Dimmi cosa sei... più forte!

di
genere
etero

Eravamo sul divano, la luce bassa, un bicchiere di vino a metà. Io sentivo già quel calore tra le gambe, quel bisogno che mi sale piano, come una marea. Non ho resistito. Mi sono girata verso di lui, gli ho preso la mano e l’ho messa sul mio seno, sotto la maglietta.
«Luca… facciamo l'amore vuoi?»
Lui ha sorriso, quel sorriso lento, famelico, che mi fa tremare. Non ha detto niente, solo mi ha guardato negli occhi e ho visto che già non vedeva l’ora. Si è alzato, mi ha preso per mano e mi ha portato in camera. Io mi sono tolta tutto tranne le mutandine, mi sono messa a pancia in giù sul letto, le gambe appena aperte. Ho infilato la mano sotto di me e ho iniziato a toccarmi piano, sfiorandomi il clitoride già gonfio, bagnata solo a pensarlo.
Luca si è fermato un attimo sulla soglia, mi guardava. Poi si è avvicinato, si è inginocchiato dietro di me. Ha iniziato ad accarezzarmi con calma, come se ogni centimetro di pelle fosse un regalo. Mi ha abbassato lentamente le mutandine, le ha fatte scivolare lungo le cosce. Le sue mani grandi sul mio culo, lo accarezzavano, lo dividevano piano.
«Dio, Cristina… quanto sei devastante.»
Ha abbassato la testa. Ho sentito il suo respiro caldo lì, tra le mie natiche. Poi la lingua. Lenta, lunga, da sotto in su, passando su tutto: le labbra aperte bagnate,il buchetto stretto pieno della sua saliva. Un brivido violento mi ha attraversata. Il suo profumo preferito è quello lì, dice sempre, quel misto di me, di desiderio, di calore animale. Si è messo a leccarmi come se avesse fame da giorni, succhiando, infilando la lingua dentro, divorandomi. Io spingevo il culo all’indietro, contro la sua faccia, gemendo forte.
«Luca… sì… mangiami tutta…»
E lui lo faceva. Mi teneva le natiche aperte con le mani e si cibava di me, di tutto quello che avevo da dargli. Io mi toccavo più forte, il letto già bagnato sotto di me.
Poi si è alzato, si è spogliato in due secondi, il cazzo durissimo, venoso, che puntava in alto. Mi ha preso per i fianchi, mi ha alzato un po’ il bacino e me l’ha messo dentro con un colpo solo, lento ma deciso. Ho urlato. Un urlo lungo, profondo.
«Dimmi cosa sei,» mi ha sussurrato all’orecchio, la voce rauca.
«Sono una troia…» ho risposto, la voce già rotta dal piacere.
«Più forte.»
«Sono una troia!»
Ha iniziato a scoparmi con colpi profondi, ritmati, ogni affondo un tonfo bagnato. Ogni volta che entrava tutto mi faceva ripetere:
«Cosa sei?»
«Una troia… oddio… una troia…»
«Ancora.»
«UNA TROIA!» urlavo, e lui spingeva più forte, mi teneva per i capelli, mi schiaffeggiava piano il culo.
«Ti piace il cazzo, troia?»
«Sì… sì… ne voglio tanto… voglio tanti cazzi… scopatemi tutti…»
Ero fuori di me. Le parole mi uscivano da sole, sporche, vere. Lui rideva piano, eccitato da morire.
A un certo punto, mentre mi scopava senza pietà, ho girato la testa, l’ho guardato negli occhi e gli ho detto, ansimando:
«Chiama una tua amica… adesso.»
Lui ha rallentato un attimo, poi ha sorriso diabolico.
«Chi vuoi che chiami?»
«Scegline una… una che conosciamo… una che ti piace.»
Ha chiuso gli occhi un secondo, poi ha ripreso a spingere fortissimo.
«Giulia…» ha detto, nominando la nostra amica di sempre, quella mora con le tette perfette che ogni tanto guarda Luca un secondo di troppo.
Io ho cacciato un respiro lungo, profondo: «Siii…»
«Giulia ti sta guardando mentre ti scopo, Cristina… ti guarda il culo che rimbalza…»
«Siii… oddio sì…»
«Giulia si sta toccando vedendoti così troia…»
«SÌÌÌ!» ho urlato, spingendo il culo contro di lui con tutta la forza che avevo.
«Dimmi come è fatta Giulia… com’è il suo corpo…»
«Ha le tette sode… il culo tondo… vuole il tuo cazzo, Luca… daglielo… scopatela davanti a me…»
Ogni volta che diceva «Giulia» io urlavo più forte, mi contraevo tutta intorno a lui, il piacere mi saliva a ondate violente. Lui mi scopava pensando a lei, a noi tre insieme, e io venivo già solo a quel pensiero, stringendolo dentro di me, bagnandolo tutto.
«Un giorno la chiamiamo davvero,» ha ringhiato, «e la sbatto sul letto accanto a te…»
«SÌ… PROMETTILO… scopateci insieme… usateci…»
Non ce l’ho fatta più. Sono venuta urlando il nome di Giulia insieme a lui, il corpo che tremava, la figa che pulsava intorno al suo cazzo. Lui mi ha tenuto giù, mi ha scopato fino in fondo, poi è venuto dentro di me con un grugnito lungo, profondo, riempiendomi tutta.
Siamo rimasti così, lui sopra di me, io a pancia in giù, il suo peso caldo, il suo cazzo ancora dentro che pulsava. Gli ho baciato la mano.
«Un giorno la chiamiamo davvero,» ho sussurrato.
Lui ha riso piano contro il mio collo.
«Un giorno, amore mio… un giorno.»
scritto il
2025-12-04
6 3
visite
3
voti
valutazione
5
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Legati...una nell'altro....

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.