Ricorrenza

di
genere
incesti

Ieri sera mia mamma non aveva voglia di scopare. Succede sempre più spesso, da quando siamo rimaste sole.
Io mi definisco una donna, anche se ho il pene. Ma non importa, perché sono lesbica.
Stasera io e lei giochiamo agli amanti. È un gioco che avanti da tanto, tanto tempo. Sta ormai diventando come una droga, una dipendenza quasi impossibile da estirpare.
Così siamo di nuovo qua, sedute al nostro tavolo, a cenare in questa sera d'Ottobre inoltrato.
Casa sua è piena zeppa di ricordi. Di noi e di lui. Mi salgono nella mente tutte quelle stagioni passate insieme e le intemperie del cuore che hanno imbrattato queste pareti di carta da parati. Fiori stilizzati su sfondo verdognolo.Terribile. Ma che ci appartengono, in qualche modo. Fuori, il vento soffia contro le tapparelle, nascosto nel buio di una serata agitata che presto troverà pace nella notte.
Mia mamma ride e io la seguo, entrambe già ubriache della nostra febbre d'euforia.
Io sono una delle poche che la capiscono fino in fondo. E non solo perché sono suo figlio. Sono sempre stata sensibile. Soffro con lei e gioisco con lei, quando mi racconta le sue storie. E lei, da mamma, mi consola e mi fa sentire che per me ci sarà sempre. Vicina. Vicine. Come adesso.
Le afferro una mano. Sento che si sta muovendo qualcosa dentro di me. La sua carne è calda e arrendevole. Il mio pene sta crescendo da sotto i pantaloni. Se fossi stata donna, sarei ormai tutta bagnata.
Lei adesso non parla più, e mi osserva. I suoi occhi un poco spiritati e curiosi le conferiscono un'aria sensuale e maliziosa. Attende una mia mossa. Anch'io adesso taccio, e la fisso negli occhi. In silenzio ascoltiamo i Black Sabbath in sottofondo. Ma è un silenzio elettrico, carico di aspettative.
Ci intrecciamo le dita, stringendo piano. È giunto il momento, lo sappiamo entrambe.
Lei si alza e si dirige lentamente verso la zona soggiorno. Si appoggia alla testata del divano con i gomiti e mi si offre da dietro. China la testa in avanti e attende che io faccia la mia mossa, sempre la stessa, da consuetudine.
Le alzo la gonna del vestitino azzurro, fino ai gancetti del reggiseno, rivelando la sua schiena nuda e il suo culo. Non si è messa le mutandine, naturalmente. Sapeva già che oggi era quel giorno speciale del mese.
Ha sempre un bel corpo, sorprendentemente tonico per la sua età, considerato il fatto che non fa sport. Quel suo corpo gliel'ho sempre invidiato. Corpo di donna.
Le piantello la cappella contro le sue grandi labbra, e poi spingo. La sua fica è stretta e arida. Non mi è facile entrare, tanto che sulle prime penso di aver sbagliato buco.
《Tutto ok?》le domando 《oggi non hai voglia?》
《No, no, non ti preoccupare, continua ti prego.》
È palese che c'è qualcosa che non va, lo so perché le capita ogni tanto. D'altronde questo è il giorno in cui lui l'ha lasciata. Mio padre, il suo uomo. Oggi è la ricorrenza mensile che celebriamo, per non dimenticare. La rabbia, l'amore perduto e la sofferenza subita. E allora facciamo sesso alla pecorina, come piaceva tanto a lui. Ogni mese, al quindici del mese.
Ma io sono anche un egoista, e me ne vanto. Così non cerco nemmeno un pochino di consolarla. Non mi fermo, non ne ho voglia. Ho solo voglia invece adesso di entrare in lei a tutti i costi.
Voglio possederla. In me sta montando inesorabilmente un desiderio carnale di violare quella fica che mi ha messo al mondo. Come piaceva a lui. Come l'ha fatto lui, più e più volte. E allora la rabbia diventa desiderio, e la voglia eccitazione.
Cerco perciò qualcosa per lubrificare, ma non trovo niente a portata di mano. Allora decido di usare la saliva: sputo sopra il mio cazzo e ci riprovo. Con scarsi risultati, ancora. Ripeto l'operazione di prima e spingo un poco più forte. Meglio. È entrato, almeno fino a metà. Inizio allora ad andare avanti e indietro, cercando di penetrare più a fondo ad ogni spinta. La sua fica è ancora parecchio asciutta, anche se inizio a sentire che lei sta respirando sempre più affannosamente.
Infatti, da lì a poco, percepisco una maggiore lubrificazione della sua vagina. E allora via: inizio a muovere il bacino avanti e indietro, con sempre più veemenza. Sbatto contro le sue natiche, ad ogni affondo più forte degli altri, e lei allora emette brevi gridolini che muoiono in un sospiro profondo a bocca aperta. Carne contro carne. Rumore di pelle che viene percossa e martellata. Il mio membro ormai scivola dentro di lei senza più alcuno sforzo. E mia mamma accompagna ondeggiante i miei movimenti, segno che sta apprezzando sempre di più. Anche se non sono ancora sicuro che si sia lasciata andare completamente.
Le afferro i fianchi e accompagno il movimento. Le mie mani affondano nella sua carne e i miei palmi apprezzano il tatto della sua pelle ancora fresca, nonostante l'età.
I suoi capelli, poi. Fiori di pesco che ballano al vento. È il profumo del suo balsamo, probabilmente; si sarà lavata i capelli prima di cena.
《Ti piace? Continuo? Mi fermo?》la provoco io, rallentando giusto quel tanto per farle presagire l'ipotesi di una fine. Magari effettivamente oggi non ne ha voglia: capitano giornate no, durante le quali è meglio non abusare del fato.
《No, no, tesoro, ti prego non fermarti. Adesso ti sento bene...》
Le accarezzo la schiena, morbida e sinuosa. Si sta muovendo come un serpente, cercando il mio cazzo da far scomparire in mezzo alle sue chiappe. Mi fermo e adesso è lei che mi scopa, andando avanti e indietro, piano piano, gustando ogni cellula del mio arnese dentro di lei.
Vorrei io essere scopato da me!
Mi accarezzo il culo con la mano. Poi mi fermo, estraggo il pene e ci piazzo dentro la sua fica il medio, per umettarlo bene. Mia mamma gira la testa e mi guarda con fare interrogativo.
《Non è niente, adesso continuo. Ecco》la rassicuro immediatamente, e riprendo a pomparla.
Nel frattempo riporto la mano al mio didietro, e mssaggio piano, mentre continuo a spingere forte il mio sesso dentro mia mamma. Infilo due dita nel taglio e cerco il mio ano. Massaggio. Punto il medio tutto umido ancora degli umori di mia mamma e poi spingo, finché mi entra in culo. Provo piacere a sentire il mio dito stretto lì dentro. Lo voglio mantenere così fino alla fine perché so che un questo modo l'orgasmo è migliore, godo di più.
Sento che sto per venire, così avviso mia mamma per tempo. Esco e attendo impaziente, con il cazzo fremente trattenuto in mano. Lei si volta veloce e si inginocchia, tirandosi indietro i capelli con le mani.
《Ecco, così...così...》Le sborro quasi subito in faccia, imbrattandole gli occhi, la fronte e le guance. Poi, come da rito, prendo il telefono e le faccio una foto per immortalare questo momento e aggiungerlo agli altri. Un'altra foto che andrà nel nostro archivio segreto, custodito gelosamente in una memoria esterna protetta da password.
scritto il
2025-11-11
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