La petite mort

Scritto da , il 2016-01-30, genere etero

Alla soglia dei 33 anni, e con un bambino di 6, ero in piena crisi coniugale. Ero ancora giovane, piacente, tormentata da voglie inconfessabili, ansiosa di vivere esperienze intense, nuove, inusuali. Purtroppo, l´uomo con cui alcuni anni prima avevo deciso di condividere la vita e il letto preferiva al sesso una partita di calcio e una birra ghiacciata. Inutile dire che la mia vita era un susseguirsi di frustrazioni, sogni e voglie represse, masturbazioni frettolose in bagno. A questi momenti terribili si alternavano momenti di euforia, di sentimentalismo, in cui pensavo che niente e nessuno avrebbero potuto separarci. Erano momenti brevi, di solito, nel giro di poco, ero costretta a ricredermi e a chiudermi in bagno per concedermi un orgasmo frettoloso ed intenso.
Doveva cambiare qualcosa, dovevo fare qualcosa. Decisi di iscrivermi ad un corso di acqua fitness. Avevo bisogno di distrarmi, di fare qualcosa che mi facesse stare bene. Andare in piscina significava rimettersi in discussione, indossare un costume, tornare a mostrare un fisico segnato dalla gravidanza, dal poco movimento, dal cibo consolatore. Optai per un costume nero con una scollatura a V. Inutile, i chili e le imperfezioni erano innegabili. Pazienza, mi dissi, questa sono io.
Arrivai in anticipo e mi sedetti sul bordo della piscina. Scorsi, con la coda dell´occhio, un giovane uomo che con eleganza e forza nuotava, scorsi le sue braccia nervose e muscolose ed ebbi un brivido immaginando un abbraccio. Era veloce, e nuotava con naturalezza, come se fosse semplice, chissà, pensai, forse non è un uomo, ma un pesce. Immaginai una creatura ibrida, uomo e pesce, con un cazzo enorme e dovetti sorridere della mia fervida fantasia. All´improvviso, quasi la strana creatura acquatica si fosse sentita osservata, smise di nuotare, alzò la testa, e mi ritrovai di fronte agli occhi più neri che avessi mai visto in via mia. In quell´incrocio di sguardi mi persi, fui attraversata da uno strano turbamento. Era uno sguardo maschile, fiero, prepotente. Mi stava sfidando e non distoglieva lo sguardo. Dopo qualche secondo, quando la situazione si era ormai fatta insostenibile, mi accorsi che, nella vasca adiacente, un gruppo di cetacei femminili di età diverse si era raggruppato e che il mio corso di acqua fitness stava per avere inizio. Raggiunsi le mie compagne, lasciando il giovane uomo solo con i suoi pensieri. Mentre raggiungevo la vasca, sentii il suo sguardo su di me e mi vergognai sinceramente di non potere offrire a quel giovane sguardo maschile uno spettacolo migliore ma solo un corpo appesantito dai chili e dalla forzata astinenza sessuale.
Durante tutta la durata del corso lo vidi nuotare, e poi fermarsi per poi osservarmi. Non smise mai di guardare nella mia direzione, di controllare ogni mio movimento. Si aggirava guardingo, i suoi occhi neri studiavano ogni mia mossa e non mi abbandonava un istante. Mi sentii accerchiata e con ansia ed una certa eccitazione pensai alla fine del corso, ovvero a quando lo squalo, che si aggirava guardingo e mi attendeva, si sarebbe fatto avanti per fare di me la sua preda.

Il corso terminò, io indugiai un attimo e in un lampo mi fu accanto. Era bellissimo, maschio, ed era giovane. Io avevo solo 33 anni, ero moglie e madre ma mi sentivo addosso il doppio dei miei anni. Mi sorrise e il biancore dei suoi denti mi sorprese. “Sai che sei veramente bella” mi disse. Lo guardai incredula, non ero sicuro parlasse con me. “Però hai uno sguardo triste, perduto, cosa c´è che non va? “. In quella piscina ormai semivuota mi ritrovai a raccontargli del mio matrimonio infelice, del fatto che mio marito non mi desiderasse, del fatto che non mi sentivo attraente. E mentre parlavo, lui sorrideva e diceva “scusa se te lo dico, ma tuo marito è proprio uno stronzo”. Mi racconto di sé, della sua vita, era uno studente (aveva esattamente dieci anni meno di me), la sua ragazza lo aveva lasciato da poco. E mentre parlava, e osservavo quegli occhi neri e profondi, e quella risata giovane e sbarazzina, ritrovai in lui la mia gioventù, i miei vent´anni, l´università, i sogni infranti, e la voglia di ricominciare. Ricominciare facendomi scopare da lui.
Quando ebbe finito di raccontarmi la sua storia, mi fissò e mi disse “non sei solo bella, scommetto che baci benissimo”. Avvicinò le sue labbra morbide, insinuò la sua lingua in modo prepotente tra le mie labbra e cominciammo a baciarci con passione. Poi scese sul collo e mi abbassò il costume, emettendo un gemito di stupore e lussuria di fronte ai grossi seni dai lunghi capezzoli eretti, su cui si gettò con avidità. Ero in estasi, in paradiso. E mentre mi baciava e mi succhiava mi diceva “sei una favola, tuo marito è uno stronzo”. L´estasi fu interrotta in modo brusco dal bagnino che ci intimò di smettere e di lasciare subito lo stabilimento. Mi accorsi che ero a seno nudo e che l´uomo non distoglieva lo sguardo dal mio seno, mentre visibilmente imbarazzato ci imponeva di smettere.
Il mio giovane accompagnatore sorrise, sbuffò e aggiunse “hai visto come ti guardava”. E poi sibilò “ ti aspetto fuori”.
Mentre mi rivestivo, provai un senso di vergogna e un feroce senso di colpa nei confronti di mio marito. Ma fu solo un attimo. Iniziai a ripensare alla mia voglia di cazzo inconfessata, alla sua indifferenza, e a quell´occasione unica che mi si presentava. Mi aspettava fuori. Mi sorrideva. Appena uscii, non disse nulla, mi baciò e mi spinse contro il muro. E mentre mi baciava ansimava, le sue mani frugavano il mio corpo e mi sussurrava “ mi fai impazzire” “ ti voglio qui, ora”.
Ci baciammo come due adolescenti al primo appuntamento, ma non me la sentii di cedere subito alle voglie di quel ragazzo insistente. Gli diedi il mio numero di telefono. E me ne andai.


I giorni a seguire fui tormentata dai sensi di colpa, e da una voglia crescente di farmi scopare da quel giovane uomo. Mi masturbai spessissimo pensando a lui, alla sua bocca. Immaginai di succhiarglielo. Un giorno, dopo essermi masturbata per ben tre volte, dopo aver letto la sua ennesima SMS in cui mi diceva di quanto ce l´avesse duro quando mi pensava, decisi finalmente di chiamarlo. Fu una telefonata brevissima, in cui mi diede l´indirizzo ed aggiunse in un soffio “ti aspetto”.
Viveva a un quarto d´ora di macchina da casa mia. Lo raggiunsi con il cuore in gola, un senso di colpa feroce nei confronti di mio marito ed una voglia indescrivibile di scopare.
Arrivai. Condivideva un appartamentino con un compagno di università che quel giorno non c´era.
Venne ad aprirmi. Jeans, camicia sbottonato, scalzo, “finalmente” mi disse.
Appena entrai, mi spinse contro il muro, iniziò a baciarmi con passione. La sua lingua intrecciava la mia, le sue mani avide cercavano il mio seno. Quel giorno d´estate era caldo ed indossavo un vestito lungo e scollato. Non so come fece, in un attimo rimasi di fronte a lui in reggiseno e perizoma.”Sei bellissima” continuava a ripetermi, una dea.” Ero ancora in piedi, accanto alla porta, pensavo mi avrebbe portato sul letto ma mi disse, no, rimani cosí, appoggiata al muro. Detto questo, e sempre sorridendomi, si accucciò, mi fece sfilare il perizoma, mi fece divaricare leggermente le gambe. Si avvicinò alla mia fica, depilata e grondante, chiuse gli occhi, allargò dolcemente con le dita le grandi labbra e poi iniziò a leccarla. La sua lingua sapiente si muoveva sul mio clitoride gonfio per l´eccitazione, e ad ogni colpo di lingua un brivido mi scuoteva. In quella posizione, inconsueta per me, sentivo il piacere crescere, non c´era più nulla al mondo, se non la sua lingua nella mia fica, che ormai grondava, le mie gambe che tremavano, e la bocca sapiente di quel giovane uomo che mi stava facendo sentire donna. Dopo alcune sapienti colpi di lingua venni di un orgasmo sconquassante, per un attimo temetti che le ginocchia mi cedessero. E mentre venivo, rimase tutto il tempo con la bocca sulla mia fica, quasi a non voler perdere una goccia di quel nettare.
Ero sudata, ansimante, e questo era solo l´inizio. Si alzò in piedi, mi sorrise e mi condusse in camera.
Mi fece sdraiare sul suo letto e di nuovo si ricacciò tra le mie gambe e riprese a succhiare con forza il mio clitoride martoriato “Ma che fai” gli chiesi” di nuovo?” Non rispose e riprese con il suo lavoro di lingua, preciso e passionale, alternando sapienti tocchi a vere e proprie suzioni. Nel giro di poco, venni nuovamente, ero spossata, non avevo provato mai nulla di simile. Ero spossata ma la mia voglia non accennava a smettere, anzi ora avevo veramente voglia di scopare, di farmi scopare da lui
Mi avvicinai a lui, aprii la cintura, lui, in un attimo, si spogliò, e rivelò a me il suo membro. Rimasi senza fiato, era lungo,sí, ma ciò che mi sorprese di piú era il diametro. Era largo, larghissimo, sormontato da una grossissima cappella lucida. Deglutii e lui sorridendo disse “devi essere bella lubrificata per prenderlo, altrimenti non entra”. Alla vista di quel palo di carne duro e largo persi il controllo. Prima di tutto mi ci avventai, leccai la grossa cappella profumata e poi tentai a fatica, di prenderlo tutto in bocca ed iniziai a succhiarlo con avidità. Ero grossissimo, e nonostante i diversi conati di vomito, continuai a succhiare. Lui ansimava, e mi diceva "si succhialo, continua",

Dopo poco, si sdraiò sul letto. E mi disse “è tutto tuo”. La mia fica, sconquassata già da diversi orgasmi”, già pregustava il lauto banchetto. Mi posizionai sopra di lui, e la grossa cappella, bagnata dai miei umori, scivolò dentro in un attimo. Mi mancò il respiro, era grossissimo. Iniziai lentamente a muovermi, con dolcezza, per dar modo alla mia intimità di abituarsi a quell´ospite inconsueto. Nel giro di qualche secondo, ormai abituata alle dimensioni, presi a muovermi più velocemente…mi sentivo, piena, piena di lui, di questo giovane cazzo gigantesco, su cui mi muovevo ondeggiando, ad ogni colpo un´ondata di piacere partiva dal mio utero e saliva al cervello, annebbiandomi la vista, i sensi, l´udito. Ero come in preda ad un´estasi, cominciai a godere di quel cazzo enorme su cui mi stavo muovendo, aumentai il ritmo, e più il ritmo aumentava, più aumentava il mio godimento. Lui ansimava, mi guardava, e sorrideva, non smise mai di sorridere, mentre con le dita mi tormentava i capezzoli, e mi diceva “sei una favola, continua non ti fermare”. Continuai la mia danza selvaggia su quel meraviglioso esemplare di cazzo, aumentando il ritmo, assecondando il mio godimento che stava crescendo e portandomi nell´estasi più totale. All´improvviso mi sentii mancare, esplodere, emisi un urlo e venni di un orgasmo mai provato prima, talmente forte che le contrazioni durarono diversi minuti. Mi accasciai senza fiato sul letto. Ero morta di godimento. Morta e risorta su quel cazzo immenso. La piccola morte, la petite mort, il godimento assoluto, la perdita dei sensi. Dovetti morire,e poi risorgere, che capire che ero ancora viva. Accarezzai il mio giovane amante, che mi sorrideva, e lo ringraziai sottovoce.

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