La ragazza di mio cugino

Scritto da , il 2015-10-02, genere etero

mi chiamo Leonardo, ho 19 anni e voglio rendervi partecipe della mia prima esperienza erotica.
Accadde tutto 2 anni fa,quando avevo 17 anni: quando mio cugino Gianluca (39 anni), il mio vicino di casa, portò a casa quella che di li a poco sarebbe diventata la sua ragazza: Michela, una ragazza di 21 anni dai capelli castani e con due stupendi occhi verdi. Le cose che più saltavano addosso di lei erano certamente il suo seno molto prominente e il suo bel sedere, non molto evidente ma comunque stupendo; passai molto tempo a segarmi pensando al suo bel corpo, sognando di scoparla in tutti i buchi. Un giorno mi intrufolai in casa di mio cugino (abbiamo il giardino in comune) e trafugai dal cassetto un perizoma appartenuto alla Michela, passai ore a pensare a lei che lo indossava, ci venni sopra e lo rimisi a posto. Il giorno dopo passai a salutare la Michela: stava cucinando indossando un paio di shorts e una sottile maglietta di cotone, che esaltava le sue splendide tette.Parlammo un paio di minuti, dopodichè lei si chinò a prendere una padella, mettendo in bella mostra il suo sedere; rimasi i trance a guardarlo fino a quando lei, ancora china, girò la testa e mi lanciò un sorrisino. La salutai e me ne andai in camera mia, dove mi sparai un sega immensa pensando al suo bel culetto e al suo sorrisino complice. Proprio il giorno dopo decisi di intrufolarmi ancora in casa di mio cugino, per recuperare un reggiseno o un perizoma di Michela dalla cesta della biancheria; salii piano piano le scale di abete scricchiolanti anche anche se sapevo che non c'era nessuno in casa, socchiusi la porta della camera da letto mi accorsi della presenza di Michela: era sdraiata sul letto con le gambe aperte, indossava solo un paio di mutandine e una maglietta di cotone che lasciava poco all'immaginazone. Dapprima credetti che mi avesse sentito, ma mi accorsi che stava ascoltando musica con le cuffie; rimasi a guardarla per un tempo indeterminato, sentivo il mio cazzo che pulsava , quando lei si girò di scatto e mi vide. Lascio a voi immaginare l'imbarazzo che provai, mentre lei mi chiedeva spiegazioni abbastanza incazzata. Con un filo di voce le mormorai scusa e che la stavo spiando perchè la trovavo carina, lei allora sorrise, mi guadò dalla testa ai piedi (era 1 e 60, mentre io ero 1 e 70) e bloccò lo sguardo sul mio pacco durissimo, lo accarezzò e poi mi lanciò un sorrisino complice come quello del giorno prima. Sfilò dai jeans il mio cazzo e se lo prese in mano, con dolcezza cominciò a menarlo, sempre guardandomi negli occhi. In meno di un minuto le venni copiosamente sulla gamba e lei mi disse:- Che rimanga fra noi- e per quel giorno finì li.
Il terzo giorno la aspettai in camera sua, e quando tornò a casa dal bar dove lavorava le chiesi perchè ieri aveva fatto quello che aveva fatto, e lei mi rispose con un :-Perchè mi andava- e io pensai:-Troia-. Rimanemmo a fissarci per un paio di istanti, quando presi l'iniziativa e la baciai, lei dapprima cercò di allontanarmi, ma poi ci prese gusto e mi assecondò, le infilai la mano sotto la maglietta per palparle le tette, mentre con l'altra mano mi intrufolai dentro i suoi pantaloni, le tastai il culetto e mi insinuai fra le mutandine fino a sentire il calore della sua fica, era un lago. Lei mi spinse verso il letto e mi ci sdraiai mentre lei mi sedette sulle gambe i ginocchio, mi abbassò la zip dei pantaloni e si prese il mio cazzo duro e gigantesco (18 cm) in bocca, fino in fondo; quando fui li li per venirle in bocca la feci alzare, le levai i pantaloni e le mutandine, e lei si si sedette piano piano sul mio pacco e, esalando mugolii di piacere, cominciò ad andare su e giù, a sinistra e a destra, usando la sua patata come una ventosa. Un istante prima di venire la feci inginocchiare a terra e le sparai in bocca, sul seno e su tutta la faccia una quantità immensa di sperma, che neanche io sapevo di averne tanta in corpo. Sfinito, mi buttai sul letto, mentre la Michela puliva con la lingua il mio pacco ormai floscio dallo sperma rimanente, ingoiandolo come fosse nettare prelibato. Mentre mi rivestivo mi ordinò di farmi trovare in camera sua almeno due volte a settimana; carico di una nuova energia scesi le scale e tornai a casa mia.

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