Estate 2025 - 02 - Il fotografo

di
genere
esibizionismo

Il sole è lo stesso di ieri, rovente e implacabile, ma l’aria è diversa, densa e carica, come se la spiaggia intera sapesse di Ciàpa e delle sue dita callose affondate nella fica bagnata di Alessia. C’è tensione tra me e lei, un formicolio sotto la pelle che mi fa pulsare il cazzo solo a ripensarci, la gelosia che ribolle mista a un’eccitazione che non riesco a spegnere. «Ti rendi conto che ti sei fatta palpare la fica da uno sconosciuto davanti a mezzo litorale?» dico, cercando di ironizzare, ma la voce mi esce roca e incerta, il cuore che martella mentre rivivo quelle dita ruvide su di lei, è mia moglie, cazzo, dovrei essere arrabbiato, invece…

Alessia fissa il mare piatto con le ginocchia raccolte al petto, i seni nudi che si alzano e abbassano a ogni respiro. «Tu me l’hai lasciato fare, no? Potevi fermarmi quando volevi…» risponde tranquilla, senza voltarsi, la voce bassa. Poi aggiunge, quasi sussurrando: «Se tornasse Ciàpa oggi, lo lasceresti andare fino in fondo? Lo lasceresti scoparmi qui sull'asciugamano?» La domanda mi colpisce come un pugno allo stomaco, il sangue che pompa forte nelle vene, diviso tra la che mi fa stringere i pugni e un desiderio complice, oscuro, che mi fa gonfiare il cazzo nel costume, eccitato all’idea di guardarla aprirsi a un altro, il suo corpo che trema di piacere non solo con me.

Non riesco a rispondere, la gola secca. All'improvviso lo vedo: un vecchio magro e calvo, sui settant’anni, seduto sotto un ombrellone beige sdrucito. Ha un giornale aperto sulle ginocchia, ma non legge una riga; il telefono è sollevato con mano tremante, puntato dritto su Alessia. Scatta una foto. Finge di sistemare il giornale, scatta di nuovo.

Lei lo nota nello stesso istante, i suoi occhi che si socchiudono furbi, ma non si copre con le mani o il telo. Inspira piano, profonda, i seni che si gonfiano orgogliosi, e invece di ritrarsi si stende sul telo con movimenti lenti e deliberati, il corpo offerto al sole e all’obiettivo invisibile. «Allora? Questo vecchio che mi fotografa?... lo fermiamo o lo lasciamo fare?» mi sussurra, occhi chiusi, un sorrisetto sulle labbra. Era una domanda retorica.

Si solleva su un gomito, poi si mette in piedi lentamente, il pollice aggancia l’orlo dello slip e lo abbassa piano, rivelando quasi completamente la fica depilata, le labbra già gonfie e umide di eccitazione. «Vuoi che lo faccia divertire un po’?» dice piano.

Senza aspettare la mia risposta si incammina verso il bagnasciuga con passi lenti, i fianchi larghi che ondeggiano, il culo pieno e tondo esposto dallo slip abbassato. Alza le braccia al cielo, stiracchiandosi con un movimento fluido, i seni pieni che si tendono alti, sobbalzando appena.

Raggiunge il bagnasciuga e si ferma un istante, voltandosi verso il vecchio fotografo. Lo fissa, un lampo di sfida negli occhi, poi si gira di nuovo verso il mare. Con un gesto lento, si passa una mano sui seni, sfiorando i capezzoli con le dita, poi scivola lungo il ventre, fermandosi appena sopra lo slip, come a stuzzicare l’idea di abbassarlo ancora. Il vecchio stringe il telefono, il viso arrossato, le mani che tremano mentre scatta, incapace di distogliere lo sguardo.

Si tuffa nell’acqua tiepida, il corpo che si immerge inghiottito dalle onde. Riemerge dopo pochi secondi, nuota con movimenti languidi, le braccia che tagliano l’acqua. Si gira sul dorso, facendo il morto, il corpo che galleggia leggero, i seni che spuntano appena sopra la superficie, i capezzoli duri che catturano la luce, il ventre che si alza e si abbassa al ritmo del suo respiro lento. L’acqua la accarezza e lei si lascia andare, spalancando le gambe appena, lo slip che scivola ancora più in basso, rivelando il contorno del sesso, un’ombra provocante sotto la superficie trasparente. Si tuffa di nuovo, scomparendo sott’acqua, poi riemerge con un movimento fluido, i capelli bagnati che le aderiscono alla schiena come seta.

Per dieci interminabili minuti gioca con il mare come se fosse un palcoscenico. Si alza in piedi nell’acqua bassa, le onde che le lambiscono le cosce, e si passa le mani sul corpo, strofinando la pelle come per lavare via il sudore, ma il gesto è lento, sensuale, le dita che indugiano sui seni. Si china in avanti, il culo tondo che emerge dall’acqua, lo slip che scivola ancora, mostrando la linea delicata del sesso, poi si gira verso il vecchio, assicurandosi che il suo telefono catturi ogni dettaglio.

Due ragazzi poco lontano smettono di parlare, gli occhi fissi su di lei, uno sussurra qualcosa, l’altro ride eccitato.

Esce dall’acqua con una lentezza calcolata, il corpo lucido e grondante, ogni passo che lascia impronte bagnate sulla sabbia bollente. Lo slip è scivolato troppo in basso, la fica quasi del tutto esposta, un invito sfacciato che fa arrossire il vecchio sulla sdraio. Lui si irrigidisce, il telefono sospeso a mezz’aria, il viso paonazzo sotto la calvizie, in bilico tra il desiderio di nascondersi e l’urgenza di scattare ancora. Alessia cammina dritta verso di lui, le gocce d’acqua che scivolano lungo i seni, giù per il ventre, raccogliendosi in rivoli che brillano sull’inguine.

Si ferma davanti a lui, indica il telefono con un dito. «Scusi, mi stava fotografando?» gli chiede sfrontata, si siede accanto sulla sdraio cigolante, il suo seno nudo che sfiora il braccio ossuto di lui. Prende il telefono dalle sue mani tremanti, sfoglia le foto una ad una con il dito lento. «Queste sono belle... ma ne vuoi di meglio, vero? Tipo da vicino?» Ride piano, si avvicina di più, il seno morbido e pesante premuto contro il suo fianco magro, il braccio intorno alle sue spalle curve. «Facciamo un selfie insieme?» dice, alzando il telefono, e click – la sua faccia da nonnino eccitato accanto al suo sorriso malizioso, i seni schiacciati contro di lui. Il vecchio capisce di poter osare: la mano cauta, venosa, esita un istante, il respiro corto, poi si posa sulla curva del seno, palpando piano la carne calda e bagnata, le dita rugose che tremano mentre sentono il peso sotto il palmo. Lei non si sposta, inarca il petto con un movimento lento. «Dai, accarezzami come si deve, facciamo una bella foto,» sussurra. Lui stringe il capezzolo con il pollice, pizzicandolo piano, poi con più decisione, il respiro che si fa affannoso, gli occhi fissi su di lei come se non credesse a ciò che sta succedendo.

Click dopo click, lei abbassa ancora lo slip, la fica nuda al sole, labbra rosse e gonfie che si aprono leggermente, umide e invitanti. «Scatta ora, cattura tutto,» dice ridendo, e lui lo fa, una foto tremante ma esplicita, il fiato corto come se stesse per avere un infarto, gli occhi fissi sul suo sesso depilato.

Lei gli stampa un bacio sulla guancia raggrinzita, un gesto quasi intimo. «Grazie, nonno, sei stato bravo,» ride. Lui balbetta qualcosa di incomprensibile, raccoglie la borsa con mani malferme e se ne va zoppicando verso la strada, il telefono stretto al petto, eccitato e stordito.

Torna da me, il corpo ancora brillante d’acqua e sudore, si siede sul telo con le gambe aperte. «Allora, com’è andata?» chiedo rauco, la voce incrinata dalla gelosia. «Era simpatico,» dice naturale, come se avesse chiacchierato del tempo. «L’ho fatto felice, no? Poverino, chissà da quanto non toccava una donna, mi sono anche fatta spedire le foto, così ce le guardiamo insieme» aggiunge con gli occhi brillanti di eccitazione. Si alza senza fretta, lo slip abbassato che non copre niente, il culo praticamente esposto mentre cammina verso il mare, i seni sobbalzano liberi. «Vieni a fare un bagno?»

Non rispondo, mi limito a seguirla: l’acqua ci arriva appena alla vita quando Alessia mi afferra per la nuca, tirandomi verso di lei. La sua bocca trova la mia in un bacio appassionato, le labbra salate che premono con forza, la lingua che scivola profonda, bagnata.

Le sue mani scivolano sulla mia schiena, poi afferrano il mio culo, tirandomi contro di lei finché il mio cazzo eretto preme sul suo pube. «Scopami ora, amore,» sussurra al mio orecchio, la voce bassa e urgente, guidando la mia mano sullo slip. Sento la sua fica gonfia e fradicia, le labbra intime calde e scivolose sotto le dita. Sposto il costume di lato, e il mio cazzo scivola dentro di lei con una spinta decisa.

La prendo con spinte lente ma profonde, il suono delle onde che si mescola ai suoi gemiti. I suoi seni pieni si schiacciano contro il mio petto. «Così, più dentro, scopami,» ansima, le cosce che si stringono attorno ai miei fianchi, spingendomi più a fondo. Accelero, le spinte più forti, il clitoride che sfrega contro di me, il suo corpo che trema a ogni affondo. Due ragazzi sulla spiaggia ci fissano, uno grida qualcosa, l’altro ride.

Il suo orgasmo arriva come un’onda, i muscoli che si contraggono attorno al mio cazzo, stringendomi in una morsa. Trema, un gemito roco che echeggia nell’acqua, il corpo teso contro il mio. Esplodo dentro di lei, schizzi caldi che la riempiono, colando misto all’acqua salmastra, un rivolo che brilla sotto il sole. «Sei mio,» sussurra, i capelli bagnati sul viso arrossato, gli occhi che brillano, bellissima. Mi bacia ancora, un bacio lento, le labbra salate che si fondono con le mie. Restiamo lì, intrecciati, il respiro che rallenta, la pelle bollente nell’acqua tiepida.

Usciamo dall’acqua, rivoli che colano dai corpi, il mio seme che le scivola piano dalla fica gonfia lungo l’interno coscia. Sguardi ci inseguono: due ragazze sussurrano «Cazzo, l’ha scopata in acqua», uno ride «Porcamiseria! l'hanno fatto davvero.» Una signora borbotta qualcosa, il suo uomo sorride complice. Alessia si sdraia sull’asciugamano, sfrontata. Io mi siedo accanto, lo sguardo perso verso il mare: ieri Ciàpa con le sue dita dentro di lei, oggi questo vecchio che l’ha palpata e fotografata nuda, cosa sta succedendo? La gelosia mi tormenta, ma vederla così spudorata mi fa ribollire il sangue...


scritto il
2025-10-28
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