Simpaticamente

Scritto da , il 2017-03-07, genere tradimenti

Non sono una assidua lettrice, anzi. Solo da poco ho scoperto questo sito e da subito mi sono resa conto della doppia vita e delle trasgressioni di tante coppie. Non è stato facile prendere la decisione di raccontare lo strano rapporto che ho con Luigi. Non lo racconto per farmi conoscere e per farmi dire troia, bensì perché qualche lettrice o lettore mi dica qualcosa: che ho sbagliato magari. Che ho sbagliato la prima volta e, ancor di più la seconda volta. Mi chiamo Tiziana. Sono una bella donna di 48 anni, sposata da 23 e con due figli. Nonostante l'età sono una donna che non passa inosservata e, come si dice, faccio girare gli uomini per strada. Sono castana con capelli lunghi; inoltre, a 48 anni, mi ritrovo ancora con un bel seno, un bel fondoschiena e un bel paio di cosce. Viviamo in una città della Sicilia. La nostra comitiva è formata da 4 coppie. Ci conosciamo tutti da almeno 15 anni, ci stimiamo molto e ci frequentiamo, oltre a tante gite e vacanze insieme, settimanalmente. Mi viene difficile descrivere il rapporto che c'è sempre stato tra me e Luigi, uno dei mariti della comitiva. Niente di anomalo e di peccaminoso: solo simpatia, una grande simpatia reciproca e tacita; magari pure una certa attrazione fisica. Io sono come mi sono descritta, lui ha 49 anni ed è un tipo atletico e molto attraente. E si che ne abbiamo avute occasioni per manifestarci reciprocamente, invece mai una parola. Oltre ad esse un bell'uomo è anche un gran signore. Mai una parola fino a quando un bel giorno, senza sapere come, ci ritrovammo a toccarci e a baciarci. Ma andiamo con ordine. Un pomeriggio del mese di luglio mio marito ed io eravamo nel nostro terrazzino, al fresco. Mio marito è medico in ospedale ed era rientrato a fine turno, alle 14. Stavamo programmando la serata: usciamo, facciamo due passi; andiamo qua, andiamo là; senza tenere conto degli imprevisti del mestiere. Infatti, erano quasi le 17, squilla il suo cellulare: lo richiamano in ospedale urgentemente. Si preparò in tutta fretta e prima di uscire mi disse che sarebbe passato Luigi per lasciare una busta con delle lastre. Dopo di che mi disse che mi avrebbe avvisata se si fosse trattato di una cosa lunga. Deve passare Luigi? Pensai. Non so cosa mi prese: mi sentivo tutta elettrizzata e agitata come una ragazzina al suo primo appuntamento col ragazzo. Mi aggiravo per casa senza meta né motivo. Come mi devo vestire? Pensavo stupidamente. Naturalmente ero vestita di casa con prendisole e intimo. Intanto, pensai, visto che sarebbe passato verso le 18, di avere il tempo di rinfrescarmi; quindi indossai, senza che ci sarebbe stato motivo, l'ultimo coordinato intimo di pizzo nero che avevo comprato e cambiai prendisole indossandone uno leggermente più attillato. Squillò il telefono: era mio marito per dirmi che non sapeva nemmeno il tempo che avrebbe perso e quando sarebbe tornato. Mancavano 15 minuti alle 18- Non sapevo se Luigi fosse stato puntuale; mi aggiravo ancora per casa senza nessun motivo; entrai in bagno e mi rispecchiai ancora in viso: ok ma dovevo essere più rilassata; entrai in camera da letto e mi rispecchiai tutta: stavo bene. Ma perché tutto questo? Non lo sapevo neanche io: mica avevo intenzione di sedurre Luigi? Non ebbi il tempo di rispondere alle mie interrogazioni che sentii il campanello del portone. Ero ancora più agitata: non poteva essere che lui. Risposi. Infatti: "Ciao Tizià, Luigi sono" "Ciao" dissi premendo il pulsante. Dopo un minuto sentii l'ascensore fermarsi e subito il campanello della porta. Andai ad aprire, ci sorridiamo, richiusi la porta e ci baciamo sulle guance come nostra abitudine. "Ti aspettavo" dissi mentre entravamo in soggiorno. Mi chiede di mio marito. "E' stato richiamato urgentemente in ospedale. Mi ha detto che saresti passato per lasciare una busta". Me la diede e la poggiai sul tavolo. Chiesi di sua moglie e poi se gradiva il caffè. Rispose di no perché ne aveva già presi due. Eravamo vicinissimi, di fianco e, stranamente notai che era più imbarazzato di me. Non era la prima volta che ci trovavamo da soli, ma mai da soli chiusi in una casa. Tra un sorriso ed un altro sentii il suo braccio sinistro sulla schiena. Questo non era normale: era successo solamente in occasione di qualche ballo. Anche se non a mio agio, come pure lui, non mi scomposi. Forse un leggero sfogo della nostra simpatia reciproca e tacita? Portai il mio braccio sinistro dietro di me e con la mano presi la sua. Ci guardavamo sorridendo. Mi girò, proprio uno di fronte all'altra, quasi contatto e, con la mano destra, prese ad accarezzarmi la guancia e il collo. Che situazione! Nessuno parlava e nessuno, pur nell'imbarazzo, si svincolava. Le sue carezze non mi erano indifferenti e portai le mie mani sui suoi fianchi. Le nostre guance si strusciavano l'una sull'altra, mi baciava sul collo e sentì i miei sospiri di piacere. Mi prese il viso fra le mani, ci guardammo solo per un attimo, chiusi gli occhi e sentii le sue labbra sulle mie; la sua lingua umida e calda che forzava le mie labbra; le dischiusi e incontrai la sua lingua con la mia. Così, leggermente, con le lingue a metà strada a intrecciarsi lentamente come a gustarsi felici di un incontro forse da tanto tempo desiderato. Ci staccammo, ci guardammo ancora, io con gli occhi socchiusi, come per cercare il consenso ognuno negli occhi dell'altra. Le nostre labbra si cercarono di nuovo e questa volta le nostre lingue, più avide e più vogliose, si intrecciarono con passione. Istintivamente le mie braccia andarono dietro la sua schiena avvinghiandoci e facendo aderire il mio corpo al suo. Mi baciava sul collo facendomi impazzire di desiderio; ansimavo a bocca aperta e sentii la sua erezione sul ventre. Che voglia! Mi sposto i lunghi capelli con il mento e sentii la sua lingua lambire il mio orecchio. Sussurrai: "Noooo". Sussurrò "Siiii". Dopo di che le nostre bocche si cercarono di nuovo in un bacio selvaggio e liberatorio. Sentii le sue mani sulle mie natiche e me le accarezzò, prima con delicatezza, poi palpandole e poi proprio ad afferrarle con le mani. Eravamo strettissimi: il mio seno schiacciato sul suo petto e il suo arnese, duro e prepotente, mi sfondava il ventre. Né lui né io ebbe il buon senso di dire: ma che stiamo facendo? Forse era troppo tardi; forse, prima o poi, questa simpatia reciproca e tacita per tutti questi anni, sarebbe esplosa in modo non più governabile. Tirò su il prendisole e sentii le sue mani sulle cosce, sui mini slip e poi, decisamente, dentro a palparmi le natiche e il solco. Mi piaceva tantissimo la situazione e il fatto di essere toccata da Luigi. "Dammi le tette" disse. "No" risposi. Invece feci scendere le bretelline arrotolando il prendisole sui fianchi e mi sganciai il reggiseno. Non fu volgare, disse solamente: "Mamma mia Tizià". Me le leccò tutte e poi prese a mordermi i capezzoli. "Sii, mi piace. Continuaaa". Gemevo e più gemevo più lui andava avanti abbassandomi gli slip e, sempre da dietro, lambendo il mio clitoride e infilandomi due dita nella vagina ormai fradicia di umori. Ebbi un orgasmo così controllando però il mio piacere e gemendo mentre succhiavo la sua lingua. Eravamo sempre lì, in piedi. più in la un tappeto. E fu lì che mi trascinò adagiandomi piano piano a terra. Mi resi conto di essere nuda, con il prendisole tutto arrotolato, sia la parte superiore che quella inferiore, sui miei fianchi. Chi me lo doveva dire? Non mi vergognavo per niente: avevo solo una gran voglia di Luigi. Venne fra le mie cosce con il viso. "No, vieni su" "Perché? Ne ho voglia" "No, ti prego, mi potrebbe piacere molto. Voglio essere baciata". Non insistette ma si liberò dei pantaloni e dei boxer e venne su. Adesso fra le mie cosce c'era il suo bacino e il suo arnese che ancora, pur sentendolo sul ventre e fra le cosce nude, non avevo ancora visto. Si alzò sue gomiti e baciucchiandoci me lo strofinava addosso facendomi impazzire dalla voglia. Ci fissavamo sfiorandoci le labbra e, andando con le braccia fra i nostri due corpi, lo presi con tutte e due le mani. "Mmmm! Che bello!" disse. Glielo manipolai per qualche secondo e me lo strofinai sulla vulva. "Ahaaaa" gemetti. La mia vagina era un lago e mi penetrò facilmente. "Siii, siiiii" sussurrai sussultando di piacere. Dopo qualche secondo di pausa prendemmo a muoverci lentamente insieme. Ci baciavamo gemendo insieme. Sempre lentamente: non era uno sfogo sessuale il nostro, era la presa di coscienza e il naturale epilogo di una simpatia reciproca e tacita per tutti questi anni. Ora la simpatia si era palesate e potevamo essere soddisfatti. stavo godendo a bocca aperta, in silenzio e la sua lingua faceva la spola nella mia bocca. Non resistetti più e presi ad agitarmi. Mi disse che non voleva venire. Gli dissi di si e portai le mani sulle sue natiche tenendolo stretto dentro di me. Ansimando sussurrai: "Vienimi dentroooo. Lo voglio dentroo, fammi feliceeee". Mi sentii invadere dal suo sperma e godemmo insieme intensamente come se ci fossimo liberati di un peso. Continuammo ancora a gustarci e poi si alzò in ginocchio con l'uccello che gocciolava. Finalmente lo vedevo; lo impugnai con la sinistra e con la destra presi i miei slip e lo asciugai. Poi lui, sempre con i miei slip, tamponò lo sperma che mi colava dalla vagina. Non poteva che finire così. Avrebbe voluto continuare dicendo che possibilmente non ci sarebbe stata un'altra occasione. Gli dissi che non ci sarebbe stata di sicuro. Sono trascorsi 7 mesi durante i quali siamo riusciti a tenere sotto controllo la nostra simpatia reciproca e non più tacita. Ci siamo sentiti spesso per telefono convinti, però, che non poteva essere: non potevamo rischiare uno scandalo e la fine di un'amicizia. La voglia però era tanta in entrambi manifestandola con lo sguardo. Poi, la settimana scorsa......Il sabato sera siamo riuniti tutta la comitiva. Mio marito, dovendo partecipare ad un convegno medico della durata di due giorni. lunedì e martedì, in una località del centro Italia, sarebbe partito l'indomani mattina, domenica, in aereo. La moglie di Luigi invece, sempre l'indomani, sarebbe andata in gita parrocchiale, una specie di ritiro spirituale, in un'altra città vicino alla nostra. Mentre si parla di questo i nostri sguardi si incrociano più volte. Restiamo intesi senza dire una parola. Sua moglie va di mattina presto; mio marito, avendo l'aereo alle 11, esce di casa alle 8. Sono nervosa; colazione, sistemo la casa, doccia e sono già quasi le 10. Infatti mi chiama mio marito per dirmi che sta per imbarcarsi e che mi avrebbe richiamato all'arrivo. Sono in attesa di che? Aspetto senza avere un appuntamento. Ho l'intesa con lo sguardo della sera prima ma non so se per lui è un appuntamento. Passeggio da una stanza all'altra e mi guardo negli specchi per vedere se sono in ordine e come sto. Che faccio telefono o non telefono? E lui perché non si fa sentire? Ma ecco che improvvisamente lo sento. Cosa? Lo squillo del campanello. Ho il cuore in gola e la vagina che palpita. Rispondo. E' lui. Stupidamente dico: "Come mai? Che ci fai qui?". Pero schiaccio il pulsante. Sento fermare l'ascensore, apro la porta e non appena entra la richiude lui stesso. "Come mai? Non lo sai che ci faccio qui?". Non mi fa dire una parola: mi prende per le braccia e mi tappa la bocca con la sua. Le nostre lingue si intrecciano come se si cercassero da chissà quanto tempo. Questa volta non è un atto di simpatia: è libidine pura. Ci palpiamo con foga; il suo uccello è già duro e la mia vagina bagnata e vogliosa. No, non è solo simpatia: fa cadere il suo giaccone a terra e le sue mani cercano cerniere e quant'altro per sfilarmi il vestito. Ci riesce a metà scoprendomi il seno; mi lecca, io gemo e lui, preso dalla foga sospira forte. Va giù in ginocchio con la testa sotto il vestito e mi lecca le cosce mentre tira giù le mutandine. "Calmati! Che hai?" dico. Mentre mi libera i piedi dalle mutandine mi lecca il ventre e tra i peli del pube. Ormai sono convinta che non può essere come la prima volta e infatti, quando sento la sua lingua sul clitoride, mi appoggio al muro, divarico i piedi e dico: " Si, siii. Siii, leccamela, leccamelaaaaa, mi piace". Mi tremano le gambe e ho un orgasmo che tremare tutte le mie interiora. Mi dice che questa volta comanda lui e baciucchiandomi mi dice di andare a letto. Me ne frego che si tratta del letto dove faccio l'amore e dormo con mio marito. Ci avviamo e ci spogliamo strada facendo. Il tempo di sfare il letto e sono supina; lui mi cavalca sui seni e il suo uccello è sul mio viso. Mi diverto a guardarlo e a manipolarlo e mi dice di leccare. Mentre porta il braccio dietro e mi pizzica il clitoride facendomi gemere. Si, questa volta non è solo simpatia, è sesso vero e porco. Allora parlo come, credo, si faccia in queste occasioni. "Si, dammelo, dammelo in bocca questo bel cazzo che hai". Anche lui è eccitato al massimo e non appena lo prendo in bocca dice: "Si, così, succhia, fammi vedere la pompinara che sei" Stranamente mi sento a fare di più, voglio fargli vedere che sono brava. Sono così in ogni posizione: quando è supino lui ed io lo cavalco e gli dico che il suo cazzo mi fa impazzire; quando mi scopa alla missionaria e mentre mi scopa mi dice che ho la fica quanto una caverna ed io: "Ti piace la mia fica? Allora sfondamela di più, rompimi tuttaaaaa". Ancora un orgasmo. Quando facciamo un 69 e agitandoci come impazziti facciamo tremare il letto; quando siamo di fianco, lui fra le mie cosce che mi scopa nella fica e, nel frattempo mi chiede il culo. Con mio marito lo facevamo da giovani e in altre posizioni. Gli sorrido dicendogli che è vizioso e mi incula così facendo risvegliare in me il piacere di prenderlo nel culo. Non so nemmeno io quanti orgasmi ho. Sto godendo pure mentre lo spompino e mi viene in bocca proprio mentre mi chiama mio marito per dirmi che era arrivato. Questo non l'avevo mai fatto ma è stato favoloso. Rimane per pranzo e dopo, mentre riordino, si presenta col cazzo moscio e mi dice di farglielo diventare duro. Me lo sento crescere in bocca e trascorriamo ancora un pomeriggio a scopare come porci. Il futuro? Poi si vedrà.

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