Non mi sono dimenticato di te

Scritto da , il 2016-10-08, genere sentimentali

Una foto ingiallita, una fra le tante, nascosta e dimenticata in un cofanetto arrugginito in soffitta.
C'erano foto di quando era piccola, poco nitide, quasi sfocate, non solo dal tempo. Foto dei genitori giovani, foto con quello che a quei tempi era ancora il fidanzato.
Poi c'era quella foto che aveva completamente rimosso, con quel viso che aveva completamente dimenticato.
Fin da ragazzina aveva aiutato il padre nella tabaccheria del paese e anche da sposata aveva continuato a occuparsene, fino a ereditare l'attività dopo la morte del padre.
Erano gli anni 60, l'Italia era in piena epoca d'oro e Claudia era una giovane ragazza di provincia, con una vita serena e agiata, senza lussi, ma senza privazioni. Figlia unica, aveva studiato fino a conseguire il diploma di ragioniera.
Si sposò a 24 anni, col suo primo e fino ad allora unico uomo.
Quella foto fu un tuffo nel cuore, non ricordava neppure di averla fatta, forse non la aveva scattata lei, forse era solo un'illusione ottica, ma quello nella foto che sorrideva era il signor Bruno, un rappresentante di profumi, che passava spesso nella tabaccheria a vendere i suoi articoli. Era proprio lui, non c'era alcun dubbio, lui col suo sorriso smagliante.
Era sempre elegantissimo, d'inverno usava un cappotto scuro lungo e un elegante cappello, come nella foto ed era sempre gentilissimo, un vero gentiluomo, dai modi educati.
Claudia lo conosceva da quando era ragazzina, lui aveva venti anni in più, ed era lei che si occupava dei profumi da rivendere in tabaccheria, scegliendo dal catalogo che periodicamente signor Bruno portava.
Appena vide la foto la prima cosa che le venne in mente fu il profumo della colonia alla lavanda che il signor Bruno usava sempre.
Un'immagine riesce a volte a riaprire vecchi cassetti che sembravano chiusi per sempre, con dentro ricordi, profumi, suoni, musiche.
Provò a sentire l'odore della foto per verificare se la magia di quell'improvviso ricordo fosse completa. Tale era la suggestione che pensò di riconoscere quel profumo, attraverso il tempo.
Sì perché quel profumo lo ebbe addosso per molto tempo e nella sua vita le sembrò di sentirlo spesso, per caso, in qualche uomo di passaggio. Ma non era mai vero.
Ricordava il suo sorriso appena entrava in tabaccheria e la salutava, ricordava il suo tono di voce che le ispirava tranquillità.
Cominciarono anche a parlare ogni tanto e cominciarono a scriversi delle lunghe lettere in cui parlare più liberamente di quanto fosse possibile di persona.
Lui le raccontava dei film d'amore americani che andava a vedere al cinema e lei imparò tutti i nomi, i titoli e le trame, filtrati dai racconti di lui. E tutte le lettere avevano quel profumo di lavanda che inconsapevolmente lui lasciava nel foglio mentre scriveva.
Lei ogni giorno aspettava il postino per vedere se c'erano delle lettere per lei. Per non creare sospetti, entrambi usarono un mittente falso. Lui le scriveva col nome di una vecchia amica di lei, che ora viveva in città, lei scriveva con un nome inventato.
Aveva sempre il terrore che per qualche motivo la lettera tornasse indietro ed essendo i mittenti falsi, si perdesse per sempre in qualche stanzino buio di qualche ufficio postale. Ma quando arrivava la lettera, aveva il cuore in gola.
E poi c'erano gli incontri in tabaccheria, sempre e solo in tabaccheria, a parlare di profumi e a incrociare gli sguardi e il ricordo delle parole che si scrivevano nelle lettere.
Si sfioravano ogni tanto, senza volerlo, stando sempre attenti a non creare nessun sospetto.
La relazione epistolare si interruppe quando lei le cominciò che si sposava, benché non ci fosse mai stato nulla, lei riteneva giusto che le lettere dovevano finire e lui, a malincuore accettò. Anche gli incontri per lavoro nella tabaccheria si fecero più freddi e distaccati. Tutta la magia sembrava finita, non esistevano più né Holly Golightly né Cary Grant né Glen Ford.
Passarono quattro anni di silenzio finché una mattina in tabaccheria arrivò il postino, con una lettera per lei, con lo stesso mittente di qualche anno prima, con la stessa calligrafia, con lo stesso profumo.
"Non mi sono dimenticato di te ...". Cominciava così la lettera, una lunga lettera in cui raccontava della sua vita in città, dei ricordi, con la richiesta di ricominciare a dialogare.
Claudia aveva due figli piccoli, ma non ebbe alcuna esitazione a prendere carta e penna e rispondere positivamente: certo che voleva ricominciare a scambiarsi pensieri col signor Bruno, certo che voleva ricominciare a sognare di essere in un film americano.
Però qualcosa era cambiato, lui si era deciso a scriverle di nuovo, dopo tanto tempo, perché in quei quattro anni aveva maturato una passione per il ricordo di lei.
In quel silenzio, i ricordi dei pensieri di lei, facevano più rumore.
Le nuove lettere piano piano diventavano sempre più personali e passionali. Ad ogni lettera il livello aumentava.
"Vorrei averti in questo momento con me in questo letto, completamente nuda, per ammirarti".
Erano semplici frasi, ma facevano un rumore assordante nella testa di Claudia.
Rivedendo quella foto ingiallita, si ricordò per filo e per segno di quando letta quella frase, fu pervasa da una voglia di accarezzarsi.
Preparò la vasca da bagno e lì cominciò a masturbarsi, pensando alle frasi audaci del signor Bruno.
Lei non rispondeva mai con frasi del genere, faceva finta di nulla, ma stava al gioco.
Arrivò quasi ad aver paura di quelle lettere, perché le provocavano reazioni che neppure conosceva e perché erano pericolose. Le distruggeva dopo averle lette per non rischiare di essere scoperta. Ma non ne poteva fare a meno.
Ma la paura più grande era un'altra: non poter resistere.
Squadrando quella foto ingiallita e guardando fuori dalla finestra, non poté non ricordare quando finalmente fece l'amore con lui.
Ricordava l'ansia e i mille dubbi di quell'incontro clandestino, ricordava quante volte voleva cambiare idea e mandare all'aria tutto.
Ricordava il viaggio in treno, il piccolo hotel in cui raggiunse l'amante e la passione che esplose una volta chiusa la porta.
E non poteva certo dimenticare quanto pianse quando lui dopo qualche mese le disse che era finito tutto, che non poteva continuare ad amare una donna che non poteva essere sua.
Era quasi Natale, le luci, gli addobbi, la festa. La forza per superare il momento gliela diedero i suoi figli, inconsapevolmente. Aveva una vita serena, aveva dei bei ricordi di lui e passò un malinconico ma bellissimo Natale.

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