La macchina
di
Mercante di parole
genere
etero
La macchina
La serata è finita è stiamo tornando a casa. Lui, ovviamente, è alla guida.
Mi piace vederlo guidare. Per la maggior parte del tempo è una sagoma oscura di cui conosco perfettamente la silhouette. Il cranio rasato, la montatura degli occhiali. Più in basso il pizzetto. Il petto grande, la pancia prominente che il trovo terribilmente sexy le sua gambe muscolose.
Gli occhi fissi sulla strada per vincere la difficoltà che hanno i miopi di guidare di notte. La mano sul cambio. Le sue nocche appena illuminate dalla luce blu dell'impianto stereo.
Io sono seduta. Quasi accoccolata sul sedile, la testa appoggiato alla cintura di sicurezza.
Ci fermiamo ad un semaforo. Lui si volta e mi guarda. E mi becca con lo sguardo adorante. Mi sorride, inserisce la marcia e ripartiamo. Ma ora la sua mano non torna sul cambio, ma sulle mie gambe. Poco sopra il ginocchio con le dita rivolte verso l'interno. È una mossa che i maschi hanno iscritta nel DNA come i peli sul viso e la masturbazione adolescenziale. Non devono imparare a farlo. Lo sanno già appena nati. È una questione di imprinting.
A me quel gesto, così automatico così innocente, fa partire una scarica elettrica al cervello. E mi spinge a giocare.
Mi tiro un po su il vestito. Scoprendo un dieci centimetri buoni di pelle. Lui si è accorto del movimento. E quando il lampo di un lampione gli illumina il viso lo vedo sorridere compiaciuto. Lui non mi vede ma io faccio la faccia la bambina innocente.
La sua mano si sposta. Conquista quei dieci centimetri di pelle nuda. E si ferma. In attesa di vedere come continua il gioco.
Io sono decisa a osare di più e sollevo ancora il vestito. Ora l'orlo corrisponde con il limite del mio intimo. Sembra quasi una di quella minigonne giropassera degli anni 90.
Le truppe delle sue dita occupano solerti il territorio lasciato libero dalle truppe del mio vestito che sono battute in ritirata. Il suo mignolo sfiora il mio sesso. Forse può percepire l'umido tra le mie cosce.
Mi preparo per l'assalto finale. Il vestito è ora arrotolato alla mia vita. Gli slip unico diaframma fra le sue mani e il mio sesso bagnato di rugiada. Istintivamente allargo un pò le gambe per facilitargli la manovra.
Evidentemente deve fare caldo anche delle sue parti perché lo vedo muoversi sul sedile. Probabilmente il suo caxxo si è gonfiato e ora è in lotta con la stoffa dei bóxer e dei pantaloni. Lui vorrebbe aggiustarselo ma non vuole mollare la presa fra le mie cosce e non può mollare il volante.
Mentre faccio queste considerazioni mi accorgo che autonomamente una mano da sopra il vestito sta pizzicano uno dei capezzoli eretti.
Finalmente la sua mano si muove. E le sue dita iniziano ad accarezzare il tessuto bagnato dei miei slip. È una dolcissima tortura. Non è ancora il contatto che desidero ma è meglio che niente. Emetto un lungo sospiro e mi abbandono sul sedile.
Le sue dita si fanno più intraprendenti e iniziano a muoversi più decisamente, accarezzandomi le labbra bagnate.
Ma il bastardo non vuole superare la barriera degli slip. So cosa vuole. Lo conosco. Vuole che glielo offra.
Inarcandomi sul sedile mi sfilo gli slip. Ora il sesso assapora l'aria fresca di inizio estate e il profumo della mia voglia satura l'abitacolo nonostante i finestrini mezzi aperti.
Le mia chiappe nude riprendono il contatto con il sedile mentre allargo oscenamente le cosce. Ho il fiatone e le mani hanno tirato fuori le tette dal vestito.
Si muovono sicure esplorando la mia intimità, trovando punti di piacere ormai dimenticati. Al concerto del piacere si aggiunge il suono liquido del mio sesso fradicio e il gorgheggio dei miei gemiti.
È troppo anche per lui. Sento la macchina rallentare e poi fermarsi. Le sue mani mi abbandonano per un attimo. Sento lo scatto della cintura di sicurezza. Prima la sua poi la mia. E finalmente lui è su di me.
parte 2
La sua mano è di nuovo sul mio sesso ma stavolta più sicura e profonda. Un'altra mano artiglia il mio seno nudo mentre la sua bocca percorre il mio collo.
Ora che lui si dedica al mio piacere io voglio dedicarmi a lui. E voglio liberare quel dolce prigioniero dalla sua gabbia.
Allungo la mia mano sotto di lui fino ad arrivare alla sua patta gonfia. Dalla foga che ci mette sento che gli piace.
Pur con la mente annebbiata dalle ondate di piacere che le sue dita provocano nel mio sesso, riesco a sbottonare i pantaloni e a prenderlo in mano.
Inizio a s€g@rlo velocemente quanto più me lo permette la ristrettezza degli spazi. Lui grugnisce e mi fa spazio.
Staccandosi da me gli viene l'idea: reclina i sedili e la sua auto diventa la nostra piccola alcova.
Come ha fatto a non pensarci prima?
Mentre ci sistemiamo mi guardo intorno: buio tutto intorno. Poche luci in lontananza. Chissà dove cazzo mi ha portata....
Ma non mi importa. Ciò che voglio in questo momento è lui.
parte 3
Ora voglio essere io a condurre il gioco. Lo faccio stendere e gli sfilo pantaloni e boxer. La sua virilità che fino a poco prima avevo stimolata con la mano, preme sulla sua pancia.
La impugno con forza gustandomi il contatto con la sua rigidità. Lo nuovo ancora guardandolo. Lui è perso, ha la testa appoggiata, gli occhi chiusi e si gode il momento. Anche se volesse la quasi totalità oscurità nella quale siamo immersi non gli consentirebbe di vedere nulla.
E quindi si perde l'immagine della mia bocca che si apre per accogliere il suo membro.
Ne trattengo la punta dentro per qualche secondo per saggiarne la consistenza.
Poi inizio a muovere la mia lingua e a succhiarlo. Dalla sua bocca esce un gemito gutturale.
La mia testa si muove mentre le mie labbra scorrono veloci sulla sua asta eretta.
Voglio farlo morire. Voglio fargli provare qualcosa che non ha mai provato prima. Voglio renderlo schiavo dei miei piaceri.
Per questo lo tiro fuori e inizio a solleticare la punta con la lingua andando a stimolare quei punti che so più sensibili. Ciò che ho fra le mani e un pezzo di marmo e la mia lingua e lo scalpello di Canova che ne crea le venature.
Prima ancora che bocca e lingua ci sto mettendo l'anima in questo p*mp*no.
Lui sotto di me mormora frasi incomprensibili, totalmente perso.
La mia micia, completamente fradicia, richiede le attenzioni che le sono state tolte poco tempo prima. È aperta, vogliosa e affamata.
Ma questa volta non basteranno le sue dita.
Mi muovo nello stretto spazio dell'abitacolo e porto i nostri sessi ad essere uno di fronte all'altro. Sono a cavalcioni su di lui, ma gli volto le spalle.
Prendo il suo scettro duro fra le mani e lo stimolo ancora un pó. Me lo passo sulle labbra del sesso così che la punta si bagni a dovere e picchietto la c@pp€lla sul mio clit0rid€ gonfio.
Ma ora basta non voglio più aspettare. Lo voglio dentro di me.
Mi calo lentamente su di lui lasciando che la sua spada mi trafigga dolcemente le viscere. E poi inizio un movimento lento, un dondolio perverso. Ruoto il bacino per gustarmelo appieno sapendo che questo lo farà impazzire.
La voglia prende rapidamente il sopravvento e i colpi diventano più rapidi e profondi. La macchina è piena dei nostri gemiti.
La mia micia si contrae ritmicamente sul suo sesso duro allo spasimo. Ancora pochi colpi...
L'orgasmo mi assale con la forza di un uragano e grido tutto il mio piacere, mentre lui dentro di me scarica tutto il suo maschio piacere in fiotti bollenti.
Rimaniamo incastrati così qualche tempo.
Poi mi sfilo dalla mia cavalcatura e mi posiziono al suo fianco.
Silenzio. Solo i nostri respiri.
- Siete stato fantastico mio prode cavaliere
- Servo vostro, mia regina
Fine
Tutti i diritti riservati
La serata è finita è stiamo tornando a casa. Lui, ovviamente, è alla guida.
Mi piace vederlo guidare. Per la maggior parte del tempo è una sagoma oscura di cui conosco perfettamente la silhouette. Il cranio rasato, la montatura degli occhiali. Più in basso il pizzetto. Il petto grande, la pancia prominente che il trovo terribilmente sexy le sua gambe muscolose.
Gli occhi fissi sulla strada per vincere la difficoltà che hanno i miopi di guidare di notte. La mano sul cambio. Le sue nocche appena illuminate dalla luce blu dell'impianto stereo.
Io sono seduta. Quasi accoccolata sul sedile, la testa appoggiato alla cintura di sicurezza.
Ci fermiamo ad un semaforo. Lui si volta e mi guarda. E mi becca con lo sguardo adorante. Mi sorride, inserisce la marcia e ripartiamo. Ma ora la sua mano non torna sul cambio, ma sulle mie gambe. Poco sopra il ginocchio con le dita rivolte verso l'interno. È una mossa che i maschi hanno iscritta nel DNA come i peli sul viso e la masturbazione adolescenziale. Non devono imparare a farlo. Lo sanno già appena nati. È una questione di imprinting.
A me quel gesto, così automatico così innocente, fa partire una scarica elettrica al cervello. E mi spinge a giocare.
Mi tiro un po su il vestito. Scoprendo un dieci centimetri buoni di pelle. Lui si è accorto del movimento. E quando il lampo di un lampione gli illumina il viso lo vedo sorridere compiaciuto. Lui non mi vede ma io faccio la faccia la bambina innocente.
La sua mano si sposta. Conquista quei dieci centimetri di pelle nuda. E si ferma. In attesa di vedere come continua il gioco.
Io sono decisa a osare di più e sollevo ancora il vestito. Ora l'orlo corrisponde con il limite del mio intimo. Sembra quasi una di quella minigonne giropassera degli anni 90.
Le truppe delle sue dita occupano solerti il territorio lasciato libero dalle truppe del mio vestito che sono battute in ritirata. Il suo mignolo sfiora il mio sesso. Forse può percepire l'umido tra le mie cosce.
Mi preparo per l'assalto finale. Il vestito è ora arrotolato alla mia vita. Gli slip unico diaframma fra le sue mani e il mio sesso bagnato di rugiada. Istintivamente allargo un pò le gambe per facilitargli la manovra.
Evidentemente deve fare caldo anche delle sue parti perché lo vedo muoversi sul sedile. Probabilmente il suo caxxo si è gonfiato e ora è in lotta con la stoffa dei bóxer e dei pantaloni. Lui vorrebbe aggiustarselo ma non vuole mollare la presa fra le mie cosce e non può mollare il volante.
Mentre faccio queste considerazioni mi accorgo che autonomamente una mano da sopra il vestito sta pizzicano uno dei capezzoli eretti.
Finalmente la sua mano si muove. E le sue dita iniziano ad accarezzare il tessuto bagnato dei miei slip. È una dolcissima tortura. Non è ancora il contatto che desidero ma è meglio che niente. Emetto un lungo sospiro e mi abbandono sul sedile.
Le sue dita si fanno più intraprendenti e iniziano a muoversi più decisamente, accarezzandomi le labbra bagnate.
Ma il bastardo non vuole superare la barriera degli slip. So cosa vuole. Lo conosco. Vuole che glielo offra.
Inarcandomi sul sedile mi sfilo gli slip. Ora il sesso assapora l'aria fresca di inizio estate e il profumo della mia voglia satura l'abitacolo nonostante i finestrini mezzi aperti.
Le mia chiappe nude riprendono il contatto con il sedile mentre allargo oscenamente le cosce. Ho il fiatone e le mani hanno tirato fuori le tette dal vestito.
Si muovono sicure esplorando la mia intimità, trovando punti di piacere ormai dimenticati. Al concerto del piacere si aggiunge il suono liquido del mio sesso fradicio e il gorgheggio dei miei gemiti.
È troppo anche per lui. Sento la macchina rallentare e poi fermarsi. Le sue mani mi abbandonano per un attimo. Sento lo scatto della cintura di sicurezza. Prima la sua poi la mia. E finalmente lui è su di me.
parte 2
La sua mano è di nuovo sul mio sesso ma stavolta più sicura e profonda. Un'altra mano artiglia il mio seno nudo mentre la sua bocca percorre il mio collo.
Ora che lui si dedica al mio piacere io voglio dedicarmi a lui. E voglio liberare quel dolce prigioniero dalla sua gabbia.
Allungo la mia mano sotto di lui fino ad arrivare alla sua patta gonfia. Dalla foga che ci mette sento che gli piace.
Pur con la mente annebbiata dalle ondate di piacere che le sue dita provocano nel mio sesso, riesco a sbottonare i pantaloni e a prenderlo in mano.
Inizio a s€g@rlo velocemente quanto più me lo permette la ristrettezza degli spazi. Lui grugnisce e mi fa spazio.
Staccandosi da me gli viene l'idea: reclina i sedili e la sua auto diventa la nostra piccola alcova.
Come ha fatto a non pensarci prima?
Mentre ci sistemiamo mi guardo intorno: buio tutto intorno. Poche luci in lontananza. Chissà dove cazzo mi ha portata....
Ma non mi importa. Ciò che voglio in questo momento è lui.
parte 3
Ora voglio essere io a condurre il gioco. Lo faccio stendere e gli sfilo pantaloni e boxer. La sua virilità che fino a poco prima avevo stimolata con la mano, preme sulla sua pancia.
La impugno con forza gustandomi il contatto con la sua rigidità. Lo nuovo ancora guardandolo. Lui è perso, ha la testa appoggiata, gli occhi chiusi e si gode il momento. Anche se volesse la quasi totalità oscurità nella quale siamo immersi non gli consentirebbe di vedere nulla.
E quindi si perde l'immagine della mia bocca che si apre per accogliere il suo membro.
Ne trattengo la punta dentro per qualche secondo per saggiarne la consistenza.
Poi inizio a muovere la mia lingua e a succhiarlo. Dalla sua bocca esce un gemito gutturale.
La mia testa si muove mentre le mie labbra scorrono veloci sulla sua asta eretta.
Voglio farlo morire. Voglio fargli provare qualcosa che non ha mai provato prima. Voglio renderlo schiavo dei miei piaceri.
Per questo lo tiro fuori e inizio a solleticare la punta con la lingua andando a stimolare quei punti che so più sensibili. Ciò che ho fra le mani e un pezzo di marmo e la mia lingua e lo scalpello di Canova che ne crea le venature.
Prima ancora che bocca e lingua ci sto mettendo l'anima in questo p*mp*no.
Lui sotto di me mormora frasi incomprensibili, totalmente perso.
La mia micia, completamente fradicia, richiede le attenzioni che le sono state tolte poco tempo prima. È aperta, vogliosa e affamata.
Ma questa volta non basteranno le sue dita.
Mi muovo nello stretto spazio dell'abitacolo e porto i nostri sessi ad essere uno di fronte all'altro. Sono a cavalcioni su di lui, ma gli volto le spalle.
Prendo il suo scettro duro fra le mani e lo stimolo ancora un pó. Me lo passo sulle labbra del sesso così che la punta si bagni a dovere e picchietto la c@pp€lla sul mio clit0rid€ gonfio.
Ma ora basta non voglio più aspettare. Lo voglio dentro di me.
Mi calo lentamente su di lui lasciando che la sua spada mi trafigga dolcemente le viscere. E poi inizio un movimento lento, un dondolio perverso. Ruoto il bacino per gustarmelo appieno sapendo che questo lo farà impazzire.
La voglia prende rapidamente il sopravvento e i colpi diventano più rapidi e profondi. La macchina è piena dei nostri gemiti.
La mia micia si contrae ritmicamente sul suo sesso duro allo spasimo. Ancora pochi colpi...
L'orgasmo mi assale con la forza di un uragano e grido tutto il mio piacere, mentre lui dentro di me scarica tutto il suo maschio piacere in fiotti bollenti.
Rimaniamo incastrati così qualche tempo.
Poi mi sfilo dalla mia cavalcatura e mi posiziono al suo fianco.
Silenzio. Solo i nostri respiri.
- Siete stato fantastico mio prode cavaliere
- Servo vostro, mia regina
Fine
Tutti i diritti riservati
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