Collarini e fantasie

di
genere
etero

Quando vedo una ragazza con un necklace, un'indumento che consiste in un collarino di stoffa, non posso evitare di immaginarmi una scena di sesso. Di solito il collarino mi ispira scene in cui io sono dominante, mentre la ragazza in questione viene trattata come un animale a quattro zampe molto comune e diffuso nelle case degli esseri umani: il cane, in questo caso una cagna, ad essere precisi.

Una condizione della fantasia è che la ragazza sia molto entusiasta di essere trattata in questo modo, infatti una delle scene ricorrenti della fantasia consiste in lei che mi chiede di essere trattata come una "cagna", o una "troia", parole sue, quando ancora è vestita e stiamo solo limonando.

Lei sa dove andremo a parare, perché sa che effetto mi fa quel capo d'abbigliamento, lo indossa di proposito.
Il collarino di stoffa mi genera queste fantasie con qualsiasi ragazza, a patto che abbia un aspetto fisico vicino ai miei gusti, ma non è necessario che sia la ragazza perfetta o il mio tipo ideale per far partire la mente.

Ad esempio, ho visto la cassiera del supermercato con un collarino nero di stoffa, aderente intorno al collo, all'altezza della laringe, a metà strada tra la mandibola e l'attaccatura delle spalle. Un collarino molto semplice, senza ricami particolari, nero e semitrasparente.

Avevo già visto quella ragazza decine di volte, ma prima di allora non mi aveva mai suscitato fantasie sessuali; credo che il suo aspetto sia per me indifferente, nonostante abbia dei tratti estetici carini: capelli ricci e neri, un viso delicato, un bel fondoschiena, fisico asciutto.

Invece quando l'ho vista con il collarino ho avuto subito alcuni flash in testa.

Uno dei flash è quello che ho descritto prima, dove lei vuole essere trattata da troia. Nel flash mentale non sempre tutti gli aspetti sono definiti, si tratta piuttosto di una consapevolezza, come capita nei sogni: io so che lei lo vuole quanto me, so che me lo chiede in modo esplicito o me lo fa capire, so che è il nostro gioco.
Nemmeno la ragazza è perfettamente definita, è un mix di ragazze con sui sono stato e la ragazza che ha scatenato la fantasia.

Poi la scena salta ad altre immagini. Nella prima io sono seduto sul bordo del letto, ancora vestito con un pantalone, maglietta casual ma elegante, scarponcini, mentre lei è ai piedi del letto, davanti a me, a quattro zampe, nuda, con soltanto il collarino di stoffa, appunto, un paio di calze lunghe, di solito delle parigine che arrivano poco sopra il ginocchio, e un plug nel culo.
Il plug è parte integrante della mise da cagna. La regola è che lei non può arrivare a casa mia con il plug già dentro. Al contrario, lei arriva vestita come preferisce, a patto di non indossare pantaloni, poi si spoglia, o la spoglio, dipende dall'ispirazione, mentre limoniamo.

Di solito nella fantasia lei resta in parigine, mutandine e collarino, si mette a quattro zampe ai piedi del letto, porta su il culo e inarca un po' la schiena, così fa risaltare tutto il fondoschiena, perché sa che è molto bello, e perché sa che così mi fa eccitare.
A quel punto lei si avvicina alla mia cintura per slacciarla, e inizia a strusciare il viso sui miei pantaloni, sempre più vicino al gonfiore che rappresenta il mio cazzo. Io la fermo, perché prima ci sono due cose da fare.

Prima cosa: la frase magica. Nella fantasia la ragazza non riesce con facilità a dire frasi sconce, le piace ricevere il dirty talking ma non è molto sciolta nel farlo, l'eccitazione la blocca. Questa caratteristica il mio cervello la riprende, immagino, da una mia ex ragazza che aveva questo modo di fare.

Quindi, a parte la richiesta iniziale di essere trattata come una cagna, o una troia, che di solito viene espressa con la domanda "mi scopi come una troia oggi?" detta con un sorrisino, oppure con la frase "oggi sono una cagnetta, lo sai vero?", sempre con lo stesso sorrisino, non ci sono altre frasi esplicite dette in modo spontaneo.

Quindi prima di farmelo succhiare sono io che la fermo e le dico: "cosa vuoi fare con quella cintura", lei sospira, oppure fa un verso simile a un mugugno, guarda me, poi torna a guardare la cintura. Io allora le afferro per i capelli alla base, con lentezza, la costringo a guardarmi e le dico con tono ancora più rabbioso "allora? cosa vuoi fare? me lo vuoi succhiare?", lei risponde "si si", con un filo di voce e sospirando ancora. Fa un movimento con le spalle e con la testa che indica impazienza, l'espressione del viso sembra dire "daii, fammi fare".

Ma io non mollo e continuo, "eh allora dillo, voglio succhiarti il cazzo, dillo", il mio viso sempre più vicino al suo e la mano che stringe forte i capelli alla base. Lei risonde "si", poi una pausetta, sempre quel movimento di impazienza "voglio succhiartelo", detto a voce bassa con i soliti sospiri di eccitazione. Non riesce a nascondere quelle microespressioni di impazienza sul volto.
"Cosa vuoi succhiarmi?" chiedo passandole la lingua sulle labbra, lei tenta subito di baciarmi ma io stringo i capelli e la blocco.
"Il cazzo", risponde sospirando. Qualche secondo di silenzio, io attendo, poi arriva, "voglio succhiarti il cazzo". Ecco la frase magica.

Ci baciamo un modo violento, limoniamo e intrecciamo le lingue, ci stacchiamo con un filo di saliva che si intravede per un momento tra le nostre labbra. Leccata sulla bocca per finire.

A proposito di baci sconci, devo confessare una cosa: ho omesso un dettaglio importante di questa scena. Ogni passaggio che ho appena descritto, riguardo la "frase magica", è intervallato da baci da sesso, brevi limonate, leccate sulle labbra o sul collo.

Le faccio una domanda e avvicino la lingua alla sua, un'altra domanda e le mordo il labbro inferiore, un altra e ci baciamo per 10 secondi di fila. Non sono ancora arrivato al punto di farle scivolare la saliva in bocca, ma quello arriverà più tardi.
Di solito mentre la scopo, faccia a faccia e io sopra, le dico "apri la bocca", poi sospiro un "troia, la lingua", e quello è il segnale. Lei tira fuori la lingua, con la punta rivolta verso il mento, proprio come ti immagini una lingua che aspetta di ricevere qualcosa.

Oppure, mentre scopiamo è lei che tira fuori la lingua in quel modo, una richiesta muta ma chiara di essere degradata con la mia saliva. Poi decido io se sputare, in modo violento, o se raccogliere la saliva sulla punta delle labbra e farla scivolare, in modo lento, su quella linguetta da troietta.

Di solito nella fantasia questa scena è resa ancora più eccitante dal contrasto con i bacetti e i sorrisi dolcini che alterniamo a quel gesto di una porcaggine assoluta.

Il problema principale è che quando questa scena avviene nella realtà, quando è lei a chiedermi di sputarle in bocca con quel gesto, mi eccito così tanto che il cazzo mi esplode e devo fare un grande sforzo per non venire.

La seconda cosa: il plug. Vi ricordate? Il plug è uno dei tre elementi essenziali della mise en place da cagna, ma eravamo rimasti con lei a quattro zampe, con collarino, calze e mutandine. Quindi, dopo la frase magica e dopo la limonata pesante, prima di farmelo succhiare, le spingo il viso quasi al pavimento, con avambracci e palmi delle mani a terra, e le faccio inarcare il più possibile la schiena, in una posizione da yoga. Il cane, o la cagna.

Con il tono più da stronzo che trovo le dico di restare ferma così. Poi mi alzo, mi dirigo verso l'armadio e prendo la scatola dei giochi. Prendo un plug, di solito ne uso due: uno di diametro più grande, vibrante e con il telecomando per il controllo a distanza; l'altro, un plug più piccolo ma con attaccata una codina da zoccola, anzi da cagna, pardon.

In questo caso scelgo quello più grande e vibrante. Prendo anche il lubrificante e mi avvicino di nuovo a lei, da dietro. Freme. Sa già cosa sto per fare, ma freme lo stesso, non può farci niente.

Fremo anch'io eh. Il cazzo ormai lo sento bene che spinge sul tessuto dei pantaloni.

Mi inginocchio dietro di lei e le abbasso le mutandine. Piccola sculacciata per cominciare, per riscaldare una delle chiappe. Da quel momento sarà una costante, ogni tanto ripeto la sculacciata tra un'azione e l'altra, con intensità variabile.
Saliva generosa sul buchetto e dito medio che struscia dal basso verso l'alto lungo la figa: è già bagnata e pronta, ma continuo comunque in modo molto leggero, per un po', quasi sfiorandola in certi passaggi.

Nel frattempo inizio a massaggiare il buchetto con un dito dell'altra mano. Evito di usare la lingua, perché dopo voglio leccarle la figa per un bel po', e non mi va di interrompere per dover andare in bagno a lavare i denti e fare sciacqui con il colluttorio.
Tendo a essere realista anche nelle fantasia, e non siamo in un film porno. Qui i batteri e le malattie esistono.

Il dito lungo la figa ogni tanto accenna un ingresso, quando lo faccio sento che si irrigidisce e si inarca, ma non entro. C'è tempo. Lei sospira più forte. Non le vedo il viso ma immagino la sua espressione che dice "daiii".

Altra saliva sul buchetto, calda, a cui mischio del lubrificante, che è invece è freddo, così evito lo shock termico. Continuo il massaggio sul buchino con il dito e interrompo quello sulla figa. La riafferro per i capelli e le faccio alzare un po' la testa, poi le metto il plug davanti alla faccia e dico "saliva". Lei sputa, lubrifica il plug. Lo prepara per prenderlo. Mi ha detto che la eccita questa cosa: preparare il plug o il mio cazzo per essere inculata.

Rispingo la testa a terra e mischio il lubrificante alla saliva sul plug. Tutto pronto.

Punto il plug sul buchetto e inizio a fare pressione. Piano, ma costante. Mi sincronizzo con il suo respiro: quando espira provo ad aumentare la pressione, il suo buchetto si contrae un attimo e dopo si rilassa, la punta del plug entra. Piano e delicato, ma costante. Attendo alle sue reazioni.

Dopo un po', ecco, scivola più a fondo. Lei sospira e stringe un pugnetto, tenta di afferrare qualcosa che non c'è. Credo che l'immagine di quel pugnetto stretto mentre il plug scava sia una delle immagini più eccitanti della vita. Immagine associata alla voce "cazzo duro" del mio dizionario immaginario.

Quando il plug arriva al punto più largo mi fermo e lo tengo lì, in quel punto. Sento che il plug viene risucchiato verso l'interno ma io lo blocco per qualche secondo. Voglio che lei si goda l'apertura, voglio che si senta aperta per un'istante. E io voglio godermi la vista privilegiata del buchino aperto.

Inoltre, dopo, al 90%, la inculerò, quindi meglio iniziare ad abituare il passaggio.

Dopo qualche secondo, entra tutto. Seconda fase finita.

Mancala l'ultimo tocco. Prendo un pennarello nero e le scrivo "TR - IA", su culo, con la base del plug che fa da "O" centrale. Faccio una foto dello spettacolo, gliela faccio vedere, le do una sculacciata più forte delle altre, e poi è il momento.
Me lo faccio succhiare per molti lunghi minuti, prima di passare al resto, prima di dedicarmi a lei.

Mentre me lo succhia la faccio ruotare con il culo verso lo specchio attaccato alle ante dell'armadio, voglio vedere il plug e il suo culo mentre mi fa un pompino.

Ogni tanto le do delle sculacciate, oppure le faccio delle domande a cui deve rispondere, oppure le faccio dire che è una troia. Il tutto con il cazzo sempre in bocca, vietato smettere di succhiare. Il risultato sono gemiti di dolore strozzati, risposte mugugnate, parole incomprensibili. Lei è bagnatissima e io devo gestire il suo ritmo quando accelera troppo, per evitare di venire. I suoi capelli sono li apposta.

Ecco, ora la cassiera che mi chiede se voglio una borsetta. Devo pagare la spesa. Do un'ultima occhiata da vicino al collarino e alla ragazza che lo porta.

Vado a posare le cose in macchina e mi dico che dovrei andare più spesso in palestra, questa settimana ci sono andato solo due volte. Mi devo anche ricordare di pagare il bollo dell'auto. Mi sono già dimenticato il volto della cassiera, ma non la fantasia.

Chissà se domani Francesca ha voglia di mettere il collarino che le ho regalato, anche quello è nero.
scritto il
2025-12-25
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