La retata della polizia

Scritto da , il 2015-02-05, genere gay

Era un sabato pomeriggio di ottobre. Io e il mio fidanzato, Maurizio, viste le temperature ancora calde e la nostra passione per i luoghi all’aperto, decidemmo di andare nel nostro “posticino tranquillo”, ovvero un campo in aperta campagna, proprio a ridosso del cimitero del mio paese. Arrivati lì, una brutta sorpresa ci aspettava: non eravamo gli unici che si recavano in quel posto per fare l’amore, e quella sera una coppia era arrivata prima di noi.
Con nostro grande disappunto fummo costretti ad andarcene: feci manovra e ce ne tornammo nella direzione da cui eravamo venuti; ad un certo punto, prima di prendere la strada per riportare Maurizio alla sua auto, ricordai di essere stato, svariati anni prima, in una casa abbandonata non troppo distante da lì e proposi al mio amore di tentare di arrivarci, visto che non ricordavo perfettamente la strada.
La sua risposta fu eloquente: “Tesoro, io ho molta voglia di fare l’amore con te, vale la pena provare!” e incoraggiato dal suo entusiasmo mi diressi verso il luogo che tanti anni prima aveva ospitato le mie effusioni; sbagliai strada due o tre volte, ma alla fine la trovai: era lì, sola e abbandonata, in attesa di ospitare due amanti desiderosi di unire i loro corpi in un caldo abbraccio.
Parcheggiai l’auto nel campo antistante la casa: l’erba era alta e arrivava fin sopra le ruote; ci accorgemmo subito che in mezzo ad essa vi si nascondevano dei rovi, che prontamente ci si conficcarono nei polpacci appena scendemmo, ma questa piccola avversità non ci scompose, entrammo in quella che alcuni decenni prima era stata una stalla e finalmente ci stringemmo l’uno all’altro.
Intorno a noi non c’erano né case né rumori di alcun genere: eravamo soli in mezzo alla natura e potevamo dare libero sfogo ai nostri sensi. Cominciammo a baciarci: le nostre bocche si univano, avide di assaggiare l’uno le labbra dell’altro, le nostre lingue si toccavano ed esploravano il corpo dell’altro, entrambi frementi di passione.
Leccavo il collo di Maurizio, poi risalivo di nuovo verso la bocca, gli infilavo dentro tutta la lingua e riscendevo giù, verso i capezzoli, che succhiavo e mordicchiavo, rendendoli turgidi; passavo con la mia bocca bramosa tutto il petto, il torace ed infine arrivai lì, al suo fallo maestoso, che era già eretto senza neanche averlo sfiorato, e feci di tutto per far godere il mio uomo come si deve.
Cercavo di farmi entrare completamente in bocca quell’asta di carne, ma ci riuscivo a stento: lo sentivo premere contro la gola e ogni tanto spingevo così in fondo da provocarmi lo stimolo del vomito, a quel punto lo facevo uscire, lo passavo per qualche minuto tutto ben bene con la lingua, palle comprese, e poi ricominciavo, per dare a Maurizio il massimo del piacere.
Il suo fallo era durissimo ed era pronto per entrare in me, prima però Maurizio doveva lubrificarmi un po’ il buchetto, altrimenti quel bastone che si ritrovava in mezzo alle gambe non sarebbe mai riuscito a varcare la soglia del mio sfintere; egli si inginocchiò e con la lingua cominciò a leccarlo, insalivandolo per bene.
Il momento era arrivato: Maurizio si tirò su e, appoggiando il glande al mio buchetto, cominciò a spingere e ad entrare delicatamente in me; ci volle un po’ per farlo entrare tutto, viste le consistenti dimensioni del suo fallo, ma appena il mio corpo si abituò alla presenza di quel gradito invasore, la penetrazione divenne energica e profonda.
Fare l’amore con il mio uomo era la cosa più bella del mondo: godevo talmente tanto nel sentire quei colpi così intensi, il suo bacino che sbatteva forte contro i miei glutei, che in quel momento tutto il resto non contava più, esistevamo solo io e Maurizio e i nostri corpi si fondevano in un concerto di emozioni.
Probabilmente ci eravamo estraniati un po’ troppo dall’ambiente circostante..
All’improvviso sentimmo un “Altolà, polizia!” e l’intenso piacere che stavamo provando nel fare l’amore si trasformò in un attimo in vergogna pura: il sangue si gelò nelle vene di entrambi, ci staccammo l’uno dall’altro, cercando di coprire con le mani le nudità dei nostri corpi e guardammo i due spettatori, che evidentemente erano lì da qualche minuto.
“Voi siete i proprietari di questa casa?” “No, signore”, balbettai, cercando di rispondere come avevo visto fare nei film. “Dunque, è violazione di domicilio” “Ma la casa è abbandonata”, intervenne Maurizio, “E lei pensa che questo cambi qualcosa? Si sbaglia di grosso! Se poi ci aggiungiamo atti osceni in luogo pubblico, direi che dobbiamo arrestarvi e portarvi in centrale” “No, la prego agente, non ci arresti, noi pensavamo che nessuno ci avrebbe visti.. Non abbiamo fatto male a nessuno!” “Bene, vedo che ti stai pentendo.. Cosa saresti disposto a fare per non essere arrestato?” “Tutto quello che vuole agente, davvero” “Sei proprio sicuro?” “Sì, agente, sono sicuro”.
Appena pronunciai quelle parole, un sorriso compiaciuto si stampò sulla faccia del poliziotto che aveva parlato; solo allora osai osservarlo meglio e mi resi conto che era un bell’uomo: sui 40, massimo 45 anni, alto almeno un metro e 85, corporatura robusta, moro, con due grandi occhi verdi che puntavano dritto a me; l’altro era più bassino, castano, carnagione chiara e piuttosto in carne, portava un pizzetto ben curato e, se lo avessi visto in un’altra circostanza, forse avrei pensato che fosse proprio un bell’orsetto.
Il poliziotto più alto passò all’azione: “Hai detto che faresti di tutto, vero?” e intanto si avvicinava “Bene, allora fammi godere” e in pochi secondi si abbassò la patta dei pantaloni, tirando fuori il fallo, che era già in via di erezione. “Se glielo succhio, lei non mi arresterà?” “Solo se riuscirai a farmi godere con quella bella boccuccia. A proposito, il tuo uomo dovrà fare lo stesso col mio collega. Oppure in galera!”.
Non me lo feci ripetere due volte: cominciai a succhiare e leccare il membro di quello sconosciuto con tutta la bravura di cui ero capace e ben presto capii che stavo facendo un buon lavoro, visto che in pochi minuti diventò durissimo e.. davvero grande! Non mi ero reso conto di quanto grossa fosse quell’asta di carne, ma visto che ne entrava in bocca poco più della metà, dedussi che dovevano essere almeno 23-24 cm.
Nel frattempo, con la coda dell’occhio, osservavo quello che stavano facendo dall’altra parte e vidi una scena insolita: all’inizio Maurizio aveva succhiato il fallo del poliziotto orsetto, ma pochissimi minuti dopo era l’altro che aveva cominciato a succhiare quello del mio uomo e pensai “Ah, ma allora è gay anche lui”.
Il mio ragionamento fu interrotto dalla voce del mio “partner” di quello strano pomeriggio “Sei stato bravo, me lo hai fatto diventare duro. Adesso girati che te lo voglio mettere nel culo” “No, aspetti.. Non so se ce la faccio a prenderlo, è così grande.. Non ne ho mai preso uno così prima d’ora”.
“Non ti preoccupare, ci penso io a farlo entrare” ed estrasse dalla giacca un tubetto di lubrificante alquanto professionale, di quelli che usano in ospedale per fare esami tipo rettoscopie o colonscopie; alla vista di quel tubetto il dubbio che anche l’altro poliziotto fosse gay diventò quasi una certezza.
Mi fece mettere nella posizione in cui ero prima del loro arrivo: a 90 gradi, con le mani appoggiate a quello che rimaneva della mangiatoia; prese una buona dose di lubrificante e lo cosparse lungo tutto il suo enorme fallo, poi ne mise un po’ anche nel mio buchetto, penetrandomi con due dita per far entrare la sostanza oleosa anche all’interno.
Quando ebbe finito di armeggiare col mio sfintere, passò il tubetto al suo compagno e gli disse “Divertiti anche tu, tesoro”; a quel punto pensai che i due fossero una coppia, ma ancora una volta il turbinio dei miei pensieri venne interrotto: sentii appoggiare quel glande smisurato alle mie chiappe, desideroso di farsi strada nelle mie viscere, cercavo di rilassarmi, ma tutta quella situazione non aveva fatto altro che agitarmi.
Il poliziotto cominciò a spingere, ma io non riuscivo a rilassarmi e l’entrata risultò impossibile; a quel punto le mie chiappe furono vittima di una serie di sonore sculacciate: lo avevo visto fare in un sacco di filmati porno, ma non ne avevo mai capito l’utilità, fino a quel momento credevo fossero un mezzo per eccitare il partner, e invece risultarono un metodo magnifico per sciogliere la tensione.
Quando i miei glutei furono completamente arrossati decise che era il momento di riprovare e stavolta andò tutto come voleva: il suo enorme membro si fece largo dentro di me ed entrò completamente; sentii un fortissimo dolore, che addirittura aumentò non appena quell’uomo in uniforme cominciò a penetrarmi con vigore e dopo un paio di minuti lo supplicai di smettere.
Sentita la mia richiesta, il poliziotto estrasse il fallo e massaggiò il mio sfintere per un paio di secondi, per poi infilarlo di nuovo dentro, tutto di un colpo, fino in fondo; stavolta non era stato così doloroso e il poliziotto se ne accorse “Bene, ora che non ti fa più male posso scoparti come piace a me”, cominciando ad affondare colpi così violenti e profondi che per poco non sbattevo la testa sulla mangiatoia.
Era l’uomo più dotato che avevo mai incontrato e mi stava letteralmente massacrando con quella penetrazione dal ritmo forsennato, ma nonostante tutto stavo godendo talmente tanto che rischiavo di esplodere in un orgasmo appena mi fossi sfiorato; nel frattempo anche qualcun altro veniva penetrato: Maurizio stava possedendo il poliziotto cicciottello e, vista la sua predilizione per gli orsetti e la sua faccia soddisfatta, anche con un certo godimento.
Mentre il poliziotto mi sfondava, ripeteva frasi che suonavano quasi come complimenti: “Che bel culo, mi piace scoparti” “Hai proprio due belle chiappe da sfondare” “Senti come entra bene, ormai sei completamente aperto”, ma ad un certo punto cambiò frase “Adesso ti riempio di sborra, puttanella”; capii che era vicino all’orgasmo e cominciai a masturbarmi: in pochi secondi io raggiunsi l’apice del piacere e poco dopo lui fece lo stesso, inondando il mio retto di caldo sperma.
Quando finalmente si staccò da me, mi sentii sollevato: provavo una sensazione davvero strana, che mai prima d’ora avevo sentito, era come se le mie carni si fossero dilatate o, come aveva detto lui prima, mi fossi aperto; il poliziotto vide la mia espressione dubbiosa e mi rassicurò: “Tranquillo, fra un po’ tornerà normale. Succede sempre a tutti la prima volta che me li scopo, ma poi ci si fa l’abitudine”
Mentre pronunciava queste parole mi girai verso Maurizio, che era alle prese con un orgasmo davvero fragoroso: il suo godimento fu accompagnato quasi da un urlo liberatorio che non dava adito a dubbi; neanche il suo partner ebbe a lamentarsi, dato che notai la sua mano piena di sperma, sintomo che anch’egli aveva avuto un orgasmo alquanto copioso.
Dopo che ci eravamo rivestiti i due poliziotti si presentarono: il più alto si chiamava Sergio e l’altro Fabio, ci dissero che loro due avevano una relazione da svariati anni e che si facevano mettere sempre di pattuglia insieme; quella casa era uno dei loro rifugi segreti e, visto che lo avevano trovato occupato, avevano deciso di organizzare quella messa in scena per unirsi a noi e provare l’ebrezza dello scambio di coppia.
Ci hanno dato anche i loro numeri, se in futuro volessimo ripetere l’esperienza, ma per ora non lo abbiamo fatto. Chissà, forse un giorno cambieremo idea.

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