copertina, forse appena maggiorenne.
In un impeto, lo stesso che l'aveva condotta nella sudicia taverna di quel ragazzo, scappò lontano dai rumori imbarazzanti e assordanti di quel brutale amplesso.
Improvvisamente, non ce la fece più e si inginocchiò sul quel pavimento di vetro bianco e urlò fra le lacrime che iniziarono a scendere copiosamente.
Ma anche allora nessuno la ascoltò davvero e, come in un assurdo vortice, rivide le reazioni delle persone a cui aveva chiesto aiuto nella sua vita: alla maestra per i disagi con il compagno bullo, sua madre che la osservava pulire maniacalmente la propria camera, anche di Domenica, spazzare e spolverare con il fiato corto...Il suo compagno che le aveva tirato lo schiaffo ad acchiapparello, solo perché lei l'aveva preso pochi istanti prima che raggiungesse la tana, sua madre diritta nel suo lungo giubino nero che discuteva con l'insegnante su quello schiaffo a sua figlia: "Mia figlia, mia figlia...Ma non le vedete queste cose...", la piccola Veruska aveva immaginato così quel fitto parlare a molti metri da lei.
E la pubblica derisione alle scuole medie, per tanti motivi, troppi per una quattordicenne spaurita ed inesperta.


Era solo un lungo incubo.



Infine, finì.

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