Matilde
di
apollineo
genere
confessioni
Quella sera mi aveva mandato un messaggio semplice:
“Ho voglia di raccontarti qualcosa. Vieni.”
Quando ha aperto la porta, la storia era già cominciata.
Matilde indossava una sottoveste argentata, di raso leggero, lucida e sfacciata come la sua pelle nuda sotto.
La scollatura profonda lasciava scoperta gran parte del seno — non per caso, ma per intenzione.
Era truccata appena, ma con precisione: rossetto scuro, occhi marcati, capelli liberi sulle spalle come una dichiarazione d’indipendenza.
Mi ha guardato un secondo, poi ha sorriso.
«Non toglierti le scarpe. Non resterai in piedi a lungo.»
Si è girata, lasciandomi il passo.
E mentre camminava verso il salotto, la veste si muoveva come un sipario pronto ad aprirsi.
Io l’ho seguita. Senza fare domande.
“Ho voglia di raccontarti qualcosa. Vieni.”
Quando ha aperto la porta, la storia era già cominciata.
Matilde indossava una sottoveste argentata, di raso leggero, lucida e sfacciata come la sua pelle nuda sotto.
La scollatura profonda lasciava scoperta gran parte del seno — non per caso, ma per intenzione.
Era truccata appena, ma con precisione: rossetto scuro, occhi marcati, capelli liberi sulle spalle come una dichiarazione d’indipendenza.
Mi ha guardato un secondo, poi ha sorriso.
«Non toglierti le scarpe. Non resterai in piedi a lungo.»
Si è girata, lasciandomi il passo.
E mentre camminava verso il salotto, la veste si muoveva come un sipario pronto ad aprirsi.
Io l’ho seguita. Senza fare domande.
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