Mia suocera Rossana

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genere
etero

Ciao, mi chiamo Rocco e ho 41 anni, sono nato a Roma ma i miei genitori sono calabresi. Sono riccio e scuro di carnagione, insomma la tipica fisionomia del meridionale doc. Sono felicemente sposato con Clelia, lei ha 40 anni, a differenza di me, è chiara di capelli e pelle. Siamo sposati da 14 anni, abbiamo due figli di 9 e 10 anni. La nostra vita è quella di una famiglia normale. Io sono elettricista e lavoro presso un’azienda di impiantistica mentre Clelia lavora come ragioniera in un Caf. I miei genitori sono morti quando io avevo 20 anni, in un incidente stradale. La mamma di Clelia, Rossana di nome e di fatto, ha 63 anni mentre il papà è morto 12 anni fa. Mia suocera dopo la morte del marito è caduta in depressione e ci è voluto un po' di tempo prima che si riprendesse. Mia suocera circa tre anni fa ci ha proposto di vendere le due case e comprarne una più grande dove poter vivere assieme, lei non sopportava più di vivere in quel appartamento pieno di ricordi. Abbiamo accettato. La convivenza non ci ha creato nessun problema perché mia suocera è una persona rispettosa, riservata e tranquilla inoltre è amante dell’ordine e una bravissima cuoca, il che non guasta, non esce quasi mai da casa, solo per la spesa o accompagnare i bambini a scuola con la sua vecchia Fiat Panda. Oggi mi ritrovo ad abitare in un villino a schiera con 4 camere da letto, 2 bagni, soggiorno, una cucina grandissima e un piccolo giardino insomma niente male rispetto al buco di prima. La mia vita procedeva tranquilla fino a una tarda sera in cui io e Clelia ci siamo trovati soli. I bambini e mia suocera erano andati a letto. Io ero seduto sul divano e Clelia nervosamente si sedette su una sedia di fronte a me. Stropicciandosi le mani alla fine iniziò a parlare : “ Rocco, tu sai quanto ti amo, sei il marito che ho sempre desiderato e voluto e sei un padre fantastico ma ti devo dire una cosa seria” e per pochi minuti non disse più nulla ma sapevo che stava cercando le parole, in quel lasso di tempo mi vennero dei brutti presentimenti, stava per aprire bocca ma la fermai subito e con voce tagliente e rabbiosa gridai“ Clelia, conosco questi preamboli del cazzo, pochi giri di parole e vai subito al sodo, hai conosciuto un altro, sei stata con lui, da quanto tempo?” Lei si mise la mano sulla bocca con gli occhi spalancati e il volto impallidito balbettando disse “co…cosa? Ma ma sei scemo? Dici sul serio? Non ti ho mai tradito e non mi è mai passato per la testa di relazionarmi con qualcun altro e non lo farò mai, chiaro! “e, in modo risentito, incrociò le braccia tipo ora mi devi chiedere scusa. Scampato il pericolo mi rilassai, espirai fortemente, chiesi scusa però gli dissi che mi aveva fatto rischiare un infarto. Ridemmo. Poi continuò, diventando di nuovo seria “ Rocco tu sai che mia madre dopo la morte di papà non ha voluto né cercato di avere relazioni amichevoli con uomini, dopo il periodo di depressione ho sempre cercato di fargli capire che uscire e conoscere un uomo sarebbe stato positivo. Poi da quando siamo sotto lo stesso tetto, vedendola sempre sola, ho insistito di più per spingerla a uscire, fino a un mese fa, quando ha sbottato e mi ha detto chiaramente che di avere relazioni con altri uomini non le interessava proprio che l’unico amore della sua vita è stato suo marito e poi di questi tempi c’è poco da fidarsi perché girano uomini davvero pericolosi” tra me e me mi dissi che aveva ragione mia suocera, Clelia Continuò “ e poi mi disse una cosa che mi lasciò sbalordita e senza parole, abbassò la testa, e con voce tremula mi confessò che se proprio doveva avere un rapporto solo per soddisfacimento dei suoi bisogni sessuali allora preferiva averlo con te” mi alzai di scatto, un gesto automatico, come se quelle parole mi avessero trafitto il cuore, non ci potevo credere che a mia suocera potesse venire un idea così stramba e pericolosa “come sarebbe a dire? “fu l’unica cosa che mi uscii dalla bocca secca. Clelia aspettava quella mia reazione ed anche lei a quanto mi raccontò ebbe la stessa scandalizzata reazione, ma la madre le articolò il suo pensiero “ Rocco posso dirti che mia madre non vuole assolutamente interferire nella nostra vita sessuale, lei desidera solo un rapporto intimo meccanico senza coinvolgimento emotivo, e poi sarebbe rimasto tutto in famiglia, nessuno avrebbe saputo o sospettato nulla. Da quel giorno io ci ho pensato tutti i giorni e sono arrivata alla conclusione che io e te dovremmo fare un sacrificio e accettare la volontà di mamma. Tu sai che mamma ci aiuta non solo con i soldi ma in casa fa tutto lei, quando ritorno dal lavoro stanca e trovo tutto pulito e cucinato per me è qualcosa a cui non potrei rinunciare, che ne dici?” Quello di Clelia era un discorso utilitaristico che mi trasformava in un quasi in un vibratore umano, un dildo. “Non so cosa pensare, ma ci penserò e ti farò sapere le mie conclusioni” le risposi. Clelia annuii. Passarono tre settimane da quel giorno e per dir la verità non ci avevo proprio pensato. Una sera fu Clelia a ricordarmelo e presi una decisione là per là, Clelia aveva ragione la vita di mia suocera è stata un solo lungo sacrificio e ora aveva fatto solo una semplice richiesta da donna sola che non voleva esporsi con altri uomini. Guardai Clelia e dissi “ Ok, fatemi sapere quando e come dovranno avvenire questi incontri” Clelia si illuminò, pensava davvero di aiutare la mamma. Il primo incontro avvenne una mattina di aprile. Clelia porto i bambini a scuola poi ritorno e andò nella camera da letto di mia suocera mentre io attendevo nervoso in soggiorno. Dopo circa 20 minuti Clelia scese allegra con un sorrisetto cospiratore “ Mamma è pronta” disse, mi bacio e uscii per andare al lavoro. Io rimasi là ancora titubante e incerto poi presi coraggio e salii al primo piano. Bussai ed entrai. Appena mi vide corse subito verso me , infilò le sue braccia sotto le mie ascelle e mi abbracciò forte con le mani sulla mia schiena e poi sbottò in un pianto vero, sincero, non sapevo cosa fare e cosa dire, rimanemmo abbracciati e basta, nessuna intimità sessuale, passarono più o meno una decina di minuti, mi baciò e mi disse “ ti chiedo scusa per me è stata una emozione troppo forte“ lei uscì e io rimasi seduto sul letto, cercai un fazzoletto di carta nel suo comodino, non lo trovai, invece trovai un diario un po' vecchiotto chiuso con un piccolo lucchetto, curioso come sono cercai la chiave ma ovviamente non c’era. La sera al ritorno dal lavoro Clelia ci rimase quasi male dall’apprendere che l’incontro fu un fiasco, da come mi guardava pensai che mi incolpasse di tutto. Una settimana dopo, le cose andarono decisamente meglio, Clelia quella mattina, prima di uscire, mi fece l’occhiolino. Entrai nella camera più fiducioso, rimasi a bocca aperta. Che visione! Era seduta sulla sua poltroncina di velluto, bellissima, aveva i capelli rossi scuro finalmente sciolti che gli cadevano sulle spalle, una vestaglia nera trasparente. Insomma, ed era truccata in modo giusto. Rimasi ammutolito ammirandola, anche perché l’avevo vista sempre vestita con pantaloni e felpe e i capelli raccolti con i mollettoni, ma quello che mi colpì davvero furono quegli enormi seni, ora capisco le larghe felpe, faceva del tutto per nasconderli. Mi avvicinai prendendola per mano. Lei si alzò e mi abbraccio, sentivo il suo cuore battere forte, la strinsi a me, rimanemmo così, senza dire nulla, ma il mio cazzo si rizzò, lei lo sentì e sorrise, le presi la mano e la portai sulla mia patta, lo strinse e ansimando sussurrò “che bel cazzo che hai Rocco, cavolo è grosso, io conosco cioè conoscevo solo quello di mio marito ma il tuo è proprio enorme” sorrisi e lasciai andare la mia mano tra le sue gambe fino ad arrivare alla fica, una fica bollente che non mi era mai capitato di sentire, così caldissima “che fica meravigliosa!” esclamai e lei rispose “ siiiiiiii! È tutta tua” mi eccitai a morte, in un lampo abbassai i pantaloni della tutta e lei afferrò il mio cazzo, si sedette sul bordo del letto, e cominciò a masturbarmi piano, scappellandolo per bene, lo annusava spesso “ Mi piace l’odore del cazzo” disse, sentivo il suo naso sulla mia cappella, la sua mano tastava e stringeva la cappella, lo soppesava . Non ce la feci più, tre schizzi la colpirono in pieno viso, rimase a bocca aperta con lo sperma che le colava dappertutto , mi sorrise e corse in bagno. Sul comodino, notai la sua collana, attaccata come un piccolo ciondolo c’era una piccola chiave dorata, bingo! La chiave del diario, dovevo trovare il modo di averla. Quando Clelia tornò prima parlò con sua madre, poi si rivolse a me “mamma mi ha detto che non avete fatto nulla, che vi siete tenuti solo per mano, ma per mamma va bene così” perché mia suocera aveva mentito? Forse si vergognava di raccontare quello che effettivamente avevamo fatto, comunque anche io dissi a Clelia la stessa cosa per non contraddire mia suocera. Passarono circa dieci giorni, alle 18 ero a casa, quando mia suocera e i bambini tornarono dalla scuola, lei aveva diverse buste da vari negozi di abbigliamento e calzature. “Shopping!” esclamai, “ si, per me..e anche per te, vedrai, è da molto tempo che non facevo acquisti per me” rispose. Il giorno dopo Clelia sapeva che la mattina sarei rimasto a casa, ero seduto sul divano del soggiorno a leggere le ultime notizie sul telefonino, mia suocera era di sopra, credo a pulire le camere. Fui distratto da un colpo di tosse ripetuto, era mia suocera che chiedeva attenzione. “ che cazz..” la voce mi uscì strozzata, lei apparve in un vestito mozzafiato, aveva una minigonna nera aderente su delle calze rosse, le scarpe decolté nere con tacco da 10 centimetri, sopra indossava una camicetta bianca annodata all’altezza dell’ombelico che metteva bene in vista l’enorme seno, ancora con quei capelli rossi vaporosi e il trucco questa volta più accentuato. Credo che Clelia non sapesse di questi vestiti acquistati da sua madre. Ero inebetito, scese le scale sensualmente, e poi disse “ti piaccio così vestita da puttanona”, volevo dire sì ma non riuscii a parlare talmente ero eccitato, tirai fuori il cazzo e lo agitai. “Mamma come..” dissi, lei mi stoppò “Qui, chiamami solo Rossana” , si mise davanti a me di spalle, si alzò la gonna piegandosi leggermente in avanti in modo da mostrarmi la sua fica rossiccia, si abbassò mi prese il cazzo e se lo sbatte sulla fica diverse volte e poi dicendomi “prendimi, fottimi” appoggiò la cappella sulle labbra della fica e poi spinse. Il mio cazzo scivolò lentamente, piano, facendomi gustare secondo per secondo la penetrazione in quella fica calorosa. “ti piace Rocco?” disse voltandosi di lato con la testa, mostrandomi il suo viso con tutta la sua voluttà. “Rossana, sei la donna più incredibile e sensuale che abbia mai posseduto” le dissi, “Sì, solo per te amore, solo per te” quasi urlò. Continuò con il su e giù per 5 minuti, il mio cazzo chiedeva pietà, lei continuava “sono 15 anni che non ho avuto un cazzo nella mia fica, non me lo togliere amore, voglio solo il tuo cazzo e di nessun altro, questo è il mio cazzo, per sempre” a quelle parole mi sono eccitato ancora di più, difficile resistere. Lei venne due volte. La sollevai, la misi seduta sul divano e le misi il cazzo in mezzo a quei seni invitanti, con le mani si prese i seni e iniziò a farmi una spagnola, sborrai sul suo collo e lei si spalmo la sborra sul petto, e poi con la lingua si lecco le mani. Le dissi “Porcona!” lei fissandomi negli occhi “sì, sono la tua porca amore” e andò in bagno correndo con il ticchettio dei tacchi sul pavimento e la gonna tirata su che mostrava tutto il suo culetto era un’immagine da sogno. Andai al piano superiore per farmi una doccia passando davanti alla sua camera, notai la sua collana con la piccola chiave, la mia curiosità era indomabile, avevo solo una quindicina di minuti, entrai presi la chiavetta, in pochi secondi avevo il diario aperto. Un diario che penso iniziò a scrivere circa una ventina di anni fa, c’erano varie ricorrenze, tipo la festa del giorno in cui Clelia si era diplomata, compleanni etc., erano piccole storie e osservazioni, poi su una pagina, dopo tre anni di racconti, mi colpì una data e il relativo racconto, il marito era ancora in vita, Rossana aveva scritto “ Oggi è venuto a casa per pranzo per la prima volta, è entrato assieme a mio marito che gli teneva un braccio sulle spalle, appena l’ho visto il cuore ha cominciato a battermi forte, lo stomaco mi andava su e giù, una reazione esagerata, mi sentivo come una ragazzina al suo primo innamoramento, credo che mia figlia se ne sia accorta e mi ha chiesto se stessi bene, le risposi” tutto bene cara”, ma non era vero, per tutto il pranzo sono rimasta in quello stato, quando ho servito le pietanze, ho cercato in tutti in modi di toccarlo senza farmi accorgere, la sera quando se ne è andato mi sono sentita frustata e avvilita, volevo baciarlo, dirgli di restare, ero eccitata, che follia!”. Cazzo, mia suocera si era innamorata di questo tizio a prima vista, ma chi era? Questo tizio conosceva bene il marito, forse un suo collega di lavoro o peggio un parente, dovevo scoprirlo. Sentii l’asciugacapelli spegnersi, riposai tutto e mi allontanai. Nei giorni seguenti non successe nulla. A cena sentivo lo sguardo di mia suocera su di me. Ero imbarazzato. Clelia era delusa convinta che tra me e sua madre non si fosse accesa la scintilla, che non ci fosse feeling. Una mattina mia suocera, mentre usciva per portare i bimbi a scuola, mi abbraccio, mi diede una bacio e disse “ A dopo”. Mi accorsi che aveva dimenticato di indossare la collana e ne approfittai per continuare a leggere quel diario. In una pagina scriveva del giorno del mio matrimonio con Clelia, un resoconto dettagliato, l’emozione del marito mentre accompagnava Clelia all’altare, il ricevimento, altre cose e poi in mezzo a quelle 5 pagine di quel giorno, eccolo di nuovo, scrisse “ lui mi si è avvicinato sorridendo, si è seduto accanto a me, e mi ha messo un braccio sulla mia schiena, che emozione, io gli ho afferrato la mano commossa, ma ero commossa per averlo al mio fianco, mio marito con un calice in mano ci ha sorriso, si è avvicinato il fotografo, ci ha fatto mettere in posa, il mio braccio gli ha avvolto il fondo schiena mentre lui mi ha tenuta per mano, clik! la foto è fatta, la conservo ancora qui a casa e nessuno me la può rubare, poi si è alzato ed è sparito tra i numerosi invitati” caspita! C’è una foto, e penso che l’abbia portata con sé quando ci siamo trasferiti qui tre anni fa, la troverò. Chiusi tutto e tornai in soggiorno. Seduto sul divano, riflettei, che stronza sta Rossana, innamorata pazza, con il marito inconsapevole. In fondo mi rodeva, si, ero consapevole che il rapporto con Rossana era puramente sessuale ma pensavo che qualche briciolo di sentimento mi fosse dovuto, non sono un vibratore che accendi e via. Sono geloso? Sì porca puttana lo sono. I miei pensieri rabbiosi si spensero quando Rossana finalmente rientrò. Mi salutò con la manina, senza dire nulla, mi alzai con furia, tra me e me dissi “brutta troia” , la presi e la misi in ginocchio, mi tirai fuori il cazzo e glielo misi in bocca “Pompa zoccola” le urlai, quasi soffocò quando la cappella gli tocco la gola. Notai la paura nei suoi occhi, ma non me ne fregava niente, poi la spiaccicai sul tavolo, le si appiatti con la pancia e le braccia allungate sul tavolo, le tirai giù i pantaloni e le mutande, le sputai sul buco del culo, mi sputai sulla mano e mi lubrificai la cappella, e, spingendo, cercai di metterglielo in culo, volevo che provasse dolore, oppose resistenza, mi imprecò di non farlo, ma era la mia vendetta. Vendicavo me e suo marito. Lei si arrese e il mio cazzo entrò non senza difficoltà. Però che bel culo! Lo presi a schiaffi finché non lo vidi rosso rosso, che libidine vedere il mio cazzo entrare e uscire. Sentivo il profumo del suo culo cosa che mi eccitò moltissimo. Rossana mugolava e si lamentava, ma non avrei smesso, poi non riuscii a trattenermi gli riempii il culo di sperma, lo tirai fuori e il suo culo rumoreggiò. Rossana scappò con i calzoni calati, gli gridai contro “non sono il tuo dildo a gettone”, a quelle parole sussultò e si voltò fissandomi negli occhi con disprezzo. Per una settimana non mi parlò e neanche mi degno di uno sguardo. Forse aveva ragione, mi ero comportato da vero stronzo. Mi sentivo male. A quanto pare anche Clelia mi teneva il broncio, per fortuna Rossana le disse che, durante un dibattito politico in tv, avevamo avuto una discussione e ci eravamo presi a brutte parole. Giorno dopo giorno ricominciammo un timido riavvicinamento, finché un pomeriggio mi sorprese. Ero disteso sul mio letto, la porta si spalancò, Rossana entrò senza chiedere permesso, era tutta nuda, indossava solo delle scarpe con tacchi altissimi, era bellissima, in mano aveva un tubetto che me lo gettò addosso, mi guardò negli occhi e mi disse “Stronzo, inculami che mi piace e non farmi male”. Beh! Ragazzi… non ci sono parole, io pensavo di averla umiliata quel giorno, ma lei in quel momento mi dimostrò che era più forte di me e che era lei quello che aveva potere, non io. E vi dico una cosa che a qualcuno farà sorridere fino a giudicarmi infantile, ma la verità è che io ero innamorato pazzo di Rossana. Ero furiosamente geloso di lei, per questo volevo trovare quella fotografia nascosta, volevo sapere che viso avesse questo tizio. Dopo qualche settimana l’occasione di rovistare nella sua camera si presentò. Clelia doveva fare una visita medica e mia suocera la accompagnò. Cominciai a frugare scientificamente in tutti i cassetti e cassettini, nell’armadio scrutai ogni angolo e nelle tasche dei suoi vestiti, niente. Persi più di tre ore ma niente. Alla fine pensai che forse l’avesse smarrita durante il trasloco o distrutta. Poi, all’improvviso, mi ricordai le valigie che avevamo messo sopra l’armadio durante il trasloco. Presi la scala, mi arrampicai in cima, eccoli, due piccoli trolley, li presi entrambi, nel primo, niente, solo scartoffie e qualche fotografia della famiglia in momenti diversi, poi presi il secondo ma anche questo era pieno di scartoffie finché non mi accorsi di una piccola feritoia nel fondo del trolley, con la mano cercai a fatica di entrare il contenuto e trovai una cartella di plastica, piano piano la tirai fuori. Era color rosso con un cuoricino sopra. Dentro c’era una cartellina di carta e la aprii. Eccola! La foto del matrimonio! Ma appena la vidi caddi in ginocchio a bocca aperta senza respirare. Non potevo credere ai miei occhi, c’era il famoso tizio che abbracciava Rossana e lei con la testa appoggia sulla sua spalla con il suo braccio che gli avvolgeva i fianchi. Il Tizio ero io! Mi sono allungato sul letto con la foto sul mio petto, nella testa mi vennero in mente tutte le pagine del diario, il giorno in cui si innamorò a prima vista, quello fu il giorno in cui per la prima volta mi presentai come fidanzato a casa dei genitori di Clelia, e poi tutte le altre pagine. Parlavano di me, ero il suo amore proibito e impossibile. L’ emozione vinse, stavo piangendo come un bambino, quella donna per 15 anni sognava solo di starmi vicino e anche la vendita delle due case credo fosse stato solo un pretesto per avermi sempre accanto e io che volevo umiliarla, mi sentivo veramente un grandissimo idiota. Sì, un idiota, ma innamorato perso di Rossana. Quando Rossana mi vide per la prima volta aveva circa 45 anni, a mio parere era bellissima, e poi quelle lentiggini sulle spalle mi sono sempre piaciute, ma all’epoca la vedovo solo come la madre di Clelia, certo ogni tanto l’occhio mi cadeva sul suo culo che era uno spettacolo, niente di più. Rispettavo profondamente sia lei che suo marito Armando. La mattina del giorno seguente Clelia mi chiese se potessi accompagnare la mamma al centro commerciale, accettai perché in qualche modo volevo riappaciarmi con Rossana. Clelia uscì con i bambini e io aspettai Rossana in auto, la vidi avvicinarsi con un vestito a tubo aderente color ardesia, il vestito partiva da sopra le ginocchia dove partiva una chiusura lampo che si fermava a metà coscia, scarpe classiche con un tacco non eccessivo e i capelli a coda di cavallo, che dire, era uno spettacolo. Quando entrò il tubino si portò a metà coscia, strabuzzai l’occhi. Durante il tragitto non potevo fare a meno di guardare quelle gambe, lei se ne accorse, e d’un tratto apri la chiusura lampo, facendomi vedere le mutandine bianche trasparenti dove un bel pelo rosso si mostrava in bella vista, mi prese la mano e se la mise sulla fica. Era bollente, mi misi in bocca indice e medio e iniziai a massaggiarle delicatamente il clitoride che si rizzò gonfio. Rossana con gli occhi chiusi e le labbra serrate stava godendo. Arrivati al parcheggio del centro commerciale trovai un posto isolato. Mi chinai e succhiai il clitoride avidamente, sul mio viso arrivò un schizzo del suo liquido, lo leccai, Rossana mi apostrofò “ Porco!” sorrisi. Dopo aver fatto gli acquisti , ci sedemmo in un bar e chiacchierammo per circa una mezzora poi mettemmo le borse in auto e ritornammo a casa. Non se ci fossimo riappacificati ma notai , per mia fortuna, che Rossana era allegra. Colsi quel momento per parlare. Rossana stava nella sua camera a sistemare alcune cose che aveva acquistato quella mattina, non si accorse che ero in piedi dietro a lei, quando si voltò ebbe un po' di paura “ Oh! Cavolo mi hai spaventata, non ti ho proprio sentito arrivare” Le presi una mano e poi iniziai “ Rossana, non so come spiegarti, non sono mai stato un uomo di tante parole, ma i questi mesi… cioè quello che abbiamo vissuto io te … volevo solo dirti…insomma Rossana TI AMO! Ti amo follemente, lo so che doveva deve essere un rapporto basato solo sul sesso…ma io..” non mi fece finire di parlare, mi diede uno schiaffone ma di quelli pesanti, e poi scappò nella sua camera, io rimasi inebetito con la mano sulla mia guancia. Nei giorni seguenti cercai di capire quel comportamento di Rossana. Non mi capacitavo del perché mi avesse dato quel tremendo schiaffo. La spiegazione me la diede proprio Rossana, un giorno che in casa eravamo soli. Ero seduto in cucina, lei entrò con indosso una vestaglia verde lunga, prese una sedia la mise davanti a me e si sedette, poi prese le mie mani e disse “ Rocco tu devi amare Clelia non me, dimentichiamo quello che hai detto OK” sentivo che diceva quelle parole con tanta sofferenza. Le accarezzai il viso e la baciai. Aldilà delle sue parole fu un bacio tra due innamorati e lei lo sapeva, non potevamo resistere. Finito il bacio replicò “ Ok Rocco, è inutile fingere, io sono pazza di te e non so se posso far finta di nulla, non so cosa dire, cosa fare, cosa pensare” la guardai fissa negli occhi e le dissi “ Allora non dire più nulla, non fare nulla, siamo una bella famiglia, io ,te e Clelia, rompere tra di noi sarebbe come rompere la nostra famiglia e questo io non lo voglio perché io voglio sia te che Clelia, mi capisci?” Rossana annui, mi abbracciò e poi sussurrò “ Non mi lasciare Rocco, non mi lasciare mai, amami” . Si stava per alzare, ma la presi, la mia mano si intrufolò nello spacco della vestaglia e mi ritrovai con quella calda fica rossa in mano, lei non si lasciò andare, mi sbottonò la patta e prese il cazzo con le due mani e con la lingua punzecchiò la cappella, poi se lo infilò tutto in bocca che quasi soffocò “quanto mi piace sto cazzo, scopami, fottimi, fammi godere, voglio essere la tua troia segreta” e venni con uno schizzo che le riempì la bocca e lei la inghiottì. Cavolo! Questa era mia suocera, la più grande fortuna che mi sia capitata nella vita.
scritto il
2025-11-15
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