La vendetta di mia sorella
di
Arnaldo
genere
feticismo
Come ho scritto in altro racconto “il botto di capodanno”, ho sempre avuto una passione per i collant e mia sorella alle volte, che li indossava spesso e volentieri, mi ha assecondato.
Tuttavia, di nascosto ho sempre rubato i collant di mia sorella, e nel mese di novembre dell’anno 2009, la mia attenzione furtiva cadde su un collant nero di pizzo che lei metteva di rado ma che le facevano le gambe ancora più lunghe di quelle che effettivamente fossero: inutile dire che mi segai alla grande e che quel collant da nero divenne bianco e piuttosto duro a causa dello sperma essicato.
Una sera di gennaio mia sorella iniziò a cercare quel collant, perché lo voleva indossare per una serata di festa con dei suoi colleghi, e non trovandolo in nessun posto della casa, si rivolse a me con tono ironico dicendomi “ne sai qualcosa per caso?”; io ovviamente dissi di no, ma lei per spronarmi a dire la verità mi disse “se lo trovo tra le tue cose, saranno guai, ti stritolo il pene o ti spappolo le palle”, ovviamente io non dissi niente, ma un po’ mi iniziai a preoccupare conoscendola.
Passarono un po’ di giorni, io continuai a giocare con i collant, pensando che la questione fosse chiusa, tuttavia mia sorella non aveva mollato la presa e qualche giorno dopo, ebbi un’amara sorpresa.
Ma andiamo con ordine: un venerdi mattina avevo accompagnato mia sorella in una città distante circa 120 km dalla nostra per firmare un contratto di lavoro (lei è un medico) e per l’assistenza fatta lei mi disse che mi avrebbe ricompensato facendomi toccare le sue gambe con un collant a mia scelta per dieci minuti, io contento le dissi che avremmo potuto fare tutto lunedi mattina sul presto sfruttando la circostanza che saremmo rimasti soli a casa.
Quella mattina stavo ancora sotto le coperte a trastullarmelo vista l’erezione mattutina e mia sorella, fedele agli accordi, entrò alle 7.15 in camera mia ma indossando la vestaglia da notte, nonostante gli accordi presi prevedessero che indossasse un collant grigio con dei pois neri: io annebbiato dall’erezione e dalle mie voglia le dissi “e i collant???”. Lei, in apparenza molto dolce, mi rispose: “ ho deciso di darti una ricompensa, ti masturbo con le mani, forza procediamo”.
La proposta di mia sorella mi mandò fuori giri e ovviamente non riuscii a fiutare il suo tranello: buttai letteralmente le coperte giù dal letto, lanciai a terra il pantalone del pigiama, porgendogli il pene tra le mani e lei di tutta risposta me lo scappellò con una forza mai vista e qualche secondo dopo, con tutte e due le mani, iniziò a stritolarmelo, io per difendermi le presi le mani e cercando di staccarle dal mio bene più prezioso gliele graffai, lei mollò la presa dopo una decina di secondi ma passò ad afferrarmi le palle ed io rinunciai a difendermi sia perché stavo cercando di capire cosa fosse successo al mio coso sia perché lei mi disse “se provi a togliermi le mani dalle palle ritorno sul coso e te lo fratturo”.
Dopo 15 lunghissimi secondi mollò la presa, io stavo quasi per vomitare per il dolore, estrasse il collant di pizzo che le rubai dalla tasca della vestaglia, me lo tirò addosso e mi disse: “l’ho trovato la settimana scorsa tra i tuoi libri, la prossima volta che mi rubi un collant o mi dici bugie ti castro nel sonno”.
Subito dopo lei andò a vestirsi per lavorare e io rimasi tutto il giorno a casa a controllarmi il coso e le palle; tuttavia un paio di mesi attuai una feroce vendetta contro di lei.
Tuttavia, di nascosto ho sempre rubato i collant di mia sorella, e nel mese di novembre dell’anno 2009, la mia attenzione furtiva cadde su un collant nero di pizzo che lei metteva di rado ma che le facevano le gambe ancora più lunghe di quelle che effettivamente fossero: inutile dire che mi segai alla grande e che quel collant da nero divenne bianco e piuttosto duro a causa dello sperma essicato.
Una sera di gennaio mia sorella iniziò a cercare quel collant, perché lo voleva indossare per una serata di festa con dei suoi colleghi, e non trovandolo in nessun posto della casa, si rivolse a me con tono ironico dicendomi “ne sai qualcosa per caso?”; io ovviamente dissi di no, ma lei per spronarmi a dire la verità mi disse “se lo trovo tra le tue cose, saranno guai, ti stritolo il pene o ti spappolo le palle”, ovviamente io non dissi niente, ma un po’ mi iniziai a preoccupare conoscendola.
Passarono un po’ di giorni, io continuai a giocare con i collant, pensando che la questione fosse chiusa, tuttavia mia sorella non aveva mollato la presa e qualche giorno dopo, ebbi un’amara sorpresa.
Ma andiamo con ordine: un venerdi mattina avevo accompagnato mia sorella in una città distante circa 120 km dalla nostra per firmare un contratto di lavoro (lei è un medico) e per l’assistenza fatta lei mi disse che mi avrebbe ricompensato facendomi toccare le sue gambe con un collant a mia scelta per dieci minuti, io contento le dissi che avremmo potuto fare tutto lunedi mattina sul presto sfruttando la circostanza che saremmo rimasti soli a casa.
Quella mattina stavo ancora sotto le coperte a trastullarmelo vista l’erezione mattutina e mia sorella, fedele agli accordi, entrò alle 7.15 in camera mia ma indossando la vestaglia da notte, nonostante gli accordi presi prevedessero che indossasse un collant grigio con dei pois neri: io annebbiato dall’erezione e dalle mie voglia le dissi “e i collant???”. Lei, in apparenza molto dolce, mi rispose: “ ho deciso di darti una ricompensa, ti masturbo con le mani, forza procediamo”.
La proposta di mia sorella mi mandò fuori giri e ovviamente non riuscii a fiutare il suo tranello: buttai letteralmente le coperte giù dal letto, lanciai a terra il pantalone del pigiama, porgendogli il pene tra le mani e lei di tutta risposta me lo scappellò con una forza mai vista e qualche secondo dopo, con tutte e due le mani, iniziò a stritolarmelo, io per difendermi le presi le mani e cercando di staccarle dal mio bene più prezioso gliele graffai, lei mollò la presa dopo una decina di secondi ma passò ad afferrarmi le palle ed io rinunciai a difendermi sia perché stavo cercando di capire cosa fosse successo al mio coso sia perché lei mi disse “se provi a togliermi le mani dalle palle ritorno sul coso e te lo fratturo”.
Dopo 15 lunghissimi secondi mollò la presa, io stavo quasi per vomitare per il dolore, estrasse il collant di pizzo che le rubai dalla tasca della vestaglia, me lo tirò addosso e mi disse: “l’ho trovato la settimana scorsa tra i tuoi libri, la prossima volta che mi rubi un collant o mi dici bugie ti castro nel sonno”.
Subito dopo lei andò a vestirsi per lavorare e io rimasi tutto il giorno a casa a controllarmi il coso e le palle; tuttavia un paio di mesi attuai una feroce vendetta contro di lei.
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