In America

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IN AMERICA

Ero in California, a San Francisco, per specializzarmi per alcune settimane sull’utilizzo di strumentazione elettromedicale.
Dopo pochi giorni, avevo già fatta amicizia con molti colleghi che io trovavo molto simpatici e cordiali e viceversa.
Patty era una di quelle persone che mi insegnava il funzionamento di questi strumenti molto complessi. Ben presto fra noi si instaurò un rapporto di amicizia, ma forse anche qualcosa di più. Eravamo agevolati anche dal fatto che lei conosceva in modo ottimo l’italiano avendo lavorato in Italia per alcuni anni.
Un venerdì, alla fine del lavoro, Patty mi chiese se avessi gradito a fare un pic-nic a casa sua, fuori città. Me lo chiese con un tale sorriso e decisione che ovviamente non rifiutai. Oltretutto sapevo che quando un’americana ti invita “fuori” molto spesso lo fa perché vuole fare anche sesso e questo non mi dispiaceva.
Abitava in un piccolo ranch e ci arrivai un po’ prima di mezzogiorno la domenica mattina.
La trovai in giardino, al barbecue, vestita in maglietta nera senza maniche e gonna larga con spacco laterale. Portava degli zoccoli aperti con tacco. Si era messa anelli, orecchini e persino la catenella alla caviglia. Unghie laccate di rosso. Era molto diversa da quando la incontravo al lavoro con camicia e pantaloni.
Mi accolse con un bacio.
Pranzammo in giardino.
Aveva fatto della carne ai ferri veramente squisita e non si era dimenticata del vino rosso californiano molto buono.
Carne e vino scaldarono il corpo e anche gli spiriti; si chiacchierava ridendo mentre le barriere mentali si abbassavano, se non annullandosi.
Dopo un po’, senza nessuno scrupolo, si alzò dalla sedia, venne verso di me, si mise dietro la mia poltroncina dov’ero seduto ed inizio a baciarmi il collo. Mi sembrava che i ruoli si fossero rovesciati: avrei dovuto fare io quello cha stava facendo lei. Con decisione mi sganciò la cintura dei pantaloni e mi strinse il cazzo che in breve mi venne duro. Certamente il vino, ma anche la voglia di sesso avevano fatto il loro effetto su entrambi. Mi tolsi pantaloni e Patty ne approfittò a ciucciarmelo come fosse un lecca-lecca.
Mi pareva il caso di fare qualcosa anch’io. Tolta anche la camicia ero nudo mentre lei era ancora vestita. La presi con forza e la distesi sul tavolo. Senza molte delicatezze le sollevai la gonna pronto a strapparle mutandine o slip.
Ma che sorpresa: niente di niente, la fica era nuda e ben rasata. Mi buttai a slinguazzarla: era già larga e umida.
Mi disse: “Sai, sono giorni che sogno che tu lecchi my pussy, di essere chiavata da un italiano…dai…dai… fuck me, fuck me!”.
Sospirava come se avesse fatto una corsa, sentivo la vagina bagnata, era eccitata. Il pene era sempre più grosso, non ne potevo più. La misi alla pecorina e glielo infilai nella sua fica che era larghissima e umida. Mentre la pompavo e le facevo sbattere le sue chiappe sul mio pube, con voce quasi strozzata dalla goduria, mi disse “vienimi fuori, che voglio sentire il caldo della tua crema”.
Sfilai il cazzo che era grosso, rosso e pronto a venire; con due colpi di mano le sborrai sul culo, le chiappe e la schiena.
Lo sperma le gocciolò fin sulla fica.
Mi disse: “La prossima volta la vorrei sulle tette e anche in figa, my pig!”.
“Sure Patty, my sweet bitch”, fu la mia risposta.
di
scritto il
2025-11-28
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