Scusa, ma sono di Chiara

Scritto da , il 2017-01-15, genere saffico


In prima università mi ero presa una cotta assurda, per una mia compagna.
Io sono bassa, ero un po’ in carne, molto carina, i capelli marroni lunghi, occhi color nocciola ed un sacco di lentiggini.
Chiara invece aveva la pelle pallida, gli occhi azzurri nascosti dagli occhiali, i capelli castano-biondo lunghi fino alle spalle, mi piaceva un sacco, soprattutto la sua voce, era così tenera e mostrava una falsa ingenuità sconcertante. All’inizio non mi preoccupai troppo di ciò. Diventammo amiche in fretta, lei amava i manga, io non ero proprio esperta, a volte mi mandava delle foto dei suoi disegni. un giorno mi scrisse dicendo che voleva dirmi una cosa. Mi scrisse che aveva un ragazzo e fin qua io ero solo invidiosa, niente di che, peccato che continuò. Mi disse che lei gli aveva fatto dei pompini e che lui gliel’aveva leccata, ero diventata gelosissima, lei mi chiese di non giudicarla perché è bellissimo anche se sembra strano, ciò non fece che peggiorare la mia incazzatura, improvvisai una scusa per smettere di chattare e la salutai bruscamente. il giorno dopo feci finta di niente e la stessa sera mi scrisse che aveva problemi di autolesionismo. Visualizzai e non risposi, lei insistette continuò a scrivermi, diceva che stava male che la sua vita faceva schifo ecc…ecc… così presa dall’invidia di quel ragazzo le scrissi “dato che tutto fa schifo, vai dal tuo ragazzo così diverti e ti distrai un po’ eh?! lasciami in pace…”
passai il resto della serata felice. Il giorno dopo ci fù ginnastica.
Lei mise dei fottuti leggins e si mise a correre davanti a me. Intravedevo tutto. Provai a spostarmi, la cosa mi dava abbastanza fastidio, ma non riuscivo a staccare lo sguardo. Mi fermai e chiesi all’insegnate di andare in bagno perché mi ero sentita un attimo male.
Arrivai agli spogliatoi e ripresi fiato. Sentì dei passi, dio dimmi che non è lei, pensai.
Si aprì la porta, era lei. “Cazzo…” si avvicinò. Io abbassai lo sguardo e incrociai le gambe. Lei si chinò per guardarmi in faccia. “stai bene?” mi chiese. Io arrossì violentemente, aveva uno sorriso sardonico stampato sulla faccia, “perché sei arrabbiata con me?” mi sussurrò con le sue labbra carnose. “io non sono arrabbiata” risposi. “perché mi eviti?” disse “io non ti sto evitando” dissi evitando il suo sguardo. Tra la corsa e lei ero rossa e accaldata. Mi alzai e andai verso il lavandino. Mi scaquai la faccia, mi guardai allo specchio, il colore della mia faccia non era cambiato di una virgola. Lei si avvicinò e mi disse “non penso che sia la corsa a farti diventare rossa…” sussurrò maliziosamente. “arrossisco spesso” mentì io. Non volevo darle ragione. Mi girai e mi diressi verso l’uscita. Mi afferrò le spalle e mi sbatté contro il muro. lei era più alta di me, di conseguenza più forte… “che cosa vuoi fare eh?” mi disse, “voglio solo uscire” risposi io. lei avvicinò le labbra al mio collo e ci soffiò sopra. Poi mi tenne ferma afferrandomi le braccia e spinse il suo ginocchio fra le mie gambe. “allora?” sussurrò lei, stavo sudando, cercavo di mantenere la calma. “ecco…io…” dissi.
“tu cosa!?” il suo tono era violento, spinse più forte il ginocchio.
Cazzo… stavo perdendo la ragione
“ok…sono un po’ invidiosa, tutto qua” borbottai
“non credo” mi disse. Si levò la felpa, tenendo il ginocchio fermo dov’era.
Vidi sugli avambracci dei tagli, mi afferrò saldamente le spalle.
“sei sicura?” mi disse
“di cosa?” dissi facendo la finta tonta.
Si avvicinò al mio orecchio e ci soffiò piano sopra.
Mi vennero i brividi, ero eccitatissima. Che bastarda…
“allora? non cedi?” mi disse
io feci una smorfia. Infilò la mano sotto la mia maglia e mi sfiorò la pancia, aveva le mani fredde e ma io ero caldissima.
“allora?!” quasi urlò.
Mi prese e mi tirò a se. Ero eccitatissima.
“Fra poco saranno qui…” disse, lasciandomi libera, tirai un sospiro di sollievo.
Poco dopo entrarono le altre, mi chiesero se stavo bene, ma essendo rossa e accaldata, pensarono tutte che stessi male. Per fortuna era l’ultima ora.
Suonò la campanella, io aspettai che uscissero tutti, poi uscii io, non volevo incontrarla, mi eccitava e mi spaventava allo stesso tempo.
Uscii dal cancello, lei era lì dietro che mi aspettava. Mi afferrò. Mi si gelò il sangue.
“emm, ciao” dissi io
“ti va di venire a casa mia?” chiese con aria maliziosa, quasi obbligandomi.
Telefonai a mia madre, le dissi che avrei fatto tardi perché dovevo finire una ricerca con una mia amica. Durante la telefonata Chiara mi guardava con uno sguardo freddo, spaventoso.
“ciao mamma” dissi chiudendo la chiamata.
lei mi porse la mano sorridendo. Io le diedi la mia, le sue mani erano calde e le mie fredde.
“hai freddo?” mi chiese
“un po’, ma è normale” dissi
“vedi che ti scaldi e se non ci riesci ti aiuto io” disse sorridendo.
Arrossi di nuovo, mi guardai attorno, con finta indifferenza.
Arrivammo a casa sua. Chiara aprì la porta di casa.
“Entra pure” mi disse.
Entrammo e andammo in camera sua, mi offrì delle bibite, ma rifiutai.
Non volevo fare la figura della scroccona.
Ci sedemmo sul suo letto.
Prese il libro di storia e mi disse.
“io non ho studiato, ti dispiace se…”
“fai pure” dissi io.
si mise a gambe incrociate. Mentre leggeva il libro ad alta voce, io guardavo le sue bellissime tette. Non erano enormi, ma più grandi delle mie di certo.
Non stavo capendo assolutamente niente di ciò che diceva.
Guardavo le sue labbra, i suoi occhi e poi ritornavo a guardare il corpo, ero incantata.
“tutto ok?” mi chiese
“si…c-certo” dissi, poi deglutì.
Mi posò una mano sulla fronte.
“Forse ha la febbre” borbottò
non mi diede il tempo di rispondere.
Mi afferrò i polsi e mi schiacciò contro il letto.
Sentivo il suo ventre contro il mio, per non parlare del suo seno che mi stava soffocando.
Stavo per scoppiare ero caldissima, mi baciò sul collo ed incominciò a sfiorare con in ginocchio, la mia patatina.
Stavo impazzendo, il mio cuore batteva fortissimo. Provai a divincolarmi, ma non ero abbastanza forte. Chiara stringeva fortissimo i polsi se opponevo resistenza.
“non ti azzardare ad urlare o ti faccio male” mi minacciò.
Ero fottuta, allora mi misi a fare l’unica cosa che io potessi fare.
Decisi di stare al suo gioco.
Le baciai il collo, Chiara rabbrividì, le piaceva.
Continuai, mi sorrise, aveva uno sguardo malsano carico di eccitazione.
Era bellissima, provai a palparle una tetta, ma mi fermò.
Mi guardò dritta negli occhi, “che pervertita che sei”
Disse. Mi baciò la fronte.
Incominciò a strusciarsi su di me. Mi stava soffocando.
Sospirava e ogni tanto gemeva. Che troia. Pensai.
Si fermò. Si mise sotto di me.
Allargò le gambe e sollevò la mia maglia senza toglierla.
All’inizio mi accarezzava la pancia facendomi venire i brividi, poi arrivò alle tette.
Le massaggiò dolcemente, anche se avevo ancora il reggiseno.
Mi bolliva il sangue nelle vene.
Stesi le braccia all’indietro, appoggiandomi al muro.
Incominciai a strusciare il sedere contro il suo sesso.
Incominciò a palparmi sempre più forte.
Mi resi conto di ciò che stavo facendo, stavo facendo l’amore con una mia amica. mi fermai, ma Chiara si incazzò a bestia e mi cinse il collo con il suo braccio sinistro.
“non si torna indietro, ora sei mia” mi sussurrò mordendomi l’orecchio destro”
la sua mano destra mi stringeva forte i capezzoli.
Mi sentivo soffocare, Chiara allentò la presa, continuandomi e palparmi e a leccarmi l’orecchio.
Ora era lei quella che si strusciava. Stavo godendo.
“Fai la brava” mi disse mentre si sedeva vicino a me.
Mi tolse la maglia dopo di che si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Io mi avvicinai e provai a toccare il suo seno.
Non mi fermava, così continuai. Misi la mia mano sotto la maglietta.
Chiara si stiracchiò dolcemente. Mi guardò con dolcezza e sorrise.
Io continuai. Ero arrivata solo al ventre, quando arrivai alle sue tette, lei gemette dolcemente.
Le accarezzai. Poi iniziai a palparle con dolcezza e calma. Ne sentivo il bisogno, accelerai il ritmo, avevo sempre più voglia ti toccarla, divenni quasi violenta, proprio come lei.
Tratteneva i suoi gemiti sottomessi. Volevo leccarla, temevo che mi avrebbe fermata, ma ci provai ugualmente, avvicinai il viso al suo ombelico, ci respirai sopra, le tolsi la maglia.
Chiara si portò una mano al seno, ma io la fermai. “Adesso tocca a me” dissi.
Baciai il suo ombelico, Chiara vibrò, leccai tutt’attorno, avvicinandomi al pube, coperto dai pantaloni. Poi risalì, le slacciai il reggiseno, lei sospirò. “cos…” le tappai la bocca.
Le ciucciai una tetta, la leccavo dolcemente, la baciavo, lei si era rilassata, continuai finchè Chiara non iniziò a muovere il bacino per incitarmi. Allora mi misi a morderla, facendole male. Lei cercava di trattenere i gemiti di piacere. Passai all’altra tetta. La guardai negli occhi era tutta rossa e sudata, si mordeva il labbro inferiore. Le morsi il capezzoli, poi mi misi a gattoni e la baciai.
Lei subito riprese il controllo, mi girò. Adesso ero io sdraiata sopra di lei di.
Mi stringeva forte. Slaccio il mio reggiseno incominciò a mordere e leccare le mie tette, era bellissimo, non lo avevo mai provato prima.
Scese con la mano, verso il pube, ebbi un attimo di panico che le impedì di toccarmi.
“sshh, è tutto ok” disse
“non dovremmo farlo” le dissi
“ e perché?” mi disse
“siamo due rag…” prima che potessi finire la frase mi tappò la bocca.
“non dire cazzate” disse in modo rude.
Il suo bacino strusciava impaziente, la mano finalmente arrivò.
Io gemetti.
Mi torturò per vari minuti passando la mano attorno alla mia patatina bagnata, senza toccarla.
Si posizionò sopra di me, mi baciò a stampo e scese piano piano, mi sbottonò i jeans e li sfilò. Incominciò a baciarmela, al di sopra delle mutandine.
Ero bagnatissima, lei lo sentiva.
Mi tolse anche le mutande.
Appoggiò la bocca alla mia patatina, era vorace, mi divorò in un batter d’occhio, stavo per venire, ma si fermò, fece ciò per 5 volte, alla sesta la bloccai con le gambe e la spinsi con forza la sua testa
“C-chiara, oh c-chiara”
“oh siiii”
“c-ci ci sei oh”
“C-chia chia CHIA ìCHIARAAAA”
il mio corpo vibrò, soffocai il mio urlo nel suo cuscino. Ripresi a respirare normalmente.
La guardai, sembrava soddisfatta.
A quel punto la presi per il collo e la feci sedere a bordo letto, gli tolsi tutto le sussurrai,
“la vuoi?”
“cos-cosa?” ansimò Chiara eccitata
“lo sai benissimo” dissi
“si la voglio” ansimò.
“dimmi cosa?” domandai
“i-io voglio l-la tua lingua” balbettò
“e dove e quando?” la stavo torturando.
“i-io v-voglio l-la tua l-ling lingua d-dentro di…di me, f-fallo ora t-ti p-prego”
incominciai subito a leccarla, il suo odore mi inebriava, la penetravo con la lingua e la sgrillettavo con le mani, stava godendo.
“ah s-sto v-venendo” “Oh oh” chiuse gli occhi e cacciò la testa in dietro.
La mia bocca era piena del suo succo, la ripulì per bene.
Riprese fiato. Io mi alzai e mi sdraiai. Chiara mi abbracciò forte e mi disse
“adesso ci rivestiamo, ti preparo un panino e mentre andiamo a casa tua te lo mangi”
io annuì. Quando tornai a casa mia mamma mi chiese se era andato tutto bene, io le dissi che avevamo studiato benissimo storia e che era stato molto divertente.





P.S. Chiara ti ho amato da impazzire.
da Cecilia

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