Il calore proibito

di
genere
tradimenti

Ciao a tutti sono Sofia, 38 anni, curve morbide e accento di Medellín che fa impazzire chiunque.
Marco, 32 anni, alto, occhi verdi, capelli neri sempre un po’ in disordine… e un anello d’oro al dito che brilla ogni volta che mi sfiora.È sposato. Con Claudia, una romana magra magra, tutta palestra e tailleur. Vengono insieme qualche domenica a trovare il padre, e io servo il caffè sorridendo mentre lei mi squadra dall’alto in basso. Marco invece mi guarda in un altro modo: come se già mi stesse scopando con gli occhi mentre stringe la mano alla moglie.
Una sera di settembre, Claudia aveva un “evento di lavoro” e non è potuta venire. Marco è arrivato da solo, con una bottiglia di vino rosso in mano.

«Papà ha già cenato?»
«Sì, dorme da un’ora. Tranquillo.»
Lui ha chiuso la porta a chiave dietro di sé. Clic. Quel suono mi ha fatto bagnare all’istante.È venuto dritto in cucina, si è appoggiato al frigorifero e mi ha guardata mentre piegavo il bucato.
«Sai, Sofia… Claudia dice che passo troppo tempo qui a “controllare” papà.»
Io ho sorriso, chinandomi apposta per prendere un asciugamano dal cestello basso. Il mio culo tondo nei leggings grigi era proprio all’altezza dei suoi occhi.
«Forse tua moglie ha ragione… vieni troppo spesso,» ho detto con voce bassa, «e resti sempre… molto duro col lavoro di controllo.»
Lui ha riso, un riso sporco. «Duro è la parola giusta.»

In due passi mi ha raggiunto. Mi ha preso per i fianchi, mi ha girata e mi ha baciata con quella fame che solo chi tradisce davvero conosce. Sapeva di vino e di peccato.

«Se Claudia sapesse quanto mi piace venire a “prendermi cura” di mio padre…» ha mormorato contro il mio collo, mentre con una mano già mi strizzava il seno sopra la maglietta.
«Shh… non dire il suo nome,» ho sussurrato, slacciandogli la cintura. «Stanotte sei solo mio.»

Mi ha sollevata sul tavolo della cucina (lo stesso dove il giorno dopo avrei preparato la colazione al suocero). Mi ha aperto le gambe come se fossi un regalo da scartare in fretta. Quando ha visto che non portavo mutandine, ha ringhiato.

«Brutta colombiana… lo sapevi che venivo, eh?»
«Lo speravo,» ho risposto, aprendo di più le cosce. «Tuo padre ha bisogno di assistenza… e tu hai bisogno di sfogarti.»

Mi ha leccata con avidità, come se volesse cancellare il sapore della moglie dalla sua lingua. Io gli tenevo la testa tra le mani, gli tiravo i capelli, gli sussurravo in spagnolo tutte le porcherie che mi venivano in mente.

Poi si è alzato, si è abbassato i jeans quel tanto che bastava e mi ha penetrata senza preavviso. Un colpo secco, profondo. Abbiamo trattenuto il fiato tutti e due.

«Cazzo, Sofia… sei sempre così stretta… Claudia non mi fa mai questo effetto.»
«Allora scopami come se domani dovessi confessarti,» gli ho detto all’orecchio, stringendolo dentro di me.

Mi ha preso forte, con rabbia quasi, il tavolo che sbatteva contro il muro. Ogni affondo era un “non me ne frega niente di mia moglie”. Le sue mani sui miei fianchi, i miei capezzoli in bocca a lui, i nostri gemiti soffocati per non svegliare il vecchio nella stanza accanto.

«Dimmi che sei meglio di lei,» ha ringhiato.
«Sono molto meglio… e lo sai,» ho risposto, venendo forte intorno al suo cazzo.

È venuto dentro di me con un grugnito animalesco, riempiendomi fino all’orlo. Poi è rimasto lì, ancora duro, ansimando contro il mio collo.

«Devo tornare a casa tra poco,» ha detto, accarezzandomi una coscia.
«Lo so. Vai pure dalla tua mogliettina… tanto domani torni, no?»
Ha sorriso, malizioso. «Papà ha bisogno di te tutto il giorno… e io ho bisogno di venire a controllarti spesso.»

Si è sistemato, mi ha dato un ultimo bacio lungo e profondo, poi è uscito.

Io sono rimasta lì, nuda sul tavolo, con il suo sperma che colava lento sulle cosce. Ho sorriso tra me e me.

Povera Claudia.
Non sa quanto suo marito ami “prendersi cura” del padre.

Per recensione curiosità scrivere pure su karen90x@proton.me
scritto il
2025-11-25
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