Nel santuario del peccato

Scritto da , il 2016-05-08, genere orge

Il paesino di fondovalle dove vivo è piuttosto famoso per un bellissimo santuario seicentesco che si trova sulle pendici del monte, raggiungibile in cinque minuti di macchina da casa mia, alla cui Madonna la mia famiglia è sempre stata molto devota.
All'inizio dell'estate tra la quarta e la quinta superiore una delle due sorelle che si occupavano di pulire il santuario si ammalò gravemente e, essendo entrambe zitelle, l'altra dovette lasciare tutti i suoi impegni per aiutarla in ospedale. Don Stefano, il custode del santuario, si prodigò a chiedere aiuto a tutte le donne del paese per sostituire le due aiutanti: in moltissime risposero all'appello; alcuni maliziosi dissero che le signore erano tutte così ben disposte solo perché il prete era un bell'uomo. Ovviamente erano solo dicerie che lasciavano il tempo che trovavano, ma effettivamente il don era davvero bello: alto, magro, dagli occhi verdi e con i capelli brizzolati, certamente dimostrava meno dei suoi 59 anni. Comunque anche io e altre due mie amiche, Anna e Serena, ci rendemmo disponibili per le pulizie: nessuna delle tre sarebbe andata in vacanza e quell'estate non avevamo niente da fare.
In ogni caso, con tutta quella disponibilità finì che a noi toccò solo un turno, a metà luglio.
Quel giorno arrivate al santuario ci accolsero don Filippo e la perpetua, la quale ci squadrò per i nostri vestiti nonostante fossimo vestite normalmente: io ero in maglietta larga e pantaloncini, Serena indossava una gonna di cotone leggero e una maglietta corta e semitrasparente con sotto però una canottiera scura e pesante, mentre Anna addirittura aveva una maglietta lunga con i leggings. Ma d'altronde, si sa, le vecchiette spesso sono bigotte...
Don Filippo, comunque, sorridendo disse: "Grazie per essere venute carissime! E' difficile al giorno d'oggi trovare brave ragazze come voi, che si danno tanto da fare nel volontariato. Ecco, qui nello sgabuzzino c'è tutto quello che vi serve per pulire. Vi lascio le chiavi, mi fido di voi, tanto ormai siete tutte maggiorenni. Quando avete finito chiudete tutto e riportatemele, poi vengo a dare una controllata. Ma sono sicuro che sarete bravissime". Si fermò a parlare ancora un po' e poi uscì dalla chiesa, tenendosi però le chiavi. Noi sul momento non ce ne accorgemmo.
Iniziammo a scopare i pavimenti e a fare la polvere dalle panche. Il santuario era piccolo, ma il lavoro era molto e il caldo iniziava a farsi sentire. D'altronde era piena estate. "Mi dispiace per la Santa Vergine qui presente ma io non ce la faccio più con questo caldo, devo togliermi la canottiera" e con queste parole Serena si tolse la canotta da sotto la magliettina leggera che portava. Non potevo biasimarla, anche io iniziavo a sudare. Non potei fare a meno di notare però che non portava il reggiseno e che le sue tette grandi, almeno una quarta, si intravedevano sotto la magliettina. Anche anna prese esempio da lei: "Fai bene, anche io mi tolgo i leggings. Tanto non c'è nessuno e questa maglia sembra quasi un vestito". Denudò così le gambe fino a metà coscia, dove le arrivava la maglietta molto lunga. Continuammo a pulire, ma io non potevo fare a meno di notare i seni prorompenti della mia amica e le lunghe gambe affusolate dell'altra. Sentivo delle strane sensazioni nel basso ventre. Non mi erano nuove, le avevo già provate baciando il mio ex, ma con delle ragazze non mi era mai successo. A un certo punto sentii un tonfo: Anna era caduta sopra a Serena inciampando negli scalini dell'altare! Erano proprio due sbadate. Mi avvicinai per aiutarle e vidi che erano una sopra all'altra e ridevano come delle oche. Si rialzarono, continuando a ridere a crepapelle ed abbracciandosi, sembrava non volessero staccarsi, non sapevo per quale ragione. Quello che accadde dopo sotto ai miei occhi non me lo sarei mai aspettato: si guardarono per qualche secondo, i loro visi a pochi centimetri l'uno dall'altro, e si baciarono. Io non feci niente. Sapevo che era sbagliato, perché eravamo in un luogo sacro e soprattutto perché erano due donne, ma quella sensazione che sentivo dentro di me divenne ancora più forte. Istintivamente, iniziai a toccarmi i seni, senza rendermi conto di quello che facevo. Dopo un po' che le mie due amiche limonavano davanti all'altare, Serena si staccò da Anna e mi guardò con uno sguardo irresistibile. Mi si avvicinò e iniziò a baciare me. Anna intanto si mise accanto a noi due e con le mani ci stringeva le chiappe, era una sensazione bellissima, ormai ero in trance, completamente fuori da me stessa. Lasciandomi guidare dall'istinto, mi staccai da Serena e iniziai a baciare Anna. Sentii Serena dire: "Hai visto la nostra Licia... sembrava la più santarellina del gruppo invece a quanto pare è una gran porca!". A me in quel momento non importavano quelle parole, ormai ero presa da un impulso erotico che non riuscivo a controllare. Volevo di più.
Serena mi staccò dal fantastico limone che stavo avendo con Anna e mi fece sdraiare sulla panca più vicina all'altare. Mi tolse i pantaloncini e iniziò a baciarmi le caviglie, prima a destra poi a sinistra, e poi con la lingua salì sempre più su: i polpacci, le ginocchia, l'interno coscia, fino ad arrivare alle mutandine. Anna intanto si era seduta con le gambe aperte sui gradini dell'altare e aveva iniziato a massaggiarsi la vulva, scostando il perizoma e permettendomi di vedere la sua fantastica patata. Serena iniziò a leccarmi le mutande, e intanto massaggiava le grandi labbra sempre da sopra il tessuto. Oltre ai baci con il mio ex non ero mai andata oltre, e quei tocchi mi fecero già tremare tutto il corpo. Serena dopo un po' mi tolse anche le mutande e iniziò a sfiorarmi le grandi labbra, come a volermi fare il solletico. Poi baciò il mio clitoride e iniziò a leccarlo, mentre inseriva il primo dito nella mia vagina. Era un'esperienza paradisiaca, che non avevo mai provato prima. Ormai non avevo più freni, sapevo che mi sarei pentita di quello che stava succedendo, ma in quel momento non mi importava niente. Serena leccava e sditalinava la mia passera, ma essendo io più che vergine, venni dopo pochissimi minuti tra mugolii di piacere e spasmi incontenibili.
Ancora intontita mi misi a sedere e mi avvicinai alle tette di Serena: volevo toglierle la maglietta, strizzare quelle pere e quei bellissimi capezzoli turgidi, leccare tutto... Ma lei mi disse: "No. Per guadagnarti le mie tette prima devi leccarla a lei". Anna stava ancora trastullando la sua vulva, ma non aveva ancora infilato le dita né si toccava il clitoride. Allora io mi misi in ginocchio e iniziai a leccare un po' a caso, lasciandomi guidare dall'istinto. Intanto Serena mi guardava all'opera e mi dava consigli: "Ecco brava lecca lì... lecca prima intorno al suo clitoride, fai dei cerchi intorno ad esso come se non volessi toccarlo..." io eseguivo tutto come un automa. Amavo il sapore del sesso di Anna e la situazione mi stava rimandando su di giri. "Bene, adesso inizia a ciucciarlo, come se fosse un lecca-lecca..." io eseguivo e cercavo di dare il ritmo giusto, alternando leccate veloci ad altre più lente. La vagina di Anna ormai era un lago, e dai suoi sospiri capivo che le stava piacendo. "Perfetto, ora con un dito prendi un po' del suo liquido e inizia a toccarle il buco del culo..." Io mi fermai un attimo, interdetta. Volevo che la mia amica godesse, ma non ero sicura che in questo modo le sarebbe piaciuto. Anna però disse: "Ti prego Licia, non ti fermare... Mettimelo nel culo!!" Allora io eseguii, e iniziai a massaggiarle l'ano mentre continuavo a leccarle il clitoride. I suoi versi si fecero sempre più intensi, diventarono quasi animaleschi e iniziò a urlare come una pazza: "Sì Licia, leccamela tutta! Così, sì infilami quel ditino su per il culo! Sei molto meglio del mio ragazzo... Oh, sì, continua troietta!" Io andavi avanti a leccare e infilare il mio dito, fino a che i suoi respiri si fecero sempre più veloci ed esplose in un potentissimo orgasmo con un urlo liberatore e mi inondò la faccia con tutto il suo liquido.
"Sei stata brava Licia, adesso sono tutte tue, te le meriti" con queste parole Anna si sfilò la maglietta e presentò davanti a me il migliore spettacolo che avessi mai visto: due seni grandi, sodi e rotondi facevano la loro bella mostra; le luci flebili delle candele votive creavano giochi d'ombra che li facevano apparire ancora più misteriosi. Mi ci avventai sopra e iniziai a leccare i capezzoli grandi e turgidi, poi ne succhiai uno mentre strizzavo l'altro. Serena ogni tanto rilasciava mugolii di piacere che mi facevano sentire potente e ancora più vogliosa, come se il riuscire a far godere un'altra persona mi facesse ribollire il sangue.
Serena però era l'unica che non era ancora venuta. Dopo un po' di altri strizzamenti alle tette, decise di farmi stendere sull'altare e si sedette sopra la mia faccia, costringendomi a leccare la sua figa. Anna invece si era messa sempre sopra di me, ma con la sua figa sopra al mio monte di Venere, in modo che le nostre parti intime sfregassero tra loro. Le mie due amiche erano una di fronte all'altra e si baciavano in modo molto passionale.
Avevamo appena iniziato in quella posizione quando sentii una voce: "Accidenti ragazze, che sbadato che sono, non vi ho lasciato le chiav..." La sua frase si interruppe a metà e Don Filippo rimase per qualche secondo a bocca spalancata nel vedere noi tre, le ragazze di buona famiglia che vedeva ogni domenica a messa, scopare come delle cagne sull'altare. Iniziò a urlare come un matto, con gli occhi iniettati di rabbia: "COME OSATE IN UN TALE LUOGO SACRO! ERAVATE QUI PER UN SERVIZIO E L'AVETE PROFANATO!" Disse molte altre frasi che mi fecero davvero vergognare di quello che avevo fatto: solo in quel momento mi rendevo conto della gravità della cosa, e me ne stavo con lo sguardo basso e con le lacrime agli occhi, nuda sul pavimento di pietra ad ascoltare la ramanzina.
Anna si alzò, completamente nuda, si inginocchiò di fronte al sacerdote e disse: "Ha ragione su tutto Don... Non saprei come farmi perdonare..." Intanto avvicinò le mani alla zip dei suoi pantaloni, la slacciò e iniziò ad accarezzare il suo cazzo ormai diventato duro da sopra le mutande. "Anna no, non peggiorare la situazione già gravissima!" rispose don Filippo, che però non si spostava e si lasciava accarezzare. Anche Serena si alzò, gli diede le spalle e si mise a quattro zampe davanti a lui, mostrandogli oscenamente le parti intime: "Ci dispiace don, meritiamo una punizione!" Io mi misi accanto a lei nella stessa posizione, e le feci eco: "Sì don, ci sculacci, ce lo meritiamo!". A quel punto lui rispose: "Avete ragione, una punizione ve la meritate proprio." E tirò una pacca sulle natiche prima a me, poi a Serena, e noi rispondevamo con gridolini di dolore, che erano però in realtà anche di piacere. Intanto Anna gli aveva tirato fuori il grosso fallo e aveva iniziato a spompinarlo da vera esperta, massaggiandogli intanto le palle. Io e Serena dopo qualche sculacciata ci girammo e ci dedicammo anche noi al gran membro del prete: ce lo passavamo di bocca in bocca, tutte e tre inginocchiate sotto di lui, e ogni tanto limonavamo un pochino anche tra di noi, mischiando così i sapori delle nostre bocche a quello del cazzo del sacerdote. Non ci volle molto prima che venisse: in poco tempo scoppiò in un grandissimo orgasmo, inondando le facce di tutte e tre di sborra calda. Sembrava non finire mai, si vedeva che aveva le palle piene! Una volta finita la doccia bianca ci leccammo la faccia a vicenda, fino a quando tutte e tre fummo completamente pulite.
Don Filippo si risistemò i pantaloni e ci disse: "Devo andare ragazze, altrimenti la perpetua si insospettisce. Settimana prossima però la signora che doveva venire per pulire non potrà esserci... Ho deciso che la sostituirete voi".

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