Dal ginecolo

di
genere
corna

DAL GINECOLOGO

"Amore svegliati oggi dobbiamo andare dal ginecologo." disse Anna al marito che ancora era in dormiveglia.
"Ti eccita l'idea di andarci?" chiese Giorgio.
"Si lo sai che Paolo mi e sempre piacito e l'idea di mettermi davanti a lui con le cosce aperte e la fica spalancata mi fa eccitare. E da quanto vedo anche a te" disse "A giudicare da come ti si è fatto duro il cazzo" Si abbassò lo prese in bocca e iniziò a fargli un pompino favoloso.
" Si troia, lo sai che mi eccita se ti fai toccare da altri uomini, voglio che tu sia una troia, la mia troia"
"Non preoccuparti, non ti tradisco. Ma se mi eccita l'idea di farti vedere come mi divento tutta bagnata quando un altro uomo mi tocca la fica, lo farò. Ti piace l'idea che Paolo mi tocchi? Che mi metta le dita dentro mentre tu guardi?" disse Anna mentre continuava a succhiare il cazzo di Giorgio.
"Si cazzo si. Voglio vedere come ti diventi tutta arrapata quando ti tocca. Voglio che ti godi mentre ti palpa le tette e ti mette le dita nella fica. Voglio vedere come ti diventi tutta rossa e bagnata." rispose Giorgio mentre le tirava i capelli per farglielo prendere piu in fondo.
"Allora andiamoci subito. Voglio che mi guardi mentre mi tocca. Voglio che tu veda come mi divento tutta bagnata per te." disse Anna alzandosi e mettendosi la gonna corta senza mutandine. "Così sarà più facile per lui toccarmi." aggiunse con un sorriso malizioso.
In macchina, Giorgio non riusciva a smettere di guardare le cosce scoperte di Anna. "Sei sicura di volerlo fare?" chiese all'improvviso. "Certo amore. Lo faccio solo per te. Per farci eccitare tutti e due." rispose lei mettendogli una mano sulla coscia. "E poi sai che mi piace quando mi guardi mentre un altro uomo mi tocca. Mi sento la tua troia. La tua troietta da far vedere."
Arrivati nello studio, Paolo li fece accomodare nella sala d'attesa. "Anna, Giorgio, buongiorno. Anna, puoi entrare. Giorgio, se vuole può aspettare qui." disse il ginecologo. "No, preferisco restare con mia moglie." rispose Giorgio. Paolo annuì. "Come vuole."
Nella stanza degli esami, Anna salì sul lettino con movimenti fluidi, la gonna scivolò ancora più su sulle cosce. Paolo indossò i guanti, la sua espressione professionale ma un lieve rossore gli salì al collo. "Allora, Anna, oggi controllo di routine. Si accomodi." Le posò una mano sul ginocchio per aiutarla a sistemarsi, le dita sfiorarono l'interno della coscia. Anna trattenne un respiro affannoso.
Giorgio rimase in piedi vicino alla porta, gli occhi fissi su quel contatto. Vide la mano di Paolo scivolare con lentezza verso l'inguine di Anna, il respiro di lei farsi più rapido. "È a suo agio?" chiese Paolo, mentre le dita guantate di lattice si muovevano con perizia. Anna annuì, ma un gemito le sfuggì quando il medico aprì delicatamente le labbra con due dita. "Molto bagnata oggi," mormorò Paolo, senza alzare lo sguardo.
Anna cercò gli occhi del marito. "Vedi, amore? Vedi come mi divento per te?" sussurrò, mentre Paolo iniziava a massaggiarle il clitoride con movimenti circolari. Giorgio si morsicò il labbro, la mano che stringeva il bordo della porta diventando bianca. "Sì, ti vedo," riuscì a dire, la voce roca. Osservava la fica di Anna aprirsi come un fiore sotto le dita esperte del ginecologo, il luccichio della sua eccitazione evidente.
Paolo si schiarì la gola, un rossore intenso che gli saliva dalle clavicole. "Forse sarebbe meglio... se Giorgio aspettasse fuori," propose, evitando lo sguardo di entrambi. Le sue dita si fermarono un attimo, imbarazzate. "Questa situazione è... insolita per un controllo." Sentiva il calore del corpo di Anna sotto i guanti, il suo respiro affannoso che riempiva la stanza.
"No, no, resta," sussurrò Anna, fissando Giorgio con occhi lucidi. "A lui piace guardare. È eccitante." La sua voce era un filo di desiderio mentre si inarcava leggermente verso il tocco di Paolo. "Non è vero, amore?" aggiunse, sfidando il marito con un sorriso tremulo.
Giorgio annuì, la gola così secca che riuscì solo a raschiare un suono roco. "Faccia pure, dottore. Non si preoccupi per me." La sua mano lasciò la porta per stringersi a pugno lungo il fianco, le nocche bianche. Guardava come le dita guantate di Paolo affondavano con lentezza nella fica bagnata di Anna, la distendevano con un movimento esperto che faceva vibrare le labbra. Un sottile filo di lubrificazione brillava al sole che filtrava dalla finestra.
Paolo inspirò profondamente, cercando professionalità. "Va bene. Procediamo." Le sue dita si mossero all'interno di Anna, esplorando con precisione clinica, ma il polso tradiva una lieve tensione. "Tutto normale qui... elasticità ottima." La voce era controllata, ma il rossore aveva ormai raggiunto le orecchie. Con il palmo libero, premette appena sopra il pube di Anna, sentendo il clitoride gonfio pulsare sotto la pelle. Un fremito percorse le gambe di lei sul lettino metallico.

"Le faccio male?" chiese il dottore, le dita che rallentarono il loro movimento circolare. Il guanto di lattice scricchiolò impercettibilmente.
"No, dottore, continui," ansimò Anna, gli occhi chiusi a metà. Le sue dita affondarono nel rivestimento di carta del lettino. "È solo che... è intenso." Un tremito le attraversò i fianchi quando Paolo aumentò la pressione sul clitoride, sfiorandolo con la punta del dito indice. Il suo respiro si fece un rantolo umido, gutturale. Sotto le luci fluorescenti, la pelle del suo interno coscia luccicava di sudore e desiderio.
Paolo ritirò le dita con un movimento fluido, il lattice coperto di un velo traslucido che rifletteva la luce. Si schiarì di nuovo la gola, gli occhi fissi sul guanto piuttosto che su Anna. "Prima di procedere oltre," iniziò, la voce più bassa del solito, "devo farle qualche domanda personale per avere un quadro più preciso della situazione. Posso?" Il suo sguardo sfiorò Giorgio, immobile vicino alla porta, poi tornò su Anna. Un silenzio teso riempì la stanza, rotto solo dal ronzio del frigorifero che conteneva i campioni.
"Certo, dottore," sussurrò Anna, aprendo lentamente gli occhi. Un sorriso nervoso le increspò le labbra mentre si sollevava appoggiandosi sui gomiti, la gonna ormai arrotolata intorno ai fianchi. Il petto le si sollevava visibilmente. "Chieda pure." Le sue dita si rilassarono sul rivestimento di carta, lasciando impronte umide a forma di stella. Giorgio rimase immobile, ma il suo respiro divenne più affannoso, quasi un sibilo, mentre osservava il medico raddrizzarsi sullo sgabello girevole.
Paolo evitò lo sguardo di entrambi, concentrandosi sul tablet che teneva in grembo. Le dita guantate di lattice tamburellarono sullo schermo. "Fate spesso sesso?" La domanda cadde nella stanza con il peso di un macigno. Il ronzio del frigorifero sembrò amplificarsi. "Noto che... in fondo la parete è molto stirata." La sua voce si incrinò appena sull'ultima parola. Gli occhi scivolarono involontariamente verso il punto in questione, ancora umido e leggermente pulsante sotto le luci fredde.
"Cosa significa?" chiese Anna, la voce improvvisamente più acuta. Si sollevò ulteriormente sui gomiti, la gonna ormai un nudo inutile intorno alla vita. Il sorriso malizioso era svanito, sostituito da un'espressione di confusa curiosità. "Che c'entra con il controllo?" Le sue dita si strinsero di nuovo sul rivestimento di carta, strappandolo leggermente. Paolo inspirò profondamente, come un uomo che si prepara a saltare da un dirupo. "Significa che la sua struttura interna... l'imene, per intenderci... è quasi intatto. Solo l'apertura esterna mostra segni di attività sessuale." Le parole uscirono piatte, cliniche, ma il rossore sulle sue orecchie era una fiamma viva. "È... insolito. Di solito, con rapporti frequenti..." La frase morì nell'aria, pesante di implicazioni non dette. Gli occhi di Paolo scivolarono brevemente su Giorgio, immobile come una statua vicino alla porta, il volto scolpito in una maschera di incredulità.
Giorgio fece un passo avanti, il suolo delle sue scarpe che scricchiolò sul linoleum. "Quasi intatto?" ripeté, la voce un rasoio graffiato. "Ma noi... facciamo sesso quasi ogni giorno." Il suo sguardo si fissò su Anna, che aveva improvvisamente abbassato gli occhi, le guance infuocate. "Anna?" La domanda era un'accusa sospesa. Paolo si schiarì la gola, toccandosi il colletto della camicia. "Certi può anche dipendere dalle dimensioni del partner e dalla frequenza reale dei rapporti," spiegò, le dita che tamburellavano nervosamente sul tablet. "Un pene più piccolo o penetrazioni superficiali... o magari rapporti meno frequenti di quanto dichiarato... possono lasciare minori tracce." La stanza divenne un vuoto d'aria, il ronzio del frigorifero un assordante martellamento. Anna si coprì il viso con una mano, un singhiozzo soffocato le scosse le spalle. "Ogni giorno, Giorgio," sussurrò, la voce rotta. "Lo giuro." Ma la sua mano tremava.
Paolo osservò Giorgio, poi Anna. "Signora, mi dica la verità per il suo bene. Questa discrepanza potrebbe nascondere un problema." Anna scosse la testa, i capelli che le cadevano sugli occhi. "Non mento, dottore. Forse... forse è perché Giorgio non è... enorme." Le parole uscirono a fatica, come schegge. "In effetti, non è che tu ce l'abbia grande, amore." Sollevò lo sguardo verso il marito, gli occhi lucidi di vergogna e una strana sfida. "Lo sai. Non riempie tutto, non spinge così a fondo." Il silenzio che seguì fu più pesante di un macigno. Giorgio impallidì, le labbra che si contrassero in una linea sottile. Guardò il dottore, poi la moglie esposta sul lettino. "Piccolo?" mormorò, la parola un veleno. "È per questo che...?" Non finì la frase. Il suo pugno si strinse così forte che le nocche scricchiolarono.
Paolo annuì, professionale nonostante il disagio palpabile. "Esattamente. Se il membro è piccolo, e i rapporti non sono profondi o frequenti come credete, le pareti vaginali possono perdere elasticità.
Col tempo, potrebbero restringersi." Indicò con un dito guantato l'apertura ancora visibilmente stretta di Anna, le labbra interne ancora sorprendentemente toniche nonostante l'eccitazione. "Vede qui? La tensione è anomala per una donna sessualmente attiva. Se non si interviene, potrebbero insorgere dolori durante i rapporti, secchezza cronica, perfino atrofia." Le parole cliniche risuonarono come una condanna. Anna rabbrividì, le cosce che si serrarono istintivamente. "Dolori? Ma io... non ho mai sentito..." La voce le morì in gola. Si ricordò degli ultimi mesi, dei lievi fastidi ignorati, della sensazione di costrizione che attribuiva all'eccitazione.
"E cosa dovrei fare, dottore?" chiese Anna, la voce un filo di panico. Si sollevò ulteriormente sul lettino, il corpo nudo dal bacino in su tremante sotto le luci fredde. Le dita di Paolo tamburellarono sul tablet. "Esistono dilatatori vaginali. Piccoli strumenti di silicone, da inserire progressivamente per ripristinare l'elasticità." Fece una pausa, gli occhi che sfiorarono Giorgio, immobile e pallido come un cadavere vicino alla porta. "Ma la terapia richiede costanza. E... collaborazione." Il sottinteso era chiaro: Giorgio non bastava. Non bastava fisicamente. Paolo prese un foglio di carta dalla scrivania, disegnò rapidamente una serie di cilindri di dimensioni crescenti. "Si inizia con questo," indicò il più piccolo, "e si procede fino a raggiungere una circonferenza adeguata." La matita tracciò un'ultima forma, spessa come un pugno chiuso. Anna la fissò, gli occhi sgranati. Era molto più grande di Giorgio. Molto più grande di qualsiasi cosa avesse mai immaginato.
Paolo posò il disegno sul lettino, accanto alla coscia di Anna. "La terapia sarebbe più efficace se... se fosse eseguita con un membro naturale. L'effetto terapeutico del calore e della consistenza di un pene vero è insostituibile. Ma ovviamente, questo è improponibile." Un silenzio di ghiaccio riempì la stanza. Giorgio rimase in silenzio ma l0idea che un altro uomo riempisse sua moglie come lei, evidentemente, aveva bisogno lo eccitava tantissimo?
Anna guardò il disegno, poi Giorgio. "Amore... il dottore ha ragione. Forse dovrei provare con i dilatatori. Se è per il mio bene..." La sua voce tremava, ma c'era una sfumatura nuova, un'oscillazione tra vergogna e curiosità. "Sei d'accordo?"
Giorgio rimase immobile per un attimo eterno, il silenzio rotto solo dal ronzio del frigorifero. Poi, lentamente, si avvicinò al lettino. Le sue dita sfiorarono il disegno del dilatatore più grande, poi si posarono sul ginocchio nudo di Anna. "Se è per il tuo bene," sussurrò, la voce roca come sabbia. "Sarei disposto... a tutto." I suoi occhi erano pozzi neri di eccitazione repressa, fissi sulla fica ancora leggermente aperta di lei. "Anche ad accettare che tu lo faccia con un altro uomo. Se serve."
Paolo si schiarì la gola, spostando il peso sullo sgabello. "Non è necessario arrivare a tanto. I dilatatori sono efficaci." Ma il suo sguardo scivolò involontariamente sul collo di Anna, dove un sottile velo di sudore luccicava. "Possiamo iniziare subito, se volete. Ho un kit nel cassetto." Si alzò, i passi risuonando sul linoleum mentre apriva un armadietto metallico. Ne estrasse una scatola di plastica trasparente, contenente una serie di cilindri di silicone in gradazioni di dimensioni. Il più piccolo era poco più di un mignolo, l'ultimo spesso come un polso.
"Allora... proviamo col dilatatore," disse Anna, la voce un po' tremula ma decisa. Si appoggiò completamente sul lettino, le ginocchia piegate e divaricate. "Ma se mi fa male..." S'interruppe, cercando gli occhi di Giorgio che si era avvicinato a toccarle una caviglia. "...passiamo alla seconda opzione. Vero, amore?" Il suo sorriso era una sfida velata, un misto di paura e desiderio che le accendeva lo sguardo. Giorgio annuì, le dita che stringevano la sua caviglia con possessività. "Certo, amore. Qualunque cosa per il tuo bene."
Paolo aprì la scatola di plastica con un clic secco. L'aria nella stanza divenne più densa, carica dell'odore di lattice e silicone sterile. Scelse il dilatatore più piccolo, un cilindro liscio e traslucido delle dimensioni di un dito mignolo. Lo intrise di lubrificante con gesti precisi, le mani guantate che tremavano appena. "Cerchi di rilassarsi, Anna," disse, posando una mano sulla sua coscia interna. La pelle era calda, tesa come un tamburo. "Respiri profondamente."
Anna annuì, gli occhi fissi sul dilatatore che si avvicinava. Le sue dita affondarono nel rivestimento di carta strappandolo ulteriormente. "Pronta," sussurrò, ma il suo corpo si irrigidì quando la punta fredda del silicone sfiorò l'ingresso ancora umido. Un brivido le percorse la schiena. Paolo spinse con delicatezza, la pressione costante. Anna trattenne il fiato, le sopracciglia aggrottate in una smorfia di disagio. "Fa... strano," ansimò, sentendo l'oggetto estraneo scivolare dentro di pochi centimetri. La sensazione non era dolore, ma un’invasione innaturale, meccanica. Le sue dita cercarono la mano di Giorgio. "Non è come te, amore."
Paolo ruotò lentamente il dilatatore, osservando la reazione dei muscoli vaginali sul monitor collegato a una piccola sonda ecografica. "Vede, Giorgio?" indicò lo schermo dove le pareti si contraevano a onde attorno al cilindro. "Mancanza di elasticità. Si difende come se fosse un corpo estraneo." La sua voce era professionale, ma un velo di sudore gli imperlava la fronte. Anna chiuse gli occhi, concentrandosi sul respiro. "Non mi abituerò mai a questa cosa metallica," mormorò tra sé, le labbra serrate. "Ne voglio uno vero. Caldo." La sua mano strinse quella di Giorgio con forza, quasi una richiesta muta.
Giorgio osservava il dilatatore entrare e uscire con movimenti meccanici, il silicone che luccicava sotto le luci fredde. Vide la smorfia di fastidio sul volto di Anna, il modo in cui il suo corpo si ritraeva istintivamente dall'oggetto freddo. "Basta così, dottore," disse improvvisamente, la voce roca ma ferma. "Toglietelo." Paolo si fermò, perplesso. "Ma abbiamo appena iniziato la terapia—" "Ho detto toglietelo," ripeté Giorgio, gli occhi fissi sulla fica di sua moglie. "Se serve un pene vero, lo avrà." Anna aprì gli occhi, un lampo di sorpresa e desiderio nello sguardo. "Amore, sei sicuro?" sussurrò, le cosce che tremavano ancora per lo sforzo di rilassarsi.
Paolo ritirò il dilatatore con un movimento fluido, il silicone coperto di un velo traslucido. "Signore, non è necessario. Possiamo procedere gradualmente—" "No," lo interruppe Giorgio, avvicinandosi al lettino. Posò una mano sul ginocchio di Anna, calda e possessiva. "Voglio che mia moglie guarisca. E se questo significa che un altro uomo... un uomo più dotato... la riempia come serve, lo accetto." Guardò Paolo dritto negli occhi. "Anche se quel uomo fosse lei, dottore. Se è disposto." Il silenzio che seguì fu carico di elettricità, rotto solo dal respiro affannoso di Anna. Paolo impallidì, poi un rossore intenso gli salì dal collo alle tempie. "Io... non sarebbe etico. Sono il suo medico."
Anna afferrò la mano di Paolo prima che potesse allontanarsi. "Ma nessuno lo saprebbe mai," sussurrò, gli occhi lucidi di desiderio. "A meno che... a meno che anche lei non abbia gli stessi problemi di mio marito." Le sue dita strinsero il polso del dottore attraverso il guanto di lattice. "Ho visto come mi guardava mentre mi visitava. Ho sentito il suo respiro accelerare." Paolo rimase paralizzato, lo sguardo che scivolò involontariamente sul corpo nudo di Anna, poi su Giorgio. "No non ho di quei problemi, anzi, pero non posso, se si sapessi mi potrebbero radiare" mormorò, ma non ritirò la mano.
Giorgio si chinò all'orecchio del medico, la voce un brivido caldo. "Potrebbe venire a casa nostra. Sarebbe più sicuro. Nessuno lo scoprirà." Le parole caddero come pietre nello stagno silenzioso della stanza. "Anna ha bisogno di cure. E io..." esitò, gli occhi che bruciavano di eccitazione repressa, "...voglio vederla guarire. Voglio vederla riempita come merita." La sua mano scivolò sulla coscia di Anna, possesiva.
Paolo rimase immobile, il polso ancora stretto nella presa di Anna. Poi, lentamente, le dita guantate si rilassarono. Un tremito quasi impercettibile gli attraversò le spalle. "Non... non posso promettere nulla," mormorò, ma il suo sguardo scivolò sulla fica ancora leggermente aperta di Anna, luccicante sotto le luci. "È un rischio enorme." Anna gli strinse il polso più forte, le unghie che affondarono nel lattice. "Venga, dottore. Solo per vedere. Solo per... valutare." Il suo sorriso era un invito pericoloso, gli occhi che promettevano segreti umidi. "Non se ne pentirà."
"Avvicinati, dottore." disse Anna. Paolo esitò un attimo, poi obbedì, facendo un piccolo passo verso il lettino. . Anna allungò la mano con un movimento fluido, il palmo caldo che si posò sul cavallo dei pantaloni del medico. Sentì immediatamente la massa dura, tesa, che pulsava sotto la stoffa della tuta. Un sussulto trattenuto scappò dalle labbra di Paolo.
"Vedi, amore?" Anna fissò Giorgio, trionfante e tremante. "Il dottore è eccitato come un ragazzino. Guarda come gli si è fatto duro il cazzo solo a toccarmi." Le sue dita premettero con delicatezza, misurando la lunghezza imponente attraverso il tessuto. Paolo chiuse gli occhi, un brivido che gli percorse la schiena. "Non posso... è follia," mormorò, ma non si allontanò. La sua mano guantata strinse involontariamente il bordo metallico del lettino, il lattice che scricchiolò.
Anna non aspettò altro. Con gesto rapido e sicuro, afferrò la cerniera dei pantaloni di Paolo. Il suono metallico squarciò il silenzio della stanza. "Facciamo vedere a mio marito quanto è grande, dottore," sussurrò, gli occhi che brillavano di sfida mentre infilava la mano dentro i boxer. La sua pelle calda incontrò il calore vivo del pene, lungo, dritto e palpitante. Paolo
trattenne un gemito quando le dita di Anna lo avvolsero, misurando la circonferenza con un mormorio di approvazione. "Dio, Giorgio... è enorme. Almeno il doppio del tuo."

"Lo voglio," disse Anna, poi protese le labbra e lo prese in bocca. La punta del glande scomparve tra le sue labbra umide, un sussulto profondo scosse il corpo di Paolo. Le mani guantate di lattice si aggrapparono al lettino, le nocche bianche. Anna iniziò a succhiare con lentezza voluttuosa, la lingua che esplorava il frenulo mentre le dita massaggiavano le palle tese del medico. Un filo di saliva le colò dal mento, luccicando sotto le luci fredde. "Ti piace, dottore?" mormorò, sollevando lo sguardo verso di lui. Paolo annuì, incapace di parlare, i fianchi che spingevano impercettibilmente in avanti.
Giorgio osservava, immobile, il respiro che gli usciva a fiotti corti e rochi. Vide la mano destra di Paolo scivolare lentamente tra le cosce di Anna, le dita guantate che abbandonavano ogni finzione clinica. Il tocco era ora deliberatamente sensuale, un'esplorazione lenta e possessiva che fece gemere Anna intorno al cazzo in bocca. Le dita di Paolo affondarono prima nella fica bagnata, allargando le labbra con un movimento esperto che provocò un tremito lungo la schiena di lei. Poi, senza preavviso, il pollice guantato scivolò più in basso, sfiorando l'ingresso stretto del culo. Anna si irrigidì per un attimo, un suono strozzato nella gola, ma Paolo insistette con delicatezza, la punta del dito che penetrò lentamente nel nodo muscolare contratto.
"Si, dottore," sussurrò Anna, sollevando la bocca dal cazzo lucido di saliva. Il suo sguardo era annebbiato, sfidante. "Lo infili tutto dentro prima nella fica e poi voglio che mi svergini il culo." Le parole, crude e dirette, risuonarono nella stanza come una scarica elettrica. Paolo la guardò, gli occhi neri di desiderio incontrollabile. Con un movimento fluido, estrasse il dito dal guanto di lattice, lasciandolo cadere a terra. La sua mano nuda, calda e unta di lubrificante, tornò tra le sue cosce. Le dita libere, non più vincolate dal lattice, erano più sensibili, più carnali. Il pollice tornò all'ingresso dell'ano, premendo con decisione ma senza brutalità, mentre l'indice continuava a massaggiare il clitoride gonfio. Anna gemette, un suono lungo e gutturale, inarcandosi sul lettino. "Tutto, dottore," ripeté, la voce roca. "Fino in fondo. Voglio sentirlo tutto."
Paolo annuì, la gola secca. Con la mano libera, prese il suo cazzo, lungo e imponente, e lo strofinò contro le labbra carnose della fica poi dopo due o tre spinte decise lo estrasse e lo strofino questa volta sul il buco stretto di Anna, lubrificandolo con la sua stessa eccitazione. La punta del glande premette contro la rosetta contratta, sentendo la resistenza muscolare. "Respira," ordinò, la voce rotta. "Spingi fuori come se dovessi cagare." Anna obbedì, un respiro profondo, e poi un lungo respirio mentre spingeva verso l'esterno. Paolo sfruttò l'attimo, la pressione costante, e la punta del suo cazzo scomparve dentro di lei, superando lo sfintere con un movimento deciso. Anna urlò, le dita che si aggrapparono al bordo metallico del lettino, le nocche bianche. "Dio... è enorme," ansimò, sentendo la carne viva che si apriva a forza dentro di lei, un dolore acuto eppure deliziosamente proibito. Paolo rimase immobile per un istante, lasciandola abituare alla sensazione di essere spezzata lì, in quel modo. Il suo sguardo incontrò quello di Giorgio, immobile vicino alla porta, il volto un maschera di eccitazione e incredulità.
Giorgio non resistette. Si avvicinò al lettino, il respiro affannoso. Guardò sua moglie, il corpo arcuato, il culo sollevato mentre il dottore la penetrava lentamente nel retto. Vide la tensione sul suo volto, il sudore che le imperlava la fronte, e sentì un'ondata di possessività mista a un desiderio perverso. Le prese la mano sinistra, che penzolava dal lettino, e la strinse forte. Anna gli trasferì con quel contatto tutto il suo piacere distorto: un tremito che partì dalle sue dita e corse lungo il braccio di Giorgio, un fiume di sensazioni crude. Era il dolore che si tramutava in estasi, la vergogna che bruciava come una fiamma, la resa totale al cazzo invasore. Giorgio sentì ogni spasmo, ogni contrazione del suo corpo attraverso quella stretta, come se il piacere di Anna scorresse direttamente nelle sue vene. "Sei bellissima così," sussurrò, gli occhi fissi sul punto in cui il dottore entrava e usciva con movimenti sempre più profondi.
"Non avevo mai provato tanto piacere," ansimò Anna, la voce rotta dai gemiti. Sollevò lo sguardo verso Giorgio, gli occhi annebbiati, lucidi di lacrime e desiderio. "Sono felice... e so che anche tu lo sei." Il suo sorriso era un misto di trionfo e abbandono. "Continua, Paolo... voglio sentirti sborrare dentro di me." Le parole, crude e dirette, fecero sobbalzare il dottore. Paolo accelerò il ritmo, i fianchi che sbattevano contro le natiche di Anna con un suono umido, ritmico. Le sue mani afferrarono i suoi fianchi, le dita che affondarono nella carne morbida mentre la spingeva più a fondo dentro di sé. Anna urlò, un suono lungo e liberatorio, la schiena inarcata all’impossibile. Sentiva ogni centimetro di quel cazzo che le riempiva il culo, una pienezza bruciante eppure estaticamente necessaria. Era spezzata, posseduta, eppure più viva che mai. "Sì... così... tutto dentro!" gridò, le dita che si aggrapparono al bordo del lettino come un’ancora di salvezza. Sentiva l'orgasmo avvicinarsi, un uragano che risaliva dalle viscere. "Sto venendo!" urlò, il corpo scosso da spasmi incontrollabili. Le sue cosce tremarono violentemente, i muscoli del culo che si serravano a morsa attorno al cazzo di Paolo, spremendolo con una forza primordiale. "Vieni insieme a me, dottore!" lo implorò, voltando il viso verso di lui, gli occhi che supplicavano. "Riempimi... ti prego." Paolo gemette, un suono gutturale, animalesco. Le sue dita si incisero nella carne di Anna, i fianchi che spingevano in un ultimo, disperato affondo. Sentì il calore esplodere dentro di lei, ondate di seme che inondavano quel tunnel stretto, ancora contratto dagli spasmi di lei. Un tremito violento lo percorse dalla testa ai piedi, il corpo che si abbandonò su di lei, schiacciandola sul lettino freddo. Giorgio osservava, immobile, il respiro mozzato. Vide il corpo di sua moglie scuotersi sotto quello del dottore, le dita ancora strette alle sue. Sentì il tremore finale di Anna, quell'ultimo singhiozzo di piacere che le scosse le spalle, e poi il peso di Paolo che crollava su di lei. Un silenzio pesante, rotto solo da respiri affannosi, riempì la stanza. L'odore di sesso e sudore era acuto, primordiale. Anna aprì gli occhi, il viso bagnato di lacrime e sudore, e sorrise a Giorgio. "Grazie, amore," sussurrò, la voce un filo roca. "Ora... ora sono guarita." Le sue dita si strinsero ancora di più a quelle del marito, mentre Paolo, esausto, scivolava lentamente fuori da lei, lasciando un rivolo bianco che colava tra le sue natiche.
Mentre Paolo si allontanò barcollando verso il bagno per pulirsi, Anna alzò lentamente le gambe, ancora tremanti, e le posò sul lettino con un sospiro esausto. Il rivolo di sperma che le usciva dal culo formò una piccola pozza lucida sulla carta sterile. "Giorgio," chiamò, la voce un mormorio caldo. "Vieni qui. Puliscimi il culo." Un sorriso sfumato di sfida le solcò le labbra. "So che ne hai voglia." Giorgio si avvicinò, gli occhi fissi su quel bianco che colava dal buco ancora leggermente aperto di Anna. Le sue dita tremarono mentre prendeva un fazzolettino di carta dalla scrivania.
"Non col fazzoletto," sussurrò Anna, afferrandogli il polso. "Con la lingua. Voglio sentire quanto ti eccita pulire la sborra di un altro uomo da dove sei troppo piccolo per entrare." Giorgio trattenne il respiro, il desiderio che gli bruciava le vene. Si inginocchiò davanti a lei, le mani che aprirono delicatamente le natiche ancora umide. L'odore acre di sesso e seme gli riempì le narici. Chinò la testa, la lingua che sfiorò per la prima volta la pelle salata, tremando. Poi, lentamente, si spinse più in basso, lambendo il bordo contratto dell'ano. Anna gemette, inarcando la schiena. "Sì, così... lecca tutto. Fammi sentire quanto ti piace."
La lingua di Giorgio si insinuò con determinazione, raccogliendo il seme denso e caldo che colava da dentro di lei. Ogni leccata era un atto di sottomissione, un rituale perverso che lo eccitava oltre ogni limite. Sentì il sapore salmastro, il retrogusto muschiato di Paolo mescolato all'essenza di Anna. Le sue dita affondarono nelle sue cosce, spalancandola ulteriormente mentre la lingua spingeva più a fondo, cercando ogni traccia. Anna ansimava, le dita intrecciate nei suoi capelli che lo spingevano contro di sé. "Più forte," ordinò, la voce roca. "Puliscimi come se fosse l'unica cosa per cui sei nato."
Paolo tornò dal bagno, il volto ancora segnato dallo sfinimento e dall'incredulità. Si fermò sulla soglia, osservando Giorgio inginocchiato tra le gambe di Anna, la lingua che lavorava con devozione sul suo culo sporco. Un tremito gli attraversò le mani mentre si sistemava la cravatta. "Dovrei andare," mormorò, ma gli occhi erano incollati alla scena. Anna sollevò lo sguardo, un sorriso carnivoro sulle labbra. "Prima voglio che mi visiti di nuovo, dottore. Controlli se la terapia ha funzionato." Le sue dita lasciarono i capelli di Giorgio per accarezzarsi il clitoride gonfio. "Senti come sono bagnata ora."
Giorgio si ritrasse, il mento lucido di saliva e sperma. Osservò Paolo avvicinarsi al lettino, le mani guantate di fresco lattice che tremavano. Il dottore scivolò due dita dentro la fica di Anna con un movimento fluido, esplorando le pareti vaginali. "Incredibile," sussurrò, gli occhi fissi sul monitor ecografico. "L'elasticità è già migliorata del trenta percento." Le dita
ruotarono lentamente, premendo sui punti che prima provocavano dolore. Anna gemette, non di sofferenza ma di piacere crudo. "Vedi, Giorgio? Il dottore sa come riempirmi."
Paolo ritirò le dita, il lattice coperto di un velo traslucido. "Ma non basta. Serviranno altre sessioni per consolidare i risultati." Si pulì la fronte con un avambraccio, l'odore di sesso ancora pesante nell'aria. Anna lo afferrò per la cravatta, tirandolo verso di sé. "Allora venga a cena domani sera. Casa nostra, ore ventuno." Le unghie gli graffiarono la camicia. "Potremo... approfondire la terapia senza interruzioni." Il suo sguardo scivolò su Giorgio, che osservava immobile dalla parete. "Mio marito preparerà l'aperitivo."
Giorgio annuì, le labbra serrate in una smorfia che non era né un sorriso né un ghigno. "Sì. Farò i tuoi cocktail preferiti, dottore." Si avvicinò, posando una mano sul ginocchio di Anna. "Ma solo se promette di portare il suo... strumento di lavoro." La battuta suscito una certa ilarità che scarico la tensione. Certo e sempre con me per la nostra Anna.
Anna si ricompose e insieme a Giorgio si avviò verso l'uscita. "A domani" poi prima di uscire torno indietro e lo bacio sulla bocca e gli sussurro all'orecchio:" Hai un cazzo favoloso ." e poi uscirono.
scritto il
2025-10-03
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