Trasformazione

Scritto da , il 2017-08-04, genere trio

Avevamo trascorso, io e mia moglie, in vacanza, una avventura con un uomo, che aveva scopato entrambi. Tornati in città io e lei non avevamo il coraggio di guardarci. Poi lei ha preso l’iniziativa. “Credo ci abbiano drogato”, mi disse qualche sera dopo il ritorno a casa mentre eravamo davanti alla tivvù. Io risposi con un tenue “si deve essere stato così”. Ma lei ha insistito: “da quando ti piacciono gli uomini e perché se è da tempo, mi hai sposato?” Le dissi che avevo sempre avuto una certa attrazione verso i maschi, ma che attribuivo la mia curiosità verso il sesso maschile alla mia scarsa dotazione e che, sino a quel viaggio, non ero mai stato con un uomo. “Ma ti piace stare con un maschio, fare la femmina?” Come potevo negare. “credo di si… di te però neppure io conoscevo l’incontentabilità… ti sei fatta strofinare la figa da un cazzo che sembrava quello di un cavallo più e più volte… “ Ma no – rispose – ero del tutto fatta, non capivo niente…”. E poi aggiunse: “a me va di continuare insieme, non mi va di lasciarci, ti voglio bene, ma non possiamo certo continuare come prima”. “Cosa intendi” risposi. E lei: “penso dovremmo vivere insieme ma ciascuno con le sue libertà… tu potrai avere amanti e io soddisferò in qualche modo i miei desideri… anzi, forse, se vuoi stare a questo patto, potremo avere camere da letto diverse, in modo da non scorazzare in giro e volendo accogliere qui i nostri eventuali amici… io – aggiunse – tenterò di non avere manti fissi che mettano in crisi la nostra unione”. “Bella unione “ pensai, ma accettai. Avevamo una casa non grande. Il salone, la camera da letto, lo studio, la cucina e due bagni. Nello studio mettemmo una poltrona-letto e io la sera dormivo lì, lei tenne per sé il letto grande. Io avrei voluto andare con uomini, ma temevo fosse controproducente per il mio lavoro, non volevo si sapesse che mi piaceva il cazzo. Cercavo quindi trans, escort, che avessero case proprie in modo da non coinvolgere il vicinato. Mia moglie invece, quando voleva rimorchiare, indossava abiti provocanti e accalappiava uomini che portava a casa. Spesso usciva senza mutandine e pensarla impalata da un maschio mi eccitava molto. Quando veniva a casa con uomini me li presentava e poi diceva loro di non preoccuparsi di me. Non diceva che ero gay ma lo lasciava intendere. “Lui non mi soddisfa e mi consente di vivere la mia vita” questa più o meno la frase. Gli uomini quindi si sentivano liberi e non si facevano ritegno di girare per casa nudi, facendomi eccitare. Di solito erano più giovani di lei, ma un giorno venne con uno adulto sui 45 anni, un po’ rozzo, con camicie e abiti di seta che non nascondevano i suoi modi brutali… quando capì che ero consenziente, prima che lei andasse in camera la obbligò a inginocchiarsi e le forzò il cazzo in bocca davanti a me. Il tipo stavolta cominciò a volere un rapporto continuo… “di solo sesso… chiavi bene cara – diceva – e io non sono geloso… di lui poi”. Cominciò ad umiliarmi. Mi chiamava “Checco”. E lei sorrideva. Poi un giorno, mentre era nudo mi vide che osservavo il suo cazzo bruno e grosso e mi disse: “ti piace?... lo vuoi provare?” Non feci in tempo a rispondere che lo tenevo in bocca ancora pieno dello sperma che in parte non aveva svuotato nella figa di mia moglie. Cominciò una nuova abitudine. Scopava mia moglie e poi si faceva spompinare da me. Sino a quando un giorno mi fece entrare in camera da letto e, messo a pecora come mia moglie lo mise dentro un po’ a me un po’ a lei, sborrandoci addosso. Io e mia moglie continuavamo la nostra vita. Io in ditta lei casalinga. Ma quell’uomo, Alfonso, faceva ormai parte di noi, anche se non estendemmo la sua conoscenza ai nostri amici abituali. Entrambi eravamo contenti di essere i suoi amanti e facevamo ogni tipo di gioco che escludesse comunque il mio pisellino. Poi un giorno Alfonso mi disse i travestirmi. La cosa mi diede alla testa, mi piaceva essere trasformato in donna. Misi biancheria intima, e vestiti di mia moglie, per le scarpe prendemmo degli zoccoli aperti che il mio piede, più grande del suo 40, potesse calzare. Avevano tacchi vertiginosi, ma, dopo le prime incertezze, cominciai a camminare sicuro sculettando naturalmente. Ricordo che sia lui che mia moglie si eccitarono come non mai e, mentre lui mi scopava il culo, mia moglie, dopo tanto tempo, cominciò a leccarmi il cazzetto a pena duro. Ripetemmo il gioco ed io spesso mi travestivo anche quando ero solo. Fu così che i miei due complici di gioco, mia moglie e Alfonso, mi chiesero di effeminarmi un po’. Non capivo. Mi spiegarono che un medico, amico di lui, avrebbe potuto seguirmi per una “curetta” ormonale. All’inizio rifiutai. Loro mi rassicuravano dicendomi che sarebbe stata blanda, che sarei rimasto uguale tranne per qualche piccolo cambiamento. Alla fine accettai. Il medico, che venne a casa, ci scrisse la ricetta con punture un cerotto e delle pillole. Feci la cura. Dopo un mese avevo una pancetta femminile, i glutei più tondi e non avevo più peli se non tra le gambe dove pisellino e testicoli erano diventati persino più piccoli. Dopo due mesi avevo un po’ di tettine, in realtà erano solo i capezzoli gonfi e appuntiti che quando mi abbassavo faceva sembrare il mio petto un petto femminile da adolescente. In realtà i capezzoli erano piccoli, ma le aureole si erano gonfiate offrendo al seno una punta gonfia e arrotondata. Alfonso portò quindi un giorno due aggeggi, dei piccoli contenitori con una pompetta. Applicando i due imbuti ai capezzoli e tirando l’aria con la pompetta i capezzoli si ingrandivano sebbene l’esercizio facesse un po’ male. In poco tempo, forse per gli ormoni, che continuavo a prendere sebbene in dosi minori, o per gli apparecchi, ebbi due capezzoli femminili su un petto che, perduta la muscolatura poteva essere un accenno di seno.Anche i fianchi si erano allargati e avendo perso dappertutto la muscolatura che, per il vero non ho mai avuto, facevano apparire il mio corpo proprio come quello di una donna. Sono alto 1,80 e sono stato sempre magro, circa 68 kg. Dopo la cura sebbene l’adipe femminile in più, ero di 65 chili. Le spalle che già avevo piccole ora erano meno pronunciate rispetto al bacino, le gambe e le braccia più delicate, il culo un mandolino perfetto. Continuav a vestirmi da uomo e mi mostravo uomo, ma in ditta mi guardavano stranamente. Essendo un dirigente prezioso non avevo molti contatti con gli altri impiegati e la mia segretaria non si curava poi del mio aspetto. Solo quando mi feci crescere i capelli raccogliendoli in un codino mi disse: “ah dottore, sembra più giovane di quanto sia. Sta bene così”. Quanto alla barba non ne ho mai avuta molta e quindi non dava nell’occhio. Tornato a casa però mi vestivo da donna sciogliendo i capelli e facevo la femmina. Abitavamo in una villetta trifamilare in un parco in una periferia residenziale. La città, media, offriva la possibilità di conoscere persone occasionali.Cominciai ad uscire vestito da donna e a frequentare luoghi non centrali dove non conoscevo nessuno. Riuscivo ad attrarre uomini, ma il più delle volte quando dicevo che ero un uomo, si allontanavano con un “mi dispiace… “ Trovavo qualche appassionato. Nel cinema porno, dove nel bagno mi facevo scopare anche da due tre uomini diversi. Al mare avevo timore di incontrare amici, andavamo quindi alla spiaggia libera dove mettevo il bikini o solo lo slip di un costume femminile. Le mie parti intime erano diventate tanto piccole da poterle facilmente nascondere in una fodera di spugna sottile. A volte da solo andavo a una spiaggia nudisti, un po’ fuori mano e, nudo, pescavo molti uomini, anche gay, curiosi di provare con me. Ormai non avevo erezioni e il medico che mi seguiva disse che avrei potuto tentare a ritrovarle con ormoni maschile ma che alcuni processi erano irreversibili. A me però andava bene così e, anche quando facevo pipì mi sedevo come le donne sulla tazza. Una sera Alfonso mi disse che ero sprecata… ormai parlava di me al femminile e che dovevo mettere in gioco la mia femminilità. Mi fece truccare da puttana, misi quindi un perizoma nero con paillette, senza reggiseno e una camiciola che a stento copriva il culo. Presi la minigonna, ma Alfonso mi fermò. “metti calze a rete e reggicalze – cose che avevo – e più niente”. Erano ormai le 21 inoltrate e, essendo estate si era fatto appena buio. Alfonso tolse tutto dalla borsetta che avevo preso e lasciò solo il cellulare, mettendovi due confezioni di Control e 10 pacchetti di fazzolettini in un unico pacco. Scesi timoroso ma non incontrammo vicini. In auto Alfonso, visibilmente eccitato, teneva la mano tra le gambe di mia moglie. Andammo sulla litoranea dove erano le prostitute. Ma inoltrandosi fuori città giunse in un luogo buio dove erano una decina di ragazze, vicine, persino in gruppi di due o tre, tutte vestite come me con il culo in bella vista. Andammo oltre. Dopo circa 100 mwrei dal gruppo Alfonso, fermata l’auto, con la voce roca dall’eccitazione, e con la mano che sembrava voler tenere ferma la figa di mia moglie che faceva la gatta in calore, si voltò verso di me seduto dietro: “ecco disse, qui starai tranquilla. Vieni dopo di loro e non temeranno la tua concorrenza. Puoi fare qualcosa bella traversina sterrata. Per cose più impegnative rivolgiti al proprietario delle Roulotte che stanno un po’ più all’interno. Per ogni problema chiamami”. Detto questo, mi fece scendere e fatta manovra si mise con il muso dell’auto verso la via del ritorno, del tutto invisibile nel buio e nascosto dalla pineta. Non avevo fatto in tempo a comprendere ciò che dovevo fare che mi ritrovai a sculettare alla luce dei fari delle auto. Sentivo in me una leggera ebbrezza. Mi piaceva fare la puttana. Ed ecco un’auto fermarsi. Era un’auto grande come l’uomo al volante. Grosso e grasso. “le tue amiche parlano tosco… tu quando prendi?” “Loro cosa ti hanno chiesto?” dissi. E lui “50 per un pompino”. “bene – dissi- io 20, 50 li prendo per scopare”. “Ah bene, brava, entra.”. Gli indicai la traversina e, appena fermi, lo mise fuori. Era un cazzo grosso, bianco molliccio non scappellato con un lungo prepuzio. Lo presi in mano e mi piegai su di lui. Il cazzo puzzava di orina. Lo presi comunque in bocca e dopo un po’ il sapore di orina era passato. Il cazzo era ora grande , molto grande. L’uomo si era abbassato i pantaloni e aperta la camicia. Malgrado il pancione aveva un vazzo grosso. Ricordo che spompinando la mia fronte toccava la sua pancia che il sudore aveva reso fresca. Era un pompino piacevole, ma venne subito, copiosamente. “Ingoia, ingoia” mi disse. E io obbedii. Ci riassettammo. Mentre lui,sceso dall’auto si mise a pisciare con uno scroscio forte che pensavo lo sentissero pure le auto di passaggio, io mi rifeci il trucco e scesi pure io. Ci salutammo con un bacio, intascai i venti e feci i 50 metri che mi riportarono sulla strada. Non ricordo quanti cazzi presi. Anche in culo. Il proprietario delle roulottes si faceva dare 10 euro a visita. Qualcuno con cui mi appartavo era deluso della mia parte anteriore che avrebbe voluto provare e che invece, oltre che piccola non era attiva. Avevo montato alle 22 circa ed ora era l’una passata. Ero stanco. Il culo un po’ dolorante, ma del tutto appagato. Chiamai al cell Alfonso che dopo pochi minuti era da me con mia moglie che a cosce larghe, senza mutande, mostrava la figa. Mi chiese il denaro. “non temere, te lo ridò. E’ pura curiosità… caspita hai fatto circa 300 euro… hai un avvenire nel ramo”.

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