Linea Rossa, Fantasia Proibita
di
Gi1ass
genere
sentimentali
La metro correva sottoterra, fendendo la notte milanese con il suo respiro metallico. Le porte si chiusero a Duomo, e il vagone si riempì di corpi compressi, odore di ferro e profumo di pelle. Lei trovò spazio vicino a un corrimano, e lì lo vide: un uomo che la guardava con intensità, senza pudore, come se fosse già dentro di lei.
Un sobbalzo del convoglio li spinse l’uno contro l’altra. Fu il pretesto: le dita di lui sfiorarono la stoffa del cappotto, sostando appena sul fianco. Lei trattenne il respiro, ma non si scostò. Anzi, piegò appena il busto verso di lui, come per offrirsi a quel contatto.
Un secondo uomo si avvicinò da dietro, forse salito poco prima. La sua presenza fu immediata: calda, decisa, come un’ombra che la circondava. Le sue mani, più audaci, scivolarono sotto il tessuto, trovando la curva della vita. Ora era stretta tra due corpi: davanti e dietro, in una morsa che la faceva fremere.
La folla intorno ondeggiava distratta, ignara. Nessuno sembrava accorgersi che tre persone stavano danzando un rito proibito nel cuore del vagone. Il primo uomo le prese il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, e poi la baciò: un bacio profondo, posseduto, che le rubò il fiato. Nel frattempo, il secondo le respirava sul collo, la lingua che tracciava la pelle nuda tra il colletto e i capelli.
Le mani lavoravano veloci, una a catturare il seno sotto la camicetta, l’altra a scendere lungo la coscia, insinuandosi sotto la gonna. Ogni vibrazione del treno amplificava i loro gesti, facendo gemere la sua carne silenziosamente. Lei si abbandonò a quella prigionia, divisa e desiderata, con il cuore che batteva come un tamburo.
Ad ogni fermata, un brivido: porte che si aprivano, volti estranei che salivano e scendevano. Bastava un attimo, e il loro segreto sarebbe stato svelato. Ma appena le porte si richiudevano, l’assalto riprendeva, più intenso, più febbrile, come se il rischio stesso fosse carburante del piacere.
Lui davanti le sussurrava parole oscene a fior di labbra, mentre con una mano la penetrava piano, il corpo di lei che tremava a ogni scossa del vagone. Quello dietro la stringeva ai fianchi, guidandone i movimenti come in una danza. Non era più padrona di sé: era il fulcro di un desiderio triplice, contesa e posseduta nello stesso istante.
Il piacere esplose improvviso, un’ondata che la percorse intera, facendola piegare e mordere le labbra per non urlare. Restò stretta a loro, con il respiro spezzato, mentre il mondo continuava a correre oltre le gallerie.
Poi, come un lampo, la voce metallica annunciò: “Prossima fermata: Cadorna.” Aprì gli occhi.
Il vagone era pieno di pendolari distratti, ognuno immerso nel proprio telefono o nei propri pensieri. Nessuno la sfiorava, nessuno la desiderava. Si aggiustò il cappotto, sorridendo piano.
Era stata solo una fantasia, un sogno nato dal frastuono, dall’odore ferroso e dalla calca della metropolitana. Eppure il suo corpo tremava ancora, vivo di quel piacere segreto che la città, sopra di lei, non avrebbe mai immaginato
Un sobbalzo del convoglio li spinse l’uno contro l’altra. Fu il pretesto: le dita di lui sfiorarono la stoffa del cappotto, sostando appena sul fianco. Lei trattenne il respiro, ma non si scostò. Anzi, piegò appena il busto verso di lui, come per offrirsi a quel contatto.
Un secondo uomo si avvicinò da dietro, forse salito poco prima. La sua presenza fu immediata: calda, decisa, come un’ombra che la circondava. Le sue mani, più audaci, scivolarono sotto il tessuto, trovando la curva della vita. Ora era stretta tra due corpi: davanti e dietro, in una morsa che la faceva fremere.
La folla intorno ondeggiava distratta, ignara. Nessuno sembrava accorgersi che tre persone stavano danzando un rito proibito nel cuore del vagone. Il primo uomo le prese il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, e poi la baciò: un bacio profondo, posseduto, che le rubò il fiato. Nel frattempo, il secondo le respirava sul collo, la lingua che tracciava la pelle nuda tra il colletto e i capelli.
Le mani lavoravano veloci, una a catturare il seno sotto la camicetta, l’altra a scendere lungo la coscia, insinuandosi sotto la gonna. Ogni vibrazione del treno amplificava i loro gesti, facendo gemere la sua carne silenziosamente. Lei si abbandonò a quella prigionia, divisa e desiderata, con il cuore che batteva come un tamburo.
Ad ogni fermata, un brivido: porte che si aprivano, volti estranei che salivano e scendevano. Bastava un attimo, e il loro segreto sarebbe stato svelato. Ma appena le porte si richiudevano, l’assalto riprendeva, più intenso, più febbrile, come se il rischio stesso fosse carburante del piacere.
Lui davanti le sussurrava parole oscene a fior di labbra, mentre con una mano la penetrava piano, il corpo di lei che tremava a ogni scossa del vagone. Quello dietro la stringeva ai fianchi, guidandone i movimenti come in una danza. Non era più padrona di sé: era il fulcro di un desiderio triplice, contesa e posseduta nello stesso istante.
Il piacere esplose improvviso, un’ondata che la percorse intera, facendola piegare e mordere le labbra per non urlare. Restò stretta a loro, con il respiro spezzato, mentre il mondo continuava a correre oltre le gallerie.
Poi, come un lampo, la voce metallica annunciò: “Prossima fermata: Cadorna.” Aprì gli occhi.
Il vagone era pieno di pendolari distratti, ognuno immerso nel proprio telefono o nei propri pensieri. Nessuno la sfiorava, nessuno la desiderava. Si aggiustò il cappotto, sorridendo piano.
Era stata solo una fantasia, un sogno nato dal frastuono, dall’odore ferroso e dalla calca della metropolitana. Eppure il suo corpo tremava ancora, vivo di quel piacere segreto che la città, sopra di lei, non avrebbe mai immaginato
2
voti
voti
valutazione
5
5
Commenti dei lettori al racconto erotico