Stregati dalla luna d’oro: incontro bollente alla festa aziendale
di
Gold
genere
confessioni
La festa aziendale è ormai una tradizione. Sancisce la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Ci sono clienti, sponsor, istituzioni. Tutti con il sorriso stampato. E poi noi dipendenti, che facciano da coreografia. Ci siamo, ma non dobbiamo dare nell’occhio. La cornice insomma di un quadro che deve apparire perfetto. Da sempre il bello di questa serata aziendale arriva in coda, quando i vertici salutano e il dj fa ballare chi rimane. Quest’anno però la location è diversa dalla tradizione. La festa è nei capannoni dell’azienda. Non c’è dress code ma è una serata elegante. E fa sempre effetto vedere colleghi e colleghe fuori dal contesto lavorativo di ogni giorno. Tacchi, trucco, scollature e… oro. Sì, oro, quello della gonna di Andrea, la collega inarrivabile. É un flash che acceca. Il tacco è alto, ma non altissimo e di classe. La camicia bianca illuminante come il sorriso, aperta non troppo ma neanche troppo poco. Lascia intravedere un reggiseno lavorato. Naturalmente bianco. La saluto senza far mancare un apprezzamento per l’outfit che colpisce per semplicità, eleganza e capacità di provocare. Si dice che ogni abito rappresenti chi lo indossi. E per Andrea è sicuramente vero. Anche in t-shirt bianca riesce ad essere elegante, raffinata e sensuale. É una bella donna ed non nascondo sia stata al centro delle mie fantasie. Ricordate la canzone degli 883 la Regina del celebrità? Ecco. Andrea è lei. Ci salutiamo in mezzo a decine di persone, dai colleghi che vedi in giacca e cravatta una volta all’anno, alle colleghe con tacchi troppo appariscenti e Rossetti troppo accesi. E poi i clienti che sono i primi a buttarsi sul buffet con gli uomini - la maggior parte in abito e camicia aperta - che offrono flûte di bollicine. Io ho ho un abito chiaro e la cravatta. “Bello l’accostamento” mi dice Andrea mentre in dieci brindiamo all’autunno che sarà. La serata passa nemmeno troppo velocemente. Un’ora solo per presentare i piani aziendali e i nuovi progetti. L’obiettivo è arrivare alle 22.30 quando tutti gli ospiti, suddivisi in gruppo, saranno accompagnati a vedere la produzione. E con i primi gruppi salutano anche i vertici aziendali che con la scusa di muoversi salutano e se ne vanno. Ed ecco che la sala principale si svuota e rimaniamo una cinquantina. Dj da una parte, due cantanti dall’altra per un mix di musica che finalmente scioglie quel clima da primo giorno di scuola terribilmente noioso. Balliamo in tanti, quasi tutti colleghi anche se non degli stessi uffici. Andrea c’è. La guardo da lontano mentre segue il ritmo con gli occhi chiusi e la mano alta. Si fa trasportare dalla musica e diventa ancora più intrigante. Mi metto davanti a lei ballando una canzone degli anni 80. La faccio girare due volte, un paio di movimenti miei da disco degli anni 80 e poi mi avvicino. “Sei veramente bellissima” le dico ad un orecchio. Sorride. Ed é questo che la rende inarrivabile. Quel velo di mistero che avvolge le sue emozioni. Ballo con altre colleghe ma non vorrei che Andrea andasse via così, senza riuscire a salutarla. L’avrei vista la mattina dopo al lavoro, certo, ma l’atmosfera era bella. Alle 23.30 non posso fare finta di niente e devo aggregarmi al gruppo di clienti pronto a visitare l’azienda. “Andiamo tutti insieme?” Chiedo ad alta voce. In verità vorrei che Andrea mi rispondesse sì. Gli altri possono anche stare dove sono. Tutti accettano la proposta. Anche Andrea che intanto ha aperto un bottone in più della camicia bianca. L’azienda è su due piani, alcune scale interne e il classico rumore di una produzione industriale. Quindi orlano tutti nel tentativo di farsi sentire. Siamo in 20 e ci muoviamo liberamente seppur in un percorso ben definito. Le donne si lamentano per i tacchi, gli uomini fingono di conoscere ogni macchinario. Andrea cammina guardando verso l’alto dei capannoni. É in fondo al gruppo. Con una scusa rallento, guardo il telefonino fino a quando mi arriva vicino. Non so cosa perché lo faccio ma le prendo la mano e la porto nel primo ufficio. Quello del “controllo qualità”. Ha una grande vetrata che dà sulla fabbrica e ha una caratteristica unica. Chi è dentro vede fuori, ma chi è fuori non vede dentro. So di rischiare tantissimo, ma Andrea non si ferma e nemmeno arretra. Entriamo nell’ufficio buio che ha una sola luce di cortesia al pavimento. Chiudo la porta e sono al bivio: la bacio o prendo un sonoro schiaffo con annessa figuraccia colossale? Rischio. E la bacio. Un bacio lungo con le mani tra i suoi capelli e poi scendono fino a prendere le sue. Poi un altro e un altro ancora a stampo. Proprio come la regina del Celebrità non mi sembra vero. “Ti aspettavo” le dico. Non so perchè dato che in fondo non ci avevo mai realmente sperato. Questa volta è lei che mi bacia e la cosa mi fa perdere il controllo. Verifico che la porta sia chiusa e poi la abbraccio e comincio a baciarle il collo e scendo. Altro azzardo: le sbottono la camicia e scopro il seno. É bello e mi soffermo sui capezzoli. Li lecco, li succhio e li accarezzo. Andrea é come quando stava ballando. Ha gli occhi chiusi e la testa indietro. Ho davanti a me due tette bellissime, eleganti come lei. Scendo e arrivo alla zip della longuette oro. La abbasso e la gonna scende. Andrea é praticamente nuda e con un piede fa un gesto con una naturalezza incredibile. Sposta la gonna e allarga leggermente le gambe. Le tolgo il reggiseno che lascio cadere a terra e poi arrivo alle mutandine. Brasiliane uguali al peso sopra. Le bacio accarezzando le gambe, stringo il sedere mentre lei ha la schiena contro la vetrata. Non voglio toglierle tutto e allora sposto leggermente le mutandine. Quando fantasticavo su di lei pensavo a come la tenesse. Non sbagliavo: liscia. E non mi faccio pregare. Le accarezzo il clitoride e inizio a leccare. Le labbra su tutta la lunghezza e poi il clitoride. I miei pantaloni intanto chiedono solo di essere tolti ma io sto pensando solo a lei. Ho davanti una donna di una sensualità incredibile e voglio farla godere. Mi tiene due mani sulla testa mentre gliela lecco. Si muove dettando i tempi e la cosa mi piace. Si bagna sempre di più e allora mi alzo. La bacio mentre con le dita entro dentro di lei. Piano per farla godere e per io stesso godermi questo momento. Appoggia la sua mano sulla mia quasi a guidarmi nei movimenti e con l’altra arriva sulla cintura dei miei pantaloni. La slaccia, slaccia il bottone (tutto con una mano mentre io nemmeno con due ho mai imparato a togliere un reggiseno) e abbassa il pantalone dell’abito che scivola a terra. Ho il cazzo durissimo e Andrea lo sa. Sposta per un attimo l’elastico dei boxer e salta fuori. Io ho due dita dentro di lei che ha un dito sul clitoride e il mio cazzo nell’altra mano. Lo scappella tutto, piano e questa volta sono io ad abbandonarmi all’indietro. É come se il mondo si fosse fermato. Noi due dentro una stanza e tutti gli altri fuori. Andrea si inginocchia e io non guardo. Chiodo gli occhi e la sensazione è fantastica. Lo lecca, prima l’asta e poi tutto in bocca. Lo insaliva e lo fa sparire. Mai di fretta, scende e sale con la bocca sul cazzo. E mi sorprende. “Ti piace?” Chiede Andrea. “È fantastico perché tu sei fantastica” rispondo. Adesso sono io che voglio ancora farla godere. Torno a leccare. Allargo le labbra e succhio il clitoride che pulsa. È bagnatissima e io non resisto. Forse neanche lei. Sdraio Andrea sulla scrivania più vicina a noi. “Posso?” chiedo. “Devi” risponde. Scopiamo. Finalmente il mio sogno si avvera. Spingo fino in fondo, accelero e rallento. Sono dentro di lei, ho il cuore che batte e tengo il ritmo. Ho le mani sulle tette, su quei capezzoli che già so che mi mancheranno domani. Le bacio il collo mentre il cazzo e tutto dentro e Andrea avvicina la sua mano al clitoride. Mi fa impazzire. Si sta masturbando mentre scopiamo. Voglio quelle dita in bocca. Le lecco, poi Andrea le rimette sul clitoride e aumenta la velocità. E io con lei. I colpi diventano ripetuti, secchi, sempre più veloci. Sto godendo ma vorrei vedere venire Andrea. È fradicia e provo a leccarla. “Scopami. Non fermarti” ordina però lei. Il tempo però non é abbastanza. La sala si è svuotata. I corridoi riecheggiano di passi lontani e voci che si dissolvono. Tutto sta per finire. Restiamo in silenzio, nell’ombra del capannone che ancora profuma di inchiostro e champagne.
Andrea si ricompone lentamente, la gonna oro risale sfiorando le cosce come un sipario che si chiude. Mi guarda e nello sguardo colgo un lampo che mi rischiara. Non serve altro.
Dalla sala principale arriva l’onda gentile della musica. Il dj ha fa partire l’ultima traccia. La riconosco e mi viene da sorridere dentro. Le prime note di Gold si diffondono, confortanti come un abbraccio.
Anche Andrea la riconosce, sorride anche lei come se avesse indovinato i miei pensieri, si volta verso la porta. Io resto immobile, come a voler trattenere quel momento.
E mentre la sua figura si allontana, sento che non è solo una notte rubata. Perché certi incontri non si consumano. Brillano. Come l’oro.
Andrea si ricompone lentamente, la gonna oro risale sfiorando le cosce come un sipario che si chiude. Mi guarda e nello sguardo colgo un lampo che mi rischiara. Non serve altro.
Dalla sala principale arriva l’onda gentile della musica. Il dj ha fa partire l’ultima traccia. La riconosco e mi viene da sorridere dentro. Le prime note di Gold si diffondono, confortanti come un abbraccio.
Anche Andrea la riconosce, sorride anche lei come se avesse indovinato i miei pensieri, si volta verso la porta. Io resto immobile, come a voler trattenere quel momento.
E mentre la sua figura si allontana, sento che non è solo una notte rubata. Perché certi incontri non si consumano. Brillano. Come l’oro.
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Commenti dei lettori al racconto erotico