La sottomissione di Katia amica di Francesca

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genere
prime esperienze

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Dopo quello che era successo, Francesca aveva bisogno di riposarsi e per qualche tempo non ci siamo sentiti. Una settimana dopo, mi raccontò che la sua amica Katia, di 18 anni, con cui parlava spesso, desiderava anche lei intraprendere un percorso di sottomissione. Mi chiese se potesse darle il mio profilo Instagram per contattarmi, implorandomi però di essere particolarmente severo, poiché le aveva fatto qualche torto in passato.
Le risposi che non potevo garantirle nulla, perché volevo prima parlare con Katia per capire che tipo di persona fosse e quale fosse il livello di convinzione nel percorso di sottomissione che voleva intraprendere. Francesca mi disse che le andava bene e che avrebbe dato il mio account Instagram a Katia, la quale mi avrebbe contattato.
Il giorno dopo, Katia mi scrisse, dicendomi che era un’amica di Francesca – cosa che già sapevo – e che la sottomissione era sempre stata una delle sue fantasie erotiche. Mi disse che, quando Francesca le aveva raccontato cosa facesse con me, avrebbe voluto conoscermi. Le scrissi che sono un padrone severo ed esigente: la sottomissione mi eccita, ma ho come limite il non infliggere segni permanenti e il rispettare quelli che per lei sono limiti invalicabili. Lei mi rispose che, per il momento, non aveva limiti, anche perché, non avendo esperienza, non sapeva fino a dove fosse in grado di spingersi.
Questo mi fece capire che Katia, oltre a essere una novizia, non aveva praticamente alcuna conoscenza del BDSM, nemmeno vagamente o online. Il suo addestramento avrebbe potuto rivelarsi molto difficile, ma anche molto stimolante da ogni punto di vista. A quel punto, mi chiese se volessi vedere una sua foto. Le risposi che raccogliere foto non è nel mio stile, ma che, se me l’avesse mandata, sarebbe stata comunque apprezzata.
Poco dopo mi inviò una foto: era una ragazza bionda, magra, con tette abbastanza grosse, diversi braccialetti al polso e una manicure ben curata con unghie di colore rosa, più tipiche di una pornostar che di una brava ragazza di provincia, e un culetto molto magro a mandolino.
Decisi allora di iniziare l’addestramento, ordinandole di rispettare una settimana di castità forzata. Lei mi disse che non sarebbe stato facile, e io le risposi che sapevo che per una ragazza di 18 anni piena di voglia sarebbe stata una prova molto dura, ma anche molto psicologica, utile a testare la sua determinazione nel percorso di sottomissione. Con un sorriso beffardo, le feci notare che non c’è nulla di più erotico della castità forzata.
Le indicai anche il mio blog, affinché potesse comprendere meglio il mio modo di intendere il BDSM. Dopo averlo letto, mi chiese di incontrarci di persona per un confronto, perché voleva farmi alcune domande. Ci trovammo il giorno dopo per un aperitivo, e mi chiese quali fossero le cose più spinte che avevo fatto. Le spiegai che mi piace trasformare oggetti di uso comune in strumenti BDSM, perché aggiungono un elemento di imprevedibilità e le schiave non si aspettano che quegli oggetti possano essere usati a quello scopo.
Insistette nel chiedermi quale fosse l’oggetto peggiore che avessi usato. Le risposi che probabilmente era la spugna di ferro per pulire le pentole, utilizzata per una masturbazione punitiva che irrita la fighetta per alcuni giorni, causando un bruciore divertente quando una schiava va a fare pipì. Spiegai che di solito la usavo per punire le schiave che violavano la castità forzata, poiché la punizione segue una logica di contrappasso dantesco: chi disobbedisce godendo, soffrirà in modo proporzionale.
Katia mi guardò con un’espressione terrorizzata e mi chiese se quello sarebbe stato il suo destino, nel caso non fosse riuscita a resistere alla settimana di castità. Capii subito che non era pronta per una cosa del genere e le dissi che, per il momento, non l’avrei fatto, ma che comunque avrei scelto una punizione che seguiva la stessa logica.
Insistette per sapere di cosa si trattasse, ma mi rifiutai di rispondere, dicendo che preferisco che le punizioni abbiano un elemento di imprevedibilità e che non glielo avrei rivelato finché non fosse arrivato il momento di imporla.
Era curiosa anche del percorso di sottomissione di Francesca. Le spiegai che la sua amica, nonostante la giovane età, era una schiava naturale, un vero talento: faceva qualsiasi cosa, soprattutto quando era eccitata, e i suoi limiti erano praticamente inesistenti. A quel punto ci salutammo, con l’intento di risentirci la mattina dopo.
La mattina seguente, Katia mi scrisse che la figa le prudeva in modo tremendo e mi implorò di esentarla dalla castità forzata, richiesta che ovviamente rifiutai. Mi raccontò quanto fosse difficile resistere alla voglia che aveva tra le gambe, con gli umori che le scivolavano lungo le gambe. Mi disse che quel pomeriggio voleva andare al mare con Francesca e mi chiese il permesso, che le concessi, imponendole però di indossare un costume bianco e di tenere le gambe aperte, così che la sua eccitazione dovuta alla castità forzata fosse visibile a tutti.
Durante la giornata, il fatto di dover tenere le gambe aperte e di essere osservata da tutti gli uomini – con gli umori visibili sul costume e i capezzoli dritti – eccitò Katia sempre di più, tanto che non riuscì a resistere e andò in bagno a masturbarsi. Francesca, però, la vide e me lo riferì. Ordinai allora a Francesca di raggiungerla in bagno, prendere una spazzola e darle 400 colpi sulla figa e sul culo. Francesca, che aspettava l’occasione per una piccola vendetta, eseguì l’ordine con particolare severità.
Katia mi scrisse, lamentandosi della cattiveria con cui Francesca le aveva frustato la figa e il culo, ma soprattutto della vergogna che provava, perché tutti potevano vedere il suo culo rosso dalle frustate, sentendosi molto osservata da tutti.
A quel punto, vedendo la sensibilità della sua figa, le chiesi se avesse mai scopato. Mi rispose di no, che attualmente era single, ma che in passato aveva avuto fidanzati con cui non era mai andata oltre al sesso orale. Le dissi che ogni giorno avrebbe dovuto fare un passo avanti per superare i suoi limiti e le sue paure. Lei mi rispose che le andava bene.

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scritto il
2025-09-14
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