Capodanno in ritardo
di
Arnaldo
genere
feticismo
Il racconto è il sequel di “la vendetta di mia sorella”.
Due mesi dopo l’aggressione subita da mia sorella, mi si presentò l’occasione per pareggiare i conti.
Un pomeriggio di inizio aprile, mia sorella appena tornata dal lavoro, disse a me e mia madre che non avrebbe pranzato con noi a causa di un impegno di lavoro di carattere universitario: si fece una doccia veloce, si rivestì in tutto punto (abitino nero, tacchi alti e calze velate) e chiuse la porta di casa lasciando una folle scia di profumo dolce.
Io avevo subito intuito che l’impegno universitario fosse una delle sue solite mega frottole volte a coprire uscite adultere e mi posizionai sul balcone a osservare dove andasse: ci avevo preso, venne un ragazzo con un audi cabrio a prenderla e si baciarono in bocca, io non mancai di fare alcune foto più o meno nitide con il mio blackberry e aspettai il momento giusto per ricattarla.
Il sabato successivo, erano le ore 20 circa, i nostri erano fuori casa e lei stava chiusa in camera a prepararsi per uscire con il fidanzato ed io entrai nella sua stanza senza bussare: lei era in intimo nero (mini slip e reggiseno nero di pizzo) e aveva un po’ di calze e gonne sul letto e subito mi apostrofò con un velenoso “non si bussa piu, mi sto vestendo, che succede?”, io le dissi ho delle cose importanti da dirti chiama il tuo fidanzato e digli che fai tardi mezz’ora. Lei, abbastanza incredula, mi disse “che succede, che vuoi?” ed io estrassi il telefono e le dissi niente di grave, appena arriva il tuo fidanzato mostro queste foto a meno che non ripari l’offesa grave che hai fatto alle mie parti bassi un paio di mesi fa, lei, piuttosto aggressiva provò a togliermi il telefono di mano ma non riuscendoci decise di trattare con me dicendo con tono arrendevole “cosa vuoi per stare zitto?”. A quel punto con fare deciso le dissi “voglio che ripari l’offesa fatta quella mattina, ti do tre soluzioni: 1 mi fai toccare le gambe per un’ora con dei collant a scelta; 2 mi fai un footjob con dei collant a scelta e ce la sbrighiamo in 10 minuti; 3 mi fai una sega di mano e siamo ancora più veloci”.
Lei dopo qualche secondo di smarrimento, messa alle strette e dominata dalla paura, mi disse va bene scegli tu tra la seconda e la terza soluzione, un’ora di tempo non te la posso dedicare e nemmeno mi va; corsi in camera mia, misi il cellulare al sicuro dalle sue grinfie e tornai nella sua camera dove le dissi vada per la soluzione due ma devi indossare le autoreggenti che avevi quella notte di capodanno dove mi ha schiacciato il coso senza pensarci troppo: nonostante fosse in trappola iniziò a fare moine dicendo non so dove stanno, facciamolo con un collant vecchio color carne, a quel punto decisi di aprire le porte del suo armadio, mi fiondai nel cassetto dell’intimo (che aprivo spesso e volentieri di nascosto), presi le calze in questione e gliele feci indossare non senza un certo nervosismo da parte sua. La feci stendere a pancia in giu sul letto, io rimasi in piedi alle sue spalle e manovrai il mio coso tra i suoi piedi avvolti da un soffice nylon venendo (purtroppo per me) in meno di due minuti, inzuppandole le calze all’inverosimile.
Subito dopo andammo in camera mia dove cancellai le foto con lei che mi disse freddamente se non lo avessi fatto ti avrei staccato il mini cazzo che hai qualche mattina presto…..
Due mesi dopo l’aggressione subita da mia sorella, mi si presentò l’occasione per pareggiare i conti.
Un pomeriggio di inizio aprile, mia sorella appena tornata dal lavoro, disse a me e mia madre che non avrebbe pranzato con noi a causa di un impegno di lavoro di carattere universitario: si fece una doccia veloce, si rivestì in tutto punto (abitino nero, tacchi alti e calze velate) e chiuse la porta di casa lasciando una folle scia di profumo dolce.
Io avevo subito intuito che l’impegno universitario fosse una delle sue solite mega frottole volte a coprire uscite adultere e mi posizionai sul balcone a osservare dove andasse: ci avevo preso, venne un ragazzo con un audi cabrio a prenderla e si baciarono in bocca, io non mancai di fare alcune foto più o meno nitide con il mio blackberry e aspettai il momento giusto per ricattarla.
Il sabato successivo, erano le ore 20 circa, i nostri erano fuori casa e lei stava chiusa in camera a prepararsi per uscire con il fidanzato ed io entrai nella sua stanza senza bussare: lei era in intimo nero (mini slip e reggiseno nero di pizzo) e aveva un po’ di calze e gonne sul letto e subito mi apostrofò con un velenoso “non si bussa piu, mi sto vestendo, che succede?”, io le dissi ho delle cose importanti da dirti chiama il tuo fidanzato e digli che fai tardi mezz’ora. Lei, abbastanza incredula, mi disse “che succede, che vuoi?” ed io estrassi il telefono e le dissi niente di grave, appena arriva il tuo fidanzato mostro queste foto a meno che non ripari l’offesa grave che hai fatto alle mie parti bassi un paio di mesi fa, lei, piuttosto aggressiva provò a togliermi il telefono di mano ma non riuscendoci decise di trattare con me dicendo con tono arrendevole “cosa vuoi per stare zitto?”. A quel punto con fare deciso le dissi “voglio che ripari l’offesa fatta quella mattina, ti do tre soluzioni: 1 mi fai toccare le gambe per un’ora con dei collant a scelta; 2 mi fai un footjob con dei collant a scelta e ce la sbrighiamo in 10 minuti; 3 mi fai una sega di mano e siamo ancora più veloci”.
Lei dopo qualche secondo di smarrimento, messa alle strette e dominata dalla paura, mi disse va bene scegli tu tra la seconda e la terza soluzione, un’ora di tempo non te la posso dedicare e nemmeno mi va; corsi in camera mia, misi il cellulare al sicuro dalle sue grinfie e tornai nella sua camera dove le dissi vada per la soluzione due ma devi indossare le autoreggenti che avevi quella notte di capodanno dove mi ha schiacciato il coso senza pensarci troppo: nonostante fosse in trappola iniziò a fare moine dicendo non so dove stanno, facciamolo con un collant vecchio color carne, a quel punto decisi di aprire le porte del suo armadio, mi fiondai nel cassetto dell’intimo (che aprivo spesso e volentieri di nascosto), presi le calze in questione e gliele feci indossare non senza un certo nervosismo da parte sua. La feci stendere a pancia in giu sul letto, io rimasi in piedi alle sue spalle e manovrai il mio coso tra i suoi piedi avvolti da un soffice nylon venendo (purtroppo per me) in meno di due minuti, inzuppandole le calze all’inverosimile.
Subito dopo andammo in camera mia dove cancellai le foto con lei che mi disse freddamente se non lo avessi fatto ti avrei staccato il mini cazzo che hai qualche mattina presto…..
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Commenti dei lettori al racconto erotico